I CORAZZIERI
La costituzione delle Guardie del Corpo

Nel 1675, alla morte di Carlo Emanuele II, la moglie Maria Giovanna di Nemours assunse la reggenza per il figlio Vittorio Amedeo, che aveva allora solo nove anni, ripristinando in detto periodo la compagnia Corazze di Madama Reale. La Duchessa tenne la reggenza fino al 1684, allorquando, a 18 anni, Vittorio Amedeo II prese le redini del ducato, assumendo più tardi il titolo di Re di Sicilia (1713) prima e successivamente quello di Re di Sardegna (1720). Al passaggio dei poteri, i reparti della Casa militare rimasero quelli della reggenza e, solo in un secondo tempo, subirono radicali modifiche, le più importanti delle quali furono l'adozione, per quattro delle compagnie di servizio, della denominazione di Guardie del Corpo e la prescrizione di una uniforme di modello e di colori uguali per tutti i reparti, in base al seguente ordine del Duca: "Havendo noi ordinato che gli soldati delle quattro compagnie delle Nostre Guardie del Corpo in avvenire, cominciando dall'istante anno 1686, siano vestite uniformemente...".

corazzieri_08La Casa militare risultò, pertanto, così articolata:

  • 1^ Compagnia Guardie del Corpo (già Gentiluomini Arcieri);
  • 2^ Compagnia Guardie del Corpo (già Corazze di S.A.);
  • 3^ Compagnia Guardie del Corpo (già Corazze di Madama Reale);
  • 4^ Compagnia Guardie del Corpo (già Archibugieri di Madama Reale);
  • Compagnia Guardie della Porta (già Archibugieri), così chiamata perché aveva in custodia l'interno dei palazzi reali.

Oltre a queste, rimase sempre in servizio la compagnia Svizzeri. Con Vittorio Amedeo II, le compagnie delle Guardie del Corpo furono sempre presenti alle numerose vicende belliche che si susseguirono. Presero parte infatti, fin dall'inizio, alla guerra contro i Valdesi (1686-1689), alla quale il giovanissimo duca aveva dovuto controvoglia aderire, unendo le proprie truppe a quelle francesi condotte dal Catinat, per non inimicarsi il potente Luigi XIV. Il giorno 17 aprile del 1686 si trovarono dislocate a Bricherasio al Gran Quartier Generale del Duca. Nell'avanzata, iniziata dai Ducali il giorno 23, le Guardie del Corpo (appiedate) furono assegnate, coi reggimenti del Monferrato, a guardia della colonna di destra agli ordini di Don Gabriele di Savoia. Secondo alcuni storici, il loro posto nella colonna fu alla testa del grosso.

La vittoria dei franco-piemontesi sui Valdesi non entusiasmò certo Vittorio Amedeo, il quale, desiderando sottrarsi alla servitù della Francia e non potendo da solo opporsi alle prepotenze di Luigi XIV, colse l'occasione per accostarsi alla Grande Alleanza che univa i principali stati d'Europa nella lotta contro i francesi.Ebbe in tal modo inizio un lungo periodo che si rivelò durissimo per il Piemonte. Il 18 agosto 1690, nella battaglia di Staffarda, in cui le truppe di Luigi XIV capitanate dal Catinat ebbero la meglio sull'esercito degli alleati guidato da Vittorio Amedeo e dal Principe Eugenio di Savoia, due squadroni delle Guardie del Corpo, di stanza all'abbazia presso la quale il Duca aveva posto il campo, protessero la ritirata delle truppe ducali su Moncalieri, ove poterono riunirsi ad altri due squadroni della Guardia al comando del Principe Eugenio.

Nella successiva battaglia di Carmagnola si distinsero nuovamente reparti della Guardia del Corpo e ancora, il 4 ottobre 1693 a Orbassano, gli stessi reparti sostennero con eroica fermezza il cozzo del nemico contro il centro e, coi reggimenti comandati dal Marchese di Parella, fecero argine al suo impeto. Quel giorno gli ufficiali e i soldati della Guardia rimasero quasi tutti feriti o uccisi. Tra i feriti vi fu anche il Conte Promis, che aveva servito nella Guardia del Corpo per dieci anni e che, per il comportamento tenuto in tale circostanza, ebbe conferito dal Duca il "carico di maggiore di armata" con patente del 23 maggio 1710. In quello stesso anno venne istituita una nuova compagnia, quella dei Dragoni Guardiacaccia, adibita alla custodia dei territori venatori di proprietà del sovrano e formata, come indica la denominazione, con soldati presi dai reggimenti dei Dragoni. Malgrado le sconfitte subite, Vittorio Amedeo seppe trarre vantaggi insperati sul piano politico e pervenne alla sospirata pace che, per altro, non durò a lungo in seguito alla riapertura delle ostilità per la successione spagnola (1700-1714).

Il Duca, trovatosi nuovamente a combattere contro i francesi, i quali avevano invaso il Piemonte e assediata Torino, lasciata la capitale in attesa dei rinforzi inviatigli dagli stati della Lega al comando del cugino Principe Eugenio, il 7 settembre 1706 poté muovere all'attacco del campo trincerato francese che, malgrado l'accanita resistenza, dovette cedere travolto dall'impetuosa carica delle truppe ducali con alla testa i reparti della Guardia del Corpo. Quella giornata segnò la liberazione della città e l'inizio del tracollo francese. Il 27 settembre 1710 Vittorio Amedeo II soppresse la 3^ e la 4^ compagnia Guardie del Corpo e ridimensionò gli organici delle due rimanenti, portandoli ad una forza di 60 uomini, compresi i sottufficiali, e chiamando a farne parte il personale più valido per doti fisiche e morali. In seguito alla pace di Utrecht del 1713, che concluse il periodo della guerra di successione spagnola, Vittorio Amedeo II ottenne il titolo di sovrano ed il dominio della Sicilia, per cui provvide alla ricostituzione della 3^ compagnia Guardie del Corpo con elementi siciliani e piemontesi, affidandone il comando a Don Giuseppe Alliata Principe di Villafranca.

Dopo la cessione della Sicilia alla Spagna e l'assegnazione a Vittorio Amedeo II della Sardegna, di cui, nel 1720, divenne il primo Re, la 3^ compagnia rimase, ma con personale tutto piemontese. Due anni più tardi fu costituita la compagnia Alabardieri del Viceré di Sardegna.

corazzieri_09L'organizzazione dei reparti della Guardia continuò ad essere sostanzialmente basata sullo schema di quelle dei periodi precedenti, con alcune modifiche e migliorie. Alla uniformità di denominazione, di costituzione organica, di vestiario e di armamento data ai reparti della Casa militare corrispose, sia pure con regole più generali, l'applicazione di criteri di uniformità anche per le altre truppe dell'esercito, del quale detti reparti erano parte integrante. Naturalmente le tipiche funzioni assolte da questi ultimi e la vita condotta in un ambiente del tutto speciale, quale era quello di una corte regale, imponevano caratteristiche differenziali sul piano costitutivo, disciplinare e di trattamento. Per ciò che riguarda la divisa, durante il regno di Vittorio Amedeo II le Guardie del Corpo ebbero giusta corpo chiuso senza veste, calze e mantello rosso scarlatto, poi veste azzurra, stivaloni, cappello tricorno guarnito d'oro, galloni d'argento.

Distintivo speciale del Corpo era la bandoliera di velluto azzurro gallonata in oro con piastre d'ottone; si aggiungevano rifiniture d'oro del giusta corpo con alamari di seta blu a frange d'argento e bottoni di rame dorato. Le Guardie della Porta ebbero lo stesso giusta corpo rosso, veste, calze, paramani e bandoliera azzurra, guarnizioni d'argento al cappello. Le trombe erano guarnite con drappi bleu du Roi con bordi in argento filato e i trombettieri portavano un cinturone rosso con catenella di seta blu e bianca. La Guardia ottenne come trofeo d'onore i timballi conquistati nella battaglia di Torino. In seguito all'abdicazione di Vittorio Amedeo II, nel 1730 salì al trono Carlo Emanuele II, il cui regno si protrasse per ben 43 anni. Durante questo lungo periodo egli si dedicò positivamente alla riorganizzazione dello stato, riservando particolare cura alle cose militari. In quel periodo il Piemonte venne ancora coinvolto nella guerra di successione polacca (1733-1739), prima, ed in quella austriaca (1740-1748) poi. Anche in queste vicende le Guardie del Corpo seguirono sempre il Re, partecipando direttamente alle operazioni militari e guadagnandosi menzioni onorevoli per le ripetute prove di fedeltà e d'onore.

corazzieri_10Dalla documentazione dell'epoca risulta che, ogniqualvolta il Re si recava al fronte, veniva scortato da un picchetto chiamato distaccamento di guerra, composto da 30 Guardie. Quando il sovrano usciva dal suo alloggiamento, il reparto  assumeva  la  seguente  disposizione:  4  Guardie  precedevano,  il comandante camminava al suo fianco, il rimanente del drappello chiudeva la scorta.  Le Guardie del Corpo ricevevano gli ordini personalmente dal Re e ciò costituiva per i reparti una prerogativa che li distingueva dalle altre truppe e di cui le Guardie andavano estremamente fiere.

Il 20 febbraio 1773 salì al trono Vittorio Amedeo III. Gran parte del periodo del suo regno trascorse in pace, per cui egli poté dedicarsi al riordinamento dell'esercito, con l'intento di riformarlo sul modello prussiano di Federico II, considerato il più valido dell'epoca. Sotto Vittorio Amedeo III vennero mutate le uniformi dell'esercito e si stabilirono anche varianti di dettaglio per le Guardie del Corpo, quali il colore delle bandoliere, che doveva servire da distintivo per ogni compagnia: di panno blu per la 1^ scarlatto per la 2^, bianco per la 3^ rimanendo comunque immutata la forma. Tale distintivo rimase fino allo scioglimento delle Guardie del Corpo.

Intanto, mentre dovunque si manifestavano fermenti rivoluzionari, grande era la leggerezza con cui dall'aristocrazia veniva considerata la situazione e, quando gli avvenimenti precipitarono, il turbine della rivoluzione del 1789 imperversò anche negli Stati savoiardi sollevando contro la nobiltà i contadini, i borghesi e in qualche località anche i soldati.

corazzieri_11Nel 1792 la Francia, in nome del principio di nazionalità e di sovranità popolare, invase la Savoia ed il Nizzardo. L'esercito piemontese, costretto a ritirarsi al di qua delle Alpi, entrò nella prima coalizione europea, che peraltro si sciolse qualche anno dopo. Nel 1796 la guerra, già vittoriosa per i Francesi guidati dal Bonaparte, prese un ritmo più celere. Il 27 aprile Vittorio Amedeo era costretto ad accettare le dure condizioni del trattato di Cherasco e, nell'ottobre dello stesso anno, cessava di vivere. Salì al trono Carlo Emanuele IV, il quale, in seguito alla critica situazione politico-militare che si era determinata con l'ulteriore invasione francese del Piemonte, il 9 dicembre 1798 fu costretto ad abdicare in favore del fratello Vittorio Emanuele ed a ritirarsi in Sardegna, dove lo seguirono poche Guardie del Corpo.

Lo Jori riferisce che a quell'epoca, in Sardegna, vi era solamente un drappello di Alabardieri Guardie del Viceré. Tale drappello, l'anno successivo, si trasformò nella Compagnia Alabardieri Reali e continuò ad essere impiegato nella vigilanza dell'interno della dimora reale.

Nell'aprile dello stesso 1799, venne istituita una compagnia di Guardie del Corpo denominata Compagnia Sarda: ne costituirono l'ossatura le Guardie che avevano seguito il Re dal Piemonte, alle quali si aggiunsero altri elementi tratti dalla nobiltà dell'isola. Alla Compagnia Sarda fu affidato il servizio d'onore a corte. Con d'abdicazione di Carlo Emanuele IV, la maggior parte della Guardia del Corpo, conservando grado e competenza da ufficiale, passò alle dipendenze del governo provvisorio francese dando vita allo Squadrone Carabinieri Piemontesi che venne impiegato, dapprima, in servizi d'onore e successivamente, a partire dal marzo 1799, in campagna presso i Quartieri Generali dall'Armata d'Italia. A Vittorio Emanuele I, successo al fratello Carlo Emanuele IV, rimase soltanto la Sardegna, cosicché, fino al 1814, la storia del Piemonte è storia francese.