Non tutti sanno che...

GASCO LORENZO

Lorenzo Gasco nel 1893. Maresciallo maggiore dei Carabinieri (Mondovì 1870 - Alassio, 1929) - Uscito a vent'anni dalla Legione Allievi come carabiniere effettivo, venne destinato alla Stazione di Martina Franca, della Legione di Bari. Ivi meritò il giorno 11 giugno 1893, a soli ventitré anni, la Medaglia d'Argento al Valor Civile "per avere tratto in salvo una donna che si era gettata, allo scopo di suicidarsi, in un pozzo profondo oltre quattro metri". Anche egli venne rischiosamente salvato, per essersi spezzata la corda con la quale stava per essere riportato all'aperto.

Desideroso di maggiori cimenti, chiese ed ottenne il trasferimento in Sardegna, là dove i Carabinieri erano impegnati in quotidiana battaglia contro il brigantaggio. Destinato alla Stazione di Dorgali, dipendente dalla Compagnia di Nuoro, epicentro del banditismo, guadagnò nell'anno 1897, e nel giro di pochi mesi, tre Encomi: il primo, per avere concorso alla cattura di un pericoloso malfattore dopo un drammatico inseguimento sui tetti; il secondo, per la sua partecipazione al conflitto a fuoco ingaggiato con altri Carabinieri contro il sanguinario Giovanni Antonio Fronteddu, che cadde colpito a morte, liberando da un incubo la popolazione locale; il terzo, questa volta Encomio Solenne, per il suo comportamento in altro conflitto a fuoco, conclusosi con la morte del brigante Alba da Ursulei. Dopo queste tre azioni, il nome del carabiniere Gasco era già esecrato dai fuorilegge del nuorese, e soprattutto dal famigerato Vincenzo Fancello, detto "Berrina", che era così crudele e spavaldo da tenere soggiogate intere popolazioni anche a mezzo di "bandi", la cui osservanza era assicurata dalla comminazione di feroci rappresaglie. Già all'inizio del 1898 il Berrina aveva fatto pervenire al militare dell'Arma lettere minacciose, ingiungendogli di farsi trasferire il più lontano possibile da Dorgali.

Il 6 aprile 1898 si presentò al carabiniere Gasco l'attesa occasione d'incontrare il criminale e i suoi complici. Faceva egli parte della scorta di carabinieri che, agli ordini del comandante la Stazione, accompagnava il Pretore nel sopralluogo da effettuare per l'uccisione di quaranta vacche, perpetrata dal Berrina e dalla sua banda a danno del maestro Dore, oggetto della loro più spietata persecuzione. Si era preparato con la mente e con l'animo a misurarsi col Berrina nell'immancabile corpo a corpo, tanto sicuro egli era che il bandito, informato di quel sopralluogo, e della sua presenza tra gli uomini di scorta, gli avrebbe teso un agguato. Non si era sbagliato. Il capo banda, il Pau e il Mulas seguivano a distanza l'operazione del Pretore. I carabinieri Gasco e Sassu, giunti a mezza strada, se ne tornarono, secondo gli ordini, in caserma essendo giunti altri militari da una Stazione intermedia.

Sulla via del ritorno, però, il nostro piemontese fu come folgorato dalla intuizione e, consenziente il collega Sassu, deviò alla volta di un ovile ove pensava che i briganti avrebbero trovato rifugio.
Si era sulle falde della montagna, in prossimità di fitta boscaglia, quando il Berrina, il Mulas e il Pau si pararono davanti ad essi, ad una sessantina di metri, coi fucili spianati. Urlando e sghignazzando ricordarono al Gasco le lettere, la sfida, il mancato adempimento alla loro ingiunzione di farsi trasferire e gli preannunciarono le torture che gli avrebbero inflitte e la morte che gli avrebbero fatto fare. In quel momento egli era solo, ché il compagno, secondo un accordo, si era distaccato da lui per tenere a bada alcuni pastori non identificati e sospetti.

Con un balzo fulmineo dalla cavalcatura Gasco si portò dietro un macigno, ottimo scudo di fortuna; dietro un altro macigno, a poca distanza, il carabiniere Sassu, che sentito da lontano il vociare dei briganti e le loro minacce, corse a dar man forte, gettandosi anche lui da cavallo.
La sparatoria cominciò intensissima. La speranza dei due militari era che l'echeggiare delle fucilate valesse a dare l'allarme alla squadriglia che scortava il Pretore.

Purtroppo nulla avvenne, e il Gasco, come il suo compagno, sarebbero stati immancabilmente sopraffatti e massacrati, se all'ultimo momento, quando gli restava un solo caricatore, non gli fosse balenata l'idea disperata di una finta mossa. Ricaricato il moschetto e gridando a squarciagola: "siete arrivati, avanti, per di qua, sono a sinistra..." egli balzò dal suo nascondiglio e corse verso i briganti sparando all'impazzata i suoi ultimi colpi imitato in ciò dal suo compagno, e il miracolo si compì. Il Cossù e il Larina, acciuffati quasi a volo dal Gasco e dal suo compagno, vennero condotti a Nuoro con le manette ai polsi, vivente trofeo di quella ennesima vittoria della Legge sul mondo inveterato del crimine.

Nella notte sul 15 maggio 1899 il capitano Giuseppe Petella comandante la Compagnia Carabinieri di Nuoro, attuò una grande operazione da lui ideata per inferire un colpo decisivo al banditismo. Tale operazione consisteva in un attacco massiccio a sorpresa, preordinato in assoluta segretezza e nei minimi particolari durante varie settimane.
La vasta retata ebbe il risultato che si proponeva: un gran numero di briganti venne tolto dalla circolazione, costringendo altri a cercare rifugio in zone più lontane.

Lo stesso Fancello (alias Berrina) col suo accolito più feroce, il Pau, tentarono di raggiungere la spiaggia di Calinuna (Bannei) per imbarcarsi e trovare scampo all'estero. Ma vi trovarono il Gasco. Poco dopo l'una, nel pieno silenzio della notte i briganti sbucarono da aspri dirupi ed avanzarono guardinghi verso Calinuna. Il Gasco trattenne il respiro perché il Berrina stava per passargli dinanzi. Il bandito scorse il suo grande rivale e balzando indietro gli esplose contro, fulmineo, un colpo di fucile che spezzò il ramo d'albero cui il militare si teneva aggrappato. Gasco cadde, ma con uno scatto si rialzò e si avventò contro il bandito.

Avvinghiati l'uno all'altro, giocavano la partita mortale: il brigante in nome della vendetta e della sua vita, il carabiniere in nome della legge. Sempre colluttando i due corpi rotolarono per un pendio sassoso. Nessuno dei due aveva più armi da fuoco. Il bandito invece aveva con se ancora, e la impugnò, la terribile "leppa", il caratteristico coltello isolano dalla lama larga e sottile, e tentò di usarla; ma il Gasco lo bloccò, deciso a lottare sino all'estremo delle forze. Ancora una volta la mano armata del Fancello si alzò per il colpo mortale, ma una palla di moschetto gli congelò la mano e il suo corpo restò inerte e finito sotto il pesante gravame di una ventina di mandati di cattura per delitti contro la persona.

A sparare era stato il tenente Jannello, sopraggiunto al momento giusto; e a riceverne il dovuto premio, oltre all'ufficiale, fu il carabiniere Gasco: compensato con la medaglia d'Argento al Valor Militare. La battaglia decisiva - e di vera battaglia in campo aperto si può parlare - ebbe luogo la mattina dell'11 luglio 1899, nella aspra contrada di Morgogliai, in quel di Orgoloso. Intanto il 30 giugno 1899 Lorenzo Gasco aveva avuto i galloni di vice brigadiere. Liquidato il Berrina, restavano ancora latitanti il Mulas e il Pau. Sempre nel Nuorese, vi era un altro gruppo brigantesco, attivissimo e di grande fama, che faceva capo ai fratelli Serra-Sanna, e si sapeva che il Pau, già associato al Berrina, si trovava ora con essi.

Occorre dire che alle dipendenze del valoroso ed abile capitano Petella vi era un comandante di Stazione che rappresentava l'uomo forte per le operazioni più difficili e per le situazioni disperate. Era il brigadiere Lussorio Cau, comandante la Stazione di Orgosolo.

Prima di quell'11 luglio, il brigadiere Cau, aveva, da solo, affrontando rischi di ogni sorta, individuato il covo della famigerata banda, studiandone, a distanza ravvicinata, le abitudini e le misure che venivano prese nelle ore in cui vi sostava. Grande merito, per il Cau, che rientrerà poi tra quelli pienamente riconosciutigli con la concessione della Medaglia d'Oro al Valor Militare (v. Cau Lussorio). L'operazione del capitano Petella impegnò oltre 100 carabinieri e un reparto di fanteria comandato dal tenente Giulio Bechi; che poi renderà inconfutabile testimonianza dei fatti. Si trattava di una forza complessiva di circa 200 uomini, distribuita come una grande rete su tutto il circondario di Nuoro, mentre un manipolo di carabinieri scelti, tra i quali i brigadieri Cau e Gasco, avrebbe operato l'attacco, 20 miglia dal paese, in un valico tra l'Orgolese e l'Ogliastra, zona aspra e dirupata.

In prossimità del covo dei banditi i militari procedettero quasi strisciando tra pietre e sterpi, per non perdere il vantaggio della sorpresa. Il capitano e il tenente erano nel gruppo, ma l'uomo di punta era il brigadiere Cau. Mentre cominciava ad albeggiare, egli fece cenno di fermarsi e avanzò da solo per accertarsi che i briganti vi fossero. Vi erano, infatti. Avanzarono tutti, sempre strisciando, con le mani e le ginocchia sanguinanti. Improvvisamente echeggiò un urlo e partirono due colpi di fucile. Era l'allarme dato alla banda dalla vigile scolta che aveva avvistato gli attaccanti. In pochi attimi avvenne la sortita tumultuosa dei malviventi colti nel sonno, e quindi divampò il conflitto a fuoco, senza risparmio di pallottole da una parte e dall'altra. Caddero quasi subito il bandito Virdis e poi il feroce Serra-Sanna Giacomo. Gli altri cercarono scampo spostandosi rapidamente dietro grosse pietre e tra i cespugli. Tra le forze dell'Arma, cadde il carabiniere Aventino Moretti, mentre, più tardi, il Gasco venne ferito e reso inoperante da una schioppettata del brigante Pau, che intendeva così vendicare la morte dei suo antico capo e compagno, il famigerato Berrina.

La "battaglia di Morgogliai" vista da la "Domenica del Corriere".La battaglia si protrasse con inseguimenti e cadute, agguati e mosse tattiche, urla ed imprecazioni. Lo stesso Pau cadde, a sua volta, sotto una scarica. Poco prima egli ed il Serra-Sanna Elias avevano sparato a tradimento su di un soldato disteso a bere in un torrente, uccidendolo. Ma anche l'Elias pagò a sua volta, ruzzolando, colpito a morte, in un piccolo burrone. Pure il Lo Vicu sparì quel giorno dalla scena per sempre, cosicché l'operazione di Morgogliai segnò una grande vittoria per la legge e l'inizio di un periodo di relativa tranquillità per tutto il Nuorese.
Vennero compensati con premi, medaglie ed encomi i militari operanti; il brigadiere Cau ebbe la Medaglia d'Oro al Valor Militare, il capitano Petella e il vice brigadiere Gasco la Medaglia d'Argento, la seconda per quest'ultimo.

Per Lorenzo Gasco il secolo si chiuse con un alto riconoscimento di merito, e del tutto particolare: il «Premio al carattere» della città di Torino, per l'anno 1899.
Il nuovo secolo doveva registrare ancora nuove imprese del Gasco. Egli, ormai brigadiere, si trovava nel 1902 alla Stazione di Guspini quando gli si presentò l'occasione di assicurare finalmente alla giustizia due famosi malviventi, tali Angelo Deidda da Domusvovas e Nicolò Milioni da Pabillonis, che dimessi nello stesso mese dal carcere, avevano trovato modo, in pochi giorni, di commettere un omicidio e un mancato omicidio, una decina di rapine, parecchi furti e una violenza carnale.

Grazie al valoroso brigadiere i due criminali si ritrovarono nuovamente in carcere. Entrambi furono poi condannati all'ergastolo e il Gasco venne encomiato solennemente insieme con tre suoi dipendenti. Ad un appello rivoltogli dai superiori nel giugno 1903, mentre si trovava in licenza nella natia Mondovì, il Gasco rispose affermativamente. Il giorno dopo era a capo di una brigata mobile per setacciare le campagne di Sinnai (Cagliari) alla ricerca di due banditi, tali Serra e Zucca, autori dell'assassinio di tre guardie forestali. Dopo dieci giorni di continue ricerche per le montagne venne avvistato uno dei due latitanti, lo Zucca. Ne seguì un conflitto e poi un corpo a corpo tra il bandito e il brigadiere Gasco, il quale pur ferito ad un braccio, continuò la lotta col malfattore, riuscendo infine ad eliminarlo con un colpo di fucile. L'altro brigante, il Serra, preso da smarrimento, pensò bene di arrendersi il giorno dopo.

Con la Medaglia d'Argento al Valor Militare, la terza, il Gasco fu promosso maresciallo il 31 dicembre 1903 e destinato al comando della Stazione di Iglesias. Vi restò poco, perché la sua presenza fu nuovamente ritenuta indispensabile a Nuoro, ove la recrudescenza del brigantaggio preoccupava autorità e popolazioni.
Il 6 agosto dei 1905, mentre in paese si svolgeva la popolare festa di S. Salvatore, alcuni ladri di bestiame avevano rubato buoi e quant'altro era stato possibile asportare nelle campagne in assenza dei contadini recatisi in paese. Il più danneggiato era un povero vecchio settantaseienne, padre di sette figli, per il quale il bestiame rubatogli costituiva l'unica risorsa per il mantenimento della numerosa famiglia. Il Gasco entrò decisamente in azione e andò ad appostarsi coi carabiniere Giuseppe Loddi vicino ad un fontanile a 20 chilometri circa dall'abitato. Il suo fiuto, come sempre, si era dimostrato infallibile. Nel buio della notte una prima coppia di buoi avanzò per abbeverarsi. La pattuglia uscì allo scoperto e un colpo di fucile ferì subito alla coscia il carabiniere Loddi.

Lorenzo Gasco nel 1906.I malviventi erano tre, protetti dalla boscaglia. Il moschetto del maresciallo Gasco ancora una volta non fallì eliminando per sempre il pericoloso latitante Antonio Mucelli, mentre gli altri due compari fuggirono. Finiranno anch'essi più tardi sotto il maglio della legge.
Al carabiniere Loddi fu concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare, al Gasco la più alta delle ricompense, la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia (oggi Ordine Militare d'Italia), accompagnata dalla seguente motivazione: "Per l'energia, il coraggio e l'elevato sentimento del dovere, di cui ha dato ancora una volta bella prova distinguendosi in un pericoloso conflitto a fuoco sostenuto di notte, tra i boschi, con tre malfattori in Nuoro (Sassari) il 6 agosto 1906".

Dopo ben dieci anni trascorsi in Sardegna, spesi tutti, giorno dopo giorno, in quella che fu la grande bonifica del Nuorese, giunse per il Gasco il tempo di lasciare quella terra pur tanto fascinosa e nobile. Lo si volle in Piemonte, a portata di mano, a simboleggiare il valore vivente dell'Arma dei Carabinieri.
Trascorsi ininterrottamente 14 anni al comando della Stazione di Bra, il maresciallo maggiore Lorenzo Gasco lasciò il servizio per limiti di età in data 6 aprile 1921.


Intitolazioni

Alla sua memoria è intitolata, dal 21 novembre 2011, la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di Dorgali (NU).

Fu insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: "insieme ad altri militari affrontò, di notte, in aperta campagna, due pericolosi latitanti e, dopo aver scambiato con questi, a breve distanza, alcune fucilate, impegnò accanita lotta corpo a corpo con uno di essi, sostenendola con grave pericolo della vito, fino a che il ribelle cadde ucciso sotto i colpi di altri due militari." Dorgali (NU) 23 maggio 1899.