È arrivata la busta paga

Come ogni mese, al suo arrivo, l’istinto è di guardare subito in basso, dove è segnato il netto che abbiamo percepito. Ma come si arriva a quell’importo? Proviamo a capirlo insieme

Arriva ad ogni fine mese. È la busta paga, “padrona” della nostra vita. Ma quanti di noi la conoscono? Quanti sanno veramente cosa s’intende per minimo contrattuale, totale lordo e netto, imponibile contributivo, Irpef e via discorrendo? E perché, partendo da un “lordo” così alto, si arriva ad un “netto” tanto più basso? Sono le domande di ogni mese, domande di non poco conto. Ecco, dunque, la necessità di un viaggio attraverso... la busta paga.

Un viaggio voce per voce, con alcune premesse: ogni “cedolino” esprime, in termini monetari, l’insieme dei rapporti che il lavoratore ha con il datore di lavoro (la paga), lo Stato (le imposte), gli enti previdenziali (per esempio le trattenute Inps); si compone, inoltre, di quattro grandi gruppi di voci: gli elementi fissi della retribuzione (paga base, scatti di anzianità, contingenza, eventuali premi aziendali fissi), gli elementi variabili (straordinari, indennità, assegni per il nucleo familiare), le trattenute fiscali e quelle previdenziali; ogni voce, a sua volta, ha un considerevole numero di “sottovoci”; non tutte le buste paga, infine, presentano la stessa impostazione e gli stessi termini.

Mese retribuito. Di solito è la prima voce che si incontra nel cedolino. Nessuna sorpresa: è il mese a cui si riferisce lo stipendio.
Scatto di anzianità. È l’importo che matura in base al periodo di lavoro prestato presso la stessa azienda (sulla busta, di norma, sono riportati il mese e l’anno in cui la maggiorazione diventerà effettiva). Sia dal punto di vista retributivo, sia da quello della frequenza, lo scatto varia in base ai contratti collettivi di lavoro. In genere è biennale.

Qualifica. La funzione lavorativa svolta nell’azienda. Per esempio: operaio, impiegato, quadro, dirigente.

Livello. Il livello di inquadramento contrattuale. Varia da contratto a contratto.

Ore contrattuali. Il totale mensile delle ore lavorative previste dal contratto. Le ore di straordinario sono pagate a parte, con una maggiorazione, rispetto alla retribuzione ordinaria, di almeno il 10%. Lo straordinario massimo è di due ore al giorno e di dodici a settimana, anche se i singoli contratti possono stabilire limiti diversi. Sono previste maggiorazioni anche per il lavoro notturno (solitamente dalle ore 24 alle 6 del mattino) e per il lavoro nei giorni festivi.

Giorni contrattuali. Il totale mensile dei giorni lavorativi previsti dal contratto.

Retribuzione di fatto. La retribuzione mensile lorda concordata. Si ottiene sommando il minimo contrattuale (o paga base), la contingenza, la quota assorbibile (o superminimo) e gli scatti di anzianità.

  • Minimo contrattuale. Chiamato anche minimo gabellare o paga base. È il livello minimo di trattamento economico stabilito per ogni categoria dai Ccnl (Contratti collettivi nazionali di lavoro).
  • Contingenza. Elemento retributivo previsto dai contratti collettivi per mantenere costante il potere d’acquisto della paga base. Fino al 1992 variava in funzione del costo della vita. Oggi è un’indennità fissa.
  • Quota assorbibile (o superminimo). Elemento retributivo non compreso nella paga base e non sempre presente in busta. In genere è il frutto di una contrattazione personale.

Competenze. La retribuzione effettiva lorda. Sono riportati i giorni lavorativi previsti dal contratto, lo stipendio giornaliero e il totale mensile.

Totale lordo fiscale. Stipendio lordo percepito. Per determinare tale valore vanno sommate o sottratte, alla retribuzione di fatto, le voci variabili: ore di straordinario, festività abolite pagate, festività non godute, maggiorazione turni, ore di sciopero.

  • Festività non godute. Giorni festivi lavorati o coincidenti con altra festività (Natale che cade di domenica) e quindi non goduti. La voce riporta: il numero dei giorni interessati e la quota dello stipendio giornaliero per la quale moltiplicarli.
  • Indennità. Somme percepite per differenti motivi. Oltre all’indennità per la reperibilità, forse la più frequente, a seconda dei contratti si possono avere: indennità per lavori nocivi (concessa a chi lavora in situazioni di pericolo), indennità di cassa (il rischio derivante dal maneggio di denaro e di valori appartenenti all’azienda), indennità di mansione o di categoria (svolgimento di certe mansioni), indennità di trasferta e così via.

Rimborso a piè di lista (o nota spese). Rimborso per le spese effettuate nello svolgimento della mansione lavorativa. Un esempio classico sono le spese di trasferta. Il rimborso a piè di lista è definito anche “voce neutra”, perché non assoggettabile né a trattenute fiscali né a contributi previdenziali, pur incrementando il netto in busta.

Imponibile contributivo sociale. La base su cui è calcolato il totale dei contributi sociali a carico del dipendente, ossia le somme versate all’Inps o ad enti similari. In pratica, il totale lordo arrotondato. Varia in base all’ammontare dello stipendio.

Totale contributi sociali. La somma trattenuta dall’azienda, e versata a nome del dipendente agli enti previdenziali, a fini pensionistici e di assistenza malattie. È calcolata in funzione dell’imponibile contributivo sociale (voce precedente).

Imponibile Irpef. Valore su cui sono calcolate le trattenute fiscali.

Irpef lorda. La trattenuta fiscale sul reddito delle persone fisiche, operata sulla retribuzione del lavoratore dipendente da parte del datore di lavoro (si definisce “lorda” perché su di essa non sono state ancora applicate le eventuali detrazioni fiscali). Se il lavoratore possiede altri redditi (ad esempio immobili oltre la prima casa) egli dovrà sommarli all’introito datogli dall’impiego e, in sede di dichiarazione annuale, provvedere personalmente a pagare la conseguente maggiore imposta dovuta. Per quanto concerne l’imposta da pagare sul reddito di lavoro dipendente, è invece il datore di lavoro che effettua il versamento allo Stato per conto del lavoratore. Tale imposta viene calcolata sulla retribuzione imponibile, che è quella al netto delle trattenute previdenziali ed assistenziali, e dell’assegno per il nucleo familiare. L’ammontare delle trattenute mensili è calcolato sulla base degli scaglioni di reddito e delle relative aliquote. Alla somma così ottenuta (che è l’imposta lorda) si applicano le detrazioni previste dalla legge. Quelle per carichi di famiglia spettano a condizione che le persone cui si riferiscono, ad eccezione dei minori, non posseggano redditi superiori a 2.750 euro annui. L’imposta netta dovuta mensilmente dal lavoratore si ottiene pertanto sottraendo le detrazioni dall’imposta lorda, ad eccezione delle mensilità aggiuntive (tredicesima e quattordicesima), sulle quali tali detrazioni non vanno effettuate.

Detrazioni. Sconti fiscali previsti dalla legge. Questi valori – se presenti – vanno sottratti al valore dell’Irpef lorda.

Totale trattenute Irpef. Trattenuta fiscale operata dall’azienda. Il valore, come detto alla voce precedente, è determinato sottraendo all’Irpef lorda l’ammontare delle detrazioni fiscali (se presenti).

Conguaglio Irpef. Compare di solito nella busta paga di dicembre. A fine anno, infatti, il datore di lavoro calcola l’ammontare dell’imposta complessivamente dovuta dal lavoratore. L’operazione serve a stabilire se è stata assolta per intero l’imposta. Nel caso le trattenute risultino inferiori, viene effettuato un ulteriore prelievo pari alla differenza tra quanto dovuto e quanto già versato. Nel caso contrario il lavoratore viene rimborsato del maggior versamento di imposta effettuato.

Irpef pagata. Indica l’ammontare progressivo annuo dell’Irpef pagata (al netto delle detrazioni).

Rata addizionale regionale. Quota mensile dell’addizionale regionale. L’importo di quest’ultima è definito applicando l’aliquota stabilita dalla Regione in cui il contribuente risiede al reddito complessivo determinato ai fini Irpef, al netto degli oneri deducibili riconosciuti ai fini dell’Irpef stessa.

Rata addizionale comunale. Quota mensile dell’addizionale comunale. Quest’ultima, come nel caso precedente, si calcola applicando l’aliquota stabilita dal Comune in cui il contribuente risiede al reddito complessivo ai fini Irpef, al netto degli oneri deducibili.

Arrotondamento precedente. La cifra aggiunta o sottratta al valore delle retribuzioni mensili già incassate per riportare a cifra piena il pagamento e così agevolarlo.

Arrotondamento attuale. La cifra aggiunta o sottratta al valore della retribuzione del mese maturato, sempre per agevolarne il pagamento.

Netto in busta paga. La retribuzione effettiva mensile al netto di ogni trattenuta.

Ferie anno precedente. Le ferie accumulate nell’anno trascorso e non ancora godute.

Ferie maturate. Giorni di ferie maturati nell’anno in corso. Il numero di giorni di ferie dipende dal contratto: in generale se ne maturano circa due per ogni mese di lavoro. Se ci si ammala durante il periodo di ferie, i giorni trascorsi in malattia non vengono calcolati come ferie. Il lavoratore ha diritto, oltre a ferie e riposo settimanale, anche ad una serie di festività retribuite: 1° gennaio (Capodanno), 6 gennaio (Epifania), 25 aprile (Liberazione), Lunedì dell’Angelo, 1° maggio (Festa del Lavoro), 15 agosto (Assunzione), 1° novembre (Ognissanti), 8 dicembre (Immacolata Concezione), 25 dicembre (Natale), 26 dicembre (Santo Stefano) e la festa del patrono. Se la festività coincide con la domenica, il lavoratore riceverà, in aggiunta alla normale retribuzione, una maggiorazione pari ad una giornata di lavoro, ossia 1/26 della retribuzione mensile stessa.

Ferie residue. Giorni di ferie maturati nell’anno in corso e non ancora goduti.

Permessi anno precedente. Ore di permesso maturate nell’annualità trascorsa che non sono state godute.

Permessi maturati. Ore di permesso maturate nell’anno in corso.

Permessi goduti. Ore di permesso godute (il calcolo è riferito in genere al mese precedente).

Permessi residui. Ore di permesso che non sono state godute.

Imponibile Inail. Il valore sul quale l’azienda calcola l’aliquota del premio da versare all’Inail (l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro).

Accantonamento Tfr. Quota maturata del Trattamento di fine rapporto (Tfr).