Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

FAUNA 
LA TESTUGGINE TERRESTRE SALENTINA ​
18/10/2013
Di Sandro D'ALESSANDRO Commissario Capo del CFS

Un tempo molto diffusa negli ambienti naturali pugliesi

 
Riassunto

 
Un tempo molto diffusa negli ambienti naturali pugliesi, la Testuggine terrestre locale (la Testudo hermanni hermanni) si è molto rarefatta nel tempo, fino a rasentare quasi l’estinzione.
Nel ricordo della figura del Dr. Paolo Friz, che si fece promotore della liberazione in alto Salento di giovani esemplari di Testudo hermanni hermanni nati in cattività da genitori autoctoni, questo lavoro tratta diversi aspetti relativi all’ormai raro animale, esaminandone le esigenze ecologiche e mettendole in relazione alle caratteristiche dei territori in cui vive ed agli eventi della storia umana.

Abstract
 
In the past the local Testudo was very common in the natural Apulian environment but its presence has gradually decreased nearly up to extinction.
In memory of Dr. Paolo Friz, who supported the release of young specimen born in captivity from autochthonous parents in the north of the Salento, this work deals with the different aspects related to the animal very rare nowadays and analyses the ecological needs. It considers also the environmental features in which the Testudo lives from a historical perspective.

 
 
 
 

Il Dr. Paolo Friz (a sinistra) in uno degli ultimi “Cilona Day”, finalizzati alla liberazione in natura
di giovani esemplari di Testudo hermanni hermanni nati in cattività da individui regolarmente dichiarati
da Brindisi TG ventiquattro

 

Alcune considerazioni di carattere ecologico sulla provenienza più orientale di uno degli organismi italiani a maggiore rischio di estinzione, un tributo a chi, in modo appassionato e  del tutto disinteressato, profuse ogni sua energia nel tentativo di favorirne la diffusione.

 

Dedicato al Dr. Paolo Friz, Medico Veterinarioin Brindisi, che  si adoperò disinteressatamente e senza risparmio nella salvaguardia delle Testudo hermanni hermanni salentine.


 

Un’operazione   del   CFS   condotta   all’inizio   dell’estate   nel   Tarantino   in   applicazione   della Convenzione di Washington ha portato al sequestro di 12 esemplari di Testuggini terrestri, adulti ed in buone condizioni di salute, illegalmente detenuti nel giardino di una villa privata. 
Fin qui niente di molto rilevante: se analizzata esclusivamente dal punto di vista dell’attività che il CFS svolge quotidianamente in tutela delle forme di vita che necessitano protezione, la cosa potrebbe infatti apparire del tutto ordinaria, nell’ambito della consueta attività che l’Amministrazione forestale svolge regolarmente. 
L’accaduto rivela però un’altra rilevanza se si considera che, ad un esame delle loro caratteristiche, alcune delle Testuggini oggetto del sequestro sono risultate derivare, a livelli variabili di ibridazione con la sottospecie  balcanica,  dalla  sottospecie  che  vive  in  Italia,  e pertanto,  con  ogni  probabilità,  dall’ormai rarissimo taxon delle Testuggini terrestri autoctone della Puglia.

 

Nota n°1 A causa dell’importazione abusiva e dalla successiva frequente liberazione in natura di esemplari provenienti dalle coste orientali dell’Adriatico in special modo dai territori albanesi, in cui la specie è molto diffusa, si è assistito nel tempo ad un rimescolamento dei caratteri fra la sottospecie italiana e quella tipica delle terre ad est dell’Adriatico, alpunto che la sottospecie italiana è diventata difficile da reperire in purezza.Nel caso del sequestro operato a Taranto, la maggior parte degli esemplari sequestrati apparivano in possesso di caratteristiche in gran parte riferibilialla sottospecie italiana, per quanto non si trattasse di esemplari puri al 100%.

 
                                NOME COMUNE
                                 NOME SCIENTIFICO
Testuggine comune o di Hermann
Testudo hermanni
Testuggine greca o moresca
Testudo graeca
Testuggine marginata
Testudo marginata

Tab. 1 – Le tre specie di testuggini viventi in Europa

 
Testudo hermanni hermanni
Foto n° 1 - Una Testuggine terrestre (Testudo hermanni hermanni) allo stato libero fotografata in Salento nel suo ambiente naturale (foto: S. D’Alessandro)
 
 

Tre sono le specie di Testuggine terrestre che vivono in Europa: la Testuggine comune o di Hermann, la  Testuggine  greca  e  la Testuggine marginata;  di queste,  è  spontaneamente  presente  in  Italia  solo  la Testuggine di Hermann, una specie i cui popolamenti presentano alcune interessanti discontinuità nelle caratteristiche anatomico-ecologiche a seconda delle provenienze.
Differenze notevoli sono infatti riscontrabili negli individui a seconda che questi provengano dalle regioni ad est o ad ovest del Mare Adriatico, il cui bacino segna la linea di demarcazione fra le due sottospecie di maggior rilievo, che un tempo erano ritenute le sole in cui la specie si differenziasse. 
I popolamenti autoctoni salentini hanno pertanto una rilevante valenza ecologica, in quanto essi rappresentano l’estremo limite orientale della distribuzione della sottospecie tipica dell’Italia. 
Nonostante il fatto che la Testuggine comune sia l’unica autoctona in Italia, sono state rinvenute o sono tuttora rinvenibili nella nostra penisola anche le altre due specie. 
Così, la Testuggine marginata, tuttora regolarmente reperibile nel territorio italiano, è presente con una popolazione stabile che vive in Sardegna; si tratta però del risultato di un’importazione avvenuta in  tempi antichi ad opera di monaci francescani per motivi alimentari. Allo stesso modo, segnalazioni non confermate si riferirebbero a rinvenimenti della specie avvenuti in Sicilia ed addirittura in Puglia, dove sarebbe stata chiamata in passato “Cilona carbonaria”. La zona di provenienza degli esemplari italiani è sicuramente la Grecia.
Allo stesso modo, anche gli esemplari di Testuggine greca sporadicamente rinvenuti in Italia allo stato isolato non sarebbero riconducibili a popolazioni autoctone, ma ad individui sfuggiti alla detenzione

 

Nota n°2 Fra le tre specie di Testuggini terrestri che vivono nell’Europa mediterranea, la Testuggine marginata è quella che presenta una diffusione minore  e conseguentemente una minore diversificazione a livello di sottospecie. Si tratta di un Rettile originario di un’area non eccessivamente estesa del Peloponneso, a partire dal cui territorio stati prelevati tutti gli esemplari impiegati per diffondere la specie in Europa, in un’esportazione effettuata probabilmente a scopo alimentare. L’interesse per la Testudo marginata è motivabile con il fatto che si tratta della specie più grande del genere Testudo, con esemplari che possono raggiungere anche 5 kg di peso, e pertanto quella la cui importazione è più funzionale ai fini dell’alimentazione umana. A suffragare tale ipotesi, le zone in cui sono stati sporadicamente rinvenuti in passato esemplari di Testuggine marginata in Italia sono coerenticon la storia della Magna Grecia, che proprio nella Puglia e nella Sicilia vide due dei maggiori centri di importanza; la ben più consistente popolazione sarda è da scrivere invece ad importazioni avvenutein epoca più recente.

 

Nota n°3 I dati in merito alla passata distribuzione delle due specie sono rilevabili dalle cartine di distribuzione riportate in “Guida dei rettili e degli anfibi d’Europa” di Arnold e Burton, che riportano una demarcazione netta, rappresentata dal Mare Adriatico, fra le distribuzioni della Emysorbicularis e della Mauremys capsica

 

LA SITUAZIONE ITALIANA: RAREFAZIONE, RIMESCOLAMENTO, SCOMPARSA

 

L’importazione di individui ha determinato inevitabili rimescolamenti delle relative entità, a livello di sottospecie o anche di specie, che hanno interessato tutte le categorie sistematiche di Testudinati presenti su una o sull’altra sponda del mare Adriatico, sia appartenenti al genere Testudo che ad altri generi.
Probabilmente non di importazioni unidirezionali si è sempre trattato, né di processi avvenuti in un unico periodo, ma di diffusioni antropiche avvenute lungo una o lungo entrambe le direttrici a seconda dell’epoca storica. Le differenze si riferiscono anche alle specie oggetto di tali trasferimenti.
Così, sia in Italia che in Grecia è presente attualmente la Emys orbicularis o Tartaruga palustre europea, mentre in passato lungo le sponde greche era riconosciuta la sola  Mauremys caspica, non rinvenuta in Italia se non allo stato sporadico ed in seguito a rare importazioni antropiche. Nel caso fosse accertato che in terra d’oltre Adriatico la presenza della Emys risale ad  epoca recente, si tratterebbe di una “importazione di ritorno”, legata a periodi ben diversi da quelli della colonizzazione greca della nostra penisola, né potrebbe essere altrimenti: il particolare habitat richiesto da questa specie (che, come dice il suo nome, sono le paludi o comunque le zone umide) ne fa un animale, oltre che di minori dimensioni rispetto alle Testuggini terrestri, anche ben difficilmente gestibile in assenza di distese d’acqua dolce; per contro, esso potrebbe risultare più facilmente reperibile una volta introdotto in natura, in quanto la sua presenza sarebbe localizzata proprio in tali habitat.
Nel caso della Testuggine di Hermann, la cui situazione presenta un fattore di complicazione non indifferente per la presenza di diverse sottospecie, si sono a volte verificati casi paradossali, in quanto esemplari   sequestrati   in   passato   perché   illecitamente   importati   dalle  coste   balcaniche  si  sono  inaspettatamente rivelati appartenere alla varietà occidentale; a spiegazione di tale fatto è possibile ipotizzare  che  Testuggini  sequestrate  in  Italia  ed  erroneamente  ritenute appartenere  alla  sottospecie boettgeri tipica del settore ad oriente del Mar Adriatico, siano state, come tali, portate in Albania, dove sarebbero state successivamente ricatturate e riportate in Italia per la vendita sul mercato clandestino.

 

Con la presenza della sola Testudo hermanni, dal punto di vista della diversità specifica in seno al genere Testudo l’Italia è pertanto poco rappresentata, a differenza delle regioni d’oltre Adriatico in cui è presente in autoctonia ognuna delle tre specie.
Una tale ridotta diversità si realizza  anche a livello sottospecifico in quanto, come risulta dalla cartina di distribuzione delle varie sottospecie di Testudo hermanni, in Italia vive solo una delle sottospecie (3 o, a seconda degli Autori, 4) in cui si considera suddivisa la Testudo hermanni.

 
Fig. 1 – Areale di distribuzione della Testudo hermanni (da Wikipedia); tale mappa mostra gli areali di ben quattro entità sottospecifiche, includendo, insieme alla Testudo hermanni hermanni ed alla T. hermanni boettgeri (rispettivamente la Testuggine terrestre “nostrana” e quella d’oltre Adriatico), anche la T. hermanni hercegovinensis e la localizzatissima T. hermanni peloponnesica, entità sul cui riconoscimento non tutti i ricercatori sono d’accordo
 
 

Con le eccezioni già viste a proposito delle altre due specie, l'unica categoria sistematica presente in Italia è la Testudo hermanni subsp. hermanni, che vede nella nostra penisola il suo principale centro di distribuzione5; in particolare, le Testudo hermanni hermanni pugliesi sono in assoluto quelle che si spingono più a oriente di tutte le altre, a longitudini che sono appannaggio, a latitudini più elevate, delle Testudo hermanni subsp. boettgeri, che hanno un enorme areale di diffusione ad est dell’Adriatico.

 

Nota n°4 In realtà nonsi sa bene neanche se siano ancora presenti esemplari riconducibili alla Testudo hermanni peloponnesica, in quanto la zona in cui questo animale vive è stata interessata negli anni scorsi da incendi di vastissime proporzioni che potrebbero averne determinato la scomparsa.

 

A differenza  della  sua  “sorella  maggiore”  (la  Testudo  hermanni  boettgeri  è  infatti  in  grado  di raggiungere dimensioni ben maggiori), che ha un areale che comprende in gran parte  aree caratterizzate da un clima spiccatamente continentale, la Testudo hermanni hermanni ha, con poche eccezioni, una distribuzione esclusivamente costiera, rivelando in questo una plasticità ecologica molto minore rispetto alla prima.

 
                 Nome scientifico
                  Caratteristiche
                          Areale
Testudo hermanni hermanni
Le dimensioni del carapace degli adulti variano da
un minimo di 13 cm nei maschi della Puglia a un massimo di 24 cm nelle femmine della Sardegna. La colorazione di base del carapace è giallo-aranciato con diffuse macchie nere, molto estese sul piastrone. La sutura pettorale è, generalmente, minore della femorale.  Altre  caratteristiche  sono:  la pigmentazione gialla delle scaglie sotto gli occhi, assente negli esemplari adulti di T. h. boettgeri, e un caratteristico disegno sullo scuto sopracaudale a forma di toppa di serratura.
Francia, Italia, Spagna continentale e Baleari
Testudo hermanni boettgeri
Le dimensioni sono maggiori della T. h. hermanni, le
femmine adulte possono arrivare a sfiorare i 30 cm di lunghezza come documentato in grossi esemplari di sesso femminile provenienti da alcune regioni di Bulgaria e Romania. Tuttavia le dimensioni medie si attestano a 16–18 cm per i maschi e 20–24 cm per le femmine.  La colorazione di base varia  dal giallo- verdastro al giallo-dorato a seconda della Regione di provenienza, essendo questa sottospecie diffusa in un areale notevole. Le macchie nere sono minori di intensità ed estensione sia sul carapace che sul piastrone   e   in   alcuni   esemplari   sono   appena accennate. La sutura pettorale è maggiore della femorale. Non è raro trovare esemplari con le scaglie sopracaudali unite. Sono state documentate presenze di questa sottospecie nel nord Italia (Bosco della Mesola)  nei  pressi  del  delta  del  Po,  ove probabilmente questa sottospecie è stata introdotta. Studi  genetici  infatti  ne  confermerebbero l'origine dalmatica.
Istria, Dalmazia, Erzegovina, Serbia, 
Macedonia, Albania, Grecia centrale e
meridionale, Albania sud- occidentale fino ad  arrivare in Romania e Bulgaria.
Testudo hermanni hercegovinensis
Molto simile alla T. h. boettgeri, se ne
differenzia per l'assenza di una o di entrambe le scaglie inguinali
Croazia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro
Testudo hermanni peloponnesica
Caratteri  morfologici  che  l'avvicinano  alla T.h. hermanni; di piccole dimensioni, presenta carapace e piastrone molto scuri
Osservata nei dintorni  di Sparta, in un territorio in cui alcuni studi sembrerebbero evidenziare una effettiva differenziazione  genetica degli esemplari presenti.
 

Tab. 2 – Sottospecie della Testudo hermanni (da Wikipedia, modif.)

 
Foto n° 2 - Questa foto del piastrone di una Testudo hermanni hermanni evidenzia la minore lunghezza della sutura della piastra pettorale rispetto a quella della piastra femorale - ved. tab. 2 - (Foto: S. D’Alessandro)
 
 

Nota n°5  In base a quanto riportato dalla cartina di distribuzione, esisterebbe in Italia una zona, approssimativamente nel territorio del Ferrarese, caratterizzata dalla presenza di ben tre sottospecie. Qualora tale compresenza venisse verificata, potrebbe trattarsi del risultato di importazioni avvenute in epoca storica da luoghi diversi. I discendenti degli animali importati avrebbero poi incontrato delle barriere di qualche tipo, tali da determinarne la separazione ed impedirne l’accoppiamento reciproco (si tratta infatti di animali in grado di interfecondarsi e di dare originea d“ibridi” in cui i caratteri delle sottospecie di origine appaiono variamente rimescolati). La presenza di più entità sottospecifiche distinte in uno spazio così limitato indica che con ogni probabilità esiste una barriera locale di carattere geografico (o forse, a livello generale, di carattere etologico) che determina un accoppiamento preferenziale (per quanto non esclusivo, almeno per quanto riguarda le due subsp. hermannie boettgeri) fra individui appartenenti alla medesima sottospecie. Ad indicare questa eventualità starebbe anche la configurazione degli areali a livello globale, che vedono ad est del mar Adriatico sottospecie diverse in settori territoriali ben delimitati, i cui confini non sembrano coincidere con nessuna barriera insormontabile.

 

Poichè oltre il 90% della consistenza complessiva della Testudo hermanni hermanni ricade nel nostro territorio nazionale, si vede come la diversità biologica peculiare del nostro Paese, per quanto spesso così scarsa ad un approccio superficiale, si rivela a volte unica ed insostituibile, come si addice ad una “terra di confine” che presenta dei limiti molto diversificati: a nord la catena montuosa alpina (e, nel caso specifico della Testudo, con ogni probabilità i freddi dovuti alle latitudini) e ad est il mar Mediterraneo (non si fa qui riferimento ai limiti verso occidente, legati alla presenza della catena appenninica ed al mar Tirreno, perché ad  ovest si ritrova unicamente la Testudo hermanni hermanni, la stessa vivente in Italia). Limiti tali da fare dei confini del nostro Paese delle barriere invalicabili per organismi che hanno poche capacità di spostamento, come i Rettili in generale e le Testuggini terrestri in particolare (La proverbiale lentezza nei movimenti limita le capacità di espansione delle Testuggini terrestri). 
Volendo ipotizzare le cause della diffusione nei territori ad ovest dell’Adriatico (e pertanto in Italia), a parere dello scrivente esse sarebbero dovute all’importazione attiva da parte dell’uomo, in quanto la poca plasticità della sottospecie Testudo hermanni hermanni nei confronti delle temperature non le consentirebbe con ogni probabilità la vita nel tratto di demarcazione fra le sponde opposte del Mare Adriatico. 
A prendere per buona la distribuzione generale indicata nella cartina riportata, si nota come la diffusione della Testudo hermanni hermanni si collochi ad ovest del mare Adriatico, nonché il fatto che essa raggiunga latitudini meno elevate della Testudo hermanni boettgeri, ed ancora come essa sia probabilmente legata a climi oceanici con limitate escursioni termiche. 
La mancanza di una continuità fra le popolazioni di Testudo hermanni boettgeri e di Testudo hermanni hermanniapre la strada ad una serie di osservazioni relative alle modalità di diffusione della specie: l'assenza di un punto di contatto, a causa della presumibile inadeguatezza di una delle due sottospecie  a vivere in un dato territorio, non rende ragione di come possa essere avvenuta un'espansione lungo le coste italiane a partire dai territori settentrionali. 

 

Nota n°6  Non si fa qui riferimento ai limiti verso occidente, legati alla presenza della catena appenninica ed al mar Tirreno, perché ad ovest si ritrova unicamente la Testudo hermanni hermanni, la stessa vivente in Italia.

 

Nota n°7 La proverbiale lentezza nei movimenti limita le capacità di espansione delle Testuggini terrestri.

 

Nota n°8 E' difficile dire cosa avverrebbe in tale zona di sovrapposizione degli areali, se cioè ci troveremmo di fronte a popolazioni con i caratteri intermedi fra le due sottospecie o se invece a popolazioni distinte in cui è possibile, al pari di quanto accade nei dintorni della Mesola, reperire esemplari in cui i caratteri tipici della sottospecie di appartenenza sono presenti “in purezza” (ved. nota n°5).

 

Tutto lascerebbe pensare infatti che la  Testudo hermanni hermanni derivi sì dalla T. hermanni boettgeri, ma non a partire dagli ipotetici esemplari che sarebbero scesi di latitudine dai territori della Pianura Padana (dove avrebbero peraltro trovato il limite invalicabile del fiume Po, al di sotto del quale si attesta  peraltro  la T. hermanni  hermanni),  bensì  da  quelli  che  sono  risaliti  dopo  essere  stati  importati dall'uomo sulle coste della Magna Grecia per motivi alimentari !
Le latitudini dei territori a nord della foce del Po (fiume che segna il confine settentrionale della distribuzione  della  sottospecie  italica)  sono caratterizzate  da  basse  temperature  che  contrastano  con  il ristretto range termico entro cui detto animale vive (potrebbero essere invocate altre spiegazioni a motivo dell'assenza della Testudo hermanni hermanni a nord del Po, quali il prelievo da parte degli esseri umani, la presenza di fenomeni di inquinamento che potrebbero averne minato i popolamenti, lo stesso confine fisiografico determinato dalla presenza del grande fiume che impedisce oggettivamente l'espansione verso nord. Tutti questi fattori non sono privi di fondamento, ma si nota, anche a livello globale, che la sottospecie in argomento non supera una certa latitudine. 
Si potrebbe a tale proposito invocare un'eventuale variazione dei regimi termici a livello locale, ma, per i motivi di seguito indicati, la cosa non sembrerebbe essere plausibile. 
Qualora effettivamente verificatosi, un eventuale abbassamento del livello delle acque dei mari (il discorso relativo ad ipotetici abbassamenti o innalzamenti del livello delle acque dei mari in risposta alle veriazioni di temperatura (rispettivamente a periodi glaciali ed interglaciali) è forse stato un po' troppo enfatizzato in questi ultimi tempi, fatto che ha fatto perdere di vista la reale portata del processo. Di fatto, la glaciazione di superfici marine, con formazione di banchise ed iceberg, non influisce sul livello delle acque, in quanto il liquido è incomprimibile e pertanto conserva lo stesso volume sia allo stato liquido che allo stato solido. Un'eventuale variazione del livello dei mari potrebbe essere dovuta allo scioglimento dei ghiacci prodotti da quella frazione di acqua eventualmente congelatasi sulla terraferma, non al ciclo congelamento/fusione dei ghiacci del Polo Nord, essendo la nostra calotta polare formata in gran parte da ghiaccio galleggiante sul mare), conseguente ad una riduzione delle temperature e tale da portare il limite settentrionale dell’Adriatico a latitudini inferiori, non farebbe che spostare il problema verso sud in quanto, con minori temperature, il limite termico delle Testuggini di Hermann sarebbe raggiunto a latitudini più basse, il che renderebbe comunque proibitiva la presenza di tali animali in corrispondenza del punto di contatto fra le sponde adriatiche orientali e quelle occidentali. Viceversa, un innalzamento termico, con il conseguente aumento di livello dei mari, farebbe avanzare verso nord il punto di confluenza del versanti occidentale ed orientale dell'Adriatico, con il risultato che, per poter valicare tale punto, la Testudo hermanni hermanni dovrebbe raggiungere latitudini più elevate, con conseguente abbassamento delle temperature per motivi che qui sarebbero non solo latitudinali, ma anche altitudinali. 
Un dato di fatto incontrovertibile è che, scendendo lungo i meridiani a partire dall'Istria, l'ipotetica Testudo hermanni di provenienza balcanica specie avrebbe in ogni caso trovato un limite invalicabile nel fiume Po, che si frappone trasversalmente ad un'avanzata in direzione nord-sud; non guasta forse ripetere, a tale proposito, che la specie è presente in Italia a sud del Po, ma non lo è a nord.

 

Nota n°9 Potrebbero essere invocate altre spiegazioni a motivo dell'assenza della Testudo hermanni hermanni a nord del Po, quali il prelievo da parte degli esseri umani, la presenza di fenomeni di inquinamento che potrebbero averne minato i popolamenti, lo stesso confine fisiografico determinato dalla presenza del grande fiume che impedisce oggettivamente l'espansione verso nord. Tutti questi fattori non sono privi di fondamento, ma si nota, anche a livello globale, che la sottospecie in argomento non supera una certa latitudine.

 

Nota n°10 Il discorso relativo ad ipotetici abbassamenti o innalzamenti del livello delle acque dei mari in risposta alle variazioni di temperatura (rispettivamente a periodi glaciali ed interglaciali) è forse stato un po' troppo enfatizzato in questi ultimi tempi, fatto che ha fatto perdere di vista la reale portata del processo. Di fatto, la glaciazione di superfici marine, con formazione di banchise ed iceberg, non influisce sul livello delle acque, in quanto il liquido è incomprimibile e pertanto conserva lo stesso volume sia allo stato liquido che allo stato solido. Un'eventuale variazione del livello dei mari potrebbe essere dovuta allo scioglimento dei ghiacci prodotti da quella frazione di acqua eventualmente congelatasi sulla terraferma, non al ciclo congelamento/fusione dei ghiacci del Polo Nord, essendo la nostra calotta polare formata in granparte da ghiaccio galleggiante sul mare.

 

L'unica spiegazione plausibile, davanti a questo complesso di cose, è che la diffusione della specie in territorio italiano non sia avvenuta da nord verso sud, fatto che si concilierebbe con una sua espansione naturale, ma in direzione opposta, ossia da sud verso nord, a partire – perchè no ? - proprio da quelle coste salentine che segnano il punto più prossimo ai popolamenti di Testudo hermanni boettgeri d'oltre adriatico. 
Resta il problema di come l'animale, evidentemente non in grado di superare vaste distese d'acqua, abbia potuto valicare l'Adriatico. E' questa una questione di difficile soluzione, se non si considera un qualche ruolo dell'Uomo nell'espansione dell'areale della Testuggine comune tipica del nostro Paese. D'altra parte, animali come  la  Testuggine comune  rappresentarono  una  delle  principali  fonti  alimentari  delle flotte marinare che, impegnate in lunghi viaggi per i mari, avevano necessità di disporre di carne fresca per sostentarsi...
D’altra parte la distribuzione della specie, con la sua presenza in isole come le Baleari ed altre isole a ridosso della Tunisia, nonché la presenza di nuclei isolati e con rilevanti soluzioni di continuità, in Francia e Spagna, lascia pochi dubbi in merito all’apporto antropico nella loro distribuzione della specie. D’altra parte il ricorso alla carne di Testuggine terrestre a fini di approvvigionamento da parte dei marinai è il motivo per cui le più grandi Testuggini terrestri del mondo, quelle delle Galapagos, sono state ridotte a ben poca cosa rispetto al passato, sia come consistenza numerica delle popolazioni che come numero di specie.
La stessa presenza in Sardegna della Testudo marginata, come si è visto, è dovuta al  fattore antropico.

Fig. 2 – Testuggine terrestre in un quadro di Paolo Porpora (1617-1673)
 
 

Nota n° 11  Va ricordato, a tale proposito, che i movimenti delle placche della crosta terrestre non hanno portato al distacco delle attuali coste adriatiche italiane dal blocco epirotico-balcanico: al contrario, i movimenti tettonici hanno determinato, e determinano tuttora, un avvicinamento delle due regioni europee.

 

Quale che sia la genesi dei suoi popolamenti di Testudo hermanni, proprio l’Italia dovrebbe attivarsi in difesa della sottospecie, la più occidentale in assoluto fra tutti i rappresentanti del genere Testudo, che di essa è tipica al punto da rappresentarne quasi un endemismo.
Ciò fa del nostro Paese il territorio di elezione per la salvaguardia della sottospecie occidentale della Testuggine comune, di questo organismo così presente nell’immaginario collettivo per quanto così poco noto ad  un  livello  appena  più  approfondito,  pena  la  definitiva  scomparsa del  taxon  e  con  esso  di  tutto
quell’irrecuperabile patrimonio, in termini di diversità genetica, che fa di ogni categoria sistematica un patrimonio non riottenibile qualora questo vada perso

 

Nota n° 12 Ciò è in realtà teoricamente fattibile quando si abbia a che fare non con specie ma con sottospecie, che derivano da impoverimenti successivi avvenuti a carico delle specie di partenza (un caso tipico è quello dei Cani, che pur avendo un nome scientifico differente – Canisfamiliaris anziché Canislupus -, derivano dal Lupo mediante processi di esclusiva selezione). Avendo a disposizione la specie originaria con tutto il patrimonio genetico di partenza, sarebbe pertanto teoricamente possibile, per segregazione, riottenere quella data sottospecie, ma non è detto che la componente genetica della specie sia la stessa che a suo tempo diede origine a quella data sottospecie. Potrebbe infatti essersi verificata una qualche variazione a livello di eliminazione di geni e di riduzione dell’informazione genetica in possesso della specie, o comunque in ogni caso il patrimonio genetico degli individui potrebbe non essere lo stesso di quello che a suo tempo venne messo in compartecipazione per determinare quella specifica varietà. In definitiva, in assenza delle identiche informazioni che a suo tempo determinarono quella data sottospecie con quelle ben determinate caratteristiche,  il risultato non sarebbe più lo stesso. In natura ogni specie, ogni varietà, persino ogni individuo rappresenta un patrimonio unico ed irripetibile, con le rispettive attitudini, specializzazioni, ecc. che ne fanno una combinazione impossibile a replicarsi.

 

Mai come in questo caso, ciò che è perduto lo è per sempre. 
Ad un dettaglio maggiore di quello riportato in Fig. 1, dall’areale di diffusione si rileva come la distribuzione della Testudo hermanni hermanni, lungi dal formare un continuum, consta di piccoli nuclei isolati e molto localizzati in cui vivono di norma pochissimi esemplari a forte rischio di prelievo da parte dell’Uomo. Questa situazione è quanto mai vera proprio nel settore orientale della distribuzione, cioè proprio nelle zone del Salento. 
Cartine di distribuzione che illustrano la diffusione della specie in ambito salentino sono infatti caratterizzate da piccoli areali puntiformi e discontinui; essi coincidono il più delle volte con territori di difficile accessibilità e sono spesso costruiti con dati relativi ad un numero limitato di osservazioni effettuate in passato. 
Il fatto che esistano importanti soluzioni di continuità fra un settore ed un altro dell’areale impedisce in maniera drastica le possibilità di rimescolamento genetico fra gli individui della popolazione isolata ed altri individui provenienti da zone diverse. Si tratta di un elemento sfavorevole per le popolazioni che vivono separate dalle altre della stessa specie, in quanto le prime possono contare su un pool limitato di geni, a causa di eventi locali che possono aver determinato la scomparsa degli individui portatori di geni codificanti un determinato carattere: è il fenomeno del “collo di bottiglia”, in cui sopravvivono solo quegli individui in possesso di caratteristiche idonee a far fronte alle determinate condizioni ambientali. 
Il fatto che alcuni individui non siano sopravvissuti implica la perdita dell’informazione genetica che questi contenevano; l’osservazione che tali geni non avevano i requisiti adatti per permettere all'animele di sopravvivere in quelle date condizioni ambientali, e che pertanto non erano funzionali alla sopravvivenza della specie, può avere poco rilievo, in quanto:

 
  • le condizioni che hanno determinato la scomparsa degli individui e conseguentemente quella del loro contenuto genico non sono permanenti, ma variano nel tempo e nello spazio, potendo  rendere controproducenti i processi selettivi venutisi a determinare in corrispondenza di un evento precedente;
  • anche nel caso in cui non sia presente una vera e propria selezione, ma semplicemente un succedersi di eventi naturali, come ad es. la morte per vecchiaia (per motivi cioè indipendenti dai fattori ambientali) di individui che non si sono mai riprodotti, nel continuum sopra delineato si viene a determinare un progressivo impoverimento genetico della popolazione e pertanto una sua maggiore fragilità.
 

Nota n°13 Qualora lo fossero, si avrebbe una popolazione estremamente specializzata, tenuta continuamente sotto pressione dal ripetersi di uno stesso fattore limitante che, se molto rigoroso, porta alla fine all’eliminazione di tutti gli individui non in grado di sopravvivervi, con appiattimento delle caratteristiche della popolazione stessa   a quelle che sono le condizioni di quel determinato ambiente; popolazioni di questo tipo rivelano la loro incapacità ad adattarsi a situazioni di altro tipo.

 

L’impoverimento genetico è uno dei grandi problemi di popolazioni isolate: con il passare del tempo e con l’accavallarsi di crisi relative a questo o quest’altro fattore ambientale, si verifica una continua semplificazione del genoma della popolazione, senza che esista la possibilità che un apporto di geni “nuovi” provenienti dall’esterno ne incrementi l’informazione e la riconduca entro limiti più accettabili.
Col tempo si ha a che fare con popolazioni progressivamente meno plastiche, che non sempre sono in grado di far fronte alle esigenze richiesta dall’ambiente. La localizzazione di popolazioni di una determinata specie ed il loro confinamento in piccole “enclavi”, con flusso genico ridotto o assente da e verso l’esterno, determina la costituzione di popolamenti destinati a soccombere nel lungo periodo, anche in vista dell’inevitabile consanguineità che si viene a determinare fra gli individui.
Una popolazione isolata è il risultato di impoverimenti successivi che, partendo da un determinato livello di contenuto informativo, hanno determinato in essa un impoverimento progressivo come risposta a fattori selettivi di diverso genere che volta per volta hanno concorso nel determinare una o un’altra direzione nella pressione selettiva cui è stata sottoposta la popolazione.
Nel caso della Testudo hermanni hermanni si tratta di una sottospecie fragile, le cui possibilità di sopravvivenza sono legate alla vitalità di popolazioni spesso isolate le une dalle altre; per quanto riguarda in modo  specifico  le provenienze  salentine,  la   possibilità  di scambio  di materiale genetico fra  individui appartenenti a popolazioni differenti e viventi in zone diverse, è pressoché nulla. 

 

Nota n° 14 la Donnola (Mustela nivalis) è forse il Mustelide più comune per quanto, come ogni altro Mustelide, ben difficile da vedersi a causa del suo carattere schivo; la specie fu classificata nel 1758 dal Linneo , che le conferì il nome scientifico di “nivalis” probabilmente per la presenza di una forma albina in seno alla specie, dato che questa non ha niente a che vedere con la vita esclusiva in ambienti innevati. Diverso è il discorso per l’Ermellino, altro piccolo Mustelide che lo stesso  Linneo classificò nello stesso anno con il nome scientifico di Mustela erminea: si tratta infatti in questo caso di una specie molto legata all’ambiente nivale, tanto da essere comunemente rappresentata nella sua livrea invernale, di colore candido. Si menziona qui la presenza passata, sempre in territorio salentino, di una varietà di Donnola albina, la cui sopravvivenza era legata probabilmente alla permanenza della neve al suolo per lunghi periodi o comunque alla presenza di un substrato biancastro. La presenza di detta Donnola fu citata in passato da autorevoli zoologi locali che, a scanso di equivoci, specificarono come si trattasse di una specie ben distinta dall’Ermellino, altro Mustelide molto simile e notoriamente bianco nei periodi invernali; allo stato, mancano in Salento resoconti di osservazioni recenti di Donnole albine. Diversa è evidentemente stata la situazione sulle Alpi, dove al contrario la Mustela erminea ha saputo avvantaggiarsi della presenza di alcuni individui albini che con il passare del tempo hanno preso il sopravvento. In definitiva, l’innegabile affinità fra le due specie, che si rileva ad un primo approccio visivo, si riflette anche sulla presenza del carattere “albinismo”, connaturato alle specie europee del genere Mustela (anche la Puzzola, Mustela putorius, presenta individui albini); mentre sulle Alpi i fattori selettivi hanno favorito questa variante nell’Ermellino, in territorio salentino la selezione ha agito in maniera opposta, tendendo al contrario ad eliminare le Donnole albine, la cui colorazione le avrebbe rese più visibili in un territorio in cui la permanenza di neve al suolo riveste i caratteri di episodicità).

 
Foto n° 3 – Primo piano del carapace di un esemplare di Testudo hermanni hermanni allo stato libero (foto: S. D’Alessandro)
 
 

Si può dire che, con poche eccezioni legate a territori vasti in cui la popolazione locale di Testuggini terrestri consta di numerosi individui, ogni gruppo di individui fa storia a sé.
E quello che avviene nelle popolazioni pugliesi è un caso emblematico.
Come e più che nelle altre regioni italiane, la Puglia ha assistito nel corso degli ultimi decenni ad un inarrestabile declino delle popolazioni di Testuggine terrestre, quale forma di vita fra le più inermi e meno idonee ad organizzare una qualsiasi strategia di fuga o di difesa nei confronti di un prelievo antropico che si è dimostrato anno per anno inarrestabile, al punto da vederle ristrette a poche aree in cui sopravvivono sacche più o meno salvaguardate dalla limitata accessibilità delle zone.
Un  tempo  diffuse  in  tutti  i  terreni  caratterizzati  dall’attività  agro-silvo-pastorale,  le  Testuggini terrestri hanno subito nel corso degli anni un decremento numerico che si è rivelato in Puglia molto rilevante, essendo il territorio della penisola caratterizzato, con la sola eccezione del Gargano, da un andamento pianeggiante che ne rende l’ambiente facilmente accessibile e pertanto soggetto ad un’attività antropica molto più intensa che in qualsiasi altra regione italiana (un esempio di ciò è dato dall’indice di boscosità, che vede le due province meridionali della Puglia, Brindisi e Lecce,  rispettivamente  l’ultima  e  la  penultima  delle  province  italiane  in  quanto  a  superficie  boscata:  la  facile accessibilità delle superfici ha determinato un’indiscriminata alterazione degli habitat naturali, con opere di massiccio disboscamento per l’accaparramento di terra da mettere a coltura prima ancora che per la fruizione di legna per riscaldamento).
Ciò ha comportato nel corso dei secoli un certo isolamento del territorio salentino dalle altre zone della Penisola, le cui influenze sono state limitate nel tempo, ben più di quelle provenienti dalle sponde d’oltre Adriatico a causa dell’uomo.
Gli effetti dell'isolamento sono riscontrabili anche nelle dimensioni degli esemplari che vivono in Salento, che, con l’unica possibile eccezione della Testudo hermanni peloponnesica, sono le più piccole in assoluto fra tutte le provenienze sia italiane che europee (ved. Tab. n° 2), segno probabile di una marcata consanguineità.
Altro punto a sfavore della sopravvivenza in purezza delle Testuggini terrestri salentine sono le frequenti ibridazioni con gli esemplari della sottospecie boettgeri pervenuti lungo le nostre coste più orientali al seguito delle rotte umane.
L’estrema provenienza orientale della Testudo hermanni hermanni è quindi molto fragile, quasi una varietà insulare a causa degli invalicabili confini con le altre popolazioni, in forte pericolo di scomparsa definitiva a causa dei prelievi illegali che vengono effettuati da parte di chi ritrova uno di tali esemplari lungo la propria strada, oltre che a rischio certo di inquinamento genetico a causa dei frequenti rilasci di Testudo  hermanni  boettgeri  importate  sconsideratamente  ed  altrettanto  sconsideratamente  liberate  nei territori salentini.
Una situazione del genere doveva apparire impensabile fino a pochi decenni fa, in un periodo a cui si riferiscono i resoconti degli anziani che parlano ancora di “Cilone” (il nome con cui le Testuggini terrestri sono tuttora chiamate bel basso Salento, un termine dialettale la cui derivazione dal greco –“Chelone”, è il nome della ninfa trasformata in Tartaruga dagli dei - è, come in molti altri del vernacolo leccese, molto chiaro) diffuse in ogni angolo del territorio agricolo della zona; di questi organismi, il cui incontro doveva rappresentare la più ovvia delle banalità,  si faceva un uso alimentare che non interferiva con  la  consistenza  numerica  delle  popolazioni  selvatiche,  dato  che  la  loro  rarefazione  e  progressiva scomparsa sono dei fatti relativamente recenti.

 

Nota n°15 Un esempio di ciò è dato dall’indice di boscosità, che vede le due province meridionali della Puglia, Brindisi e Lecce,  rispettivamente l’ultima  e la penultima delle  province italiane  in  quanto  a  superficie  boscata:  la facile accessibilità delle superfici ha determinato un’indiscriminata alterazione degli habitat naturali, con opere di massiccio disboscamento per l’accaparramento di terra da mettere a coltura prima ancora che per la fruizione di legna per riscaldamento.

 

Proprio al recupero ed alla ricostituzione della popolazione autoctona della Testudo hermanni hermanni salentina, di questa provenienza così soggetta a fenomeni di erosione genetica e di “ibridazione”, con perdita delle sue caratteristiche peculiari e della sua resilienza ai mutati fattori ambientali, era finalizzato il prezioso lavoro, unico nel suo genere e nella sua appassionata conduzione, del compianto Dottor Paolo FRIZ, che si prodigò per molti anni in un'iniziativa, unica nel suo genere, finalizzata al recupero ed alla liberazione in natura di giovani esemplari di  Testudo hermanni hermanni  nate da genitori
sicuramente autoctoni del Salento.
Alcuni documenti del suo “Progetto Cilona” sono tuttora sul Web, a disposizione di chiunque voglia riviverne lo spirito e condividerne la sincera ed appassionata dedizione per la salvaguardia di uno dei più fragili elementi di un ambiente naturale in allarmante, rapida disgregazione.

 

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AA.VV. – “Il Bosco dei Lucci” – Gli Amici del Bosco: il Dr. Paolo Friz
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