Conclusa la
seconda Campagna per l'Indipendenza con il precipitoso e deludente armistizio di Villafranca (8 luglio 1859), estesosi il
Regno Sardo - Piemontese sulla Lombardia, le aspirazioni unitarie degli Italiani cominciavano a prendere corpo, soprattutto dopo l'annessione delle province meridionali, iniziata da
Garibaldi e conclusa dal
generale Cialdini con la
resa di Gaeta nel 1861. L'uniforme dei Carabinieri appariva ormai l'emblema di quell'unità che non più lentamente, ma a grandi passi si andava compiendo. Essa era presente in Sicilia, in Calabria, nella Campania Citeriore, poi in Terra di Lavoro, per arrivare ai confini meridionali dello Stato Pontificio, già compresso ad est con l'annessione dell'Abruzzo. In Sicilia, quale Comandante in capo delle forze nazionali e Dittatore,
Garibaldi aveva emanato da Palermo, in data 14 luglio 1860, il decreto istitutivo del "
Corpo di Carabinieri in Sicilia", al cui comando venne designato nell'agosto successivo il capitano dei Carabinieri Reali
Francesco Massiera, giunto nell'isola con 30 carabinieri "piemontesi" per apportare il suo contributo di esperienza alla nascente forza incaricata dell'ordine pubblico.
Ne derivò dopo cinque mesi la
Legione Carabinieri di Palermo. Qualcosa di simile accadde a Napoli, ove il 17 novembre 1860 venne creato un "
Reggimento di Carabinieri Reali per la città di Napoli", comandato dal maggiore
generale Trofimo Arnulfi. Per meglio gestire la notevole diversità di condizioni geografiche e sociali dei territori annessi, si pervenne alla determinazione di creare un "
Comitato dell'Arma dei Carabinieri Reali", organo collegiale di comando che, a datare dal 24 gennaio 1861, sostituì il preesistente
Comando Generale. La decisione venne adottata al fine di conservare ai Carabinieri piemontesi, sardi, siciliani e napoletani i loro comandanti naturali. Infatti vennero nominati membri del Comitato i maggiori generali Antonio Martino Massidda, Giovanni Serpi, Trofimo Arnulfi e Ferdinando di Montù Beccaria, che avevano avuto responsabilità di comando al vertice rispettivamente in Sardegna, in Sicilia, a Napoli e in Piemonte. Va ricordato che nella stessa data del
24 gennaio 1861 il
Corpo dei Carabinieri Reali era stato definito
Arma, anche se tale appellativo gli era stato già attribuito dall'origine nel senso generico di
forza armata.
Intanto anche nella fascia medio-settentrionale del paese l'abilità di
Cavour iniziava a raccogliere i frutti di un'accorta e lungimirante politica. Basti pensare che le sue intuizioni traevano forza da un programma di anticipazione organizzativa, che coinvolgeva largamente i Carabinieri. Infatti, dopo l'inizio della
seconda Guerra d'Indipendenza e in seguito alla fuga del
granduca Leopoldo II, il Comando Generale inviò a Firenze un proprio ufficiale, il maggiore Filippo Ollandini, con l'incarico di assicurare la tutela dell'ordine pubblico in collaborazione con la Gendarmeria locale, alla quale venne dato un ordinamento che ricalcava fedelmente quello dei Carabinieri. Da tale collaborazione nacque la "
Legione Carabinieri Toscani", articolata sulle Divisioni (attuali Comandi Provinciali) di Firenze, Livorno e Siena, destinata a diventare la Legione Sesta nel riordinamento dell'Arma avvenuto agli inizi del 1861. Cosicché, all'uniforme dei Carabinieri Toscani, in tutto simile a quella dei "
piemontesi", non occorreva altro che aggiungere la coccarda, gli alamari e pochi dettagli di buffetteria. L'unità nazionale prendeva dunque consistenza, anche sul piano dell'immagine, con l'uniforme dei Carabinieri.
Nessun altro corpo militare s'impose con la sua presenza operativa e con immediatezza in tutte le province del
nuovo Regno, proclamato il 17 marzo del 1861. Furono molte le necessità conseguenti al nuovo stato di cose sul piano organizzativo e amministrativo. Nel volgere di pochi anni la struttura statale dell'ex piccolo
Regno sabaudo dovette inventarsi schemi nuovi, addirittura colossali per la sua configurazione. E più che mai le Forze Armate, alle quali era demandata la conservazione della nuova realtà acquisita, necessitavano di una revisione globale. L'unità territoriale esigeva anche un'unità formale, quindi occorreva dare ai vari Corpi militari un ordinamento nuovo e rinnovate uniformi. Il che avvenne con ammirevole sollecitudine. Sono del 1864 le norme che fissavano le uniformi degli ufficiali, minuziosamente descritte e illustrate sul Giornale Militare. Appartengono agli anni che vanno dal '61 al '70 alcune innovazioni per i Carabinieri dettate dalle esigenze del servizio d'Istituto, sviluppatosi e adeguatosi alle nuove dimensioni. Le armi da fuoco, già trasformate a percussione nel 1844, non sono più ad avancarica, ma a retrocarica.

Ai militari dell'Arma, sia a piedi che a cavallo, per la particolarità del loro servizio, vengono assegnate le pistole - revolver di nuova concezione, una soltanto, d'ordinanza, che abbandona la fonda da sella per essere portata al fianco, in fondina. Fucili e pistole che ebbero un ruolo determinante nella lotta al brigantaggio meridionale fra il 1860 e il 1870.
Chiaffredo Bergia, il leggendario capitano che debellò numerosi banditi, era infatti dotato del revolver a spillo tipo Lefaucheaux e della carabina modello 1860, riprodotti in queste pagine e che si possono ammirare al Museo dei Carabinieri a Piazza Indipendenza, a Roma. Fra le novità uniformologiche più importanti introdotte negli anni '60 tiene un posto eminente la divisa dei "
Reali Carabinieri specialmente incaricati del servizio d'onore e di guardia presso la persona di S.M.", gli attuali
Corazzieri, istituiti il 7 febbraio 1868. In tale data 80 militari a cavallo, dalla particolare prestanza fisica, vennero concentrati a Firenze per fare da scorta d'onore al corteo reale per le nozze della
Principessa Margherita di Savoia con il
principe Umberto. Essi provenivano dalla locale Legione e da quelle di Bologna e Milano.
Per l'occasione indossarono elmo e corazza già utilizzati nel 1842 per un'analoga circostanza. L'occasionale montura divenne da quel giorno l'uniforme ufficiale di un esiguo contingente destinato ad assumere una ben più consistente dimensione e un prestigioso ruolo con la denominazione di "
Carabinieri Guardie del Re", presto popolarmente ribattezzati "
Corazzieri", nome che oggi detengono ufficialmente dopo essere stati nominati, in seguito alla caduta della Monarchia, "
Carabinieri Guardie del Presidente della Repubblica". Conclusasi la campagna contro il brigantaggio, consolidata la struttura amministrativa del giovane
Regno d'Italia, dopo l'annessione del Veneto non restava che concludere l'unità nazionale portando la capitale a
Roma. Il che avverrà il 20 settembre del 1870. Inizierà un capitolo nuovo per l'Italia, le cui Forze Armate assumeranno emblematicamente, quale distintivo di militarietà e di unità, la "
stelletta", di cui fregeranno alamari e mostrine delle uniformis. Anche per l'Arma dei Carabinieri inizierà una nuova era, non meno impegnativa della precedente.