Fauna
La Riserva rappresenta un habitat assai favorevole per numerosi animali e in particolare per le specie più tipiche dell’ambiente alpino e dolomitico. Fra i numerosi ungulati troviamo: il capriolo (Capreolus capreolus), osservabile più facilmente nella foresta nel periodo primaverile-autunnale; il cervo (Cervus elaphus), presenza ormai stabile ed abbastanza numerosa, il camoscio (Rupicapra rupicapra), specie più rappresentativa e abbondante sui pendii in quota assieme allo stambecco (Capra ibex), presente in seguito ad un’operazione di reintroduzione avvenuta verso la metà degli anni sessanta.
Nel territorio della Riserva vi sono poi sia la lepre comune (Lepus europaeus) che la lepre variabile o lepre di montagna (Lepus timidus), che durante l’inverno diventa completamente bianca. Non mancano poi i carnivori tra i quali la donnola (Mustela nivalis), l’ermellino (Mustela erminea), la martora (Martes martes), la faina (Martes foine), la volpe (Vulpes vulpes) ed il tasso (Meles meles). Negli ultimi 10-15 anni hanno lasciato tracce del loro passaggio e sono stati avvistati nella foresta di Somadida grandi predatori quali l’orso (Ursus arctos) e la lince (Linx linx), mentre nell’estate del 2016 è stata rilevata la presenza dello sciacallo dorato (Canis aureus).Tra i simpatici abitatori della foresta vanno poi ricordati numerosi esponenti della famiglia dei roditori, tra cui lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), il ghiro (Glis glis), il driomio (Dryomys nitedula), vari topolini ed arvicole tra cui nella parte alta anche l’arvicola delle nevi (Microtus nivalis).
Questi animali, assieme alle marmotte (Marmota marmota) che popolano le praterie alpine sopra i 2000m, rappresentano il principale alimento dei rapaci diurni e notturni, tra i quali è presente la maestosa aquila reale (Aquila chrysaetos), che con il suo volo sovrasta il cielo di Somadida. Tra i rapaci diurni vanno poi menzionati l’astore (Acciper gentilis), il gheppio (Falco tinnunculus), lo sparviere (Accipiter nisus), la poiana (Buteo buteo), mentre tra quelli notturni il gufo comune (Asio otus), la civetta capogrosso (Aegolius funereus) e la civetta nana (Claucidium passerinum), che spesso vanno ad occupare i nidi del picchio nero (Dryocopus martius) e del picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), anch’essi ben rappresentati in foresta, assieme al picchio cenerino (Picus canus).
Vi sono poi la rondine montana (Ptyonoprogne rupestris) e il rondone maggiore (Apus melba). I tetraonidi sono presenti con le quattro specie caratteristiche: il francolino di monte (Tetrastes bonasia rupestris) ed il gallo cedrone o urogallo (Tetrao urogallus major) nella zona forestale, la pernice bianca (Lagopus mutus helveticus) ed il gallo forcello (Lyrurus tetrix) nella parte più alta, tra le mughete e le praterie alpine. Sempre nella parte alta, tra le pareti rocciose, si può ammirare il volo elegante del gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus) o sentire il particolare verso del corvo imperiale (Corvus corax). Tra gli alberi vi sono poi altri corvidi come la ghiandaia (Garrulus glandarius) e la nocciolaia (Nucifraga caryocatactes). Vi sono poi vari tordi tra cui il tordo bottaccio (Turdus philomelos) e la cesena (Turdus pilaris), il merlo (Turdus merula) ed il merlo dal collare (Tordus torquatus), molte cince, come la cincia mora (Parus ater), la cincia bigia (Parus montanus), la cinciarella (Parus caeruleus) e la cincia dal ciuffo (Parus cristatus), il rampichino alpestre (Certhia familiaris), il piccolissimo regolo (Regulus regulus), il fringuello alpino (Montifringilla nivalis), il ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), il cardellino(Carduelis carduelis), il crociere (Loxia curvirostra) che si sposta seguendo le fruttificazioni dell’abete rosso e molte altre specie tipiche delle zone alpine.
Tra i rettili sono presenti sia l’aspide (Vipera aspis) che il marasso (Vipera berus), e la lucertola vivipara (Lacerta vivipara), unica della sua famiglia a spingersi sino a considerevoli altitudini. Per quanto concerne la fauna anfibia si possono osservare tre specie tipiche dell’ambiente alpino di montagna: la salamandra nera (Salamandra atra), la rana rossa o di montagna (Rana temporaria) ed il tritone alpino (Triturus alpestris).
Altro anfibio interessante presente nella Riserva è il rospo comune (Bufo bufo). Nel torrente Ansiei troviamo la trota comune o trota fario (Salmo trutta fario) e lo scazzone (Cottus gobio). Tra gli insetti rivestono rilevanza forestale il bostrico (Ips typographus) e la formica rossa (Formica rufa); sono presenti inoltre vari lepidotteri, di cui citiamo solo due tra le farfalle più famose e comuni nelle aree montane, soprattutto d’estate, la vanessa io (Inachis io) e la farfalla delle rocce (Erebia montana).
Funghi
La Riserva Naturale Orientata di Somadida è assai significativa anche dal punto di vista micologico per quantità e soprattutto per numero di specie fungine rinvenibili al suo interno. La particolare morfologia della zona di fondovalle unita alla notevole altimetria, fino al piano alpino superiore, determina una condizione ideale per la biodiversità fungina che spazia da specie assai note come i “porcini”, “finferli” e i “chiodini” piuttosto che generi di funghi assai complessi e importantissimi per la salute e il mantenimento degli ecosistemi della foresta come “Cortinarus” (assai abbondanti), “Amanita”, “Gomphidius”, “Inocybe”,”Lactarius” “Mycena”,”Ramaria”per citarne solo alcuni
GESTIONE FORESTALE E ATTIVITA’DI RICERCA ED EDUCAZIONE AMBIENTALE
Fino agli anni ’40, con esclusione del periodo della Prima Guerra Mondiale, in cui sono stati effettuati pesanti tagli in due particelle, il trattamento applicato è stato il taglio “cadorino” (taglio saltuario o a scelta) che tende a conferire al popolamento una struttura disetanea.
Dall’istituzione della Riserva Naturale Orientata avvenuta nel 1972 nella foresta non vengono più effettuati dei veri e propri tagli di utilizzazione, ma vengono solo prelevate le piante morte, schiantate, deperienti, cercando di favorire la presenza delle specie secondarie e di disetaneizzare il più possibile il popolamento forestale. Con i nuovi indirizzi di gestione, conseguenti ai rilievi vegetazionali e fitosociologici effettuati dal 2015 al 2016, si sono individuate alcune particelle da indirizzare a bosco vetusto, dove non è previsto alcun intervento ed anche il legno morto e deperiente viene lasciato sul posto, a creare nuovi habitat per batteri, funghi ed insetti e favorire la biodiversità dell’ecosistema.
Nella zona denominata Col Nero, a 1800-2000 m di altezza, è stato rilevato e studiato un importante bosco vetusto composto da larici e pini cembri che raggiungono i 400-500 anni di età, dove sono stati anche effettuati rilievi bioacustici che hanno confermato la presenza di vari volatili e di pipistrelli.