Gli ultimi mesi del 2003 e i primi di questo nuovo anno hanno visto l’inizio di quella che potrebbe essere una delle più grandi rivoluzioni nella storia del mondo della comunicazione: il passaggio dal sistema televisivo che ci ha accompagnato per più di cinquant’anni – quello che tecnicamente si chiama “analogico” – ad un sistema di trasmissione più evoluto, che, grazie alla propria anima “digitale”, promette una miriade di nuovi canali e servizi.
I prossimi tre anni rappresenteranno un periodo di transizione, in cui vecchia e nuova tv coesisteranno: entro il 31 dicembre 2006, poi, il passaggio alla “tv digitale” dovrà essere completato, con l’abbandono definitivo delle trasmissioni analogiche. Il tradizionale apparecchio televisivo si prepara, di fatto, a diventare un nuovo e pratico elettrodomestico interattivo, nel quale confluiranno le funzioni tradizionali della tv e del computer (alcuni parlano di “teleputer”). Accesso ad Internet, telemedicina, insegnamento a distanza, T-government, sono solo alcuni esempi delle offerte che la televisione digitale metterà a disposizione dei cittadini (vedi box). Una piccola grande rivoluzione che consentirà agli italiani di accedere a nuovi servizi direttamente dalle proprie case, anziché costringerli a lunghe code negli uffici pubblici o privati.
Gli apparecchi televisivi che oggi abbiamo in casa ricevono i canali in analogico, una tecnologia di trasmissione messa a punto tra la fine degli anni Quaranta ed i primi anni Cinquanta: le informazioni di luminosità e colore dell’immagine sono trasportate da un segnale elettrico che varia continuamente nel tempo e che, irradiato dalle stazioni ripetitrici, raggiunge le antenne delle nostre case viaggiando nell’etere. Le prime radio e tv erano a valvole, e consumavano molta elettricità. Successivamente, i transistor permisero di amplificare segnali elettrici modulati, senza le distorsioni tipiche delle valvole e senza “scaldare” troppo. Tra gli anni Cinquanta e i Settanta, poi, fu la volta del colore, che segnò un cambiamento epocale rispetto alle vecchie trasmissioni in bianco e nero.
Questi cambiamenti, tuttavia, non interessarono mai le modalità di trasmissione: mentre la tv rimaneva ancorata all’analogico, in tutti gli altri settori dell’elettronica e delle telecomunicazioni diodi e transitor lasciavano la scena ai microprocessori, con relativa miniaturizzazione di apparecchi e componenti. Pian piano, le tecniche di rappresentazione numerica delle informazioni hanno conquistato sempre più spazio, e oggigiorno praticamente ogni tipo di dispositivo elettronico, dal computer al cellulare, funziona in digitale. Non c’è da stupirsi, quindi, se finalmente anche la televisione ha deciso di rinnovarsi e di adottare un sistema di trasmissione numerico, più robusto nei confronti di disturbi ed interferenze e capace di offrire molti più canali e servizi.
La tv digitale, in verità, non è una novità assoluta: chi possiede parabola satellitare e decoder, o i pochi fortunati che risiedono in zone cablate in fibra ottica, ricevono già programmi in digitale (anche se ne possono apprezzare i vantaggi solo se in possesso di un televisore adeguato).
La rivoluzione di cui si fa un gran parlare in questi ultimi tempi riguarda, invece, la versione “terrestre” di tale tecnologia – indicata, in gergo, con l’acronimo Dtt (Digital Terrestrial Television) – ovvero quella che, sfruttando le stazioni trasmittenti già attive e le antenne già esistenti, centralizzate o meno, porterà il digitale in casa di tutti. Basterà un opportuno adattatore (il set-top-box, un decoder assai simile a quello a cui già siamo abituati per la tv via satellite) che consentirà di continuare a utilizzare, oltre all’impianto d’antenna esistente, anche lo stesso apparecchio televisivo (prima di vedere sul mercato apparecchi tv di nuova concezione, con decoder integrato, già predisposti per ricevere segnali numerici).
Il decodificatore digitale potrà avere diverse potenzialità, a seconda del tipo e del prezzo, partendo da modelli base con funzioni limitate (una sorta di televideo evoluto) fino ad arrivare a versioni dotate di interattività spinta (anche Internet) e di diversi optional, come tastiera per Sms, posta elettronica e videoscrittura, videocamera e microfono per chiacchierare con gli amici dotati di computer o di videotelefonino di ultima generazione.
Si capisce, allora, che definire la Dtt semplicemente come una nuova televisione sia senz’altro riduttivo! Il punto di forza della tecnologia digitale è quello di garantire una miglior qualità delle immagini e, al contempo, una minore occupazione delle frequenze in aria (o, se si vuole, un più alto numero di canali a parità di banda utilizzata). Il maggior handicap della tv analogica è, infatti, la “risoluzione”, ovvero la quantità di informazioni che è possibile visualizzare sullo schermo.
Gli apparecchi televisivi tradizionali possono mostrare 525 righe ogni trentesimo di secondo e, facendo un po’ di conti, non è difficile scoprire che ciò equivale ad una risoluzione di circa 500x400 pixels (punti luminosi): sensibilmente meno dei peggiori monitor per pc che troviamo oggi in commercio. Adattando l’intera catena di rice-trasmissione alle tecnologie numeriche, si potranno ottenere risoluzioni anche 10 volte superiori, con una differenza di qualità sensibile, ancora più evidente con le immagini in movimento (senza contare che anche l’audio risulterà migliore).
Inoltre le informazioni, ridotte a dati numerici, possono essere compresse, cioè essere trattate secondo un procedimento informatico denominato Mpeg-2 (Movie Picture Expert Group), che permette di eliminare il superfluo e trasmettere solo quanto strettamente necessario ad una corretta visualizzazione dell’immagine. Si viene così a moltiplicare il numero di canali trasmessi contemporaneamente da un’unica frequenza: un solo canale digitale da circa 20 Mb/s (megabit per secondo) potrà trasportare sia una singola trasmissione ad altissima qualità (si parla, in questo caso, di Hdtv, High Definition Tv, cioè Tv digitale ad alta definizione), sia, in base al rapporto di compressione di volta in volta utilizzato, diversi sottocanali meno definiti.
In sostanza, riceveremo molti più programmi, con le emittenti nazionali che potranno ampliare la loro offerta televisiva, diffondendo numerosi canali tematici, emittenti locali che tenderanno a consorziarsi e a costituire poli di informazione “alternativa”, canali stranieri prestigiosi che finalmente saranno appannaggio di tutti.
Il digitale promette molto, quindi, ma, come sempre, un conto è la teoria, un altro la pratica! La maggior parte dei Paesi europei sta muovendo solo ora i primi passi: Gran Bretagna e Spagna, che hanno anticipato tutti tentando la via degli investimenti privati, hanno registrato sonori flop, e sono state costrette a posticipare nel tempo la data di decollo definitivo della nuova tecnologia (2012 nel Regno Unito). E in Italia non ce la passiamo molto meglio.
Il problema principale è quello degli ingenti investimenti iniziali che sono necessari per l’ammodernamento delle infrastrutture. Scegliere la via dell’investimento privato comporterebbe tempi molto lunghi. Per l’affermazione commerciale della tecnologia Dvd sono serviti sei anni, e ancora oggi non parliamo di un prodotto di largo consumo. La tv digitale impiegherebbe probabilmente un tempo ancora maggiore ad affermarsi senza incentivi pubblici.
Ci sono inoltre grossi problemi di natura commerciale che ostacolano fortemente la nascita di iniziative private in questo settore: la concorrenza con la tv satellitare è troppo forte e le prospettive di introiti pubblicitari sono troppo basse nel breve/medio periodo. Non solo: non esiste una produzione industriale di massa di televisori e/o decoder per la tv digitale a prezzi accessibili su cui i consumatori alle prese con il caro-euro possano buttarsi: tutto porta a pensare che la tanto auspicata “piattaforma digitale terrestre” potrà decollare solo grazie ad un deciso intervento del settore pubblico.
In conclusione, nonostante le difficoltà non c’è dubbio che la nuova televisione digitale segnerà un cambiamento decisivo nel nostro modo di concepire la tv. Sicuramente avremo una scelta più ampia e articolata, ma alla fine saranno la qualità dell’informazione e la novità dei contenuti a determinare il successo o il fallimento della tv di domani.