Gianni Amelio

Il carabiniere Enrico Lo Verso deve accompagnare in un orfanotrofio di Civitavecchia l'undicenne Rosetta e il fratellino Luciano. Ma l'istituto si rifiuta e così ha inizio un road-movie emozionante, un singolare viaggio in Italia dove allo squallore morale e ambientale del Paese si contrappone una umanità povera e irriducibile anche nella sconfitta.
Gianni Amelio

Gianni Amelio che con "Il ladro di bambini" nel 1992 ha ricevuto il Gran Premio al festival di Cannes, ricorda che Antonio, il ladro di bambini, nel trattamento iniziale, scritto con Stefano Rulli e Sandro Petraglia, era un medico, poi un infermiere. E poi?
«Divenne carabiniere. Il personaggio me lo ispirava mio fratello che in quel periodo prestava servizio militare nell'Arma. Ed è stata una scelta felicissima, per me, per quello che significava ... ».

L'occhio di Antonio è diventato il suo occhio?
«Io vengo dal povero Sud, me ne sono staccato per raccontare nel mio cinema soprattutto la borghesia. Antonio ha capovolto la situazione: è la prima volta che racconto il mio mondo identificandomi nel carabiniere».

Un vero cambio del punto di vista che le permette di affrontare certi temi, certe "realtà"?
«Nella mia realtà si diventa carabinieri per bisogno: è un lavoro importante e durissimo, che il ragazzo meridionale esegue in modo drammatico e responsabile. Il mio carabiniere quando torna nella sua Calabria trova tutt'altro che la dolcezza dei ricordi».

Come Pasolini nella famosa poesia sul '68 e Valle Giulia, lei si mette dalla parte di un "tutore dell ordine"...
«Quando lessi la lettera di Pasolini, malgrado la mia età - avevo 22 anni - e una disposizione d'animo che mi collocava dalla parte degli studenti, ero già con lui. Le sue ragioni le vivevo sulla pelle. Mio padre era stato quindici anni in Argentina e al suo ritorno aveva trovato un figlio cambiato, che parlava una lingua diversa dalla sua».

Una crisi di generazione?
«Io vivevo la mia condizione come qualcosa di superfluo e non necessario. Una colpa. Ecco la ragione per cui racconto, con il personaggio del carabiniere Antonio, lo sradicamento subito sia dai padri che dai figli».

Renato Minore