Non tutti sanno che...

CARUSO FILIPPO


Generale Filippo Caruso.Generale di Divisione dei Carabinieri (Casole Bruzio, Cosenza, 24 agosto 1884 - Roma, 12 settembre 1979) - Medaglia d'Oro al V.M.. Si arruolò quale allievo ufficiale nel 1904 ed il 31 dicembre 1905 fu nominato sottotenente di complemento nel 44° Fanteria. Frequentati poi i corsi preparatori a Modena, passò nel 1909 in S.P.E. e venne assegnato al 18° Reggimento Fanteria.
Fu combattente in Libia nella guerra italo-turca (1911-12). Rimpatriato col grado di tenente, il 1° luglio 1914 fu trasferito nell'Arma dei Carabinieri. Prese parte alla 1a Guerra Mondiale con l'11a Divisione sul Medio Isonzo e con la 114a Sezione addetta al Comando Supremo, meritando a Oslavia nel gennaio 1916 una Medaglia di Bronzo al Valor Militare, alla quale seguì nel novembre 1917 altra Medaglia di Bronzo al V.M.. Promosso capitano nel 1917, combatté con la 26a Divisione e, nell'avanzata dell'ottobre-novembre 1918 su Trento e su Bolzano, venne encomiato per il suo energico comportamento.

Dal dicembre 1918 al luglio 1919 organizzò il servizio territoriale dei Carabinieri nell'Alto Adige, prima, e in Dalmazia poi. Smobilitato nel luglio 1919, fu al comando d'una Compagnia del Battaglione mobile di Firenze in servizio d'ordine pubblico nel tumultuoso dopoguerra. Operò poi in Trieste, per gli avvenimenti fiumani, ottenendo altro Encomio Solenne. Maggiore nell'aprile 1925 nella Legione Carabinieri di Livorno, completò i suoi studi, laureandosi in giurisprudenza. Ritornò a Firenze al comando della Divisione interna dei Carabinieri da maggiore e da tenente colonnello e fu encomiato solennemente per servizi d'istituto.

Dall'ottobre 1931 al settembre 1933 comandò il distaccamento Allievi Carabinieri di Torino. Dal settembre 1933 al gennaio 1935 fu addetto all'Ispettorato Generale di P.S. in Sicilia dove organizzò e diresse i nuclei dei Carabinieri in tutta l'isola, meritandosi tre Encomi Solenni nel corso dei complessi e difficili servizi di polizia giudiziaria da lui diretti. Nel luglio 1937 fu promosso colonnello ed assunse il comando della Legione di Ancona. Promosso generale di Brigata nel gennaio 1942, nel marzo 1943 venne congedato a domanda. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, avvalendosi del suo prestigio e del suo carisma, organizzò in reparti i carabinieri sbandati e li diresse nella lotta di resistenza in Roma e nella lotta clandestina in tutta l'Italia occupata dai tedeschi. Arrestato il 24 giugno 1944, riuscì ad evadere in coincidenza dell'entrata in Roma delle truppe alleate. Considerato in servizio dall'8 settembre 1943, riorganizzò dal luglio 1944 all'aprile 1945 i reparti territoriali dell'Arma dissolti dagli eventi bellici nell'Italia Centrale, quindi, a disposizione dei Comando Generale dell'Arma, ebbe incarichi ispettivi e di elevazione spirituale nei reparti Carabinieri dell'Italia meridionale. Dal luglio 1946 comandò la 2a Divisione Carabinieri "Podgora" e dall'aprile 1949 fu a disposizione del Ministero Difesa-Esercito per incarichi speciali. Fu collocato in congedo assoluto nell'aprile 1957 con il riconoscimento di Grande Invalido di guerra.

Per l'opera svolta al comando delle formazioni partigiane Carabinieri e per il comportamento eroico tenuto di fronte all'invasore, venne decorato della Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

"All'atto dell'armistizio, sebbene non più in servizio, si schierava contro l'aggressore tedesco formando e alimentando personalmente le prime organizzazioni armate clandestine. Comandante di formazioni partigiane di carabinieri operanti in Roma, identificato e tratto in arresto, malgrado la minaccia delle anni, riusciva, dopo furibonda colluttazione con gli scherani nemici, ad inghiottire documenti compromettenti per la vita dei suoi più diretti collaboratori. Tradotto al carcere di via Tasso e sottoposto ad estenuanti interrogatori e crudeli sevizie, manteneva contegno fiero e sprezzante rifiutando qualsiasi rivelazione pur non avendo taciuto la sua qualità di comandante di bande armate. Alla vigilia della liberazione, nell'imminenza dell'esecuzione capitale decretata nei suoi confronti dal nemico, pur consapevole della sorte che lo attendeva, con sovrumana serenità e con stoicismo di martire scriveva alla moglie parole sublimi di esortazione e di rassegnazione ed espressioni nobilissime per il destino della Patria e delle persone care. Incuorava poscia i compagni di prigionia, esaltandone il sacrificio e lanciava in faccia agli sgherri teutonici il grido irrefrenabile "Viva l'Italia". Evaso miracolosamente all'ultima ora ed ancora dolorante e sanguinante per le gravi ferite infertegli dai suoi aguzzini, correva a riprendere il comando dei reparti carabinieri operanti a tutela della Capitale. Segnava così traccia leggendaria delle sue virtù militari e del sublime amor di Patria" - Italia occupata, 29 maggio - 4 giugno 1944.