La Riforma Baistrocchi

Gruppo di ufficiali superiori nell'uniforme nera per il servizio in patria adottata nel 1933.
Tra il 1915 e il 1934 pochissime e di minimo conto furono le variazioni all'uniforme del Regio Esercito, che indossò il glorioso "grigio-verde" del Podgora e del Carso, divenuto il simbolo stesso del compimento dell'Unità d'Italia, sin quasi alle soglie del secondo conflitto mondiale. Vero è pure che, a fronte delle esigenze di ammodernamento e di mimetizzazione, confermate appunto sui campi della prima guerra mondiale, che indussero a studiare soluzioni per ottimizzare in un'ottica di praticità e semplicità le già sobrie uniformi adottate nel 1908, esisteva una corrente di pensiero, sostenuta dagli elementi più conservatori delle Forze Armate, che propugnava il ritorno ad un abbigliamento più vistoso e direttamente connesso alla tradizione militare italiana. Difatti, per cercare di venire incontro a tutti senza derogare ai principi di razionalità ormai consolidati dall'esperienza, tra gli anni Venti e Trenta a corredo dell'uniforme grigioverde riapparvero colbacchi, spalline metalliche, bandoliere gallonate ed elmi.

Nondimeno i tempi incalzavano e, con essi, anche le dottrine d'impiego tattico (non tanto quanto poi, alla luce degli avvenimenti successivi, ci si sarebbe potuto e dovuto attendere) in un orizzonte strategico di più vasta portata come proprio la "Grande Guerra" del 1914-18 aveva insegnato (anche qui, non abbastanza rispetto agli eventi di appena vent'anni dopo). Per cui, mentre si reintroducevano capi obsoleti per pure esigenze d'immagine, prendeva corpo una serie di modifiche pubblicate ufficialmente il 14 novembre 1933 in un compendio dal titolo "Aggiunte e Varianti n.2 al Regolamento sull'uniforme del 1931" firmato dal Sottosegretario al Ministero della Guerra generale Federico Baistrocchi, donde il nome di "Riforma Baistrocchi".


Carabiniere nell'uniforme ordinaria prescritta dalle 'Aggiunte e varianti' del 1933.
Le novità riguardavano tutte le uniformi in dotazione al Regio Esercito (e non solo) nel loro complesso, ma, prima di esaminare in dettaglio quelle concernenti i Carabinieri, diremo in estrema sintesi che i cambiamenti fondamentali, sui quali maggiore fu il dibattito tra "conservatori" e "progressisti" furono: l'adozione della giubba grigio-verde a quattro bottoni e altrettante tasche a "toppa", con il collo aperto (il che comportò conseguentemente l'introduzione parallela della camicia con colletto rovesciato e la cravatta di foggia borghese) e la sostituzione del chepì con il berretto piatto detto ironicamente "a padella"; capi che, variamente modificati in alcuni dettagli nel corso del tempo, si sono mantenuti sino ad oggi. Per quanto concerne l'Arma, le uniformi erano pressoché identiche alle altre, solo di colore nero per gli ufficiali, turchino per sottufficiali e carabinieri; l'uniforme grigio-verde venne distribuita allo scoppio della seconda guerra mondiale ai reparti mobilitati.