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                   ADDIO


                   ALLA PLASTICA?




                            ompagna di vita sin dalla nascita. È giunto
                            però il tempo di ripensare al nostro rapporto
                            con lei. La plastica, sinonimo di finto, econo-
                            mico, pratico e usa e getta, ha per certi versi
                   Cfatto il suo tempo. Anche stavolta però, c’è stato
                   bisogno di una legge per tentare di correre ai ripari ed
                   evitare che le future generazioni debbano nuotare in un mare di plastica, visto che,
                   secondo alcune ricerche, nel 2050 in mare ci sarà, in termini di peso, più plastica
                   che pesci. E così in Italia, dal 14 gennaio scorso, a seguito del recepimento di una
                   direttiva comunitaria, sono stati messi al bando alcuni prodotti usa e getta di uso
                   comune ed è stato dato impulso a una riduzione progressiva degli altri. Nel
                   dettaglio, la normativa vieta la vendita di posate, piatti, cannucce e altri prodotti in
                   plastica anche “oxo-degradabile”, cioè arricchita con additivi che ne accelerano la
                   degradazione, bastoncini cotonati, agitatori per bevande, aste dei palloncini, alcuni
                   contenitori per alimenti e tutti quelli per bevande in polistirene espanso. Gli
                   esercenti potranno comunque continuare a vendere i prodotti immessi sul mercato
                   prima del divieto. I Ministeri della Transizione Ecologica e dello Sviluppo Economico,
                   assieme alle autorità regionali, stipuleranno accordi e contratti di programma con
                   enti pubblici, imprese e associazioni con l’obiettivo di sostenere e incentivare i
                   produttori di oggetti in plastica monouso affinché riconvertano le loro filiere.
                   Senza scomodare la fantascienza, la presenza di plastica e di microparticelle che
                   vengono mangiate dagli animali marini, fino a giungere a noi come consumatori
                   finali della catena alimentare, sta addirittura facendo emergere un ecosistema
                   specifico, battezzato plastisfera che potrebbe perfino essere la fucina di nuove epi-
                   demie. Secondo l’analisi del quotidiano economico francese Les Echos, il neologismo
                   indica l’insieme dei micro o macro-organismi, batteri, virus, funghi, microalghe, in-
                   vertebrati, crostacei o altri tipi di esseri viventi che negli oceani colonizzano i rifiuti
                   di plastica. Tutte le forme di vita si adattano ai cambiamenti, ciò che colpisce in
                   questo caso è il fatto che l’habitat costituito da elementi in plastica non si degrada
                   come quelli naturali, ma perdura nel tempo per decenni o addirittura secoli ed è in
                   grado di percorrere grandi distanze, come dimostrano i Garbage patch, isole di
                   plastica galleggianti che fluttuano negli oceani.
                   Ma potremo dire veramente addio alla plastica? In alcuni ambiti essa resta indi-
                   spensabile e forse insostituibile, pensiamo al settore biomedico con macchinari, re-
                   spiratori, presidi come valvole, mascherine, guanti, tute, oppure ai trasporti sicuri di
                   alimenti in casse e imballaggi, fino all’industria aeronautica o automobilistica.  Oltre
                                                                                                        MAGGIO-GIUGNO 2022
                   a privilegiare gli oggetti riutilizzabili, qualche speranza si può riporre nella bioplastica,
                   generata da biomassa organica anziché da molecole derivanti dal petrolio, la quale
                   deve però confluire nel ciclo del compostaggio.


                                                                                               #Natura  3
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