I CORAZZIERI
La caserma 'Alessandro Negri di Sanfront'
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La caserma, ubicata in Roma in via Venti Settembre 12, è intitolata ad Alessandro Negri di Sanfront, ufficiale decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare, che durante la Prima Guerra di Indipendenza, nel grado di maggiore, fu Comandante dei tre squadroni dei Carabinieri Reali.

Incaricato di garantire la sicurezza del Sovrano Carlo Alberto sul campo di battaglia, l’ufficiale si rese protagonista, con splendida e coraggiosissima iniziativa, del glorioso episodio della Carica di Pastrengo del 30 aprile 1848 che salvò la vita al Re.

L’edificio fa parte del complesso di costruzioni monastiche annesse alla chiesa di Santa Susanna, basilica le cui origini risalgono al VI secolo.

All’attuale configurazione architettonica si è pervenuti attraverso numerose ristrutturazioni avviate sin dal 1590 per volere di Papa Sisto V, che vi sistemò le monache di San Bernardo e vede l’esistenza di due distinti fabbricati, uno a pianta quadrata con cortile interno e l’altro incorporante la citata chiesa.

corazzieri_38Nel 1870, con il trasferimento a Roma della capitale del Regno e con la necessità di individuare una sistemazione vicina al Palazzo del Quirinale per i militari e i cavalli dello Squadrone Carabinieri Guardie del Re, si decise che una parte delle costruzioni monastiche dovesse passare al demanio statale venendo destinata quindi a caserma, lasciando l’altra parte alle monache cistercensi che tuttora presenti, vi conducono ancora oggi la vita di clausura, osservando la regola di San Benedetto.

Nella parte rimasta in uso alle monache le modificazioni sono state pressoché nulle mentre in quella della caserma, per il fatto di essere stata adibita a uso tanto diverso dall’originario, le trasformazioni sono state nel tempo varie, ma tali da non stravolgere il preesistente organismo architettonico.

Nella caserma troviamo, tra l’altro: le scuderie, il maneggio coperto, la selleria, la cappella dedicata a S. Giorgio, il corridoio delle corazze, il refettorio coi suoi resti archeologici e un laboratorio dove vengono realizzati su misura elmi e corazze.

La caserma dei Corazzieri è visitabile, previa prenotazione, tramite il sito web del Quirinale.
(https://palazzo.quirinale.it/visitapalazzo/prenotacaserma.html)



Le scuderie

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Le due scuderie della caserma dei Corazzieri, realizzate a partire dal 1925, possono ospitare complessivamente 43 cavalli. In origine i quadrupedi erano scuderizzati nelle così dette poste. Nel 1975, grazie all’operosità e all’ingegno dei Corazzieri falegnami e maniscalchi, vennero realizzati degli ampi box e i locali assunsero la configurazione attuale, con spazi molto confortevoli e adeguati alle dimensioni eccezionali degli imponenti equini in forza al Reggimento.

corazzieri_39Sono intitolate a “Nearco” e “Dublino”, due cavalli che in passato, in virtù dei risultati ottenuti in ambito sportivo e all’esemplare comportamento tenuto nei servizi, hanno contribuito a dare lustro all’immagine del Reparto.

L’addestramento ed il governo dei quadrupedi è affidato quotidianamente ai Corazzieri, mentre la cura e la scelta dell’alimentazione sono garantite dall’Ufficiale veterinario in forza al Reparto.



Il maneggio

corazzieri_41Quando i Corazzieri si trasferirono nell’attuale caserma, nel 1870, l’addestramento di cavalli e cavalieri avveniva in un’area a cielo aperto, con inevitabili disagi dovuti alle intemperie.

Nel 1926 iniziarono i lavori per la realizzazione dell’attuale maneggio coperto, la cui ultimazione risale agli anni ‘30 del Novecento.

Le dimensioni del maneggio (50 x 20 m e un’altezza di 8 m ca.) sono notevoli, soprattutto se si considera che la struttura è nel pieno centro della Capitale.

Il fondo è realizzato in sabbia di fiume mescolata con tessuto non tessuto, per il rilascio graduale dell’umidità in assenza di polveri.

All’interno del maneggio e nel vicino parco pubblico di Villa Borghese, oltre alle ordinarie attività equestri, vengono svolte le prove delle coreografie che il Reggimento Corazzieri mostra durante il cambio della Guardia Solenne al Palazzo del Quirinale eseguito, tradizionalmente, il 7 gennaio per la Festa del Tricolore, il 17 marzo per l’anniversario dell’Unità d’Italia e il 1° giugno in occasione delle celebrazioni della Festa della Repubblica che ricorre il giorno seguente.

All’interno del maneggio tutti i cavalli del Reparto, in più riprese, vengono quotidianamente allenati o come si dice in gergo equestre … mossi.



La selleria

corazzieri_42Nella tradizione della cavalleria italiana la selleria rappresenta il luogo nel quale i valori del passato e del presente si fondono. La selleria del Reggimento Corazzieri è collocata in una parte di quello che un tempo era il chiostro del convento della chiesa di S. Susanna.

Qui sono custoditi tutti i finimenti che compongono le bardature per i cavalli (l’equivalente dell’uniforme del corazziere) e i materiali utilizzati per le operazioni di pulizia del cavallo eseguite giornalmente per assicurare all’animale un’indispensabile quanto salubre pratica igienica, che prende il nome di “governo della mano”.

Lungo le pareti, adiacenti all’ingresso, sono collocate le selle per il lavoro di tutti i giorni, nonché quelle bardate per le cerimonie che prevedono l’uniforme di Gran Gala del Corazziere, ovvero le scorte d’onore e le cerimonie militari alla presenza del Presidente della Repubblica o di Capi di Stato esteri. Particolare di questa bardatura è la gualdrappa di colore rosso con il ricamo del monogramma della Repubblica Italiana.

Nelle vetrine della selleria sono custoditi testiere e pettorali sia per la bardatura di Gran Gala, sia per la tenuta da campo e i finimenti utilizzati per il lavoro equestre quotidiano.

Particolarmente importante è la conformazione della sella che deve essere realizzata in base alle caratteristiche morfologiche della schiena del cavallo, così da evitargli traumi e patologie alla colonna vertebrale o fiaccature della pelle per sfregamento. Per questo motivo il Corazziere addetto alla selleria assegna ad ogni cavaliere la sella giusta a seconda del quadrupede impiegato.

Il Reggimento Corazzieri custodisce presso questo speciale ambiente anche selle di diversa provenienza: egiziane, tunisine, libiche, americane, etc.: tutti doni offerti ai Presidenti della Repubblica da parte di autorità straniere. Tra questi illustri omaggi vi è anche una testiera per cavallo della Guardia Reale inglese, donata da S.M. la Regina Elisabetta II, nel maggio del 1961, in occasione della sua prima visita di Stato in Italia.



corazzieri_44La cappella dedicata a San Giorgio

Il Reggimento Corazzieri, quale reparto a cavallo dell’Arma dei Carabinieri, ha la sua cappella votiva intitolata a San Giorgio, proclamato Patrono di tutti i cavalieri da Papa Pio XII, nel 1937.

A ricordarcelo è una grande tela realizzata da Erulo Eruli, pittore romano del secolo scorso, che immortala il Santo mentre trafigge il drago e che campeggia su una parete al lato dell’altare.

corazzieri_43La cappella, già suggestiva di per sé poiché ricavata dalla chiusura di parte del porticato cinquecentesco voluto da Sisto V, ospita sulle pareti laterali sei affreschi a tema religioso, opera del Brigadiere dei Corazzieri Michelangelo Ravera, in servizio al Reparto dal 1947 al 1969. L’artista realizzò l’intera serie nel quinquennio 1963-1968 utilizzando come modelli i commilitoni corazzieri e inserendo tra i soggetti di ogni dipinto almeno un cavallo.

Nella cappella sono presenti molti lavori in ferro battuto, eseguiti con riconosciuta maestria dai maniscalchi del Reggimento.

Come da tradizione vengono qui celebrate le principali funzioni religiose e quelle più sentite per il legame con la storia del Reparto, quali quelle per la ricorrenza di San Giorgio (23 aprile), per l’anniversario della battaglia di San Quintino (10 agosto, battesimo del fuoco dei Corazzieri nel 1557), per la “Virgo Fidelis”, Patrona dell’Arma dei Carabinieri (21 novembre) nonché per la vigilia del Santo Natale.



Il corridoio delle corazze

corazzieri_45Il luogo nel quale vengono conservati e mostrati alcuni tra i simboli maggiormente significativi della storia del Reparto è al primo piano dell’edificio più antico della caserma. Prende il nome dagli usberghi esposti in una vetrina, al centro di questa galleria così conservata fin dal 1870, quando l’intera struttura apparteneva alle monache cistercensi del vicino convento di Santa Susanna.

All’inizio del corridoio troviamo la statua del primo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi (1948-1955), che restituì ai Corazzieri i compiti di guardia e scorta d’onore alla più alta carica dello Stato e che rappresenta un ponte ideale tra le due epoche, monarchica e repubblicana, così diverse eppure collegate fra loro dai valori di fedeltà, spirito di servizio ed amor patrio di cui il Reggimento è custode.

A seguire è rappresentata da cimeli l’evoluzione storica del Reparto, il cui battesimo risale al 10 agosto 1557 quando l’allora “Compagnia Arcieri”, Guardia del Corpo del Duca di Savoia, Emanuele Filiberto, primeggiò nella vittoriosa battaglia di S. Quintino.

Sulla parete di destra si possono ammirare alcuni degli Stendardi originali, utilizzati durante i servizi di scorta al Re d’Italia e una raccolta di immagini storiche del Reggimento.

corazzieri_46L’esposizione delle corazze permette di apprezzare l’evoluzione della foggia, degli accessori, dei simboli e dei dettagli dell’elemento certamente più rappresentativo del Reparto.

Costituite da due parti sagomate di ferro battuto a martello e nichelato, unite tra loro da bretelle metalliche e chiuse in vita da cinghie di cuoio, queste speciali armature mostrano al centro del petto una raggiera in metallo dorato che irradia dalle cinque punte di una stella in alpacca, simbolo dell’Italia e delle sue Forze Armate, sulla quale poggia la testa di un leone, segno di forza e di coraggio.

Nella parte finale del corridoio sono presenti, insieme alle immagini dei Presidenti della Repubblica, i doni e gli attestati concessi al Reggimento in occasione dei conferimenti delle cittadinanze onorarie dei comuni di Roma (da oltre 150 anni sede del Reparto), Trieste (che nel 1954, riunificata all’Italia, vide entrare i Corazzieri in scorta al citato Presidente Einaudi) e Martignacco (piccola realtà in provincia di Udine, che ospitò il quartier generale del Re d’Italia e quindi il Reparto che lo seguì, durante la Grande Guerra).

Al termine della galleria osserviamo alcuni dei trofei sportivi vinti dagli atleti Corazzieri durante gare nazionali ed internazionali nelle varie discipline.



Il refettorio

Nel 1964, durante gli scavi per la realizzazione di un nuovo refettorio, nell’area confinante con il convento delle monache di Santa Susanna, emersero i resti di un prezioso complesso archeologico di epoca romana da attribuire a diversi periodi storici e pertinente ad edifici di differente natura.

corazzieri_47È noto che la zona compresa tra le piazze del Quirinale e di San Bernardo fosse occupata da numerose case signorili tra le quali, di maggiore importanza, quella della famiglia dei Flavi, dinastia che con Vespasiano, Tito e poi Domiziano, governò Roma e il suo Impero dal 69 al 96 d.C..

È assai probabile che i resti archeologici rinvenuti siano quelli della casa natale di Domiziano, di cui era proprietario lo zio Flavio Sabino, fratello di Vespasiano, il cui nome compare in alcune iscrizioni.

Gli edifici individuati sotto la caserma consistono in una serie di strutture addossate o sovrapposte ad alcuni tratti murari in opera quadrata, pertinenti alle due fasi delle mura urbane costruite rispettivamente nel VI e nel IV secolo a.C. in blocchi di tufo.

Gli scavi effettuati sotto il pavimento del refettorio della caserma, nell’ambito del secondo livello del ninfeo della villa, hanno liberato circa metà del muro di facciata contenente un grande mosaico parietale e una parte della parete laterale destra dell’ambiente.

La decorazione del grande quadro è costituita per la maggior parte da un’architettura fantastica articolata su tre livelli, corrispondenti alle ali sovrapposte di un porticato con colonne di tipo ionico, sulle quali corre una trabeazione a linea spezzata.

La vivace policromia, la ricerca della prospettiva, l’effetto scenografico delle architetture concepite in forme fantastiche, contribuiscono a dare l’idea di quella moda decorativa che vedrà verso la fine del I secolo d.C. il suo massimo sviluppo.

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