Inaugurazione dell’Anno Accademico 2010-2011

Il 24 febbraio 2011, nell’Aula Magna, alla presenza dei rappresentanti degli Organi Costituzionali, nonché di numerose Autorità civili, militari, religiose e del Corpo docente, si è aperto ufficialmente l’Anno Accademico 2010-2011. Hanno preso la parola, nell’ordine, il Comandante della Scuola, Gen. D. Ugo Zottin, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Leonardo Gallitelli e il Ministro della Difesa, On. Ignazio La Russa.

Un momento della cerimonia



Relazione del Comandante della Scuola

Signor Presidente del Consiglio, Autorità e gentili ospiti, ancora una volta sono molto lieto e onorato di porgere loro, anche a nome del personale del Quadro Permanente e di tutti i frequentatori della Scuola, il benvenuto al tradizionale e solenne appuntamento dell’inaugurazione dell’Anno Accademico.
Signor Presidente, la Sua partecipazione, quella del Signor Ministro della Difesa, di altri eminenti esponenti del Parlamento, del Governo, delle più alte cariche istituzionali, delle Magistrature, delle Forze Armate e di Polizia, degli organi di stampa e di informazione, costituiscono evidente testimonianza della particolare attenzione rivolta alle attività di questo Istituto di Formazione.
Uno speciale saluto desidero rivolgere ai Comandanti che mi hanno preceduto, tanti qui presenti, nonché al Generale Clemente Gasparri, Comandante delle Scuole dell’Arma, ringraziandolo per averci sempre assicurato il Suo indirizzo e sostegno.
Il mio più riconoscente plauso e ringraziamento va ai docenti civili, in prevalenza dell’Università di Roma "Tor Vergata", ai docenti militari, ai Comandanti di Sezione ed al quadro permanente, che si dedicano con straordinaria passione e professionalità alla formazione culturale militare e morale dei frequentatori.
È grazie al loro straordinario contributo che questa Scuola, quale "Università dell’Arma", può sostenere il continuo processo di aggiornamento dei programmi formativi, nell’intento di realizzare una costante ed equilibrata sintesi tra la preparazione giuridica e la formazione dei Comandanti.
Mi limito ad evidenziare che per il corrente anno accademico è stato incrementato e razionalizzato l’insegnamento del Diritto e della Procedura Penale, e al riguardo ringrazio per il sostegno ottenuto il Preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Prof. Lambertini, ed il Prof. Gian Piero Milano, presente in sala e che saluto cordialmente, Preside di Giurisprudenza di Roma Tor Vergata.Il Comandante della Scuola
Inoltre, nel 150nario dell’Unità Nazionale, abbiamo adottato alcune iniziative culturali e didattiche per approfondire nei giovani Ufficiali le conoscenze tematiche.
Anche quest’anno, sono proseguiti gli interventi logistico - infrastrutturali ottimizzando le risorse disponibili, al fine di migliorare la qualità di vita dei frequentatori ed offrire loro i più aggiornati ausili formativi.
La Scuola, anche in questo Anno Accademico, è chiamata a svolgere un numero di Corsi di formazione di base (ben 7) superiore al passato. In effetti, oltre ai consueti:
-  tre Corsi di Applicazione per gli Ufficiali del ruolo normale provenienti dall’Accademia Militare;
-  Corso Formativo frequentato, per un anno, dai tenenti del ruolo tecnico-logistico, vincitori di concorso per laureati in discipline prevalentemente scientifiche;
-  Corso Applicativo che inquadra, per un anno, i sottotenenti del ruolo speciale provenienti dai marescialli e dagli ufficiali in ferma prefissata,
questo Istituto provvede a completare la formazione dei tenenti e dei sottotenenti che transitano nel servizio permanente, vincitori di concorso dopo oltre 4 anni di ferma, per accedere rispettivamente al ruolo Tecnico-Logistico e a quello Speciale.
A questa intensa e complessa attività, si affianca, com’è noto, la formazione permanente sviluppata nei diversi corsi di aggiornamento per gli Ufficiali alla vigilia dell’assunzione di importanti incarichi di comando o di particolare specializzazione.
Ai menzionati corsi formativi partecipano, anche quest’anno, Ufficiali Afgani, Albanesi, del Senegal, della Turchia e 3 funzionari della Gendarmeria della Città del Vaticano, che da alcuni anni ci onorano con la loro presenza ed ai quali pure rivolgo un cordiale saluto.
E’ consuetudine che mi rivolga ora a Voi, giovani Ufficiali!!
Quella che state vivendo alla Scuola è un’opportunità unica per prepararvi ad affrontare con serietà, onestà, lealtà e coraggio le complesse difficoltà che il futuro da Comandanti vi riserva.
Ricordate sempre che nel governo del personale l’esempio costituisce lo stimolo imitativo per i dipendenti i quali mutuano dall’impegno del loro Comandante il comportamento da assumere per l’assolvimento dei propri doveri.
Noi, responsabili ai vari livelli della vostra formazione, siamo chiamati a sostenervi e a trasferirvi le conoscenze ed i valori che sono alla base dell’agire dell’Ufficiale. E’ questo il binomio indissolubile che vi dovrà sempre motivare e guidare nella ricerca del bene comune e del consenso da parte delle collettività e dei singoli cittadini, nell’interesse dei quali sarete chiamati ad agire.
Con queste brevi considerazioni e con questo spirito, auguro a ciascuno di voi un proficuo anno accademico.

Un momento della cerimonia


Prolusione del Comandante Generale dell’Arma

Signor Presidente,
l’Arma riserva una cura premurosa a questa Scuola, ove la severità degli studi si coniuga con l’educazione all’etica della responsabilità, per formare i comandanti che, tra qualche anno, saranno alla guida di un’Istituzione che raccoglie un consenso davvero straordinario sia in Patria, sia fuori dai confini nazionali.
Un consenso che affonda le radici nella storia ormai quasi bicentenario della nostra Istituzione. L’Arma, infatti, con immutate funzioni, è stata prima interprete dello spirito risorgimentale e poi vigile e affidabile sentinella di legalità dell’Italia unita, a difesa del bene comune e dei, valori fondanti della nostra Nazione.
Un lungo cammino ricco di tante pagine straordinariamente eroiche della storia d’Italia e, soprattutto, punteggiato da innumerevoli gesti della quotidianità, tutti da incorniciare e sempre vissuti in quel silenzio che è senza dubbio la nostra cifra distintiva e che ogni Carabiniere è tenuto ad osservare, anche quando opera in condizioni critiche ed è esposto a rischio per la propria incolumità, come attestano i 110 caduti e gli oltre 10.000 feriti in servizio degli ultimi 10 anni.
A loro esprimiamo la nostra incondizionata riconoscenza. Alle loro famiglie la nostra affettuosa vicinanza, con quello spirito di solidarietà che è il comune denominatore della nostra storia.
E l’Arma sente forte l’ancoraggio alla storia, che legge sempre con, animo umile e rispettoso, consapevole che è la storia a dettare la migliore interpretazione del presente e a guidare la costruzione del domani, evitando pericolosi salti che finiscono per tradire il patrimonio di efficienza e di valori faticosamente conquistato e obbligano a non meno faticosi arretramenti.
L’Arma nasce nel 1814 con 113 Stazioni e da allora vive in modo singolare lo straordinario legame con il territorio, oggi realizzato con 4.619 Stazioni e 55 Tenenze, che sono il cuore della nostra organizzazione territoriale, nella quale l’Arma impiega l’80% della sua forza. Le Stazioni Carabinieri, in sostanza, sono tra le più concrete e immediate espressioni della vicinanza dello Stato al cittadino, per quella capacità di sommare efficienza operativa e sensibilità umana, così esaltando uno dei tratti salienti della nostra italianità.
Credo, Signor Presidente, che le Stazioni Carabinieri, nell’anno in cui celebriamo il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, possano essere indicate tra i simboli più antichi dello Stato italiano.
Del resto, già la semplice ipotesi di sopprimere anche la più piccola delle Stazioni provoca la preoccupata reazione di autorità e cittadini, che leggono in quella privazione uno strappo al proprio patrimonio di sicurezza, di legalità, di sereno svolgimento della vita civile.
E a nulla valgono le pur coerenti valutazioni degli indici di criminalità, come ci insegna il tanto dibattuto tema della sicurezza percepita rispetto alla sicurezza reale.
Infatti, i dati statistici ci dicono che nel 2010 si sono registrati gli indici migliori dal 2005 ad oggi, con una diminuzione dei reati del 3,5%.
Sempre gli stessi dati evidenziano che oltre il 66% dei 151.000 arresti operati nel 2010 dalle Forze dell’Ordine sono stati eseguiti nella flagranza del reato, a riprova dell’efficacia dei servizi di prevenzione sul territorio, ai quali contribuiscono in maniera veramente lodevole i militari delle tre Forze Armate consorelle impegnati nell’Operazione Strade Sicure, che il Ministro della Difesa ha fortemente voluto, insieme con il Ministro dell’Interno, sin dal 2008.
È quindi evidente che il concetto di sicurezza identifica oggi - a tutto tondo - la stessa qualità della vita e comprende tutto il vastissimo insieme di garanzie che il cittadino attende dallo Stato: dalla salute all’ambiente, dalla sanità dei cibi alla sicurezza dei luoghi di lavoro, sino a chiedere la costante e ravvicinata protezione fisica dei suoi beni.
Ben si comprende, allora, la particolare idoneità della struttura molecolare dell’Arma rispetto alle quasi puntiformi esigenze di sicurezza appena enunciate, cui si sommano i fenomeni di disordine urbano e le ansie e i disagi derivanti dalla difficile congiuntura.
Per questo l’Arma, in attesa dell’auspicato reintegro delle carenze di effettivi - circa 7.000 - concretizzatesi negli anni precedenti, è attenta ad adeguare costantemente la distribuzione delle Stazioni sul territorio, privilegiando le aree maggiormente interessate da problemi di sicurezza con una mirata ricollocazione dei presidi, in piena sintonia con la Polizia di Stato, nei piccoli come nei grandi comuni. Stiamo perciò potenziando la presenza nelle periferie.
Lo abbiamo già fatto a Palermo, dove di recente è stata inaugurata la nuova sede della Stazione San Filippo Neri, nel quartiere Zen, e lo stiamo facendo anche nella Capitale.
Si tratta di un programma reso possibile sia dal provvedimento governativo di sblocco del turn-over, sia dalla costante razionalizzazione degli apparati logistico-burocratici e dall’avanzata informatizzazione dei processi gestionali.
Il concetto chiave è garantire efficienza con la massima economicità.
Le misure di razionalizzazione adottate vanno in questa direzione e ci consentono di orientare tutte le risorse investigative al contrasto dei fenomeni criminali di prioritaria rilevanza:
- la criminalità di strada, vera angustia della quotidianità;
- il crimine organizzato, in stretta aderenza agli indirizzi fissati dal Governo nel Piano straordinario contro le mafie; la minaccia eversiva e quella terroristica.Il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri
Tra gli interventi più significativi, oltre alla semplificazione delle strutture dei comandi operativi, voglio ricordare l’istituzione della Sezione "Misure di prevenzione" presso i Nuclei Investigativi più impegnati (Caserta, Torino, Genova, Bari, Reggio Calabria, Catania, Torre Annunziata e Castello di Cisterna) e il potenziamento dei Reparti Anticrimine di Milano, Roma, Napoli, Palermo e Reggio Calabria.
Questi provvedimenti sono destinati a qualificare ulteriormente le capacità di risposta nei fondamentali settori dell’aggressione dei patrimoni illeciti e della cattura dei latitanti, cui le Forze di Polizia, affiancando la Magistratura, hanno dedicato nel 2010 un incessante impegno, con risultati di assoluto rilievo: 3.291 persone arrestate per associazione mafiosa, 112 latitanti di rilievo catturati, circa 8 miliardi di euro di patrimoni illeciti sequestrati e oltre un miliardo confiscati, parte dei quali è oggi utilizzata per finalità istituzionali. Tra i beni confiscati sono oltre 200 gli immobili acquisiti dall’Arma. Sono segnali concreti della presenza dello Stato, che destina a finalità pubbliche i beni acquisiti illecitamente dalle organizzazioni criminali.
Signor Presidente, si tratta di un impegno veramente ragguardevole che si completa con il contrasto, in Patria e all’estero, della minaccia eversiva e di quella terroristica.
Una minaccia, quella eversiva, caratterizzata soprattutto dal rinnovato fermento di gruppi anarco-insurrezionalisti, che investe più Paesi europei. Mentre, per quanto concerne il terrorismo di matrice confessionale, i maggiori rischi derivano sia da veterani jihadisti che rientrano in Europa dopo aver partecipato ad attività terroristiche in Iraq e in Afghanistan, sia da soggetti che si radicalizzano in Italia, acquisendo motivazioni e addestramento nei forum jihadisti che si ispirano ad Al Qaeda.
Ferma restando la necessaria attenzione a quanto sta accadendo nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, le componenti investigative e tutte le strutture territoriali dell’Arma sono impegnate nella ricerca di segnali di radicalizzazioni suscettibili di deriva terroristica.
Un’attività, questa, complementare rispetto al contrasto avanzato realizzato dalle missioni internazionali, dove i Carabinieri e tutti i militari italiani riscuotono unanimi apprezzamenti.
Ad oggi sono circa 700 i Carabinieri impegnati nei Balcani, in Libano, in Medio Oriente, in Georgia, a Cipro, in Congo e in Iraq ed Afghanistan.
Le esperienze maturate nelle aree di operazioni sono utilizzate anche presso il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units di Vicenza, che continuerà a curare anche nel triennio 2011-2013 l’addestramento delle polizie straniere, sulla base dell’accordo recentemente rinnovato con gli Stati Uniti.
Si tratta, in sintesi, di molteplici e complesse attività, condotte in Italia e all’estero, per la prevenzione e il contrasto di ogni forma di criminalità. E proprio al fine di potenziare e proiettare nel futuro questa efficienza operativa, abbiamo investito tutte le risorse disponibili nell’addestramento del personale.
Sono stati completamente rivisitati i corsi formativi iniziali. I Carabinieri acquisiscono ora in dodici mesi anche le abilità prima conferite in successivi corsi di specializzazione.
I Marescialli, da settembre di quest’anno, grazie anche alla collaborazione preziosa dell’Università di Tor Vergata, seguiranno un corso della durata di tre anni e non più due. L’obiettivo è quello di formare i futuri Comandanti di Stazione, in grado di corrispondere alle evolute richieste di sicurezza delle comunità, sia nell’esercizio degli ordinari compiti di polizia, sia nella non meno importante funzione di rassicurazione sociale.
Per quanto concerne gli investigatori, nel solo 2010, ben 1.300 ufficiali di polizia giudiziaria hanno seguito corsi specialistici presso l’Istituto Superiore di Tecniche Investigative. Si tratta di attività formative di alta specializzazione, tra le quali voglio citare il corso per negoziatori, i quali sono in grado di affrontare, con le metodiche della psicologia investigativa, situazioni di crisi connesse con la presa di ostaggi o con malviventi barricati in abitazioni.
Alle Scuole inoltre è stata affidata la realizzazione del progetto "Vivi le Forze Armate", promosso dal Ministro della Difesa per avvicinare i giovani al mondo militare e rafforzare la condivisione dei valori fondanti delle Forze Armate e della Patria.
I provvedimenti di razionalizzazione e il deciso impulso all’addestramento presuppongono, naturalmente, la straordinaria motivazione ad operare dei nostri Carabinieri.
Una motivazione che l’Arma sostiene nel concreto, come si usa fare in una grande e sana famiglia, contando anche sull’apporto costruttivo dei Carabinieri del Consiglio Centrale di Rappresentanza (il Co.Ce.R.), i quali, attraverso i Consigli Intermedi e di Base, intercettano i bisogni dei militari e prospettano valide ipotesi di soluzione.
In questa direzione vanno le misure definite nel corso del 2010 in materia di ricongiungimento al coniuge lavoratore e di tutela e sostegno della maternità e della paternità, entrambi temi giustamente molto cari al nostro personale.
Sempre a sostegno della motivazione, mi preme segnalare, Signor Presidente, l’adozione di alcune misure di carattere economico. I Carabinieri attendono fiduciosamente quei provvedimenti che discendono dalla specificità riconosciuta con legge (L. 4/11/2010, n. 183) agli appartenenti ai comparti difesa e sicurezza. Mi riferisco in particolare alla necessità sia di salvaguardare istituti cardine del trattamento economico quali l’assegno di funzione e l’omogeneizzazione, sia di attivare le attese misure in materia di previdenza complementare, al fine di assicurare un adeguato trattamento pensionistico, soprattutto ai più giovani.
Un’ultima e conclusiva riflessione è dedicata ai giovani ufficiali della Scuola.
Ho inizialmente fatto cenno alla severità degli studi. Da essi deriveranno la vostra competenza, la vostra sicurezza nell’agire, la vostra capacità di indirizzo nei confronti degli uomini e delle donne che vi saranno affidati. Ma non potrete esprimere tutto questo se vi mancherà l’autorevolezza. E l’autorevolezza non è un abito pronto che si possa indossare o dimettere quando fa comodo. L’autorevolezza è la testimonianza quotidiana della vostra competenza. È la testimonianza concreta dei valori e dei sentimenti che sostengono la vostra motivazione, il vostro credo.
Come affermava il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il Carabiniere è un uomo che crede e, quindi, che ha fede.
Un’incrollabile fede, benignamente contagiosa di legalità e di fiducia per tutti i cittadini.
Una fede che lo fa pronto a vivere in ogni attimo tutta la vita sino a quel punto vissuta.
Ed è questo il mio augurio, affinché con l’umiltà propria di chi vale e con la forza dell’esercizio etico e coraggioso della responsabilità, possiate non perdere neanche un attimo della vostra vita.
Con il Suo permesso, Signor Presidente, prego il Signor Ministro della Difesa di voler dichiarare aperto l’Anno Accademico 2010-2011 della Scuola Ufficiali Carabinieri.


Saluto del Ministro della Difesa

Signor Presidente del Consiglio, è con vivo piacere che desidero porgerle il saluto caloroso e riconoscente dei Carabinieri e delle Forze Armate per aver voluto essere presente a questa cerimonia. La sua autorevole presenza testimonia la stima e l’affettuosa vicinanza che da sempre lei riserva all’Arma dei Carabinieri. Presenza che costituisce anche un segno tangibile dell’attenzione ai problemi della sicurezza posti tra gli obiettivi primari dell’azione di governo e oggetto di efficaci provvedimenti normativi nell’ambito di un’efficace strategia di contrasto ad ogni forma di criminalità. È grazie a questa sensibilità che le Forze di Polizia nel loro complesso, e l’Arma dei Carabinieri in particolare, hanno potuto interpretare con successo la loro missione al servizio del cittadino, confermandosi Istituzione di riferimento per le nostre comunità.
Estendo il ringraziamento che ha fatto il Generale Comandante nella sua ottima relazione, che ho veramente apprezzato, per la pacatezza ma anche per la profondità dei temi trattati, per il modo con cui ha saputo rapportare la realtà dei Carabinieri alla realtà della nostra società, ai doveri dei Carabinieri ma anche - sono stato molto attento a sentirlo, Generale Comandante - ai diritti di chi mette la propria vita, il proprio braccio, la propria mente al servizio della comunità, e si aspetta da noi, dal potere politico, il riconoscimento della specificità del suo operato, del suo modo di porsi quotidianamente al servizio della comunità nazionale. Ho apprezzato molto, così come ho apprezzato l’intervento del Comandante della Scuola - saluto nell’occasione il generale Abrate, e il generale Gasparri: c’è sempre un Gasparri nel mio destino, dovunque io sia, quindi lo faccio con grande e particolare affetto. Credo che il primo argomento, breve, da affrontare - perché c’è una piccola sorpresa: ho pregato il Presidente del Consiglio di portarci, al termine del mio intervento, un non previsto ma graditissimo saluto, se vorrà, naturalmente - è questo: mai come oggi è stata raggiunta una sinergia importante - lo dico a tutte le autorità presenti, che ringrazio - all’interno delle Forze di Polizia, tra Polizia e Carabinieri.
Questo è un piccolo vanto - non merito, ma vanto - che ci porteremo io e Maroni: quello di aver operato, caro Presidente del Consiglio, sotto la tua direzione, perché un certo modo di intendere il rapporto tra Polizia e Carabinieri scomparisse, e lasciasse il posto ad una vera sinergia. Avrete apprezzato il fatto che oggi il Generale Comandante, citando i risultati, ha parlato dei risultati complessivi delle Forze di Polizia.
Non sempre è stato così, caro Comandante Generale, caro Manganelli, e sa quanto anch’io apprezzi il suo operato.
Vede, caro Manganelli, noi siamo convinti che questi eccellenti risultati dipendano sicuramente da come voi vi siete rapportati, ma dipendano anche dalla capacità che hanno oggi le Forze di Polizia di sentirsi al centro dell’attenzione della società e anche del Governo. Vi è un’osmosi, una accresciuta sensibilità politica nel considerare importante questa coesione. Vi è un’attenzione anche dell’opinione pubblica, che apprezza. E più è apprezzata questa vicinanza, più questa ha la possibilità e il desiderio di accrescersi.
Ma oggi noi inauguriamo l’Anno Accademico della Scuola Ufficiali 2010-2011, e sono loro i protagonisti. Debbono essere loro: i futuri comandanti, coloro che usciranno da questa Scuola dopo avere, con sacrificio, appreso nozioni, accresciuto la loro disciplina, e certo avere appagato anche quel desiderio di appartenenza a questa grande famiglia che è alla base della loro scelta.
Io posso immaginare l’orgoglio di vestire la divisa con gli alamari, posso immaginare la soddisfazione di sentirsi parte non solo dell’Arma dei Carabinieri, ma della storia d’Italia.
La durata bicentenaria di questa Istituzione dice più di qualunque altra parola. "Nei secoli fedeli", veramente fedeli. Posso quindi immaginare il loro stato d’animo, di felicità, di attesa, ma anche di trepidazione rispetto a ciò che li aspetta.
Questi sono gli anni del sacrificio, sono i mesi dell’apprendimento, ma ogni stilla di sapienza, di esperienza, ma anche di sacrificio - lo ripeto, questo termine, perché è giusto - che è costata la permanenza in questa Scuola in tutto questo periodo di apprendistato sarà poi miniera di ricchezza quando dovrete trasferirla a coloro che da voi dipenderanno.
Voi sarete i loro Comandanti, coloro cui affideranno la propria sorte, non solo nella quotidianità, ma nei momenti di maggiore pericolo. Sapranno di poter contare su Comandanti che hanno a cuore il loro benessere alla pari del benessere dell’intera società.
Voi siete consci che qui state forgiando il vostro carattere ma anche il vostro animo, e certamente vi sarà venuto in mente il sacrificio di quelli che vi hanno preceduto, dei tanti che nella quotidianità sono stati eroi, dei numerosi che hanno dato anche la vita per assolvere a questo dovere che oggi imparate, nel dettaglio, ad esercitare. Il Ministro della Difesa
Voi siete oggi protagonisti, noi siamo tutti comprimari, noi ci inchiniamo di fronte alla vostra scelta e al cammino che iniziate. È un cammino di giovani, il cammino luminoso di chi oggi, seppure con un po’ di paura, intravede qualcosa di bello davanti a sé.
Io mi auguro - e auguro a voi - che sia veramente così ogni giorno della vostra vita, per poter poi superare i momenti difficili e bui che incontrerete, ma che anche avrete la capacità e la forza d’animo di stemperare, di piegare alla vostra capacità e alla vostra volontà.
Buon lavoro, quindi, buon lavoro davvero nell’ambito dell’Arma dei Carabinieri, che è unica. È unica per il suo modello organizzativo, per questa sua duplice natura di essere forza di polizia e forza militare, forza permanente di polizia in servizio di pubblica sicurezza. Una specificità che è riconosciuta dagli italiani, dalle Istituzioni e a livello internazionale.
Abbiamo fatto scuola, avete fatto scuola. Se il generale Petraeus, quando lo incontro, mi chiede: «Come stanno i Carabinieri?»; se mi dicono: «Sono i migliori nell’addestrare»; se dovunque viene imitata la specificità dei Carabinieri, una ragione c’è, ed è data dalla vostra storia, dal vostro valore, dalla vostra preparazione, ma anche da quel modello organizzativo che vi porta ad essere contemporaneamente militari e forza di polizia. E che dire poi di quando in pochi, nelle Stazioni - è stato ampiamente ricordato -, assolvete a tutti i compiti possibili e immaginabili, a volte anche a quello di punto di riferimento familiare, a volte anche a quelli assolutamente estranei a ciò che trovate codificato in qualsiasi regolamento; quando vi si chiama a dare un consiglio, quando vi si chiede: «Maresciallo, ci pensi lei a dire a mio figlio che non vuole studiare, che è importante che a scuola prenda sufficienze…»? Capita anche questo, ai marescialli. A volte invece capita di dover esercitare l’uso giusto della forza, senza la quale la vostra azione sarebbe mancante: non ci sono solo i momenti facili, ci sono anche i momenti in cui bisogna avere il coraggio di usare la forza giusta, e anche a quello siete addestrati.
Un modello organizzativo apprezzato, dicevo, che vi porta ad essere sempre presenti dove maggiore è il bisogno: è questa la caratteristica delle nostre Forze di Polizia e in particolare oggi parliamo di voi. Sempre presenti dove maggiore è il bisogno. Più c’è bisogno, più c’è la vostra presenza e più voi siete pronti a darla, e questa caratteristica non può che farvi onore.
Torno per un secondo, prima di concludere, e salutando il Cocer, sulle attese che ci sono, da parte delle Forze Armate, delle Forze di Polizia e del comparto sicurezza in generale. I momenti sono duri, sono difficili, le crisi economiche che si sono succedute e quella attuale - che non certo per colpa nostra pesa sul bilancio dello Stato e a cui cerchiamo di fare fronte - ci impediscono di dare tutte le risposte che vorremmo, ma non ci possono e non ci debbono impedire di esaminare, nell’ambito delle nostre possibilità, qual è il massimo che vi si possa riconoscere.
Questo è il mio impegno, e certamente - ve lo dico perché ne ho cognizione diretta - l’impegno del Presidente del Consiglio. Lo ha confermato in tutte le occasioni in cui ne abbiamo parlato. Voi direte: «E allora?». A volte non basta, ma io penso che debba esserci, anche oggi, la conferma della nostra volontà di dare il massimo, fin dove arriviamo, partendo dalla considerazione e dall’ascolto attento delle vostre esigenze. È da lì che parte la possibilità di una risposta. Se non si ascolta, non ci può essere alcuna possibilità di risposta.
Mi avvio, caro Presidente, a concludere questo intervento che volevo fosse anzi più breve. A te, Presidente, il compito, con le tue parole, di dare il via concreto all’Anno Accademico 2010-2011. I miei "ghost writers", che deludo sempre perché non leggo mai quello che mi scrivono, mi hanno messo una citazione di Machiavelli, ed io, per accontentarli, la leggo: «La natura genera pochi uomini gagliardi, la industria e lo esercizio ne fa assai». È ancora una volta una citazione che è rivolta a voi, ragazzi. "La industria" e "lo esercizio". La industria, per Machiavelli, significava qualunque attività organizzata, lo esercizio è quello che fate anche oggi voi, da quello fisico a quello mentale. Nel vostro bagaglio professionale ci sarà anche questa giornata, ci sarà il ricordo del giorno in cui il Presidente del Consiglio è venuto a dirvi: «Ragazzi, noi contiamo su di voi». Fate tesoro anche di questo incitamento.
Un riconoscente ringraziamento a tutti gli intervenuti, e con questo, e con le parole che seguiranno del Presidente, dichiaro aperto l’Anno Accademico 2010-2011 della Scuola Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri. Viva l’Arma dei Carabinieri, viva le Forze Armate, viva l’Italia, di cui celebreremo il 17 marzo l’Unità Nazionale. Grazie.