La Sirenetta

La Sirenetta

Sirenetta viveva, assieme alle tre sorelle, nel castello di suo padre che era il Re del Mare. Essendo il Re del Mare, il castello stava nel profondo degli abissi, e quel posto, per quanto si possa pensare il contrario, per Sirenetta e le sue sorelle era un bel posto. C'erano infatti, là attorno, giardini oceanici, dove si poteva passare il tempo in compagnia dei delfini, che sono dei grandi giocherelloni. Venivano a rincorrersi, inoltre, i cavallucci di mare, le meduse e tanti pesci d'ogni tipo, stanchi di girovagare senza una meta.

Per loro Sirenetta cantava delle melodie dolcissime, e questo lascerebbe supporre che fosse felice. Ma in realtà non lo era. Avrebbe voluto salire sulla superficie del mare, incontrare delle persone, sentire delle voci umane.

"Quando compirai quindici anni", la teneva a freno suo padre, "anche tu, come le tue sorelle, potrai ogni tanto salire lassù. Ma non metterti strane idee per la testa, noi siamo diversi dagli uomini e dalle donne, il nostro ambiente è il mare".

E i quindici anni, Sirenetta li compì.

"Padre, posso finalmente andare lassù? Ne muoio dalla voglia".

"Adesso ci puoi andare, con calma. Ti fermerai qualche giorno e io rimarrò qui ad aspettarti. E così avverrà, di tanto in tanto", le sorrise il sovrano. "Ma non devi lasciarti prendere dall'entusiasmo. Sii ragionevole, se non vorrai pentirtene".

Sirenetta promise. Guizzò verso l'alto, poco dopo raggiunse il pelo dell'acqua, e sostò su uno scoglio.

Quante meraviglie, c'erano, da ammirare! I gabbiani in volo, un cielo terso con un sole splendente, le coste fiorite e tutt'attorno villette e giardini, più belli di quelli che si trovavano sul fondo del mare.

Sirenetta - La Sirenetta con il capo fuori dall'acqua osseva il velieroE c'era un veliero, con tanti marinai indaffarati a bordo. Erano indaffarati perché stavano preparando una grande festa in onore del loro capitano che, proprio quel giorno, compiva vent'anni.

"Come mi piacerebbe essere anch'io a bordo!", s'intristì Sirenetta.

Ma d'improvviso, come sa chi va per mare, il tempo cambiò: si addensarono neri nuvoloni, scoppiò una tremenda tempesta. Sbattuto da onde altissime, il veliero prese a ballare, poi si abbatterono gli alberi di trinchetto, di mezzana, e quello maestro; si aprirono larghe falle nei fianchi e ben presto la nave s'inabissò.

Tutti i marinai scomparvero tra i cavalloni, ma Sirenetta temette soltanto per il bel capitano. Aveva fatto in tempo a osservarlo, mentre i suoi gli facevano festa, e le era parso tanto bello che subito se ne era innamorata.

"Aiutatemi a salvarlo, Potenze del Mare!", invocò. E i numi degli abissi l'esaudirono, perché, mentre Sirenetta nuotava alla disperata ricerca del giovane, se lo trovò, seppur svenuto, fra le braccia, dove lo aveva scagliato un'ondata provvidenziale.

Sì, era bello davvero. Ma lui era un uomo, lei una sirena: mai avrebbe potuto realizzarsi il suo sogno d'amore.

"Ricordati di accontentarti", le aveva raccomandato il saggio padre.

E Sirenetta se ne rammentò. Così fu felice di nuotare per ore ed ore stringendo a sé il giovane. Provava emozioni mai avvertite. Avrebbe voluto che la tempesta non cessasse più.

Invece cessò. E lei poté adagiare il bel capitano sulla riva, rimanendogli accanto, ma in modo da non lasciar trasparire la coda, badando che l'acqua la nascondesse.

Accorse gente in suo aiuto. Fra quella gente c'era anche una fanciulla di rara bellezza, che subito si prese cura del naufrago. Quando il capitano aprì gli occhi e rinvenne, trovandosela accanto credette di essere stato tratto in salvo da lei.

"Grazie, grazie con tutto il mio cuore!", perciò le disse. "State certa che non mi dimenticherò mai di voi".

La giovane gli sorrise ma, intanto che il capitano, rimessosi in forze, s'incamminava per tornare al suo castello, che sorgeva proprio là vicino, quella s'avviò per la direzione opposta e scomparve.

Essendo scaduto il tempo della sua permanenza fra gli uomini, Sirenetta fu costretta a ridiscendere nell'abituale dimora, in fondo al mare, e subito le sorelle le si fecero incontro.

"Racconta, dài. Chissà come ti sei divertita...".

E lei raccontò, versando calde lacrime sull'amore conosciuto e perduto, sul suo amore impossibile.

"Veramente, ci sarebbe un mezzo perché tu possa diventare una donna", s'intenerì la Strega degli Abissi, a cui le sorelle avevano confidato le pene di Sirenetta. "Ma è un mezzo dolorosissimo".

"Non m'importa", lei disse di slancio. "Sopporterò qualunque supplizio".

"Se vuoi due gambe da donna", spiegò la Strega, "dovrai rinunciare alla coda, e ti sembrerà che ti seghino il corpo dall'alto in basso. Ogni volta che appoggerai i piedi per terra, proverai dei dolori insopportabili".

"Non importa", replicò Sirenetta, decisa.

"Inoltre, in cambio del favore che ti faccio con la mia magia, dovrai darmi la tua bella voce. Rimarrai muta".

"Non importa".

"Infine, se l'uomo che tu ami sposerà un'altra donna, tu non potrai tornare sirena, ma il tuo corpo si dissolverà nel nulla".

Accettata anche questa condizione, Sirenetta si addormentò, e subito si risvegliò con fattezze di donna.

Non era più negli abissi, ma stesa sulla spiaggia, nello stesso punto in cui aveva trascinato il giovane capitano, portandolo in salvo. E il giovane capitano le era al fianco, perché la magia della Strega aveva fatto in modo che una forza misteriosa lo spingesse a uscirsene dal suo castello, e a raggiungere la spiaggia proprio mentre Sirenetta vi veniva adagiata.

Sirenetta - La Sirenetta con fattezze di donnaSi ricordò, il capitano, d'essere stato soccorso giusto in quel punto. Perciò, rincuorata la giovane che egli credeva una naufraga, proprio com'era accaduto a lui, la prese in braccio e la portò nel suo castello, continuando a parlare.

Ma lei non poteva rispondergli. Aveva infatti perduto la voce.

"Sei dunque muta, poverina?", egli le domandò con dolcezza. E poiché Sirenetta continuava a tacere, da quel momento i due s'intesero a gesti e a sguardi. Il capitano la portava con sé, in lunghe passeggiate a cavallo, e in certi momenti le dimostrava un'attenzione particolare, come se anche in lui s'accendesse l'amore.

In realtà, Sirenetta sapeva che l'uomo dei suoi sogni aveva in cuore un'altra donna, cioè la sconosciuta che egli s'era trovato al fianco sulla spiaggia, dopo il naufragio, e che credeva la sua salvatrice. Sconosciuta perché, per quante ricerche lui ne avesse fatto, non se n'erano avute mai più notizie.

Sirenetta soffriva specialmente per questo. Soffriva come ogni innamorata non corrisposta del tutto. L'amore le dava tormenti molto maggiori di quelli che pur le davano le gambe, quando il capitano la conduceva alle feste da ballo, e ogni passo di danza era una lama di coltello che le s'infilzava nei piedi.

Un triste giorno, triste per Sirenetta, una nave attraccò nel porto vicino al castello del capitano. Dalla nave scese una bellissima donna.

Era proprio lei, la sconosciuta che il capitano s'era trovato accanto, sulla spiaggia dove Sirenetta l'aveva deposto dopo averlo soccorso nel mare in tempesta. Era la donna a cui il giovane aveva promesso di non dimenticarla mai, finché fosse vissuto.

Lui la vide, le corse incontro. Lei lo abbracciò: nonostante fosse passato gran tempo, lo aveva sempre tenuto nel cuore.

In pochi giorni vennero celebrate le nozze. Poi i due sposi s'imbarcarono sulla nave che era ancora nel porto. Vi salì anche Sirenetta la cui sorte, secondo la profezia della Strega, era segnata.

Ma ecco emergere dalle acque le sue tre sorelle.

"Sirenetta! Potrai salvarti e riavere la coda se, nottetempo, pianterai questo pugnale nel petto del capitano. Su, prendi il pugnale e fa' ciò che va fatto".

Sirenetta prese il pugnale, lo guardò, se lo mise in seno. E attese che scendesse la notte.

Sirenetta - Il pugnaleRaggiunta la cabina dove i due dormivano, sostò. Rifletté sulle parole delle sorelle. Conficcando il pugnale nel petto del giovane, non solo sarebbe tornata sirena, ma avrebbe dimenticato tutte le sue pene d'amore.

S'accostò al letto, sorrise al capitano addormentato, mandò un bacio verso quel bellissimo, amatissimo volto e tornò sul ponte della nave.

Dette un ultimo sguardo al pugnale, lo scagliò in mare. E attese che il suo destino si compisse, che il suo corpo si dissolvesse: come la Strega le aveva predetto.

Invece, non accadde nulla.

Per meglio dire, Sirenetta udì sul suo capo un insistente scampanellio. Guardò in alto, e vide una nuvola, tante nuvole. E una di esse le diceva: "Sei proprio una brava fanciulla, Sirenetta. Perciò manterrai la tua figura di donna. Solo che sarai una nuvola, una nuvola come noi. Ogni nuvola ha la sua figura".

"Eccomi! Vengo subito!", disse Sirenetta. E pianse per la gioia.

Quelle lacrime scesero sulla Terra e, dove caddero, dettero vita a un bellissimo fiore. Un fiore splendente nell'aurora che sorgeva.