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Non tutti sanno che...


ALBANIA (I Carabinieri in Albania)

Durante la 1^ Guerra Mondiale la situazione estremamente precaria creatasi in Albania - dove turchi, greci e forti gruppi etnici locali si contendevano il dominio - determinò la decisione del Governo italiano d'intervenire militarmente in quella regione per motivi di sicurezza strategica allo scopo di evitare che l'Austria, impadronendosi della sponda orientale dell'Adriatico, condizionasse la sicurezza del canale d'Otranto paralizzando l'operatività delle nostre forze navali. La necessità del nostro intervento era stata condivisa dalle Potenze Alleate.

Il 9 dicembre 1914 sbarcò a Valona il Corpo di occupazione italiano, il cui nucleo principale era costituito dal 10° Reggimento Bersaglieri; i Carabinieri erano, per il momento, rappresentati da una Sezione di 20 militari. Questa prima Sezione, il cui comandante assunse subito le funzioni di Direttore di Polizia, esplicò la sua attività limitatamente alla zona di Valona; ma dovette fronteggiare una situazione assai complessa, se si considerano le particolari mansioni che aveva di tutela e di ristabilimento dell'ordine pubblico. Oltre alla già difficile situazione interna, si aggiungeva, nei primi anni della Grande Guerra, una nuova complicazione: l'arrivo dell'alleato esercito serbo, in fuga davanti agli eserciti austro-tedeschi e bulgari, che lo costringevano a scendere attraverso le montagne del retroterra verso l'Adriatico. La presenza del re serbo, Pietro, trasportato febbricitante in un carretto, non contribuiva minimamente a galvanizzare la provatissima massa di uomini, stipata dapprima nella zona di Durazzo e di Valona, imbarcata poi su mercantili italiani, per essere condotta a Corfù.

Si comprende come in un simile caos di guerra, miseria e malattia, l'opera dei Carabinieri italiani, il cui organico andava crescendo col progredire della guerra, risultasse preziosa. Il 2 dicembre 1915 si creò un Comando di Carabinieri affidato al maggiore Giuseppe Borgna, che già da qualche tempo era in Albania in missione speciale. Per la fine dell'anno erano state impiantate Stazioni in tutta la provincia di Valona. Negli anni seguenti l'organico dell'Arma crebbe ancora, ed i suoi comandi si allargarono su tutto il territorio.

La forza organica dell'Arma contava, nel 1918, 40 ufficiali, 1337 uomini di truppa e 210 aggregati di altre armi. Vi erano tre Comandi di Carabinieri, 21 Sezioni con servizio territoriale, tre Direzioni di polizia, 102 Stazioni territoriali. In seguito questi nomi mutarono in quelli di Divisioni, Compagnie, Tenenze e Stazioni. Creazione dei Carabinieri italiani furono anche il Corpo di Polizia indigena e la Gendarmeria. Questa, organizzata dal maggiore Giuseppe Borgna, riscosse l'ammirazione degli stessi albanesi, presso i quali non era ancora esistito un corpo del genere. I gendarmi, dopo un periodo di istruzione, venivano affiancati nelle Stazioni ai reparti dell'Arma. Tanto bene funzionò l'addestramento che il governo provvisorio albanese, nel 1919, chiese degli istruttori italiani per creare una Gendarmeria indigena ad organico assai sviluppato, con ufficiali pure indigeni. Così sotto la guida del tenente colonnello Rodolfo Ridolfi furono costituiti 5 Battaglioni indigeni, con una propria giurisdizione territoriale distinta da quella degli italiani.

L'on. Giolitti, presidente del Consiglio, nell'estate 1920 ordinò l'evacuazione delle truppe dall'Albania. Lo sgombero dei militari si svolse non solo con dignità, ma spesso con eroismo.

Si hanno esempi di fulgido valore, dimostrato da singoli uomini e da reparti che erano rimasti esposti a tutti i soprusi delle popolazioni abilmente sobillate e in rivolta. Basti ricordare il valore disperato dei carabinieri Serra e Selvaggio, che sostennero contro un numero soverchiante di ribelli una lotta feroce, rifiutando di arrendersi, finché furono uccisi, meritandosi una Medaglia d'Argento; la resistenza strenua dei carabinieri della Stazione isolata di Rege Pai, che rifiutarono di cedere ai ribelli. Dopo un giorno di combattimenti, la Stazione fu espugnata e i sette militari che la componevano, di cui tre gravemente feriti, furono condotti in un campo di concentramento. Né va dimenticata l'azione dell'Arma di Valona, comandata dal maggiore Attilio Morelli, che, con 400 carabinieri, catturò circa 2000 rivoltosi.

Il ritorno dell'Italia in territorio albanese avvenne nell'aprile 1939, quando sbarcò a Durazzo il Corpo di Spedizione Italiano. Con le Grandi Unità del Corpo di Spedizione sbarcarono 16 Sezioni e Plotoni mobilitati di Carabinieri, che cominciarono a disimpegnare immediatamente un prezioso servizio di sicurezza pubblica e di polizia militare.

Dieci giorni dopo lo sbarco un'assemblea costituente decise I' "Unione personale" dei Governi d'Albania e d'Italia, la quale fu rappresentata a Tirana dal R. Luogotenente Jacomoni. Il 24 maggio successivo, il Governo albanese affidò il Comando Generale della Gendarmeria - organizzata 20 anni prima da ufficiali italiani ma già in grave declino - al generale di divisione dei Carabinieri Crispino Agostinucci, che due mesi dopo venne nominato Comandante Superiore dei Carabinieri d'Albania.

Il 23 luglio dello stesso anno 1939 il Corpo della Gendarmeria venne sciolto ed i suoi componenti furono assorbiti dall'Arma, che dal l'agosto successivo assunse un saldo ordinamento territoriale grazie all'arrivo graduale dall'Italia di 38 ufficiali, 149 sottufficiali e 682 militari di truppa ed alla disponibilità di 9 delle 16 Sezioni mobilitate.

Dal 17 ottobre 1939 tale ordinamento si articolò:

  • nel Comando Superiore, dotato di funzionamento amministrativo autonomo;

  • nella Legione territoriale di Tirana - per l'Albania settentrionale e centrale - con i Gruppi di Tirana, Scutari, Durazzo, Elbassan, Piscopia e Kukes;

  • nella Legione di Valona, con i Gruppi di Valona, Berat, Argirocastro e Corizza;

  • in 31 Compagnie, 42 Tenenze ed oltre 200 Stazioni.

In seguito all'entrata dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale (10 giugno 1940), all'Arma d'Albania affluirono 16 ufficiali e 1040 sottufficiali e militari, che vennero distribuiti fra le Legioni di Tirana e di Valona, nonché i militari dei reparti mobilitati al seguito delle Grandi Unità, che alla vigilia delle ostilità contro la Grecia (28 ottobre 1940), poi all'apertura del fronte jugoslavo (aprile 1941) erano complessivamente costituite da due Armate articolate in 8 Corpi d'Armata.
Il totale dei militari dell'Arma dislocati in Albania fu pertanto di 418 ufficiali e di 15.994 fra sottufficiali e truppa.

Cessate dopo l'armistizio del 21 aprile 1941 le ostilità nei Balcani, i Carabinieri d'Albania non ebbero che un'effimera tregua, perché le forze rimaste dopo l'invio di 7 Battaglioni in Grecia e 3 nella Jugoslavia occupata, dovettero affrontare all'interno del paese un movimento di ribellione sempre più vasto, che impose prove di abnegazione e sacrifici di sangue.

Complessivamente, nel periodo compreso tra il primo sbarco in Albania (1939) e l'armistizio dell'8 settembre 1943, vennero concesse ad ufficiali, sottufficiali e carabinieri, per la loro valorosa azione sul fronte greco, in Albania e in Balcania, 9 Medaglie d'Oro al Valor Militare.