I Carabinieri nel Novecento italiano - 26 - 1941: La guerra è mondiale

Con questa serie vogliamo riproporre il cammino dell’Arma nel secolo appena trascorso. Un cammino complesso, a diretto contatto con il sofferto sviluppo della storia patria, ma che vede l’Istituzione sempre in primo piano, cosciente dello spirito del tempo e dell’importanza del suo ruolo nel quotidiano rapporto con la gente. Un’Arma “unica al mondo”, grazie ai suoi valori ed ideali, sempre al di sopra delle parti e al servizio del popolo

Il generale Erwin  Rommel, la Volpe del Deserto e un suo sottopostoSul fronte dell’Africa settentrionale, Graziani è fermo a Sidil el-Barrani con poche intenzioni di muoversi. Le nostre debolezze sono due: la mancanza di una visione chiara della guerra nel deserto, che richiede unità mobili, piccole, audaci, anziché divisioni e corpi d’armata, e la mancanza di quei “carri” che invano i tedeschi hanno offerto in più occasioni e che sono stati rifiutati. Inoltre, non abbiamo “esperti” nell’impiego di unità corazzate. Malgrado Badoglio insista nel dire ai tedeschi che gli italiani necessitano al massimo di Stukas, nell’incontro del 3 ottobre 1940 al Brennero si giunge a una intesa tra Hitler e Mussolini per l’invio di cento carri. Il 15 novembre, però, a Innsbruck, Badoglio e Keitel decidono di rinviare le decisioni a dopo la conquista di Marsa Matruh.

La forza d’urto inglese può contare su oltre 400 tra carri da 30 t, medi (da 15), leggeri e autoblindo. L’attacco non previsto si sviluppa in due fasi: la prima dal 9 dicembre al 22 gennaio 1941, con l’eliminazione delle forze italiane dei capisaldi di Ni-Beiwa-Tummar-Sidil el-Barrani dove Wavell, a fronte del successo ottenuto (38mila prigionieri, tra cui 4 generali, con 237 cannoni, 70 carri, circa 1.000 automezzi), decide di proseguire l’avanzata. La seconda fase (5-10 febbraio) è caratterizzata dalla resistenza delle forze in ripiegamento (Graziani è a 500 km dal fronte) e dalla continua pressione inglese che consentirà la conquista di Bengasi, Beda Fommo ed El-Agheila. L’Italia perde tutta la Cirenaica, Graziani chiede di essere sostituito: viene rimpiazzato dal generale Italo Gariboldi. Già il 19 dicembre il Comando Supremo, per incarico di Mussolini, aveva chiesto aiuto immediato per la Libia (una divisione corazzata, armi ed attrezzature per 10 divisioni e materie prime per l’industria bellica; il generale Marras, addetto militare a Berlino caldeggerà, inoltre, un intervento diretto tedesco).

Il 9 gennaio Hitler davanti allo Stato Maggiore riunito dice: «È importante che gli italiani non perdano la Libia... È importante inviare in Libia un reparto tedesco che funga da diga...». Nell’incontro con Mussolini del 19 promette l’invio di forze tedesche verso la metà di febbraio, in concomitanza con l’invio dell’“Ariete” e della “Trento”. Il comando è affidato al generale Erwin Rommel: inizia l’operazione Sonnenblume (Girasole). Intanto, il 10 gennaio, 40 bombardieri tedeschi del X Corpo aereo di stanza in Sicilia colpiscono sei volte la portaerei “Illustrious”, costringendola a riparare ad Alessandria e rendendo così sicura la rotta per Tripoli. Per l’Italia, la “guerra parallela” si trasforma in “guerra subalterna”.

la riscossa (24 marzo-11 aprile). Rommel giunge a Tripoli il 12 febbraio alle dipendenze di Gariboldi. Iniziano i primi screzi, l’italiano vorrebbe trincerarsi a Tripoli per una guerra statica, mentre Rommel freme per attaccare tra Buerat e Sirte (guerra di movimento). Il 14 inizia l’afflusso tedesco che viene inviato a rinforzare le poche forze italiane in attesa dell’arrivo dell’“Ariete” e della “Trieste”. Il 18 il contingente germanico assume la denominazione di Africa Korps (15a e 21a Divisione corazzata, la 90a e più tardi la 164a motorizzata, accompagnate da un forte nucleo aereo Stukas, la 2a Luftflotte, comandata dal generale Kesselring).

Rommel si reca subito in prima linea «conquistando le simpatie dei militari italiani per il suo dinamismo e per la struttura delle unità tedesche» (tra cui: mensa eguale per tutti). Il 24 primo scontro tra tedeschi e britannici: apprensione a Londra, con Wavell che prevedeva un attacco non prima di due mesi. Il 24 marzo, invece, si svilupperà un’azione fulminea su due linee: lungo l’asse costiero della via Bolbia, da parte italiana con rinforzi tedeschi, e lungo le piste interne, da parte delle forze corazzate tedesche e italiane (l’“Ariete”). Rommel è sul campo. Lo stesso 27 è riconquistata El-Agheila, il 2 marzo Marsa Brega, dove gli inglesi lasciano 800 prigionieri, e Agedabia da parte dell’“Ariete” (generale Baldassare) e della Divisione di fanteria “Brescia” (generale Zambon), il 4 Bengasi. Tra i britannici si diffonde il panico. Gariboldi, che si porta in linea, tenta di fermare Rommel per attestarsi prima di riprendere l’offensiva (guerra statica). Rommel si appella a Hitler, e Mussolini dà ragione a Rommel. Il 6 aprile vengono catturati i generali O’Connor e Neame. Inizia l’attacco alla piazzaforte di Tobruk, dove si erano asserragliati 36mila australiani i quali, grazie alle opere difensive a suo tempo realizzate dai genieri italiani, possono disporre di ottime posizioni. Tanto che Rommel si chiede “il perché” la piazzaforte sia stata abbandonata. Gli attacchi italo-tedeschi vengono respinti il 10 aprile, per cui Rommel decide di porre l’assedio e proseguire il 12 per Bardia, il 13 per la Ridotta Copuzzo fino a Sollum e Halfaia, oltre il confine anglo-egiziano.

L’oscillazione del pendolo è tornata alla fase iniziale. Wavell ha subito l’annientamento del grosso delle sue forze. Falliscono altri tentativi per Tobruk il 13, il 16 (con l’“Ariete”) e il 19. Rommel con le forze corazzate ha portato anche la “testa del serpente” cioè le trasmissioni decrittate con Enigma, che i britannici erano riusciti a decrittare con Ultra, grazie al quale potevano conoscere in tempo reale tutti i messaggi da lui trasmessi e ricevuti: tra questi anche i movimenti riguardanti i convogli italiani con i rifornimenti. Il primo risultato si avrà tra il 14 e il 15 aprile davanti alla costa tunisina, dove 4 cacciatorpediniere britannici affondarono 5 piroscafi italiani e l’intera scorta di 3 cacciatorpediniere (“Luca Tarigo”, “Baleno”, “Lampo”). I tedeschi non seppero di questa grave falla se non dopo la fine della guerra. Nelle loro memorie storiche né Churchill né i suoi marescialli (in testa il fantasioso Montgomery) hanno mai rivelato che le loro “gloriose” vittorie furono ottenute grazie a Ultra, che consentiva di conoscere preventivamente i movimenti dei convogli e delle forze terrestri (come El-Alamein).

Torniamo sulla linea del fuoco: il Passo di Halfaya, in territorio egiziano e base di partenza per una decisiva offensiva in Egitto, dà inizio ad una vera e propria guerra anglo-francese per il possesso del Medio Oriente, conquistato il quale gli italo-tedeschi, oltre ad acquisire i giacimenti di petrolio, potevano minacciare l’Unione Sovietica. Questa guerra è poco conosciuta (anzi, per niente): dopo l’invasione tedesca coinvolgerà le due France (di Vichy e di de Gaulle), gli italo-tedeschi, la Gran Bretagna e l’Unione Sovietica. Per i britannici è, quindi, indispensabile garantirsi le spalle. Gli avvenimenti in Medio Oriente, nel momento considerato, verranno riassunti inseguito. In sostanza, il Passo di Halfaya è di importanza strategica; il 25 aprile viene assalito e il 27 conquistato dagli italo-tedeschi; il 15 maggio i britannici, per rialzare il loro prestigio nel mondo arabo, lanciano l’operazione Brevity riconquistandolo; alla fine di maggio, nuovo assalto alla baionetta dell’Asse, che pone in fuga il Reggimento “Goldstream”; dal 15-16 maggio gli inglesi ci riprovano con l’operazione Battleax, “Ascia di guerra”, con obiettivo il Passo e la liberazione di Tobruk con forze notevoli (25mila uomini e 180 carri). Viene circondato il Passo, difeso da un battaglione tedesco della 15a e da artiglieri italiani che respingono l’attacco. I britannici tentano di giungere a Bardia: controffensiva di Rommel. Gli inglesi si ritirano. Il 21 giugno, a causa di questa sconfitta, Churchill silura Sir Archibald Wavell sostituendolo con Sir Claude Auchinleck.

Una moto-mitragliatrice tedesca insabbiata nel deserto libicoNei mesi di luglio e agosto il fronte rimane fermo: tutta l’attenzione è rivolta alla gigantesca battaglia sul fronte russo. A settembre Rommel, dopo una ricognizione (chiamata “Sogno di una notte di mezza estate”), si convince che i britannici sono a riposo e che quindi può eliminare Tobruk. Grave errore, perché Churchill ha ordinato un’offensiva con il compito di cacciare gli italo-tedeschi dal Nord Africa, ricongiungersi con i francesi “gollisti” del Ciad e preparare l’attacco contro l’Italia, che giudica «il tenero basso ventre dell’Asse». Premessa all’offensiva è il controllo del Medio Oriente, con rapide campagne condotte contro i francesi di Vichy in Siria e Libano e gli arabi filo-Asse in Iraq e Iran. In Iraq opera il partito Baath dichiaratamente filonazista. Anche la Palestina è in fermento, col Gran Muftì di Gerusalemme filoitaliano (l’Italia progetta la costituzione di una “Legione araba”). Pertanto, la Gran Bretagna vuole giocare una partita definitiva per evitare una rivolta nell’area, che seguirebbe ad una affermazione dell’Asse. Per questo, per l’operazione Crusader, schiera una poderosa armata formata da: 150mila uomini, 749 carri, 200 autoblinde, 900 cannoni più una riserva con altri 500 carri; il tutto con l’appoggio di 935 aerei, contro 100mila italo-tedeschi, con appena 320 carri, 500 pezzi di artiglieria e 400 aerei. La superiorità britannica è schiacciante. Non solo: grazie a Ultra e al radar, nell’autunno gli affondamenti dei rinforzi e dei rifornimenti dall’Italia registreranno un picco senza precedenti. Solo dal 18 novembre al 1° dicembre vengono distrutti 814 carri e autoblinde, abbattuti 127 aerei; oltre 9.000 i prigionieri, tra cui tre generali. A fronte del disastro, Auchinleck caccia il generale Cunningham e lo sostituisce con Ritchie: le truppe in preda al panico sono «trattenute» a fatica e «obbligate a tornare al loro posto».

Nelle retrovie italo-tedesche, i Carabinieri si distinguono nei combattimenti contro “infiltrazioni” di reparti mobili (i “diavoli” di Campbell). Dall’8 dicembre al 12 gennaio avviene il ripiegamento ordinato delle forze dell’Asse fino a El-Agheila, sotto la protezione dei presidi di Bardia, Sollum, Halfaia, Sidi Omar, che impegnano tenacemente, sino al 17 gennaio, il XXX Corpo d’armata inglese, la Brigata “Francia Libera” e la Brigata polacca. In questa operazione si distingue in maniera epica la Divisione fanteria “Savona”, costituita da quei soldati tanto ignorati quanto disprezzati da Churchill, la cui offensiva costerà, nel totale, circa 60mila morti e la perdita di 600 carri per arrivare ad occupare la sola Cirenaica. Quasi una sconfitta, in quanto l’obiettivo della cacciata dal Nord-Africa delle forze dell’Asse avverrà dopo ben altri 13 mesi di cruenti combattimenti.