Eroismi di ogni giorno

In questo nuovo spazio vogliamo mettere in luce singoli episodi di militari che sono stati protagonisti di azioni meritevoli nella quotidianità. Non importa che siano episodi di rilevanza nazionale. Un piccolo gesto può avere un grande significato. Perché indica la consapevolezza dei militari di essere non solo tutori della legge ma anche punto di riferimento e sostegno morale della popolazione in ogni occasione della vita

Operazione: “Lucciole dimenticate”

Alle prime luci dell’alba del 21 ottobre 2003, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Corigliano Calabro (Cs), in collaborazione con l’Arma di Scalea, al termine di lunghe e delicate indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti giovani di Cassano allo Ionio.

L’operazione, denominata dagli investigatori “Lucciole dimenticate”, è il felice epilogo di una complessa attività investigativa che, attraverso azione di intelligence, analisi di informazioni e assidui servizi di controllo e pedinamento, hanno permesso di individuare i responsabili di attività criminose che andavano dalla rapina a mano armata al sequestro di persona, dal porto e detenzione abusiva di armi da fuoco alle lesioni personali e minacce, ai danni di giovani prostitute extracomunitarie, che svolgevano la loro attività nella zona denominata “Sibaritide”.

Le indagini si rivelavano, da subito, complesse: sia per la localizzazione ed individuazione delle vittime, sia per il timore delle stesse donne a denunciare l’accaduto a causa della loro posizione irregolare nel territorio italiano, sia, infine, per le omesse denunce da parte dei clienti occasionali, vittime anch’esse dei reati contestati ai cinque, ma restii a denunciare i fatti per timore e vergogna di un’eventuale divulgazione della notizia.

Nei confronti delle prostitute, a causa della preziosa e totale collaborazione fornita nel corso delle indagini, è stato attivato un particolare programma di reinserimento sociale, con la speranza che possano, in futuro, avere una vita diversa e senza dubbio migliore. Perché è sbagliato pensare che delle donne, soltanto a causa della vita che conducono, debbano subire azioni di tale violenza, senza che nessuno se ne preoccupi. È probabile invece che gli stessi reati consumati ai danni di comuni cittadini avrebbero generato sentimenti più aspri nei riguardi degli autori.

Ma la professionalità, e ancor di più il tatto mostrato dai militari dell’Arma, basato su un continuo e costante approccio con le giovani vittime, ne ha determinato la loro collaborazione. Da questa è emerso un universo marcio, un sottobosco di estremo disagio sociale e, cosa ancor più grave, una abissale indifferenza collettiva.

Coraggioso salvataggio tra le fiamme

A Palma Campania in provincia di Napoli, lo scorso 7 dicembre per cause sconosciute, si è sviluppato un incendio nell’abitazione dei coniugi Salvatore e Annalisa Nunziata.

A causa del denso fumo e delle fiamme che si erano già estesi all’intero appartamento, sono rimasti intrappolati all’interno della appartamento la signora Annalisa e Giuseppe, il suo bambino di appena due anni.

Fortunatamente, nei pressi dell’abitazione vi erano il maresciallo Franco Di Gioia, libero dal servizio, e il signor Antonio Catapano. I due sono saliti sul balcone dell’appartamento in preda alle fiamme e, senza esitare vi si sono introdotti, riuscendo a localizzare e trarre in salvo prima il bambino e successivamente la mamma, dopo aver vinto la resistenza della signora colta da una comprensibile crisi di panico.

Poi, in attesa dell’arrivo dei Vigili del Fuoco hanno cercato di impedire alle fiamme di raggiungere la conduttura del gas che alimenta gli impianti dell’appartamento e, per maggior sicurezza, hanno fatto evacuare tutto lo stabile. Si sono prodigati inoltre con degli estintori per circoscrivere le fiamme, poi definitivamente domate dall’intervento dei Vigili del Fuoco di Nola.

Grazie dunque all’immediato intervento del Comandante di Stazione Di Gioia e del signor Catapano i danni alla fine hanno interessato soltanto cose materiali.

Questo episodio evidenzia l’altissimo senso del dovere, l’intelligenza, la professionalità e lo spirito di sacrificio del maresciallo Franco Di Gioia.

Sono state avviate le pratiche per riconoscere tangibilmente al maresciallo Di Gioia il gesto di grande coraggio compiuto per salvare due vite da morte sicura.

Due carabinieri salvano un padre disperato

Lo scorso 29 novembre, a Corciano, in provincia di Perugia, alle 7 del mattino, un uomo disperato si è arrampicato su una gru alta 50 metri, deciso a rivendicare la possibilità di rivedere i propri figli di otto e undici anni dopo lunghi anni di battaglie legali.

Le trattative con l’individuo, si sono rivelate subito difficili. L’uomo, in stato confusionale, sicuramente mal consigliato in passato, non voleva parlare con nessuno e si era attrezzato per rimanere a lungo sulla gru. Inizialmente si è pensato di intrattenerlo per il tempo necessario affinché si predisponesse un mezzo che gli potesse evitare una caduta mortale. Purtroppo, però, ci si era accorti dell’impossibilità d’installare un pallone gonfiabile in grado di proteggerlo: la gru, infatti, si ergeva in un cantiere aperto in un’area dalla quale sporgevano i ferri delle fondamenta di un palazzo in costruzione.

Uno spiraglio si è aperto però quando l’uomo – sfiduciato verso i rappresentanti di tutte le Istituzioni del posto – ha detto di credere soltanto ad un maresciallo dei Carabinieri incontrato alcuni anni prima: il maresciallo capo dei Carabinieri Andrea Consorte, attualmente in servizio presso il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale.

In quel momento il Sottuficiale, libero dal servizio, si trovava in una località distante oltre 50 km da Corciano. Nonostante ciò, appena rintracciato, egli è corso immediatamente, e solo con il suo arrivo si è cominciato ad avere un dialogo con il disperato padre. Nella trattativa, si è riusciti ad inserire anche il capitano Saverio Spoto, Comandante della Compagnia Carabinieri di Perugia.

Dopo averlo convinto a posizionarsi nella parte inferiore della gru, l’Ufficiale e il Sottufficiale si sono calati all’interno degli scavi del cantiere e, con notevole spirito di sacrificio – per il disagio legato al clima particolarmente avverso e all’acqua depositata negli scavi – hanno portato avanti le trattative per ore. Il tentativo era quello di infondere fiducia nelle Istituzioni ad un uomo frustrato da otto anni di inutili battaglie legali, spesi per poter rivedere i propri figli.

La fiducia nell’Arma dei Carabinieri e le capacità di convincimento del maresciallo capo Andrea Consorte, insieme alla perseveranza del capitano Saverio Spoto, alla fine hanno avuto infine la meglio. E grazie ad un ultimo e convincente intervento, alle 5 del pomeriggio l’uomo ha deciso, tra l’apprensione di tutti – viste le sue ridotte capacità motorie causate dal freddo e dal lungo periodo d’immobilità – di scendere dalla gru.

C’è stato un momento di grande commozione quando l’applauso delle tante persone presenti ha accompagnato la discesa dell’uomo; e si è riempito di emozione e di orgoglio il cuore dei due Carabinieri che, con grande professionalità e sacrificio, hanno impedito una tragedia.

Inseguimento e cattura di un malfattore

Alle 15.30 dello scorso 19 novembre, a Gorla Maggiore, in provincia di Varese, la pattuglia della Stazione Carabinieri locale – composta dal Capo pattuglia Cristian Mandis, carabiniere scelto, e dal carabiniere Luigi Scapellato –, mentre era in servizio perlustrativo ha intercettato una Ford Ka, di colore blu, uguale a quella che il giorno precedente era stata utilizzata da un uomo per diverse rapine nella provincia di Como a danno di alcuni automobilisti. Il conducente, un giovane, alla vista dei militari ha abbandonato il mezzo ed è fuggito.

Dopo aver percorso alcune strade del paese e aver scavalcato una recinzione metallica, il giovane ha raggiunto l’interno della discarica regionale. Ma, dopo poche centinaia di metri, ha terminato la sua fuga bloccato daI carabiniere scelto Cristian Mandis. A causa del terreno accidentato nel quale sono finiti per fermare il giovane, sia Mandis che Scapellato sono caduti a terra, riportando entrambi contusioni alle mani e alle gambe.

Il rapinatore – disoccupato, pluripregiudicato per reati contro il patrimonio, stupefacenti e altro – è stato posto in stato di fermo per il furto dell’autovettura, poi restituita alla legittima proprietaria.

Nella macchina, dopo un’accuratissima ispezione, sono stati rinvenuti documenti e oggetti di proprietà delle vittime.