Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

MONITORAGGIO DEL TERRITORIO
CONSIDERAZIONI SULLA COMUNICAZIONE DEI CONCETTI DI "CONSERVAZIONE" E "GESTIONE" DEI POPOLAMENTI FORESTALI * *
22/09/2014
di Gianpiero Andreatta -  Primo Dirigente tSFP del Corpo Forestale dello Stato, Comandante Provinciale di Forlì-Cesena
* Elaborazione dell’intervento tenuto al IX Congresso Nazionale della S.I.S.E.F.(Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale): “Multifunzionalità degli Ecosistemi Forestali Montani: Sfide e Opportunità per la Ricerca e lo Sviluppo” - Libera Università di Bolzano, 16-19 settembre 2013.


 
Riassunto

La comunicazione è diventata negli ultimi tempi una realtà sempre più presente nella società. Anche nel settore forestale la comunicazione si è molto ampliata. In tale ambito si può notare una situazione particolare su cui è opportuno riflettere: la quantità di notizie e di informazioni relative alla conservazione dei popolamenti forestali è di gran lunga superiore rispetto a quella che riguarda la gestione degli stessi. Questa realtà può presentare aspetti sia postivi sia potenzialmente negativi. Da un lato vi è il fatto che le conoscenze acquisite relativamente alla conservazione delle formazioni boscate costituiscono il presupposto per apprendere e per poter al meglio comprendere le tecniche gestionali; inoltre si possono aprire notevoli spazi professionali per i Selvicoltori, ovvero portare avanti un’attività di informazione e comunicazione, rivolta alla collettività, relativa alle tecniche selvicolturali. Dall’altro lato vi è la possibilità che, in assenza di tale azione, si instauri la convinzione della non necessità (o addirittura della inopportunità) dell’esecuzione degli interventi selvicolturali all’interno dei popolamenti forestali; inoltre che siano altre figure professionali diverse dai Selvicoltori, non in possesso pertanto delle necessarie conoscenze scientifico-tecniche, a fornire tale comunicazione.

Abstract
Considerations regarding the communication of concept for the "Conservation" and "Management" of forest stands

In this light, one can make note of a specific situation that is timely to reflect upon: the amount of news and information related to the conservation of forested areas is far greater than what concerns its management. This may present aspects both positive as well as potentially negative. On the one hand, there is the fact that knowledge gained concerning the conservation of wooded formations establishes preconditions within which to learn and to be able to better understand management techniques; also it can open significant professional avenues for Foresters to promote information and communicate activities to the community concerning afforestation techniques. On the other hand, there exists the possibility, in the absence of such initiatives, that a conviction may be established claiming there is no need (or even that it is inappropriate) for afforestation to be enforced within forested areas. Alternatively, that there are people of a profession other than forestry who are therefore not in possession of the necessary scientific and technical knowledge to provide and communicate an opinion, but do, taking advantage of today's ease of communication.

 
 
 

Introduzione

Nei decenni appena trascorsi, la comunicazione è diventata – e lo è sempre più – una realtà presente in maniera costante nella vita quotidiana delle società occidentali. Carta stampata, radio, televisione e, negli ultimi tempi, in maniera crescente Internet, veicolano conoscenze su ogni genere di argomento.
Il cittadino è giornalmente “bombardato” da notizie e informazioni che giungono da ogni parte del Pianeta e che affrontano le più diverse tematiche.
Lasciando, ovviamente, ai cultori della materia (Sociologi, Esperti in scienze della comunicazione, Psicologi, Antropologi) la trattazione delle argomentazioni specifiche della disciplina, si ritiene possa rivestire un rilevante significato entrare nel dettaglio di alcuni aspetti inerenti la comunicazione indirizzata alla collettività riferita a peculiari settori della selvicoltura e delle scienze forestali.
In detto contesto riveste particolare interesse approfondire le tematiche, e conseguentemente valutare aspetti positivi ed eventuali criticità, riguardo le modalità, i destinatari, i contesti, i contenuti della comunicazione di due specifici momenti che attengono direttamente al mondo delle scienze forestali: la “conservazione” e la “gestione” dei complessi boscati.


 

La comunicazione nel settore forestale

Rispetto al passato, anche recente, il singolo cittadino è divenuto nel tempo sempre più un informato conoscitore degli ecosistemi naturali in generale e forestali in particolare.
In tale ambito, a un attento osservatore appare evidente come in una società in continuo dinamico cambiamento, da un lato si possa constatare come sia diminuito il contatto diretto e quotidiano con la Natura e dall’altro come si sia comunque accresciuta la frequentazione – prevalentemente per motivi escursionistici e di svago – degli ambienti naturali. Sono difatti in progressivo aumento le iniziative personali e le proposte organizzate (anche di pacchetti turistici) che riguardano escursioni, libere o guidate, all’interno di aree naturali di particolare pregio e/o interesse.
In questo contesto, la comunicazione rivolta ai frequentatori di detti ambienti si è nel tempo sempre più affermata e ampliata.
Questo aspetto lo si può notare sia a livello quantitativo, constatando la presenza della sempre crescente miriade di fonti di informazione che sono state create e che costantemente vengono aggiornate, sia qualitativo, volendo significare con ciò che la competenza tecnica, il rigore scientifico e il grado di approfondimento delle nozioni trattate si sono progressivamente accresciuti.
La comunicazione che interessa direttamente il settore forestale rientra a pieno in tale ambito. A tal proposito si ritiene opportuno evidenziare che se in passato la stessa era “confinata” negli spazi delle poche riviste di settore, oggigiorno sono sempre più i testi, le pubblicazioni, i periodici, le trasmissioni radio-televisive e altri mezzi di comunicazione che propongono notizie e informazioni su vari aspetti del mondo naturale e, all’interno di tale contesto, del mondo forestale con un  il livello di approfondimento degli argomenti che evidenzia una crescita e un affinamento delle modalità di trattazione degli stessi.

 

Prima considerazione

Riguardo la comunicazione nello specifico settore forestale, appare di un certo interesse soffermarsi su di un particolare aspetto e proporre in merito una riflessione: si evidenzia di fatto una palese sproporzione tra quanto viene comunicato in materia di “conservazione” e quanto in materia di “gestione” delle risorse forestali.
Considerato l’elevato numero di fonti di informazione e mezzi di comunicazione che si possono reperire sotto le più svariate forme, appare più che evidente come la realtà della conservazione – esplicitata in particolar modo attraverso la conoscenza delle componenti dell’ecosistema – sia di gran lunga maggiormente trattata rispetto a quella della gestione. Andando ancor più nel particolare, si può affermare con certezza che risulta nettamente prevalente il numero di “messaggi comunicativi” che affrontano le tematiche della conservazione rispetto a quelle tecnico-selvicolturali.

Foto 1. La comunicazione che affronta le tematiche della “conservazione” dei popolamenti forestali può essere considerata a pieno titolo una “comunicazione di massa”. (Foto G. Andreatta)

Si può asserire al riguardo, in linea generale e senza timore di essere smentiti, che l’aspetto della conservazione ha raggiunto livelli di “comunicazione di massa” mentre quello della gestione è rimasto appannaggio dei soli addetti ai lavori.
Sono solamente infatti le poche riviste specializzate di settore che trattano di attività gestionali – intese come modalità di rinnovazione, esecuzione dei tagli intercalari e dei tagli di utilizzazione, impostazione e realizzazione degli interventi selvicolturali, nonché studi di ecologia forestale – condotte all’interno dei popolamenti forestali. Molto poco (quando va bene, nulla nella maggior parte dei casi) viene comunicato al di fuori della ristretta cerchia degli specialisti della materia riguardo, solo per citare un esempio, i principi ispiratori e le tecniche della selvicoltura produttiva, di quella naturalistica e/o della selvicoltura sistemica. Uno dei pochi esempi (l’unico in molti casi) che viene citato quale argomento di comunicazione legato alla gestione delle formazioni forestali riguarda qualche cenno storico sulle vicende passate di siti di particolare interesse: in queste presentazioni però molto spesso la realtà viene illustrata con una visione tale da far apparire la gestione selvicolturale come se fosse solo una branca della “archeologia forestale” e non più realtà di interesse anche all’attualità. Con i concetti sopra espressi non si vuole certo intendere che la comunicazione specialistica, pienamente comprensibile solamente agli addetti del settore e che necessita ovviamente di approfondite conoscenze nelle molteplici discipline scientifico-tecniche delle scienze forestali, debba essere trasferita e comunicata in toto alla società tutta. Quello che si vuole sottolineare è che si nota la totale assenza di comunicazione dei principi, dei fondamenti, dei concetti di base che riguardano la gestione dei popolamenti forestali. Tali argomenti, è bene specificarlo anche se ciò può sembrare scontato, andrebbero diffusi e comunicati in maniera semplice e facilmente intuibile per poter far comprendere, il più possibile al maggior numero di persone, le tematiche trattate: così agendo si potrebbe, solo per citare un esempio, rendere meno misterioso ed “equivoco” il significato del termine tecnico “martellata” riferito al settore forestale, che ben pochi conoscono, al di fuori della ristretta cerchia degli “eletti”.
Per quanto attiene invece la comunicazione sulla conservazione delle risorse forestali, si rileva che sono sempre più, e in costante diffusione, i momenti che riguardano nello specifico tale tematica. L’argomento viene affrontato sia su ampia scala (la conservazione delle risorse naturali in generale) sia su scala di dettaglio più definito (le risorse forestali) e viene di norma impostato sulla diffusione di notizie e conoscenze che riguardano le varie componenti dell’ecosistema forestale. Vengono fornite inoltre assai di frequente informazioni che riguardano le “minacce” cui sono sottoposti i vari contesti (ambientali e/o forestali) ed evidenziate le conseguenti necessità di provvedere a tutelare, mantenere, salvaguardare e conservare gli stessi. Si punta molto spesso su di un approccio emotivo e di coinvolgimento del destinatario della comunicazione il quale, attraverso un esposizione dettagliata, viene reso partecipe – in linea generale – delle “bellezze naturali” di quel particolare ambiente. Di frequente vengono evidenziate la tipicità, l’unicità del contesto naturale o forestale presentato, ponendo in risalto il possibile impatto negativo sul medesimo esercitato da non corrette attività antropiche, assai spesso considerate interferenze negative o distruttive. Molti possono essere gli esempi da citare al riguardo: come caso emblematico basti pensare alla cartellonistica a uso dei visitatori/frequentatori di molte zone boscate, specialmente di quelle all’interno delle aree protette. Assai di frequente si trovano pannelli illustrativi che nel dettaglio presentano le caratteristiche di flora, fauna, aspetti geologici, che vengono illustrate con dovizia di particolari, in maniera dettagliata, esaustiva e approfondita. In detti contesti spesso viene ribadita l’importanza della presenza di determinate specie, sia vegetali sia animali, e del significato della tutela, salvaguardia e conservazione delle medesime. Viene sempre più prestata attenzione e data importanza agli aspetti della conservazione, vocabolo utilizzato in contrapposizione ai termini “minaccia”, “degrado”, “distruzione” riferite ai contesti sia naturali in senso lato sia forestali in senso stretto: questo viene presentato essenzialmente facendo conoscere le forme di vita presenti in quel determinato habitat. Quasi sempre però, sono scarsissime le notizie che si trovano sulla gestione selvicolturale, passata o presente, di quel particolare complesso boscato. Anche nei pieghevoli – dove si ha a disposizione maggior spazio per la comunicazione rispetto alle poche righe della cartellonistica – ben poco, quasi sempre nulla, si trova sulle modalità di impianto, sulle forme di governo e trattamento, sull’utilizzo dei prodotti legnosi di quel determinato popolamento forestale, anche se su questi aspetti ci sarebbe molto da comunicare. Infine, per completare la rapida carrellata degli esempi, va citato anche come siano sempre più presenti sulle reti televisive programmi o addirittura canali specializzati i quali propongono assai di frequente tematiche legate agli ambienti naturali e/o forestali, illustrando le caratteristiche botaniche o zoologiche ed evidenziando la necessità dell’importanza e significato della loro conservazione. Il fatto che nel nostro Paese non ci siano da tempo formazioni forestali allo stato di pura naturalità, ma che tutte abbiano subito, in misura più o meno marcata, influssi in conseguenza delle attività antropiche condotte all’interno delle medesime, rende ancor più necessario lo sforzo di presentare e comunicare anche gli aspetti passati, presenti e se possibile futuri della gestione selvicolturale delle stesse.

 
 

Seconda considerazione

Quanto in precedenza descritto, rappresenta lo stato dell’arte – sempre con la considerazione delle dovute eccezioni che altro non fanno se non confermare la “regola”– che, prestando un po’ di attenzione, può essere facilmente osservato e notato focalizzando l’attenzione su quanto sta avvenendo nell’ambito della comunicazione nel settore forestale.
A questo punto della trattazione della tematica oggetto dello scritto, si rende quanto mai opportuno proporre una seconda riflessione sull’argomento, ovvero che la prospettiva deve essere quella di non considerare solamente con ottica negativa la situazione che si presenta al momento attuale. È bene invece evidenziare quelli che possono essere valutati quali aspetti positivi e, in contrapposizione, quali potenziali aspetti di criticità in quanto si sta verificando. Inoltre si ritiene sia interessante soffermarsi anche sulle opportunità di poter apportare dei contributi migliorativi allo stato delle cose attualmente in essere.

Foto 2. La comunicazione che riguarda gli aspetti della “gestione” dei popolamenti forestali è sempre più ristretta alla cerchia dei soli “specialisti” del settore. (Foto G. Andreatta)

Circa gli aspetti di positività, deve venir debitamente posto in evidenza che la conoscenza degli ambienti naturali, e forestali in particolare (acquisita attraverso la comunicazione riguardo la conservazione dei medesimi), può essere considerata una notevole opportunità da cogliere; infatti la stessa costituisce il presupposto ideale (e necessario) su cui innestare la comunicazione alla collettività di principi, regole, modalità tecniche degli interventi gestionali che vengono condotti all’interno dei soprassuoli forestali. Non è pertanto da vedere solamente in maniera riduttiva e/o negativa l’esistenza (attualmente la netta predominanza) della comunicazione rivolta alla conservazione degli ecosistemi forestali: questa costituisce la prima parte del discorso, le fondamenta della comprensione da cui far partire, a completamento della trattazione degli argomenti, la comunicazione che ha per oggetto la gestione selvicolturale delle formazione forestali. E questo appena citato costituisce un in dubbio aspetto dal potenziale positivo.
Altrettanto – sempre in considerazione delle positività – si può affermare riguardo quanto segue. Nell’ottica di incrementare la comunicazione sugli aspetti gestionali, si possono aprire ampi spazi per i Selvicoltori di rivestire un importante ruolo quali “comunicatori” nei confronti del singolo cittadino o della società tutta. L’opportunità sta nel fatto di poter divenire ed essere protagonisti per far comprendere quali siano i principi teorici e le conseguenti modalità di applicazione della selvicoltura all’interno dei popolamenti forestali. Se, da un lato, molte persone che frequentano gli ambienti naturali, e forestali in particolare, sono oramai a conoscenza di quelle che sono le caratteristiche essenziali di un faggio, di un pino o di un abete, di contro poco sanno di quali siano gli interventi selvicolturali che sono stati compiuti in passato e/o quelli che andrebbero impostati e realizzati nel futuro al fine di assicurare la migliore gestione del soprassuolo forestale, che sia faggeta, pineta, abetina, abetaia. Ma sarebbero, molto probabilmente, assai interessati nell’apprenderlo. Pertanto, come solo sintetico esempio, senza scendere nel dettaglio della “rinnovazione artificiale posticipata” che si troverà a essere, unitamente a molte altre nozioni, ad esclusivo (o quasi) appannaggio degli addetti ai lavori e dei cultori della materia, si potranno comunque fornire preziose comunicazioni – seppur con concetti generali e di facile comprensione – riguardo l’importanza, il significato, i principi teorici, le modalità di esecuzione delle principali tipologie di interventi selvicolturali, quali i rimboschimenti, i diradamenti, i tagli di utilizzazione nei cedui e nelle fustaie e, conseguentemente, l’importanza dell’impiego della materia prima legno.

 

Nel contesto delle considerazioni appena esposte si possono però inserire anche aspetti di potenziale negatività. Questo si può verificare nel caso non venga colmata la lacuna di comunicazione sopra descritta, ovvero se ci si limiti a considerare ed evidenziare i soli aspetti di conservazione, tutela e salvaguardia degli ecosistemi forestali tralasciando di presentare e comunicare anche quelli relativi alla gestione e ai conseguenti interventi selvicolturali eseguiti all’interno degli stessi. Nel caso si presentasse tale ipotesi, si potrebbero concretizzare due situazioni tutt’altro che positive, anzi entrambe “deleterie” per il futuro dei soprassuoli forestali.

Foto 3. Nell’ambito della comunicazione che riguarda gli aspetti della “gestione” dei popolamenti forestali vi sono grandi opportunità per i Selvicoltori di ricoprire un ruolo di fondamentale importanza. (Foto G. Andreatta)

La prima situazione – dalle possibili conseguenze estremamente negative – è rappresentata dal fatto che la lacuna di informazione e di comunicazione sugli aspetti gestionali dei soprassuoli boscati causi conseguentemente la errata convinzione di come gli ecosistemi forestali comprendano “solamente” flora, fauna, substrato geo-pedologico e di come le leggi che ne regolano le dinamiche non prevedano la presenza dell’uomo. In un territorio come quello italiano, che ha visto da tempi immemorabili l’attività antropica interessare le formazioni forestali, spesso modificandole anche in misura significativa, tale concetto può avere conseguenze estremamente negative: può ingenerare la convinzione che debba essere solo la Natura, senza “intrusioni” dell’uomo, a regolare e governare la vita degli ecosistemi forestali. In sostanza il (concreto) rischio che si corre è che il termine “conservazione” vada a sostituirsi concettualmente al termine “gestione”, nel senso di considerare quest’ultima attività non necessaria e quasi inopportuna. Ovviamente la Natura, attraverso le sue leggi, riveste un ruolo fondamentale, imprescindibile e insostituibile nella dinamica dell’ecosistema bosco e questo trova la sua massima espressione nelle (oramai poche e sempre meno) foreste “vergini” del Pianeta. All’interno però delle formazioni forestali del nostro Paese (come in quelle della gran parte dei Paesi Europei e di quelli delle aree maggiormente antropizzate) risulta difficile pensare a una possibilità di stabilità sia biologica sia meccanica delle stesse (e conseguentemente del territorio) senza l’intervento dell’uomo. Questo intervento, sviluppato attraverso l’attuazione di diverse azioni, andrebbe ovviamente finalizzato ad assecondare le leggi della Natura, conoscendo i bisogni e le necessità del bosco e impostando la gestione selvicolturale in maniera tale che i beni e i servizi forniti alla collettività siano la conseguenza e non il fine degli interventi impostati e realizzati, così come viene indicato dalla selvicoltura sistemica. In assenza di tali azioni, la stragrande maggioranza dei popolamenti forestali della nostra Bella Italia andrebbe incontro a intensi e inevitabili momenti di forte degrado, preoccupante fragilità e devastante dissesto, prima di ritrovare un equilibrio naturale in un periodo di tempo imprecisato quindi non quantificabile. La concezione della visione dinamica delle attività gestionali, attraverso le quali è possibile intervenire per il recupero naturalistico e il miglioramento ecosistemico dei popolamenti forestali, ovvero per la stessa conservazione dei medesimi, andrebbe a essere “pericolosamente” sostituita dalla concezione statica e immobilistica della conservazione, intesa come unica ragione dell’esistenza delle formazioni boscate. Inoltre è bene ricordare che la gestione dei popolamenti forestali costituisce la “memoria storica” del rapporto uomo-bosco, bagaglio culturale imprescindibile per poter comprendere il lungo percorso – dalla preistoria a oggi – che ha portato all’attualità a considerare, nelle società occidentali, le formazioni forestali con una visione e concezione ecosistemica. Infine si verrebbe a rafforzare la convinzione di non dovere far riferimento e conto sulla disponibilità del materiale legnoso – per i suoi molteplici impieghi e utilizzi – che, da poco dopo la nascita delle prime forme di vita sulla terra, costituisce l’unica vera materia prima perfettamente rinnovabile e per nulla inquinante.

 

La seconda situazione di criticità, ovviamente anche questa con potenziali conseguenze estremamente negative, e che è direttamente collegata alla prima, è rappresentata dal fatto che, qualora vengano comunque fornite informazioni e comunicazioni alla società su quanto debba essere eseguito dall’uomo all’interno dei complessi boscati, non siano i Selvicoltori, bensì altre figure professionali a divulgare la comunicazione. Senza nulla togliere alla riconosciuta qualificazione di molteplici professionalità, è doveroso evidenziare come gli aspetti della comunicazione inerente la gestione delle foreste spettino esclusivamente ai Selvicoltori, gli “unici” – per bagaglio di conoscenze scientifico-tecniche – deputati a detta azione di trasferimento di nozioni e informazioni. Ad altre figure professionali possono benissimo essere affidate la comunicazione e la divulgazione di concetti riguardo conservazione, tutela e salvaguardia dei popolamenti forestali in quanto le conoscenze biologiche, naturalistiche, geologiche sono il presupposto per poter conoscere gli elementi costitutivi di un bosco. Ma il poterlo considerare, riconoscere e gestire quale sistema biologico complesso rimane prerogativa esclusiva dei Selvicoltori.

 

Conclusioni

Nella società attuale la comunicazione ha assunto sempre più un ruolo di fondamentale importanza e centralità. Anche all’interno del contesto forestale la comunicazione è andata a interessare sempre più ampie porzioni della collettività. Lo stile di vita che, soprattutto negli ultimi lustri, ha comportato un crescente avvicinamento dei cittadini agli ambienti naturali ha fatto sì che si siano accresciute la domanda e l’interesse per le conoscenze di queste particolari realtà. Entrando nello specifico contesto, si può facilmente constatare come la comunicazione che si occupa degli aspetti relativi alla conservazione, tutela e salvaguardia dei popolamenti forestali sia, a livello quantitativo, di gran lunga maggiormente rappresentata rispetto a quella che si occupa degli aspetti gestionali e degli interventi selvicolturali eseguiti all’interno dei complessi boscati.
Si ritiene quanto mai opportuno, per non dire addirittura necessario, da parte dei Selvicoltori, prendere atto della realtà attualmente in atto. Oltre a ciò, risulta di fondamentale importanza scorgere le potenzialità positive per una diffusione sempre più ampia all’interno della collettività del ruolo che l’uomo è chiamato a svolgere per la gestione degli ecosistemi forestali. In tale maniera, proporre una comunicazione mirata su quelle che sono finalità, principi ispiratori e  modalità realizzative degli intereventi selvicolturali potrà contribuire ad accrescere non solo il livello di conoscenza della società, ma anche, conseguentemente, far aumentare di spessore la “cultura ambientale”, realtà che nel nostro Paese si presenta, purtroppo, ancora assai distante dai livelli della sufficienza. Inoltre tale comunicazione potrà anche aiutare, in maniera determinante, a elevare la considerazione sulla valenza e sull’importanza della gestione dei popolamenti forestali, facendo, di conseguenza, attenuare la ancora spesso presente “contrarietà” alla esecuzione di determinati interventi selvicolturali, diffondendo e ampliando invece la platea del consenso condiviso. Ai Selvicoltori spetta pertanto il compito di portare un contributo sostanziale, in senso migliorativo, nella comunicazione che all’attualità riguarda il settore della gestione dei popolamenti forestali.
L’alternativa a ciò è rappresentata dall’assecondare la possibilità che le attività e le conoscenze scientifico-tecniche del passato (attualizzate secondo le più recenti indicazioni della selvicoltura sistemica) sprofondino in un oblio dai contorni offuscati. Conseguentemente non verrà più riconosciuta la necessità di gestire, in modo selvicolturalmente corretto e attuale, i popolamenti forestali. Questo, nella presupposizione che la Natura possa essere l’unica attrice protagonista, potrà portare conseguenze estremamente negative nel valutare l’importanza dell’attività gestionale quale presupposto, in molti casi, necessario per la stessa sopravvivenza delle formazioni forestali. Se tutto ciò avverrà, il futuro potrà essere connotato da nitide intenzioni tali da prevedere un’azione molto marginale (se non addirittura nulla) degli interventi gestionali così come indicati dalle scienze forestali. Come conseguenza, c’è da aspettarsi che la sorte dei popolamenti forestali della Nazione venga lasciata in balia di loro stessi.
È dovere – morale e professionale – dei Selvicoltori adoperarsi attivamente per apportare un miglioramento all’attuale situazione.