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Alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, la dotazione di motocliclette dell’Arma dei Carabinieri si era ridotta ad appena 929 unità. I gravosi compiti che incombevano sull’Istituzione alla vigilia della ripresa nazionale esigevano una svolta epocale nel campo della motorizzazione, particolarmente nel settore motociclistico, che appariva il più adeguato a conferire estrema agilità al servizio. Vennero sollecitamente adottati quasi tutti i modelli che la risorgente industria italiana poteva offrire: della Guzzi furono utilizzate tutte le cilindrate disponibili anno dopo anno, dalla modesta 250 Airone all’affidabilissima Falcone, fino alla potente 1000 Convert; altrettanto può dirsi della Gilera, di cui, in particolare, venne preferita la versione 500 Saturno, dal generoso e scattante motore, che fa ancora fremere quanti ebbero il privilegio di condurla. Nella foto sopra, un reparto di Carabinieri Motociclisti schierato nel cortile della Legione Allievi, a Roma, nell’anno1965.Oltre al tradizionale cavallo, i Corazzieri , che sono una specialità dell’Arma dei Carabinieri, dal dopoguerra hanno avuto in dotazione anche la motocicletta. I modelli adottati, tutti della Guzzi, sono sempre stati opportunamente migliorati esteticamente per essere consoni all’alto ruolo di rappresentanza assegnato istituzionalmente al reparto, che disimpegna servizi di sicurezza e d’onore per il Presidente della Repubblica.Il militare fotografato a destra è a bordo di una Guzzi California, in uso a partire dal 1974.
A destra, due generazioni di Carabinieri Motociclisti: in secondo piano, a bordo di Guzzi 850 T3 (anno 1976); in primo piano, ai giorni nostri, sulle potenti BMW R 850 RT.