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Non tutti sanno che...

COLERA (L'opera dei Carabinieri in occasione delle epidemie di colera)

Ponte San Luigi, agosto 1884: i carabinieri impegnati nell'assistenza ai viaggiatori provenienti dalla Svizzera e dalla Francia, che, per evitare la contaminazione del colera, venivano sottoposti alla quarantena.Il colera, malattia infettiva acuta, endemica o epidemica, causata da un vibrione, è originario dell'India, da dove nel sec. XIX si diffuse negli altri continenti. In Italia fece per la prima volta la sua comparsa nel 1832.

Negli anni 1835-1837 l'epidemia si estese alle province del Regno sardo, determinando nelle popolazioni anche uno stato di panico, accompagnato frequentemente da moti irrazionali contro i provvedimenti adottati dalle autorità per arginare il contagio.

Al manifestarsi dei morbo, il colonnello Giacinto Cottalorda, Comandante in 2a del Corpo dei Carabinieri, diramò l'8 agosto 1835 la seguente circolare:
"... Ai signori Uffiziali, Bassi Uffiziali e Carabinieri Reali. Appena il Cholera-Morbus si manifestò in alcuni paesi de' Regii Stati, le Commissioni Sanitarie ed i Comitati medici ordinati dalle paterne sollecitudini del nostro Sovrano si sono con instancabile zelo occupate, sia a prendere i necessari provvedimenti in ogni Provincia pel caso di attacco di detto morbo, sia a promulgare parecchie istruzioni sanitarie a preservamento ed a cura del medesimo. - Una fra tutte le altre saviissima ed utilissima si è l'istruzione dei Professori MARTINI e BERRUTI, dettata da veri principii filantropici, ed in un modo succinto, ordinato e adatto alla comune intelligenza. - Intento io particolarmente alla salute de' miei subordinati, mi sono procurato un sufficiente numero di esemplari di detta istruzione, e ne trasmetto uno ad ogni Uffiziale e ad ogni Stazione (...).

E qui mi cade in acconcio di far sentire a tutti gl'individui del Corpo, che l'Arma nostra, la quale in ogni circostanza ha costantemente date non dubbie prove non solo di animo imperterrito, ma anche di saviezza e di prudenza, debba pure in questa circostanza dimostrare al nostro Sovrano di quale utilità essa si renda, praticando cioè la più esatta vigilanza per mantenere la pubblica tranquillità, perocché in simili casi accade sovente si tenti turbarla da alcuni spiriti o malevoli o superstiziosi o deboli. L'esempio e la fermezza nostra, uniti ad ogni opera attivissima gioveranno assai; ed io confido pienamente nelle zelo di ognuno. Non sfuggiranno a S.M. i servizi dell'Arma (...)
".

Tra i tanti documenti che ricordano la gravità del morbo e la opera umanitaria nella quale si prodigarono i Carabinieri tra le popolazioni colpite spicca un articolo della "Gazzetta di Genova" in data 26 agosto 1836:
«.. Bello è il far conosciute le magnanime azioni dei generosi; ma quando col divulgarle si eccitano gli animi altrui ad imitarle, allora diviene stretto debito di farle manifeste. Noi compiremo questo debito nel pagare un tributo d'ammirazione ai Carabinieri Reali.

Incaricati di penoso, incessante servizio essi superarono l'aspettazione dell'universale nel farsi pronti per ogni terra dei regii domini ove sgraziatamente incolse il colera a correre nei più meschini ed appartati abituri dei contadini abbandonati, miseri e agonizzanti, da chi aveva comune la patria. Non è maniera di servizio per ributtante o pericoloso che fosse al quale i carabinieri siansi ricusati ed è pur onorevole per quell'eletta milizia l'udire sulle labbra d'intere popolazioni, confortate e tolte ai danni di un malconcepito spavento, a suonare uniforme e costante una lode ...
».

L'opera umanitaria svolta dai Carabinieri in soccorso delle popolazioni venne citata, insieme con l'andamento dell'epidemia, nelle relazioni che il Segretario di Stato per gli Interni inviava al Sovrano. Se ne riporta una:

27 novembre 1835:
".. Viene trasmesso un atto consolare dell'amm. ne comunale di Rivarolo (Genova) che riguarda alla condotta di quella Stazione dell'Arma nella luttuosa circostanza della comparizione del Cholera asiatico in quel Comune, ed in ispecie del brig. Scattina Filippo, e dell'appuntato Darnerio Emanuele che mirabilmente si distinsero a sollievo di quel pubblico.
Il Brigadiere predetto assuntosi spontaneo l'incarico della direzione e della contabilità dell'ospizio dei Cholerosi, seppe stabilirvi il maggior ordine ed una tale economia che senza detrimento degli infermi soddisfece con lieve spesa a tutto quanto richiedeva il bisogno, né di ciò pago si applicò a servire egli stesso i malati di cholera a conforto ed utile esempio a quella popolazione che invasa dal timore si rifiutava a prestarsi al trasporto ed alla cura degli infermi. E parimenti l'app. Damerio adoprossi quale infermiere in detto ospizio, e servì personalmente qual uomo di fatica, dando prova (col suo Superiore) di vera filantropia e di coraggio..
".

L'epidemia del colera riprese con particolare virulenza nel 1884, estendendosi all'intera Nazione. Le regioni maggiormente colpite furono la Lombardia, la Liguria, la Toscana e l'Umbria, cui si aggiunsero più tardi la Campania e il Piemonte, mantenendosi, ancora dopo il 1887, in alcune città. Le popolazioni, giornalmente decimate, vivevano in uno stato di grande depressione, nonostante le autorità cercassero con tutti i mezzi di arginare l'epidemia, attuando ogni possibile provvidenza sanitaria.

In quegli anni l'opera dei Carabinieri si svolse su due fronti, quello prettamente umanitario e quello non meno inderogabile della salvaguardia dell'ordine pubblico, entrambi nell'interesse superiore delle popolazioni. Laddove l'opera dei militari dell'Arma maggiormente si distinse fu in Campania e soprattutto a Napoli, città nella quale essi meritarono 131 Medaglie d'Argento e di Bronzo per benemerenze.
Quanto l'opinione pubblica avesse apprezzato il comportamento dell'Arma durante l'epidemia si può dedurre dalle semplici parole con le quali il quotidiano di Napoli "Roma" se ne fece eco il 20 dicembre 1884.

Nel 1893 il colera riprese ad infierire in molte province italiane. Numerosi - sia da parte degli alti comandi dell'Esercito sia da parte dei Comuni - i riconoscimenti delle benemerenze acquisite anche nella nuova circostanza dai Carabinieri.