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                   ADESSO TOCCA A NOI





                           econdo un sondaggio Mintel condotto su
                           un campione di 16 Paesi a livello globale,
                           solo 1 italiano su 5 pensa che l’Italia stia
                           contribuendo al cambiamento climatico:
                   Ssiamo la popolazione con meno consape-
                   volezza tra quelle incluse nel rilevamento. Appena
                   meglio di noi il Brasile (il 21% pensa che il suo
                   Paese contribuisca al  climate change), la Corea del
                   Sud (24%) e la Spagna (29%). I più consapevoli sono in-
                   vece Canada e Stati Uniti (51% e 46%), seguiti da Regno
                   Unito e Germania con il 44 e 45%. Nel migliore dei casi, quindi, appena metà
                   della popolazione ritiene che il proprio Paese sia tra i responsabili del cambiamento
                   climatico.
                   Nonostante l’Italia sia tra le 10 economie più avanzate, gli italiani sono molto
                   convinti di essere vittime più che corresponsabili del riscaldamento globale.
                   Al tempo stesso, cresce nel nostro Paese l’attenzione e la conoscenza dei cittadini
                   sul tema dell’economia circolare. Ampia fiducia nell’Europa, nel Recovery fund e
                   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Secondo quanto emerso dal
                   nuovo sondaggio Ipsos “Futuro ed economia circolare” a cura di Conou,
                   Legambiente ed editoriale Nuova ecologia, il PNRR “per accelerare la rivoluzione
                   circolare in Italia dovrebbe prevedere prima di tutto risorse per la riconversione
                   di impianti industriali obsoleti, incentivare le aziende impegnate sulla circolarità,
                   educare i cittadini, sostenere la ricerca scientifica”. In realtà “oltre la metà degli in-
                   tervistati non sembra essere favorevole ad avere un impianto per il riciclo dei
                   materiali vicino alla propria abitazione. Tra le motivazioni spicca per il 55% degli
                   intervistati l’inquinamento dell’aria, per il 33% l’inquinamento dell’acqua e per il
                   25% quello acustico. Una buona interazione tra il governo nazionale e le regioni,
                   come espressione delle esigenze territoriali, dovrebbe portare nelle aspettative a
                   scelte condivise”.
                   Pur essendo i nostri connazionali d’accordo e fiduciosi in un futuro più green,
                   quando si tratta di assumersi le proprie responsabilità, cambiare abitudini e
                   mettersi in gioco, sembrano esitare. Insomma, diamoci da fare, ma non a casa
                   nostra!  Potrebbe sembrare una nuova declinazione della sindrome  Not in my
                   back yard –  NIMBY: sì alle nuove opere all’avanguardia tecnologica e in fatto di
                   impatto sull’ambiente, ma non nel mio terreno o nel luogo dove hanno sede i
                   miei interessi.
                   Forse occorre un’iniezione di fiducia visto che appena il 13% degli intervistati è a
                   conoscenza che l’Italia è tra le più virtuose in Europa per riciclo. L’informazione
                                                                                                        SETTEMBRE-OTTOBRE 2021
                   gioca un ruolo fondamentale, la consapevolezza delle grandi capacità del nostro
                   Paese può aiutare a coinvolgere tutti nella missione di rispettare il Pianeta e vivere
                   in armonia con esso.


                                                                                               #Natura  3
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