Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

BIODIVERSITA' 
CERTIFICAZIONE FORESTALE COME STRUMENTO DELLA GESTIONE SOSTENIBILE DI FORESTE E PIANTAGIONI
12/11/2013
Di Luana ILARIONI, Luigi NASINI, Luca REGNI, Antonio BRUNORI e  Primo PROIETTI 
Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali di Perugia

Descrizione dei sistemi di certificazione presenti nel mondo. Attività svolta per il CFS in Italia nella foresta di Tarvisio (Ud) e nella foresta di Vallombrosa (Fi) e nella FORESTA 2000 a Malta

Riassunto
Affinchè un prodotto di origine forestale o un'opera  realizzata in legno, siano realmente rispettose nei confronti dell'ambiente , ci deve essere la garanzia che il legno provenga da foreste gestite in modo responsabile; la certificazione forestale è l'unico strumento che fornisce garanzia sulla gestione sostenibile delle foreste e sulla tracciabilità dal taglio del bosco fino al prodotto finito.
La certificazione forestale rappresenta anche un impegno per la promozione di una gestione oculata e corretta dei boschi, e per le imprese private un utile strumento di marketing, un'opportunità di ufficializzare e l'impegno imprenditoriale verso l'ambiente.

Abstract
 
In order that products of the forest or made out of wood respect the environment, it must be guaranteed that wood comes from forests managed in a responsible manner. Forest certification is the only instrument that assures sustainable management of forests and traceability from harvest to final product.
Forest certification is a commitment in fostering a responsible and correct management of forests, and as far as private companies are concerned, it is a useful marketing instrument in order to make official the entrepreneur’s commitment toward the environment.

 
 

 

Nel corso degli ultimi anni è cresciuta enormemente la sensibilità dell’opinione pubblica mondiale verso i temi della salvaguardia ambientale, in tutti i suoi aspetti, e nel contempo sono cresciuti l’interesse e la domanda dei Paesi più sviluppati per l’acquisto di beni e servizi rispondenti a precisi criteri di qualità ambientale e di etica, certificati secondo norme e standard nazionali e internazionali. Tra questi beni, anche le produzioni legnose sono entrate a far parte della schiera dei prodotti per i quali il mercato sempre più spesso richiede una certificazione comprovante la compatibilità ambientale del processo produttivo e l’origine legale e sostenibile della materia prima legno. Sia gli operatori della filiera foresta-legno che i consumatori, hanno nel frattempo incrementato la consapevolezza che la commercializzazione di un prodotto non è più la semplice transazione del manufatto, ma comprende una serie di valori che coinvolgono una pluralità di fattori, ad esempio i criteri di produzione, gli impatti ambientali, sociali ed economici del processo produttivo specifico.
Il produttore ha visto il proprio ruolo modificarsi rapidamente: le competenze e le funzioni gestionali si sono notevolmente ampliate e ne è cresciuta la complessità. Rispetto al passato, oggi il produttore deve interessarsi:

  1. al comportamento degli altri operatori con cui interagisce lungo la filiera, compresi gli impatti dei processi produttivi con cui sono stati ottenuti gli input che utilizzerà nel proprio processo produttivo, anche se prodotti in altre aziende;
  2. al ciclo di vita del suo prodotto, e ai processi di uso e consumo annessi, adottando già in fase di realizzazione dello stesso misure per prevenire usi errati che possano causare danni al consumatore;
  3. alla gestione degli scarti del prodotto e delle sue componenti, in termini di previsione degli impatti ambientali dei rifiuti che verranno generati al termine della vita del prodotto già in fase di realizzazione dello stesso.

Nel mondo occidentale, grazie alla crescita del benessere, alla maggiore disponibilità di tecniche e tecnologie produttive e mediatiche, di rapporti, studi e ricerche da parte di organismi, Istituzioni e gruppi di interesse nazionali e internazionali, anche i consumatori hanno acquisito un ruolo più attivo sul mercato.
A seconda del livello culturale, della sensibilità morale ed etica, i diversi tipi di consumatore hanno iniziato ad esigere etichette sempre più precise e ad effettuare sempre più accuratamente le scelte d’acquisto, non solo in relazione alla utilità specifica del prodotto, ma considerando anche gli aspetti che coinvolgono il ciclo produttivo del bene, i comportamenti assunti dal produttore nell’ambito della direzione dell’impresa, delle sue strategie aziendali ed extra aziendali. Non a caso recentemente è entrato nel linguaggio aziendale anche un nuovo termine, cioè responsabilità sociale d'impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR), con cui si intende l'integrazione di preoccupazioni di natura etica all'interno della visione strategica d'impresa: è una manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie imprese di gestire efficacemente le problematiche d'impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività.
Ne consegue che l’atto d’acquisto viene percepito come una manifestazione di consenso verso tutti gli aspetti e valori del prodotto sopra citati. Ecco quindi che il concetto di “qualità” si è ampliato comprendendo, oltre alle caratteristiche proprie del prodotto, anche aspetti legati alla localizzazione, alla struttura e all’organizzazione dell’intera filiera produttiva e dei soggetti coinvolti.
In questo quadro generale si è rafforzato il ruolo della “certificazione” (dal latino: “certum facere”, rendere noto, fornire certezza) da strumento prettamente aziendale, finalizzato all’adempimento di obblighi amministrativi, la certificazione ha acquistato una valenza di strumento di mercato e di comunicazione tra impresa e consumatore, quale attestazione da parte dell’azienda di comportamenti coerenti con le attese del consumatore.
Nel caso del prodotto-legno/carta, ma anche per l’attività dell’edilizia che utilizza il legno, sia per la carpenteria (strutture portanti, coperture, pensiline), la serramentistica (serramenti in genere, rivestimenti esterni, facciate, pareti divisorie, porte, infissi, ecc) e l’arredamento interno ed esterno, ciò equivale ad attestare la compatibilità dell’attività produttiva con gli obiettivi di salvaguardia delle risorse (ambientali, sociali ed economiche), nonché dei valori etici e morali dei soggetti coinvolti.

 
 

Il quadro della deforestazione mondiale

 

La globalizzazione dei mercati ha consentito di avere un’offerta più ampia per la stessa tipologia di prodotti: questi provengono da zone e situazioni socioeconomiche estremamente variabili, realizzati con tecniche e tecnologie diverse e di conseguenza hanno un livello qualitativo altrettanto diverso.
Se da un lato ciò ha determinato indubbi effetti positivi sulla dinamica dei prezzi, dall’altro lato ha comportato l’insorgenza di situazioni di sfruttamento insostenibile e/o illegale delle risorse naturali ed umane.
A livello mondiale negli ultimi dieci anni la media annua di ettari di foreste persi (per cause antropiche o naturali) è scesa a 13 milioni, mentre tra il 1990 e il 2000 si era attestata a 16 milioni di ettari persi all'anno (cioè 161 milioni di ettari tra le foreste naturali e seminaturali: il 94% di tale superficie deforestata era rappresentato dalle foreste tropicali, in particolare quelle di Brasile, Congo e Indonesia). Per avere un termine di paragone, ogni anno è come se sparissero tutte le foreste italiane e austriache messe insieme (o in termini di superficie, come se sparisse una foresta grande come la Grecia).
Nel decennio 2000-2010 è in America del Sud e in Africa che si è registrata la maggiore perdita netta di foreste, rispettivamente con 4 milioni di ettari e con 3,4 milioni di ettari annui. Anche l'Oceania ha subito una perdita netta, in gran parte dovuta alla grave siccità dell'Australia a partire dal 2000. Purtroppo una consistente parte del legname importato in Europa viene da fonti illegali.
 Secondo il Parlamento Europeo, nel 2007, il 35% del legname importato nell’Unione Europea nel 2006 proveniva da risorse illegali, prevalentemente da Russia, Indonesia e Cina; inoltre quasi l’80% del taglio delle foreste in Amazzonia è fuori legge o senza permessi di taglio).
Il taglio illegale di legname è un problema di portata internazionale: è la principale causa di deforestazione e dei cambiamenti climatici (il 25% delle emissioni di gas serra è dovuto alla degradazione delle foreste e alla deforestazione), rappresenta spesso una forma di crimine organizzato, spesso collegata ad altre attività criminali che implicano corruzione, violenza e riciclaggio di denaro. Spesso i profitti di queste attività servono a finanziare guerre civili e acquisto d’armi, soprattutto in Africa.
A titolo di riflessione sul ruolo che ricopre la nostra società in questo contesto, si evidenzia che nel 2009 l’Italia è stata il principale importatore di legname d’Europa e il quarto al mondo. Questo dato potrebbe far riflettere anche sull’importanza di aumentare l’approvvigionamento da fonti locali, per le conseguenti ricadute economiche (offerta di lavoro a ditte e maestranze locali; aumento della gestione e cura del territorio) e ambientali (ridotte emissioni del trasporto; minore impatto sulle risorse primarie tropicali).

 

Definizione di gestione forestale sostenibile

 
La definizione corrente di Gestione Forestale Sostenibile (GFS), adottata ad Helsinki nel 1993 dalla Conferenza Ministeriale per la Protezione delle Foreste in Europa, è: “la gestione e l’uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consentono di mantenerne la biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e nel futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi”.
Una visione più attuale della gestione forestale sostenibile è quella che deve saper conciliare equità sociale, rispetto ambientale e sostenibilità economica.
Le foreste gestite in maniera sostenibile sono quelle in cui la gestione forestale implementa rigorosi standard quantificabili e verificabili, basati su requisiti ambientali, sociali ed economici internazionalmente riconosciuti, standard che rappresentano i principi fondamentali della sostenibilità. L’applicazione del concetto di GFS dal livello prettamente teorico a quello concretamente operativo sottintende diversi aspetti:

  1. definizione di obiettivi di politica forestale a diverse scale territoriali;
  2. monitoraggio dei risultati delle politiche forestali adottate;
  3. confronto tra obiettivi e risultati sia nell’ambito di un singolo territorio, che tra ambiti territoriali diversi;
  4. sviluppo di sistemi statistici finalizzati al monitoraggio di variabili strategiche nell’analisi del settore;
  5. definizione, controllo e rispetto di codici deontologici;
  6. definizione di criteri di finanziamento etico;definizione di disciplinari di produzione e di criteri di GFS a livello aziendale, anche al fine di promuovere dichiarazioni di conformità e certificazioni.
 

Origine della certificazione di gestione forestale sostenibile

 
Secondo la definizione data dalla ISO (International Standard Organisation), il certificato è: “una dichiarazione rilasciata da Ente, Istituzione oppure persona qualificata finalizzata ad attestare l’effettiva esistenza e verità di un fatto, di una situazione, di una condizione”, ossia, è “un’attestazione di parte terza circa la conformità di un prodotto, processo o servizio, a standard predefiniti stabiliti per legge, oppure volontariamente accettati (disciplinari oppure standard)”.
L'allarme per la distruzione delle foreste in aree tropicali e la crescita in tutto il mondo del consumo responsabile hanno fortemente stimolato la richiesta di una certificazione forestale, che si è affermata come strumento di mercato ad adesione volontaria, garantendo ai consumatori l’acquisto di prodotti non provenienti da boschi tagliati illegalmente o in maniera irrazionale bensì da aree forestali gestite in maniera sostenibile.
La certificazione, in ambito forestale, può essere definita come: “una procedura prestabilita e riconosciuta che deve essere verificabile per mezzo di un certificato nel quale venga confermata la qualità della gestione forestale rispetto ad una serie di criteri e indicatori predeterminati (quantitativi e qualitativi) in base a una valutazione indipendente e accreditata”.
L’idea dello strumento della certificazione forestale è nato agli inizi degli anni ’90 grazie alla volontà manifestata da alcune organizzazioni ambientaliste (Amici della Terra, Greenpeace, WWF) di promuovere uno schema internazionale di etichettatura del legno tropicale, al fine di premiare la produzione e il commercio di legname prodotto in maniera “sostenibile”. Solo successivamente questo strumento si è affermato come strumento di mercato, ad adesione volontaria, soprattutto nelle zone temperate, Europa e Nord America.

 

I due schemi di certificazione: di “gestione forestale” e di “catena di custodia”

 
La certificazione forestale deve essere concettualmente divisa in due diversi schemi: un primo tipo di certificazione, la certificazione della gestione forestale sostenibile, riguarda il fatto che una proprietà forestale venga gestita secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il legname o la fibra che ne deriva viene marchiato ed è quindi commerciabile come proveniente da boschi gestiti in modo sostenibile.
Il legname e la cellulosa proveniente da foreste o piantagioni certificate per la corretta gestione forestale, poi, deve poter rimanere rintracciabile nelle varie fasi delle successive lavorazioni, sino al prodotto finito. Questa secondo tipo di certificazione viene denominata certificazione di catena di custodia (in inglese Chain of Custody - CoC). Se il manufatto rispetta le condizioni della chain of custody, anch’esso sarà riconoscibile dal consumatore finale attraverso un apposito marchio.
Una catena di custodia certificata è un modo di provare che un’impresa ha un sistema per “tracciare” i prodotti di origine forestale in tutti i passaggi del processo produttivo, dalla foresta certificata fino alla segheria o alla fabbrica, e da lì, fino ai consumatori.

 

Quali sistemi di certificazione per la filiera “foresta-legno”

 
Un’azienda italiana della filiera foresta-legno che si occupi di gestione del bosco e/o di lavorazione e vendita di prodotti a base di legno ha la possibilità di scegliere tre diversi tipi di certificazione del sistema di gestione ambientale:

  1. La certificazione secondo la norma ISO 14001
  2. La certificazione secondo lo schema del FSC
  3. La certificazione secondo lo schema del PEFC

La caratteristica che li accomuna è che le aziende possono adottarle su base volontaria, cioè non sono obbligatorie per poter accedere al mercato (come per il rispetto delle norme CE, CITES, o della certificazione fitosanitaria).
Resta inteso ovviamente che un’azienda forestale o del legno, per esempio una ditta di utilizzazioni boschive o un consorzio o qualunque altro tipo di organizzazione, (incluse quelle commerciali di prodotti legnosi) può decidere di adottare anche altre certificazioni, come la certificazione del proprio sistema di qualità sulla base delle norme ISO 9000 o la certificazione della sicurezza, la OHSAS 18001.
A parte alcune differenze specifiche, tutti e tre gli schemi di certificazione applicabili alla gestione dei boschi e ai prodotti a base di legno in linea di massima richiedono alle aziende:

  1. di rispettare sempre come minimo le norme e le leggi vigenti (la certificazione non si sostituisce alla legislazione, è uno strumento volontario, con il quale l’azienda si impegna a fare di più di quanto richieda la normativa);
  2. di impegnarsi pubblicamente di fronte alla collettività ad operare per la tutela dell’ambiente;
  3. di operare secondo un piano di gestione e programmazione di lungo periodo;di investire nelle risorse umane.

Tutti questi elementi comuni sono alla base di qualunque sistema di gestione razionale.
Nella tabella 1 sono confrontate le caratteristiche degli schemi di certificazione del settore forestale e del legno a livello internazionale.
Se si entra, però, nel dettaglio sulla garanzia dell’origine legale e sostenibile dei prodotti di origine forestale, anche nell’ottica della certificazione del legno per il settore dell’edilizia, i due unici strumenti al momento disponibili sono le certificazioni FSC e PEFC

 

Diffusione della Certificazione forestale nel mondo e in Italia

 
Al 18 gennaio 2012 si contava una superficie totale di foreste certificate di 386,36 milioni di ettari (ha), poco più del 11% della copertura forestale globale terrestre (le foreste coprono circa 3.454 milioni di ha, il 26% della superficie terrestre).
Al 18 gennaio 2012, lo schema di certificazione forestale più diffuso sul mercato mondiale, è il PEFC con 238 milioni di ha di foreste certificate (il 61,6% del totale), seguito da FSC con 148,636 milioni di ettari (38,4%).
Al 18 gennaio 2012, in Italia erano certificati 802.914 ettari di foresta, corrispondenti al 9,16% sulla superficie totale a bosco (8.759.200 ettari); 744.914 ettari con lo schema PEFC e 58.000 ettari con lo schema FSC.
La certificazione forestale ha trovato più facile applicazione in contesti socio-geografici, come ad esempio in Europa e in Nord America, dove la cultura della gestione forestale può vantare una lunga tradizione e la superficie forestale è in espansione. Questo spiega il dato dell’UNECE/FAO che riporta che a fine 2008 il 25% del legname industriale circolante nel mondo (cioè 387 milioni di metri cubi) proveniva da foreste certificate, con una prospettiva di raddoppiare al 2020.
Il maggior interesse per la certificazione forestale lo hanno manifestato i Paesi importatori di legname e con gruppi ambientalisti molto attivi, in grado di esercitare pressioni a livello politico e sull’opinione pubblica, come per esempio Francia, Gran Bretagna, Germania e Olanda, che hanno preceduto molti altri Stati nello stilare una propria politica per l’acquisto di beni cosiddetti “verdi”, cioè il Green Public Procurement (GPP).
E’ opportuno segnalare che il Parlamento Europeo, in una risoluzione approvata il 16 febbraio 2006, ha formalizzato la dichiarazione che i sistemi di certificazione PEFC e FSC sono considerati equivalenti "a fornire garanzia al consumatore che i prodotti certificati a base di legno derivino da gestione forestale sostenibile che tenga conto del ruolo multifunzionale delle foreste".

 

Conclusioni

 
Affinché un prodotto di origine forestale o un’opera realizzata in legno, siano realmente rispettose nei confronti dell’ambiente, ci deve essere la garanzia che il legno provenga da foreste gestite in modo responsabile; la certificazione forestale è l’unico strumento che fornisce garanzia sulla gestione sostenibile delle foreste e sulla tracciabilità dal taglio del bosco fino al prodotto finito.
La certificazione forestale rappresenta anche un impegno per la promozione di una gestione oculata e corretta dei boschi, e per le imprese private un utile strumento di marketing, un'opportunità di ufficializzare l'impegno imprenditoriale verso l'ambiente.
Vale la pena evidenziare che se il prodotto è locale, la certificazione permette di promuovere e valorizzare anche il proprio territorio e l’economia locale. Non a caso è uno dei principali mezzi attualmente a disposizione per aziende ed organizzazioni che vogliano applicare completamente la propria responsabilità sociale d'impresa.
La recente promulgazione di politiche di acquisti pubblici verdi (GPP) da parte di tanti Stati, compreso l’Italia, valorizza ancora di più questo importante strumento di promozione delle pratiche forestali sostenibili e delle attività imprenditoriali sensibili alle tematiche ambientali (com. pers. Brunori 2011).

 
 
 
 
 
Tab. 1 - Confronto fra i tre strumenti di certificazione nel settore foresta-legno
 
 

La certificazione forestale, seppur di natura volontaria, è l’unico strumento attualmente esistente che fornisca garanzia sulla gestione sostenibile delle foreste e sulla tracciabilità dei prodotti di origine forestale, dal taglio del bosco al prodotto finito. Tale strumento, per la sua strutturazione metodologica e procedurale, può essere utilizzato per fornire garanzia al consumatore finale sulla corretta origine e sulla futura sostenibilità dei beni materiali di origine forestale. Con l’avvento del mercato del Carbonio, la certificazione forestale è stata considerata utile anche per fornire garanzia sulla sostenibilità di beni immateriali, quale a titolo d’esempio la quantità di CO2 atmosferica assorbita dall’ecosistema forestale, successivamente spendibile sotto forma di “crediti di carbonio” sui vari mercati regolamentati o volontari.
Tra i gestori delle risorse forestali italiane, escludendo i proprietari privati che perseguono il profitto come obiettivo principale, alcune organizzazioni pubbliche hanno più responsabilità di altre nella massimizzazione dei beni e dei servizi collettivi offerti dal bosco: il Corpo Forestale dello Stato per esempio, è una forza di polizia ad ordinamento civile che, per obbligo statutario è specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico e svolge la gestione di precise riserve naturali.
In tali aree, dove il rispetto della normativa vigente è garantito per sua natura dai controllori della norma ambientale italiana, l’ottenimento della certificazione di gestione forestale sostenibile dovrebbe essere più semplice che in aree private o in altre aree demaniali. Tuttavia, essendo la certificazione forestale uno strumento volontario di mercato che prevede l’applicazione di regole gestionali “virtuose”,  al momento non è mai stata fatta da parte del CFS una valutazione del proprio livello di preparazione alla certificazione, non esistendo un semplice strumento di valutazione del livello organizzativo e dell’attitudine ad iniziare un percorso di certificazione di gestione forestale sostenibile delle proprie aree gestite.
Obiettivo di questo lavoro di ricerca è quello di creare uno strumento che, in maniera rapida ma efficace, permetta di valutare quantitativamente il livello di preparazione di aree pubbliche in Italia (ad es. quelle gestite dal CFS) e all’estero (un’area forestale pubblica nell’isola di Malta) alla certificazione forestale PEFC (ritenuta più idonea in queste specifiche aree di studio).
In Italia, fin dalle prime certificazioni forestali (1997 per FSC e 2003 per PEFC) è stato chiesto al mondo della ricerca di sviluppare uno strumento per la valutazione preliminare del livello di preparazione per affrontare un processo di certificazione forestale da parte di consorzi forestali, aziende pubbliche o private.
Grazie a Federforeste, che ha finanziato un lavoro di ricerca con tale obiettivo (Brunori et al., 2008), un gruppo di lavoro di dottori forestali è stato incaricato di realizzare una matrice finalizzata alla valutazione del livello organizzativo e dell’attitudine a iniziare un percorso di certificazione del sistema di gestione forestale da parte di un proprietario/gestore forestale. La “matrice” è quindi un facile strumento di verifica finalizzata alla valutazione del livello organizzativo e dell’attitudine a iniziare un percorso di certificazione di gestione forestale sostenibile da parte di un proprietario/gestore forestale di natura privatistica.
La Matrice (tabella 2) compilata indica quantitativamente quanto sia pronta un’organizzazione forestale (sia essa un’azienda privata o un consorzio forestale) a certificare la propria gestione forestale o meglio, quando potrà raggiungere il livello minimo accettabile per certificarsi PEFC o FSC.

 
 
Tab. 2 - Matrice di verifica di un’organizzazione forestale, finalizzata alla valutazione del proprio livello di organizzazione e dell’attitudine ad iniziare un percorso di certificazione del proprio sistema di Gestione Forestale (Brunori et al., 2008)
 

* Persona: si intende una figura professionale (dipendente o consulente) incaricata a svolgere una o più mansioni contemporaneamente, all’interno dell’Organizzazione (sicurezza, qualità, aggiornamento legislativo, ecc.). Quindi non si intende necessariamente un incarico di natura esclusiva

 

Nella tabella 3 sono presentati i requisiti minimi fondamentali e quelli qualitativi necessari per l’ottenimento della certificazione forestale, sia essa Pefc che Fsc. Sono stati previsti due diversi livelli di conoscenza dell’Organizzazione forestale, uno per il suo livello di gestione e di pianificazione forestale e uno per il suo livello di organizzazione interna, costituiti da 10 requisiti ognuno, per un totale di 20 requisiti di cui sette fondamentali e 13 complementari.
La matrice è stata strutturata in maniera tale da presumere due tipi di risposta:

  1. il primo prevede requisiti di tipo binario (Si/No), che in caso di risposta negativa preclude l’ottenimento della certificazione (segnalazione di mancanza di un elemento indispensabile per l’inizio di un processo di certificazione): tali requisiti si definiscono “fondamentali” e in caso di risposta positiva il punteggio equivale a 1, viceversa il punteggio è uguale a 0;
  2. l’altro prevede sempre requisiti di tipo binario (Si/No) che raffigurano il livello di avvicinamento all’ottimale per l’inizio del processo di certificazione del sistema di gestione: tali requisiti si definiscono “complementari” e sono quantificati con un punteggio uguale a quello sopra descritto.

Il valore della somma complessiva del punteggio della matrice sarà prossimo al valore massimo di 20, tanto meno l’organizzazione troverà ostacoli iniziali nell’avvio del processo di implementazione del sistema di gestione.

 

La “matrice” sviluppata dai tecnici di Federforeste è stata costruita per boschi gestiti da privati o da consorzi forestali, non considerando quindi le peculiari condizioni esistenti in aree gestite dal CFS. Per tale motivo la “matrice” di Federforeste è stata modificata e testata in due riserve gestite dal CFS, la Foresta di Tarvisio e la Foresta di Vallombrosa, in maniera tale da poter essere successivamente utilizzata delle rimanenti aree gestite dal CFS.
Dopo un lavoro di concertazione con i funzionari delle sopra elencate foreste, è stata elaborata una “matrice CFS” che permette la quantificazione del livello di organizzazione e dell’attitudine ad iniziare un percorso di certificazione della Sostenibilità della Gestione Forestale di una proprietà gestita dal Corpo Forestale dello Stato.
L’uso di questa matrice permette al Corpo Forestale dello Stato che gestisce una proprietà forestale di valutare con un indice numerico il livello organizzativo e l’attitudine a iniziare un processo di certificazione.

 
 
Tab. 3 - Matrice per valutare l’organizzazione forestale
 

Se il CFS presenta gli elementi base riconosciuti nei sei requisiti obbligatori, le cose saranno già impostate in maniera corretta e quindi il portare a termine il processo di preparazione alla certificazione risulterà più facile; inoltre più il valore della somma complessiva del punteggio della matrice sarà prossima al valore massimo di 10, tanto meno il CFS troverà ostacoli iniziali all’avvio del processo di implementazione del sistema di gestione e quindi alla visita dell’organismo di certificazione e al successivo ottenimento della certificazione forestale.
Esistendo in Italia due sistemi di certificazione (PEFC e FSC), la ricerca ha preferito concentrare la propria attenzione sul sistema PEFC, perché già testato con successo in entrambe le regioni Friuli Venezia Giulia e Toscana (al contrario di FSC) e perché nella Foresta di Tarvisio da tempo sono iniziate le procedure per l’ottenimento della certificazione PEFC.

 


 

Foresta di Tarvisio: inquadramento generale

 
La Foresta di Tarvisio, situata nella parte nord-orientale della Regione Friuli Venezia Giulia in provincia di Udine, si estende per 23.300 ha e ricade nei comuni amministrativi di Tarvisio, Malborghetto e Pontebba, fino ai confini di stato con Austria e Slovenia

 
Figura 1 - Valcanale e confini della Foresta di Tarvisio
 
 

La Foresta di Tarvisio (figura 1) fa parte del patrimonio del Fondo Edifici di Culto (FEC), un ente dotato di personalità giuridica istituito dalla legge 20 maggio 1985 n. 222. L'origine del suo patrimonio deriva dalle leggi della seconda metà del 1800, con le quali lo Stato italiano si appropriò di gran parte dei beni della Chiesa cattolica. E' amministrato dal Ministero dell'Interno attraverso la Direzione Centrale per l'amministrazione del Fondo Edifici di Culto, affiancata da un apposito Consiglio di Amministrazione. A livello provinciale è amministrato dai Prefetti.
La parte più consistente e rappresentativa del patrimonio del Fondo Edifici di Culto e costituita dagli edifici sacri, ma appartengono al Fondo anche numerosi beni di altra natura, tra i quali, appunto, la Foresta di Tarvisio.
La gestione della Foresta è invece affidata al Corpo Forestale dello Stato e tale compito e sancito da una convenzione tra FEC e CFS che, dal 1932, viene rinnovata ogni 9 anni.

 
Figura 2 - Panoramica foresta di Tarvisio
 
 

Per quanto riguarda l’aspetto assestamentale, il territorio della foresta è stato suddiviso in 11 distretti forestali (figura 3), corrispondenti agli 11 comuni catastali, per ognuno dei quali viene redatto un piano di gestione forestale (PGF, o piano di assestamento) con validità quindicennale. I distretti forestali, con le relative superfici, sono riportati nella tabella 4.
I boschi della foresta sono suddivisi in due categorie gestionali: quella che comprende le particelle forestali a funzione protettiva, lasciate alla libera evoluzione naturale e per questo non soggette a utilizzazioni ordinarie, e quella delle particelle forestali produttive, che a seconda delle proprie caratteristiche strutturali determinano le modalità di intervento selvicolturale e l’aliquota di massa legnosa da prelevare (ripresa). Le particelle produttive sono comunque gestite secondo i criteri ecologici della selvicoltura naturalistica, che ricerca i modelli colturali più adatti a ottenere la rinnovazione naturale delle specie autoctone e la stabilità biologica dei popolamenti. Questo metodo è basilare per la conservazione della biodiversità, poiché esclude pratiche quali i rimboschimenti artificiali, le lavorazioni del suolo (concimazione), il taglio raso e la monocoltura. Le singole tipologie forestali sono quindi soggette a specifici trattamenti selvicolturali, basati soprattutto sull’osservazione puntuale dei meccanismi di rinnovazione, che mirano alla continuità del bosco nello spazio e nel tempo.

 
Tab. 4 - Superficie dei distretti forestali della Foresta di Tarvisio
 
 
Figura 3- Distretti forestali della Foresta di Tarvisio Archivio
 
 
 
 
Tab. 5- Superficie forestale ripartita secondo le tipologie di vegetazione
 
 

Foresta di Vallombrosa: inquadramento generale

 
 
 

La foresta è estesa per intero sulla sinistra del torrente denominato "Borro di Lagacciolo"; la riserva interessa un territorio dalla morfologia piuttosto accidentata, caratterizzata da notevoli pendenze, da frequenti incisioni, e, quindi, da esposizioni mutevoli.
La geologia è dominata da una formazione dell’Oligocene, costituita dall’alternarsi di grossi banchi di arenaria di diversa struttura e tessitura. Prevalgono le rocce scistose (galestri), mentre i banchi rocciosi compatti affiorano nelle esposizioni meridionali, soprattutto sulle sponde destre di alcuni fossi.
La foresta copre ininterrottamente il territorio (indice di boscosità 99% circa), svolgendovi un’insostituibile funzione idrogeologica. Per questo, numerose sono le sorgenti di acque freschissime, anche se per la maggior parte captate per scopi potabili. I corsi d’acqua, brevi ed a carattere fortemente torrentizio, presentano magre quasi uguali a zero nei periodi siccitosi.

 
Figura 4 - Carta della vegetazione forestale
 
 
Figura 5 - Panorama della foresta di VallombrosaFigura 5 - Panorama della foresta di Vallombrosa
 

Dominano le formazioni pure di Abies alba (abete bianco), che da sole, occupano oltre il 50% del territorio della riserva, a cui seguono quelle di Fagus sylvatica (faggio), estese nelle zone più alte, di Pinus laricio (pino laricio), di provenienza calabrese, presenti, soprattutto, alle quote inferiori, e di Pseudotsuga menziesii (douglasia o abete americano), di origine nord-americana, i cui maestosi esemplari (alcuni di altezza superiore ai 50 m) svettano tra le fustaie di abete bianco, presente anche l’abete rosso. Nella riserva, inoltre, alle quote medio-basse, vegeta Castanea sativa (castagno) in purezza e variamente consociato con Quercus cerris (cerro), Acer pseudoplatanus (acero montano), A. platanoides (acero riccio), A. opulifolium (acero alpino), A. obtusatum (acero d’Ungheria), Ostrya carpinifolia (carpino nero), Carpinus betulus (carpino comune), Fraxinus ornus (orniello), Corylus avellana (nocciolo), Prunus avium (ciliegio) e con le conifere indicate in precedenza.
Tra le specie del sottobosco, erica scoparia (Erica da scope) diffusa nei boschi cedui misti di latifoglie e conifere e nelle pinete di pino laricio, Rubus idaeus (lampone), Senecio fuchsii (senecio di Fuchs), Prenanthes purpurea (lattuga montana), nelle abetine di abete bianco, Anemone nemorosa (anemone), Oxalis acetosella (acetosella dei boschi), Luzula nivea (erba lucciola) nelle faggete.
In primavera, numerosi altri fiori, quali Crocus albiflorus (zafferano alpino), Scilla bifolia (scilla silvestre), Hepatica nobilis (erba trinità), adornano la foresta di svariati e contrastanti colori.
Nella riserva esiste uno tra i più noti arboreti sperimentali d’Europa, in cui convivono, in mirabile equilibrio, più di 3.000 esemplari di oltre 1.300 taxa, appartenenti ad 85 generi, provenienti da diverse parti del mondo.

 

Risultati ottenuti

 
 
Tab. 6 - Tabella compilata Tarvisio
 
 
 
Tab. 7 - Tabella compilata Vallombrosa
 
 

Da un’analisi dei risultati della matrice, è emersa la situazione riportata nella tabella 6 e 7, cioè che:

  1. secondo il modello di matrice proposto, entrambe le aree gestiste dal CFS hanno i requisiti fondamentali e complementari minimi per poter avviare la certificazione del sistema di gestione sostenibile;
  2. i valori relativi alle informazioni sull’organizzazione interna dimostrano una situazione da migliorare, ma tutto sommato facilmente colmabile, per Vallombrosa dove sarà indispensabile incaricare un funzionario o del personale responsabile del processo di certificazione;
  3. per Tarvisio l’unico punto debole risulta essere l’aggiornamento del piano di gestione, attualmente vigenti per deroga da parte del Servizio Foreste della Regione Friuli Venezia Giulia.
 

Caso studio: MALTA - FORESTA 2000, Ghadira

 
Valutare il livello di organizzazione e capacità di avviare un processo di certificazione del Sistema di Gestione Forestale con il PEFC

 
L'ubicazione del sito di progetto Foresta 2000 (figura 6), si trova due chilometri a nord-ovest del villaggio di Mellieha, ad ovest della Mellieha-Cirkewwa, la strada costiera. A nord è delimitato da una strada che corre sul crinale di Marfa, dove si trova la Torre Rossa. A sud dal versante si trova il confine settentrionale della Holiday Complex Mellieha ed a ovest, la Foresta 2000 termina con le scogliere ic-Cumnija. La planimetria generale è presentata nella mappa 7 (GATT et al., 2008).

 
Figura 6 – Foto panoramiche FORESTA 2000
 
 

Nome  Foresta 2000

Area (ha)  104,83 ha – divisi in tre fhase:
Phase 1 – Crinale di Marfa – 47,.94 ha
Phase  2 – Versante opposto a Nord – 19,73 ha
Phase 3 – Fondovalle – 37,16 ha

Coordinate  35° 58’ 12.36”N, 14°20’38.76”E

Governo locale    Consiglio locale di Mellieha

Partner del progetto BirdLife Malta, Din l-Art Helwa, PARK Department (Ministry for Rural Affairs& Resources)

 
Figura 7 - Map of Malta showing location of Foresta 2000 project site
 
 
Tab. 8 - Description and area of land ownership within the Foresta 2000 project area
 
 

Autorità di gestione
Il sito è gestito da un comitato composto da membri in rappresentanza delle tre organizzazioni:

  1. BirdLife: è una ONG che si occupa della conservazione degli uccelli selvatici e dei loro habitat.
  2. L'organizzazione controlla l'attività che minaccia gli uccelli selvatici, come la caccia illegale, la cattura e lo sviluppo urbano in aree protette sulle isole maltesi. Fondata nel gennaio 1962 come MOS-Malta-Società Ornitologica, è la più antica organizzazione ambientale a Malta.
  3. Din I-Art Helwa: si tratta di una organizzazione (in inglese: National Trust di Malta) non governativa, senza scopo di lucro; è stata fondata nel 1965 per salvaguardare il patrimonio culturale di Malta e l’ambiente naturale.
  4. Fin dalla sua fondazione, Din l-Art Helwa ha restituito numerosi siti di interesse culturale di enorme importanza storica e ambientale. L'organizzazione promuove la conservazione e la tutela degli edifici storici e monumentali, stimolando l'applicazione delle leggi esistenti e la promulgazione di nuove per la tutela del patrimonio naturale e monumentale di Malta.
  5. PARC: è il reparto rimboschimento del Ministero degli affari rurali e dell'ambiente. (Piano di Gestione Foresta 2000 2008-2013)
 

Risultati ottenuti

È stata presentata alla autorità gestionale di foresta 2000 la matrice sopra descritta, adattata per il progetto di FORESTA 2000 con titolo:

“Matrix aimed to assess the level of organization and ability to begin a process of certification of its sustainable Forest Management by Forest 2000 project site” di seguito presentata e completata con le risposte.

 
 
Tab. 9 - Matrice FORESTA 2000
 
 

Ray Vella, persona direttamente responsabile per FORESTA 2000, ha dichiarato: "sebbene non vi siano utilizzazioni dirette per il legname, i benefici indiretti per l'area sono la possibilità, una volta ottenuta la certificazione, di spendere come crediti la quantità di carbonio che gli alberi assorbono e naturalmente il vantaggio di avere un area verde gestita in maniera sostenibile, riconosciuta a livello mondiale in un'isola arida”. 

Nella verifica della matrice, FORESTA 2000 ha raggiunto un risultato molto positivo. Infatti ha tutti i requisiti per iniziare il processo di certificazione forestale. Dalla matrice, fatta in occasione delle riunioni con gli enti di gestione della foresta, è emerso che FORESTA 2000 ha i requisiti di base per la certificazione del sistema.

Dopo numerosi incontri, in particolare con le associazioni BirdLife e PARC, in occasione dei quali si è discusso con loro dei problemi di certificazione forestale, si è giunti alla conclusione di promuovere attività specifiche per permettere loro di iniziare a fare scelte che consentano di certificare la gestione forestale sostenibile di tutte le foreste presenti a Malta.
 
Conclusioni per la parte di attività svolta sulla certificazione forestale e importanza dello strumento “certificazione forestale” per i crediti di carbonio.
 

L’attività di ricerca ha permesso di valutare il livello organizzativo e l’attitudine a iniziare un processo di certificazione forestale per aziende pubbliche italiane e straniere, attraverso la creazione di una specifica matrice. Tale matrice permette di individuare un valore che quantifichi la preparazione dell’azienda per la certificazione forestale.
Tanto più tale numero si avvicina al modello di riferimento, tanto più rapidamente l’azienda potrà iniziare il processo di certificazione di gestione forestale sostenibile. A certificazione ottenuta, come immediata conseguenza di tale risultato, l’azienda potrà proporre al mercato volontario la vendita di una quantità di crediti di carbonio pari a quelli assorbiti dal proprio patrimonio forestale.
Per tale motivo, l’adozione di tale matrice e la successiva implementazione della certificazione forestale può considerarsi uno strumento per individuare ulteriori canali di valorizzazione economica della gestione forestale, oltre che di promozione della propria immagine di corretti gestori del patrimonio forestale pubblico agli occhi della cittadinanza e della società civile, in generale.

 

Bibliografia

 
Archivio UTB Tarvisio
Archivio UTB di Vallombrosa
Brunori A., Castelli S., Molinari L., Tomasetti R., 2008 Una matrice per la verifica
della certificazione forestale. Alberi e territorio n. 6: 48-51.
Gatt A., Raine A., 2008. Foresta 2000 Management Plan (2008 to 2013). BirdLife Malta
Ilarioni Luana, 2011 SEQUESTRO DEL CARBONIO NELLE FORESTE, IN IMPIANTI DA LEGNO E IN OLIVETI – tesi di dottorato