Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

AREE PROTETTE, PARCHI E OASI
LE FORMAZIONI FORESTALI DELLA RISERVA NATURALE DI BELAGAIO
03/07/2014
di Stefano Vagniluca Vice Questore Aggiunto del Corpo forestale dello Stato


 
 

Riassunto

Nella Riserva naturale di Belagaio si trovano formazioni forestali di particolare interesse che costituiscono l’oggetto di questo articolo.
I boschi del Belagaio rappresentano una riserva di biodiversità di valore inestimabile, nel contesto in cui si trovano. L’area protetta, insieme con le circostanti riserve provinciali del Farma e della Pietra è parte fondamentale del SIC (Sito di importanza comunitaria) Valle del Farma, che comprende emergenze florofaunistiche e formazioni di indubbio rilievo.

Abstract
Forestal formations in the Belagaio Reserve
In the natural reserve of Belagaio there are relevant forest formations whichare the subject of this article.
The woods of Belagaio represent a invaluable reserve of biodiversity, inthe framework where they are. The protected area, along with the surroundingprovincial reserves of Farma and Pietra, is a fundamental part of the SCI (Siteof Community Importance) named Farma Valley, which includes endangered species offlora and fauna and formations of undoubted importance.

 
 
Fig. 1 cavalli al pascolo

La Riserva naturale di Belagaio si trova in provincia di Grosseto nel comune di Roccastrada, al confine con la provincia di Siena. Si tratta di territori acquistati nel 1969 dall’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, poi decurtati delle porzioni trasferite al demanio regionale dopo circa un decennio. La estensione attuale è di 157 ettari di cui 125 boscati e 32 a pascolo o resedi di fabbricati.
La riserva è forse più nota perché ospita una porzione consistente dell’allevamento di cavallo maremmano condotto dall’Ufficio territoriale per la biodiversità di Follonica trami il Centro di selezione equestre. È sede di una stazione di monta equina e pertanto molti cavalli maremmani del Corpo forestale dello Stato conservano il Belagaio nel nome come suffisso.

 

La presenza poi di una residenza gentilizia di particolare pregio  il Castello del Belagaio contribuisce a caratterizzare decisamente la zona in modo netto ed inequivocabile.
Eppure nella Riserva naturale di Belagaio si trovano formazioni forestali di particolare interesse che costituiscono l’oggetto di questo articolo.

Fig. 2 Vista aerea del castello

I boschi del Belagaio rappresentano una riserva di biodiversità di valore inestimabile, nel contesto in cui si trovano. L’area protetta, insieme con le circostanti riserve provinciali del Farma e della Pietra è parte fondamentale del SIC (Sito di importanza comunitaria) Valle del Farma - SIC IT51A0003, che comprende emergenze floro faunistiche e formazioni di indubbio rilievo.
I boschi del Belagaio testimoniano l’originario governo a ceduo matricinato, tipico della Toscana collinare centro meridionale. La forma di utilizzazione è ancora visibile nella conformazione delle ceppaie e nella presenza di piante certamente originatesi da seme. La coltivazione dei boschi era una fonte di reddito importante per la proprietà, e veniva diversificata anche per ottenere gli assortimenti ritenuti necessari. Quindi la legna da ardere in primo luogo, ma anche paleria di castagno e legname da opera con qualche pianta di rovere o di frassino, Da tempo i boschi non vengono però utilizzati e questo fa sì che si possano ormai definire formazioni in evoluzione naturale, che tende a far affermare le specie più stabili ed idonee per il tipo di stazione. Tale processo suscita la diffidenza di chi ha visto in passato i boschi ceduati con cadenze piuttosto regolari, ma in un contesto in cui no mancano le utilizzazioni boschive a carico del demanio regionale, la conservazione di una porzione in fin dei conti limitata si ritiene doverosa, oltre che sostenibile.

 
Fig. 3 Agrifoglio

La giacitura e l’esposizione condizionano fortemente la presenza delle specie. Pertanto nei versanti che guardano a nord e nelle collocazioni più fresche si trovano foreste miste con cerro, rovere e carpino bianco, con frequenti ingressi di agrifoglio e pioppo tremolo. Lungo il fiume Farma si trovano formazioni di grande pregio naturalistico con ontano nero, salici, carpini e frassini. Nelle zone sommitali dove le condizioni si fanno più severe per quanto riguarda l’umidità del suolo, il bosco misto cede il posto a formazioni arbustive acidofile, e quindi compare il brugo. Queste zone sono oggetto di ingresso di pino marittimo (Pinus pinaster), che introdotto in zona per rimboschimento di aree denudate, ha trovato un substrato talmente favorevole da rendere necessario un contenimento. Pure introdotto e coltivato sia come fustaia che come ceduo, il castagno è largamente diffuso con individui e ceppaie di dimensioni considerevoli.
Nei versanti meridionali vegeta il leccio le la macchia mediterranea con una ricca partecipazione di eriche. Il substrato acido consente l’affermazione della sughera, favorita nei vari tagli per il prezioso prodotto.
I boschi del Belagaio ospitano specie insolite rispetto a quota e latitudine, la cui presenza può essere definita relittuale, relativa cioè a quanto è rimasto a seguito delle profonde mutazioni climatiche avvenute nei millenni passati. L’ultima glaciazione infatti ha sospinto le specie meno esigenti di caldo e più montane ad occupare latitudini e quote sempre più basse.

 
Fig. 4 Faggio monumentale

Il progressivo surriscaldamento del clima che ne è seguito ha riportato tali specie nelle collocazioni nelle quali siamo abituati a trovarle adesso, cioè a quote e latitudini più elevate. In determinate condizioni di giacitura ed esposizione tali specie hanno trovato il modo di continuare a vegetare.
Nel bosco del Belagaio l’esempio più eclatante è dato dalla presenza della betulla (Betula pendula), specie che conosciamo tipica dei climi continentali, con inverni rigidi ed estati fresche e piovose. Ma altri esempi meno estremi sono dati dal tiglio selvatico (Tilia cordata) o dall’acero montano (Acer pseudoplatanus). Anche il faggio (Fagus sylvatica) è presente nei boschi del Belagaio, specie lungo i fossi e nelle giaciture che consentono quel livellamento climatico cui la specie è abituata, grazie ad una elevata umidità del suolo e dell’atmosfera. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe quindi il faggio si trova al Belagaio a quote più basse del leccio. Questo è dovuto anche al fenomeno climatico dell’inversione termica, che fa sì che durante la notte l’aria fredda, essendo più pesante, nei versanti collinari tenda a scivolare verso le posizioni più basse, che vengono quindi occupate dalle specie che tollerano meno il caldo e le escursioni termiche. Esemplari di pregio per dimensioni e portamento sono frequenti nelle piccole aree pianeggianti poco sopra il torrente Farma
Sotto copertura l’agrifoglio (Ilex aquifolium) e il tasso (Taxus baccata)  riescono a garantirsi quella sufficiente umidità atmosferica tipica del clima atlantico che prediligono.
Formazioni forestali di indubbio interesse botanico e selvicolturale quelle del Belagaio, meritevoli di tutela, ma fruibili dal visitatore attento e rispettoso, che può godere di un paesaggio affascinante e di un ambiente caratteristico e defilato, della cui conservazione si fa carico da oltre quaranta anni il Corpo forestale dello Stato.