I Mezzi - Dal cavallo alla "gazzella"

Le "macchine ciclistiche"
Altro non erano che le biciclette, che alla loro apparizione destarono interesse e preoccupazione agli alti livelli militari. La sua adozione appariva inevitabile, ma con cautela. Il Ministero della guerra ne autorizzò l'uso da parte dei militari dell'Esercito nel 1895, ma a determinate condizioni. Tant'è che il Comando Generale dell'Arma ritenne di emanare una circolare in proposito in data 5 giugno dello stesso anno. Vi si legge, fra l'altro: "...oltre alle limitazioni di tempo e di luogo, che all'uso del velocipede, saranno stabilite dai signori Comandanti di Corpo d'Armata e di Presidio, gli ufficiali dovranno imporsi essi medesimi quelle consigliate dal riserbo e dalla serietà che le loro speciali attribuzioni richiedono".

Insomma, questo strano arnese poteva in qualche modo sminuire la stessa immagine del militare, che gli italiani erano abituati a configurarsi autorevolmente ed elegantemente in sella ad un cavallo bardato di tutto punto. Le preoccupazioni circa l'uso della bicicletta indussero il Carabinieri ciclisti in uniforme di guerra (1915 - 1918). Notare il differente modello di velocipede.Comando Generale a tornare sull'argomento nel giugno del 1897, per raccomandare che i militari potevano percorrere le vie cittadine su macchine ad una solo posto e che gli ufficiali non potevano servirsi di "macchine ciclistiche" indossando la grande uniforme.
Altre raccomandazioni venivano rivolte, affinché i militari si astenessero dal far uso della bicicletta "finché non abbiano acquistato piena capacità ed assoluta sicurezza in tale esercizio". Inoltre, per far uso del nuovo mezzo, i militari di truppa dovevano ottenerne facoltà dal proprio Comandante di Corpo o di Distaccamento, ai quali spettava di assicurarsi che essi possedessero la necessaria abilità. Il distacco con cui i vertici dell'Arma consideravano la bicicletta, ritenuta limitativa della tradizionale immagine del Carabiniere, è confermata da una circolare dell'aprile 1903, in cui si legge: "Le ferite, le lesioni, e le infermità riportate facendo uso di macchine ciclistiche non dovranno considerarsi come incontrate in servizio e per causa di esso".

Il corso di ciclismo alla Scuola Allievi Sottufficiali di Firenze nel 1927.In ogni caso, il progresso fu inarrestabile: la bicicletta s'impose sempre più e le preoccupazioni circa il suo uso svanirono.
La bicicletta, anzi, divenne per almeno tre decenni la fedele compagna del Carabiniere, sia che fosse in servizio di pattuglia o comandato di "corrispondenza", quel particolare incontro che, dalle origini, i militari di stazioni limitrofe effettuavano ritualmente per scambio d'informazioni o per coordinare operazioni comuni. Ed anche in guerra i Carabinieri ciclisti ebbero modo di distinguersi: se da una parte gli Squadroni di Carabinieri a cavallo entrarono per primi a Gorizia liberata all'alba del 9 agosto 1916, i loro commilitoni in bicicletta furono tra i primi ad entrare a Trento nel pomeriggio del 3 novembre 1918, alla vigilia dell'annuncio della vittoria a conclusione della Grande Guerra.

Ma non soltanto la bicicletta avanzava di pari passo col progresso.

Qualcosa di ancor più innovativo stava all'orizzonte. Era la..."Motorizzazione"...