Carabinieri a colori

di Arturo Gismondi

"La televisione a colori, in Italia, è apparsa più tardi che altrove, nel resto d'Europa e del mondo. Il ritardo fu un po' il risultato della mancata scelta fra le tecnologie allora prevalenti in Europa, ma anche di un orientamento dei governi del tempo, parliamo degli anni '70, ispirati a una politica economica "di austerità" incline ad orientare gli investimenti verso i "consumi sociali" e a contrastare un "consumismo" inteso come negativo e come portatore di dissipazione, di una crescita disordinata e contraddittoria.

Luca Barbareschi ne "La tenda Nera", regia di Luciano Manuzzi, 1996

Quando, verso la fine degli anni '70, la televisione a colori entrò nelle nostre case, e vi entrò lentamente anche a motivo di una crisi dell'industria nazionale alla quale non si riuscì a porre riparo, fu per molti italiani una sorta di nuova nascita mediatica, che ricorda un po', per intenderci, l'esperienza raccontata ne La mia Africa da Karen Blixen. Piombata dal nord dell'Europa nel continente africano, la protagonista racconta di essere come nata una seconda volta, a tal punto i sensi, la vista, l'udito, e l'olfatto, la percezione del mondo circostante erano stati aggrediti da una realtà diversa e inebriante, e da sensazioni mai provate prima con tanta intensità.

L' Italia in bianco e nero, prolungandosi al di là dei tempi per così dire tecnici, aveva attenuato i contrasti in una uniformità destinata a coprire i mutamenti nel frattempo intervenuti . Grazie al colore, e alla sua iniziale violenza mediatica, gli italiani scoprirono un  Paese cambiato, più ricco e complesso, tumultuoso e mutevole, dai contrasti più netti e infinitamente più variegati. Era come se, d'improvviso, ci si rendesse conto di quello che in realtà era successo gradualmente, e da tempo.

Nino Frassica e Terence Hill in Don Matteo 2 Regia di Leone Pompucci e Andrea Barzini 200

La scoperta del colore, fatta da registi e operatori che ne andavano saggiando le capacità espressive, sorprendenti per il piccolo schermo, venne come mediata e trasmessa agli spettatori quale mezzo per interpretare realtà che erano o venivano vissute come nuove.Una società prevalentemente agricola come quella per esempio della fiaba paesana e cinematografica di Pane, amore e fantasia o, per altri aspetti, di alcuni dei Racconti del Maresciallo di Landi nella prima versione, apparve d'improvviso lontana, col suo mondo dominato da figure appena sbozzate nella loro semplicità. Era, ci si accorse, un mondo da tempo travolto e seppellito da forze immani, da una tumultuosa industrializzazione, da movimenti migratori travolgenti dal sud al nord, dall'arco alpino e dagli Appennini alle pianure e alle coste, dalla campagna alle città sempre più estese, e come enfiate nel loro protrarsi smisurato nello spazio.