E' ormai giunta alla 4a edizione la ricerca dell’Eurispes e di Telefono Azzurro circa la “Condizione dell’infanzia e dell’adolescenza”. Presentando il volume, Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e Gian Maria Fara, responsabile dell’Eurispes, tengono a precisare che «il Rapporto vuole rappresentare una significativa operazione di analisi, in grado di realizzare, attraverso un’azione di monitoraggio territorialmente diffusa, una lettura interpretativa di una realtà dinamica e in costante trasformazione come quella dei bambini e degli adolescenti». Analizziamo, anche se con la sintesi che le esigenze di spazio ci impongono, questa interessante ricerca che si sviluppa nei sottostanti capitoli.
L’ABUSO. Iniziamo con un argomento di grande attualità: gli abusi sui minori. Con la Convenzione sui diritti del fanciullo, firmata a New York il 20 novembre 1989, l’Italia, insieme ad altri 186 Paesi, ha assunto precisi impegni sul piano della lotta alla pedofilia. Un fenomeno diffuso anche attraverso le nuove tecnologie: basti pensare a tutto il settore della “pedofilia on line”.
Il Governo italiano ha dichiarato di porre la lotta al fenomeno fra i suoi impegni prioritari e di investirvi energie e risorse. Per questo, circa un anno fa è stato costituito il Ciclope – Comitato Interministeriale di Coordinamento per la Lotta alla Pedofilia –, conseguenza naturale dell’esigenza di un raccordo operativo fra le varie Istituzioni che, a diverso titolo e con diverse competenze, si occupano della problematica. Il Ciclope ha elaborato il programma “Primo piano nazionale di prevenzione e contrasto della pedofilia”, in cui tutte le iniziative sono parte della stessa strategia incentrata sugli aspetti repressivi, di prevenzione e di assistenza alle vittime.
Ma per poter esaminare il fenomeno serve, innanzitutto, misurarne le dimensioni statistiche. Stando ai dati degli anni 1999-2003, la punta di maggiore preoccupazione si riscontra nel 2000, con 700 vittime ed una generale diminuzione nel 2001 e nel 2002, mentre il dato parziale relativo ai primi sette mesi del 2003 fa registrare un aumento del 17,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La flessione più marcata della casistica relativa alle vittime si è registrata negli anni tra il 2000 e il 2002, con una differenza riscontrabile di 189 unità.
LO SFRUTTAMENTO. Le principali vittime di abuso sessuale rimangono bambine e adolescenti: nel 2003, nonostante sia segnata una preponderanza relativa al sesso femminile (65,9%), resta comunque confermato che l’abuso coinvolge anche i maschi (34,1%). E a tale proposito giova citare la rivista internazionale National Geographic dello scorso settembre che racconta le agghiaccianti vicende di bambini di ogni età vittime delle più assurde torture e delle peggiori forme di sfruttamento.
I DIRITTI VIOLATI. In tema di diritti violati, la ricerca Eurispes-Telefono Azzurro ci riporta alla triste e dilagante pratica delle Mutilazioni genitali femminili (Mgf), volta ad alterare la conformazione degli organi per finalità non terapeutiche. Le Mgf sono diffuse prevalentemente in Africa: dalla Mauritania al Senegal, dall’Egitto al Mozambico. La forma più distruttiva è l’infibulazione, che è praticata anche in alcuni Paesi del Golfo Persico e, sebbene limitatamente a gruppi minoritari, in America Meridionale (presso alcuni Indios amazzonici), in India e in Estremo Oriente.
Sempre in tema di diritti violati si deve fare poi cenno al triste fenomeno del lavoro minorile: questa piaga esiste da tempo ed è presente in tutte le culture e in tutte le nazioni, anche quelle industrializzate. Secondo i dati Istat, in Italia i minori di 15 anni che lavorano sono 147.285, pari al 3,1% dei ragazzi di questa fascia d’età. I luoghi d’impiego per eccellenza risultano bar, alberghi e ristoranti; a seguire, un discreto impiego nelle altre attività commerciali e in agricoltura. Ai lavori più pesanti è demandata anche una nutrita schiera di minori che lavora in fabbrica o in cantiere. La distribuzione geografica del lavoro minorile, strettamente collegata al tasso di scolarizzazione e al livello di sviluppo economico, raggiunge il valore massimo nel Nord-Est e minimo al Centro, con un andamento opposto a quello registrato nella propensione a proseguire gli studi.
LA DEVIANZA. Il fenomeno della devianza minorile non è facilmente quantificabile per via del cosiddetto “numero oscuro”, rappresentato da quella quota di reati non conosciuta dalle autorità giudiziarie a causa delle mancate denunce. Inoltre, il concetto comprende condotte diverse che vanno dal bullismo alla devianza di gruppo, dall’uso di sostanze stupefacenti ai disturbi della condotta.
I tentativi di classificare in modo sistematico questo tipo di devianza corrono quindi il rischio di offrire un’immagine apparente o illusoria. Gli analisti hanno voluto, comunque, enucleare i fattori di rischio della violenza giovanile, individuandone tre diversi livelli. In particolare, tra quelli legati alla persona, escludendo le variabili biologiche, assume importanza il basso quoziente intellettivo: questi ragazzi, infatti, vanno incontro più facilmente ad un insuccesso scolastico e questo può predisporli ad una carriera delinquenziale.
I deficit di attenzione, invece, sembrano essere debolmente associati ad un possibile sviluppo del comportamento aggressivo, quando non sono accompagnati da iperattività. Per quanto riguarda i fattori familiari, non è ancora chiaro se siano gli stili educativi genitoriali a causare il comportamento violento dei figli o se questo comportamento conduca a stili educativi inefficaci. Lo studio della devianza minorile deve comprendere anche la diffusione di modelli e di comportamenti a rischio. E così si scopre che i giovani tra i 12 e i 19 anni presentano un elevato consumo di alcolici e superalcolici.
COMUNICAZIONE E CULTURA. A tale proposito, dalla ricognizione dei periodici per giovanissime sono emerse significative indicazioni rispetto ai contenuti e alle modalità di fruizione da parte delle lettrici. Le riviste sembrano proporsi come vere e proprie confidenti, come luoghi di confronto in cui le giovani hanno la possibilità di esplorare realtà ancora poco conosciute, come quelle dell’amore e del sesso.
I periodici usano toni e linguaggi che mirano ad intercettare alcuni bisogni informativi delle ragazze, concentrandosi su quelle tematiche che più ne caratterizzano il vissuto quotidiano, o che più suscitano la loro curiosità. Ma gli adolescenti non solo leggono le loro riviste e sfogliano i loro periodici: guardano anche la tv, “perché cercano di capire il mondo”.
Appare così evidente quanto sia importante che i minori entrino in rapporto con la tv in modo mirato e sensibile alle loro esigenze. La vulnerabilità del bambino nei confronti dei programmi televisivi viene infatti amplificata quando esso è lasciato solo a compiere il processo di decodifica ed interpretazione del messaggio ricevuto. Il mondo delle immagini ha dato vita ad una realtà parallela, vivida e attraente. Molti bambini e adolescenti sviluppano una sorta di dipendenza affettiva verso personaggi e programmi televisivi, deviando il proprio interesse dai rapporti concreti.
Nell’ambito della comunicazione come non parlare poi del “graffitismo”, ovvero l’uso di disegnare o scrivere con colori in spray sui muri cittadini o sui mezzi di trasporto. Gli intenti comunicativi dei giovani che ricoprono di graffiti le moderne città italiane spesso rappresentano il tentativo di colorare e vivacizzare il grigio dei “non luoghi” cittadini.
SALUTE E SICUREZZA. In questo ultimo capitolo dell’interessante analisi sociologica sull’infanzia si parla di “Sicurezza”. Primeggiano le paure, episodi frequenti e comuni nell’infanzia, che accompagnano la crescita dei bambini inscrivendosi nel loro normale sviluppo psichico. Quando la paura persiste o quando inizia ad interferire con la vita quotidiana, allora monta in fobia. L’attualità ha evidenziato che la guerra – da ultimo quella in Iraq – ha profondamente colpito la sensibilità dei bambini e la maggioranza degli intervistati ha affermato di averne paura.
In tema di sicurezza dei minori serve fare cenno anche a quella domestica. L’80% dei giovanissimi deceduti in Italia ogni anno è vittima di incidenti in casa. Anche tra le mura scolastiche bisogna garantire la sicurezza del bambino, mentre lo stato degli impianti è in molti istituti precario: una scuola su quattro sorge in zone a rischio sismico, il 2,3% in aree soggette a rischio idrogeologico, e nell’11,3% delle scuole c’è il rischio amianto. Sul piano della prevenzione degli incendi, la media nazionale delle scuole in possesso di certificazione idonea è inferiore al 27%. In quasi 9 scuole su 10 l’atrio d’ingresso non dispone di standard di sicurezza adeguati; nel 91% dei casi non è previsto un accesso facilitato per disabili; nel 70% non esistono gradini antiscivolo.
CONCLUSIONI. Affidiamo le parole conclusive al commento dei due responsabili degli Istituti: «L’analisi dei dati presentati suggerisce alcuni possibili percorsi di intervento, che vanno nella direzione di migliorare la qualità degli interventi stessi e della formazione permanente di tutti gli operatori e di un incremento della capacità progettuale di nuovi servizi per l’infanzia e la famiglia, coniugando la creatività con l’analisi dei costi e dei benefici economici e sociali. Deve essere rafforzato il sostegno ad interventi progettuali mirati a combattere le forme di sfruttamento e abuso nell’infanzia non solo tramite la repressione dell’illegalità, ma soprattutto con politiche di prevenzione».