Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

AREE PROTETTE, PARCHI E OASI
LA RISERVA NATURALE INTEGRALE DI SASSO FRATINO
13/11/2017
di Ten. Col. Giovanni Quilghini, Comandante Reparto CC Biodiversità di Follonica

 

 


La prima Riserva Integrale istituita in Italia è diventata Patrimonio mondiale dell’UNESCO


RIASSUNTO:

Sasso Fratino è la prima Riserva Integrale italiana istituita. Estesa su un’area di quasi 800 ettari dalla spiccata naturalità, l’antichissima foresta comprende enormi faggete tra le più antiche del territorio regionale e dell’intera Europa, con quasi 500 anni di vita. Occupa un angolo suggestivo e impervio del versante romagnolo delle Foreste casentinesi dove, nel 1993, è stato istituito il primo Parco nazionale in Emilia-Romagna. Già nel 1959 era stata riconosciuta – anche in questo caso primato nazionale – come riserva integrale grazie all’azione propulsiva del Corpo forestale dello stato, ora Arma dei Carabinieri. I suoi faggi possono superare i quattro e, addirittura, i cinque secoli di età. Per generazioni di studiosi Sasso Fratino ha costituito un laboratorio naturale dove apprendere il funzionamento degli ecosistemi e quindi sviluppare strategie per la conservazione della biodiversità. Dallo scorso luglio è stata decretata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

 

ABSTRACT:

The strict nature reserve of Sasso Fratino
Sasso Fratino is the first Strict Nature Reserve established in Italy. It is spread over an area of nearly 800 hectares of outstanding nature. The ancient forest includes huge beech woods among the oldest in the region and across Europe, of almost 500 years. It is situated in an evocative corner of the Romagna side of the Casentino Forests where, in 1933, the first National Park in Emilia-Romagna was established. Already in 1959 it had been recognized as an integral reserve thanks to the propulsive action of the State Forestry Corps, now Carabinieri. Its beech trees can overcome the four and even five centuries of age. Sasso Fratino has been a natural laboratory for generations of scholars to learn the functioning of ecosystems and then develop strategies for biodiversity conservation. Since last July it has been decreed by Unesco World Heritage

FOTO AL’istituzione nel 1959 della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, prima in Italia, ha segnato una svolta nella politica ambientale, ed ha rappresentato per l’Italia una grande novità nel campo della protezione ambientale ed una risposta concreta sollecitazioni dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e del Consiglio d’Europa.

L’importanza della Riserva è sottolineata dalla ricca ed estremamente interessante bibliografia, alla quale è d’obbligo fare riferimento per spunti, notizie, approfondimenti.

La singolare vicenda della sua istituzione è magistralmente raccontata nella nota introduttiva al pregevole volume “La Riserva di Sasso Fratino”, scritta appunto da Fabio Clauser, decano dei Forestali d’Italia, allora Amministratore delle Foreste Demaniali Casentinesi.

Nel 1955, seguendo il piano di gestione della Foresta di Badia Prataglia del quale ero stato redattore nel 1952, ero arrivato come esecutore del piano stesso a dover progettare il taglio del bosco sulle pendici settentrionali di Poggio Scali: a Sasso Fratino. Mi sono trovato davanti ad un bel dilemma: onorare il mio piano o fare, come ora si direbbe, un passo indietro? Il bosco che avevo di fronte era rimasto pressoché intatto perché praticamente inaccessibile. Ma le nuove tecnologie – le gru a cavo importate dalla Svizzera - rendevano possibile e conveniente esboscare i grandi tronchi di ottimo legno da quelle pendici fino allora difese da balze rocciose e dalla mancanza di strade dove attestare gli impianti tradizionali. Il piano di gestione prescriveva di percorrere tutto quel versante. Ma una cosa è scrivere il piano e un’altra trovarsi ad applicarlo, a decidere della vita e della morte di alberi così straordinari, al loro cospetto.

Ed ancora, “L’aspetto estetico, si è visto, fu determinante nel proporre l’istituzione della Riserva Naturale Integrale: esso conserva certamente intatta la sua importanza. Nelle questioni di pianificazione e di gestione, ora ed in futuro sembrano prevalere tuttavia altri interessi. In particolare una migliore conoscenza dell’ecosistema bosco in quella sua naturale espressione. Ne sono buona testimonianza gli studi avviati e compiuti nei primi cinquanta anni” 

 

FOTO BCenni storici

La storia della foresta di Sasso Fratino è legata alle vicende dell’antica Foresta Casentinese, che si estende a cavallo dell’Appennino Tosco Romagnolo, tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli

Si tratta dei territori, un tempo vasti feudi boscati, confiscati ai Conti Guidi a metà del XV secolo dalla Repubblica di Firenze e concessi all’Opera del Duomo per le esigenze di materiali e proventi per la costruzione del massimo Tempio, la nuova Cattedrale di Firenze.

L’Opera amministrò per 400 anni, con alterne vicende, la “Macchia di S. Maria del Fiore”. Ne restano numerosi scritti, tra cui uno del 1721 che cita la zona di Sasso Fratino, “…l’asticciola che confina con Poggio Scali quanto acqua pende verso Campo alla Sega..” afferma che le maestranze dell’Opera “…non vi hanno mai tagliato per essere paese impraticabile per vie…”.

Annessa nel 1838 alle Reali Possessioni da S.A.R. e I. Granduca di Toscana Leopoldo II, fu da questi ribattezzata “Regia foresta di Casentino”.

Tra i numerosi avvenimenti cruciali per la storia della foresta si colloca l’acquisto da parte dello Stato, avvenuto nel 1914. Nella “Relazione sull’Azienda del Demanio Forestale di Stato” del Direttore Generale delle Foreste Antonio Sansone” del 1915, la Foresta Casentinese compare tra i fondi regolarmente acquistati dall’Azienda. Sansone la descrive con queste parole: “…le piante stravecchie seccano e cadono sotto il peso delle nevi e per l’urto dei venti; e subito al loro posto sottentra nuova vegetazione rigogliosa, dovuta al sottobosco che non manca mai ed aspetta che gli si faccia un po’ di luce per prendere sviluppo. È il vero tipo della faggeta naturale, quale difficilmente si troverebbe in altri posti…”. Lo stesso Sansone nella sua Relazione aggiunge: “…oggi sorge ovunque la richiesta di Riserve… e per la creazione di queste non potrebbe esservi località più adatta di questa foresta…”, auspicando ciò che si sarebbe realizzato solo 45 anni dopo.

L’Azienda amministrò, nel dopoguerra le Foreste Demaniali procedendo nei rimboschimenti e nelle utilizzazioni, secondo piani economici, di Assestamento forestale,

Al momento dell’applicazione del piano però, Fabio Clauser, ritenne necessario un cambiamento di scelte per tutelare un’area così rilevante sia dal punto di vista forestale che paesaggistico, proponendo la sospensione degli interventi. Sasso Fratino divenne così la prima riserva integrale istituita in Italia, secondo la classificazione I.U.C.N. (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle sue risorse), organismo del quale faceva parte l’Azienda di Stato per le Foreste demaniali.

Come nucleo principale della Riserva furono individuati 45 ha, mai stati sottoposti a tagli. Ulteriori 65 ettari costituivano una “area contigua”.

Ulteriori ampliamenti, su proposta dell’Amministratore Michele Padula, si ebbero nel 1980 e nel 1983 fino alla superficie attuale di 764 ha. Si deve agli ultimi ampliamenti anche l’inclusione di aree rupestri, canaloni e pareti rocciosi di particolare importanza ambientale e paesaggistica, che costituiscono aree rifugio per specie vegetali di origine alpina e centro europea.

Un importante riconoscimento dell’importanza della Riserva di Sasso Fratino viene dal Consiglio d’Europa che nel 1985 le assegna il Diploma europeo per le Aree protette, successivamente sempre confermato.

FOTO CLa Riserva naturale integrale di Sasso Fratino è una delle 131 Riserve naturali del Raggruppamento Carabinieri per la Biodiversità ed è inserita nel complesso delle Riserve Naturali Casentinesi gestite dal Reparto CC Biodiversità di Pratovecchio (AR). L’antica Foresta Casentinese rappresenta il cuore topografico e naturalistico del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, istituito nel 1993.

L’area ha una superficie di 764,25 ha ed è interamente compresa nella Regione Emilia-Romagna, in provincia di Forlì-Cesena, nel territorio dei Comuni di Bagno di Romagna e di S. Sofia, nel versante settentrionale dell’Appennino tosco-romagnolo, bacino idrografico del Fiume Savio. L’altitudine massima è di 1520 m s.l.m. (Poggio Scali) e quella minima è di 650 m s.l.m. (Ponte di Campo alla Sega) con esposizione prevalente Nord-Est

Sasso Fratino confina con le altre Riserve naturali biogenetiche statali (Campigna, Scodella, Camaldoli e Badia Prataglia-Lama) e con una zona a protezione integrale della Regione Toscana (La Pietra).

La morfologia è estremamente accidentata con alternanza di zone a fortissima pendenza ed aree relativamente pianeggianti. La pendenza media è del 65%.. Numerosi torrenti in profonde valli, originatesi dall’erosione delle marne e dal conseguente crollo dei banchi arenacei, si alternano a crinali secondari aperti e in favorevoli situazioni di giacitura, con un ampia variabilità di condizioni microclimatiche

Il substrato geologico è costituito dalla formazione miocenica Marnoso Arenacea, alternanza di strati arenacei di spessore variabile e più sottili starti marnosi. L’erodibilità della roccia ed il consistente apporto di materia organica tipico delle foreste decidue, determina la creazione di suoli profondi e maturi (Cambric-Umbrisols) con humus di tipo mull, (rapporto C/N tra 10 e 20 e reazione sub-acida) Nonostante le pendenze elevate non vi sono fenomeni erosivi rilevanti, a conferma, se ce ne fosse bisogno, che la copertura forestale è il primo concreto baluardo contro il dissesto idrogeologico.

I caratteri climatici indicano un bioclima di tipo temperato oceanico con regime delle piogge appenninico e precipitazioni nevose incostanti. Frequente alle quote superiori il fenomeno della galaverna. Più raro il gelicidio. Molto frequenti i banchi di nebbia e le nuvole basse anche nel periodo estivo, che apportano umidità nelle zone di crinale. Secondo la classificazione di Pavari, Sasso Fratino ricade nella zona fitoclimatica del fagetum sottozona fredda alle quote superiori e nella sottozona calda in quelle inferiori.

La parte più remota della Riserva ospita una foresta vetusta, edificata da grandi alberi di età avanzata, ricca di nuclei di rigogliosa rinnovazione di età scalare e di abbondante necromassa in piedi e suolo in tutti i successivi stadi di degradazione.

Le faggete dell’orizzonte montano superiore sono formazioni tendenzialmente pure con presenza sporadica di acero di monte, caratterizzate dalla presenza di Polygonatum verticillatum ed altre specie esigenti che si trovano anche nelle formazioni del piano inferiore quali Geranium nodosum, Geranium robertianum, Cardamine kitaibelii, C. bulbifera, ecc.

FOTO DIl nucleo storico della Riserva è caratterizzato da faggete e boschi misti di faggio (Fagus sylvatica) e abete bianco (Abies alba). Altre latifoglie, come Acer pseudoplatanus, Acer platanoides, Ulmus glabra, Tilia platyphyllos, Fraxinus excelsior, e conifere come Taxus baccata partecipano alla copertura.

Scendendo di quota, al bosco misto di faggio e abete bianco si associano latifoglie più termofile, Quercus cerris, Quercus petraea, Quercus pubescens, Acer opalus, Acer campestre, Sorbus torminalis, Ostrya carpinifolia, Carpinus betulus, Fraxinus ornus e Corylus avellana, accompagnate da una componente erbacea molto ricca di specie proprie dei suoli eutrofici,: Cardamine bulbifera,, Galium odoratum, Melica uniflora, Adenostyles australis ecc. Nei boschi misti si trova un piano erbaceo ricco di specie mesofile e mesoigrofile, indicatrici di accumulo di nutrienti, come Saxifraga rotundifolia, Phyllitis scolopendrium, Senecio fuchsii.

La struttura, tendenzialmente coetaniforme alle quote maggiori, diviene progressivamente disetaneiforme e pluristratificata verso valle e nelle zone a maggiore pendenza. Dalle quote più elevate (1500 m) a quelle inferiori (900 m), aumentano sia le altezze medie e dominanti dei soprassuoli, sia la diversità di specie arboree nel piano di rinnovazione.

Le dinamiche strutturali sono condizionate dalle caratteristiche del terreno (profondità e pendenza) e dall’influenza di “fattori di disturbo” di origine naturale (vento, neve, frane, ecc.).

Gli alberi sono alti e maestosi: non sono rari faggi di oltre 40 m con diametri superiori a 1 m, e anche gli aceri sono presenti con piante monumentali.

La provvigione media si aggira sui 500 m3 ha-1, con picchi attorno a 1000 m3 ha-1.

Le faggete di Sasso Fratino, sono “Foreste vetuste” nelle quali, a differenza dei boschi coltivati, fenomeni naturali determinano la morte degli alberi o il crollo di gruppi di individui, che non utilizzati, restano “in dote” alla foresta, sotto forma di alberi morti in piedi e di grandi quantità di legname al suolo, in diversi stadi di degradazione. Il legno morto di questi alberi (in piedi o atterrati) svolge una importante funzione sotto il profilo della biodiversità, per l’attivazione di catene alimentari scomparse nei boschi coltivati, legate alla presenza di microrganismi, funghi, insetti, uccelli.

Lo spazio che si genera nella volta del bosco per ogni albero permette l’arrivo al suolo di luce e genera la vita di nuove piantine, rendendo progressivamente eterogenea e “disordinata” la foresta, nella sua diversità strutturale, orizzontale e verticale. Nei boschi mai utilizzati, o in cui sono cessate le utilizzazioni da molto tempo, si esprime indisturbata la complessa dinamica naturale, che perpetua al eterogeneizzazione strutturale, riconoscibile dalla presenza di strutture complesse.

Un caso a parte sono le fisionomie dei soprassuoli posti in condizioni stazionali più difficili, in prossimità dei crinali o ai margini di canaloni ove è modesto lo spessore del terreno e maggiore l’esposizione ai gelidi venti invernali Qui si trovano anche gli alberi più vecchi, che non sono i più grandi. Le condizioni microstazionali particolarmente severe hanno limitato gli accrescimenti annuali, ma non hanno impedito di raggiungere età superiori ai 500 anni

La Riserva ospita 20 specie endemiche dell’appennino, di cui molte incluse in liste rosse. I Taxa Le tasse di interesse biogeografico includono Filipendula ulmaria subsp. denudata, Carex macrolepis e Leucopoa dimorpha. La Riserva ospita i siti più meridionali di Matteuccia struthiopteris e Phegopteris connectilis. Sono state annoverate finora 81 specie bryophyte (66 muschi e 15 licheni)

La grande quantità di necromassa, ben differenziata dal punto di vista strutturale e delle varie fasi di decomposizione, determina la straordinaria ricchezza delle specie fungine. Lunghe indagini micologiche hanno permesso ai ricercatori di mettere a punto una Check-list delle specie fungine di Sasso Fratino nella Riserva: 544 specie (delle quali 250 sono specie aphyllophoroidi, un numero elevatissimo rispetto al totale), tra cui due specie nuove per la scienza Fomitopsis labyrinthica Bernicchia & Ryvarden e Ceriporiopsis guidella Bernicchia & Ryvarden. Non si hanno notizie di altri ritrovamenti di questa specie in nessun altro paese europeo. Oltre dieci specie sono segnalate solo per Riserva Integrale, e numerosi sono i ritrovamenti di specie rare e molto rare.

 

Gli ungulati presenti, cervo europeo (Cervus elaphus), capriolo (Capreolus capreolus), daino (Dama dama), cinghiale (Sus scrofa) e un Bovide, il muflone (Ovis orientalis musimon) sono sottoposti, secondo diverse proporzioni alla predazione del lupo (Canis lupus), in un complesso sistema preda – predatore che ha pochi eguali a livello europeo: altra caratteristica di eccellenza di questo straordinario territorio.

 

Testimonianze della presenza, e quindi della autoctonia, del lupo si hanno fin dall’inizio del 1800. Notizie del suo tentato sterminio condotto dall’Opera del Duomo tramite i “lupari” confermano la presenza del predatore nelle Foreste Casentinesi da sempre. La passata presenza dell’orso (Ursus arctos), ha lasciato il segno nella toponomastica di queste montagne (Siepe dell’Orso, Ca’ dell’Orso, ecc.) giacché la caccia spietata alla quale è stato sottoposto lo ha portato all’estinzione nei primi decenni dell’ottocento.

Tra i Felidi, è recente la conferma della presenza del gatto selvatico (Felis silvestris silvestris)

Sono presenti più di 18 specie di Chiroptera, tra cui Nyctalus noctula, N. leisleri, Plecotus auritus, P. austriacus e Barbastella barbastellus. L’avifauna è ricca di specie legate alle foreste vetuste, Certhia familiaris, Phylloscopus sibilatrix, Accipiter gentilis. Il Picchio nero, specie simbolo delle foreste Casentinesi, si avvantaggia infatti dell’eterogeneità ambientale e dall’abbondante quantità di necromassa presente.

 

Tra gli anfibi ospita Salamandra salamandra, salamandrina perspicillata, Speleomantes italicus, le ultime due endemiche a l'Appennino Nordico. Tra gli insetti, numerosi Sono stati segnalati coleotteri collegati a vecchie foreste l'area (ad esempio Rosalia alpina, Osmoderma eremita).