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  • Anno 2007
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  • N.3 - Luglio-Settembre
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Editoriale

Copertina del numero
Copertina della Rassegna dell'Arma - N. 3 - Luglio - Settembre 2007


La forza dell’etica nell’azione di comando è il titolo del saggio di apertura di questo nuovo fascicolo ed è indubbiamente un tema che suscita spunti di riflessione. L’etica, secondo un’accezione comune codificata sia nel linguaggio corrente sia in ambito epistemologico, è l’indagine speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo di fronte ai due concetti antitetici del bene e del male. La forza dell’etica, o potremmo dire - con maggiore precisione semantica - l’efficacia dell’etica prescrittiva, é la sua capacità concreta di fornire indicazioni vincolanti per il comportamento umano. La regola etica non è  meno forte dell’imperativo giuridico, che può fondare la sua osservanza sulla forza coattiva, poiché in modo straordinario riesce - talvolta - ad essere più cogente dello stesso diritto assumendo la forma di un imperativo categorico. Si tratta - ovviamente - di una forza tutta interiore e per tale motivo molto più persuasiva e coinvolgente. Nessuno come il grande filosofo Kant ha saputo cogliere questo importante aspetto della natura umana nel momento in cui ha affermato che “la ragion pura è di per se stessa pratica e dà all’uomo una legge universale, che noi chiamiamo legge morale”. Una tale legge non è solo frutto di esperienza, ma è qualcosa di connaturato in noi stessi e che, come tutte le cose innate, va costantemente coltivata ed apprezzata. Supportare l’azione di comando con la forza dell’etica è quanto di più saggio e di più utile possa orientare chi é spesso chiamato a decidere per gli altri ed al quale anche richiesto di rispondere del comportamento altrui. Va anche rilevata la grande differenza tra azione di comando e la gestione delle risorse, siano esse umane, materiali o finanziarie. Non è possibile assimilare la gestione delle risorse umane, la cosiddetta gestione del personale, con l’azione di comando che pur si rivolge a singole persone o ad interi gruppi. La gestione “amministrativa” o di tipo “aziendale” del personale persegue é vero finalità di economicità, efficienza ed efficacia, rintracciabili nella stessa azione di comando, ma quest’ultima ha un quid in più, mira a qualcosa di ulteriore e di più alto. Si tratta di amalgamare uomini, di sostenerli materialmente, moralmente e spiritualmente, di guidarli nelle attività più impegnative, di condividerne anche il rischio quotidiano di mettere in pericolo la propria vita. Il comandante non solo deve guardare al risultato concreto e conseguire gli obiettivi assegnati, ma deve saper parlare al cuore e alla mente di coloro che comanda. L’azione di comando ha già in sé qualcosa di intrinsecamente etico. Discende naturalmente dal rapporto gerarchico, ma è principalmente espressione di autorità, nel senso pieno della parola, come esercizio di un potere formale scevro da qualsiasi atteggiamento arbitrario, che non scade nell’autoritarismo, ma che si alimenta continuamente dell’autorevolezza di chi lo detiene. A ben guardare, allora, l’azione di comando è manifestazione di una peculiare professionalità, ma non può essere considerata esclusivamente l’esercizio di una professione. Con altro termine, da utilizzare con prudenza stante il suo recente abuso, si potrebbe definire una missione, cioè una funzione alla quale si annette una notevole importanza sul piano morale e sociale. Una missione intrisa di disciplina, di onore, di tradizione; tutti valori che fondano un’identità specifica e irrinunciabile: quella militare senza altre aggettivazioni. Non si tratta di abbandonarsi alla nostalgia o di coltivare visioni romantiche, ma di avere ben chiaro il quadro di riferimento etico al di fuori del quale tutto perde senso.
Ben vengano, allora, riflessioni e considerazioni sulla forza dell’etica nell’azione di comando, anche in un quadro di aggiornamento professionale e di preparazione specifica, perché esse investono - comunque - la globalità della formazione, alla quale deve mirare un’Istituzione che affida ai suoi componenti una missione tanto delicata. Parlare di etica e della sua forza, significa anche educare alla responsabilità, al coraggio e al dovere, valori che incarnano nella sua più intima essenza l’etica del comando. Formare dei comandanti è un obiettivo tra i più difficili e complessi, ma è la sfida che un’organizzazione militare deve accettare e condurre ogni giorno, è - sicuramente - il più bello e coinvolgente impegno che possa essere affrontato.