Le pistole del grigio-verde: Pistola Beretta Brevetto 1915

Ufficiale dei Carabinieri, con in pigno una pistola Beretta Brevetto 1915, durante un assalto alle linee austriache (Grande Guerra 1915-18).
La Prima Guerra Mondiale, per la sua vastità e per l'imponente impiego di uomini su più fronti, impose anche una elevatissima produzione di armi, sia che venissero rapidamente logorate nella fornace di quell'inferno, sia che servissero ad equipaggiare il fiume ininterrotto dei nuovi effettivi che andavano ad alimentare i reparti. Questa realtà costrinse anche lo Stato Maggiore italiano a cercare soluzioni adeguate per rendere quanto più possibile le armi in dotazione semplici nella costruzione e facili nel maneggio: ciò fu soprattutto evidente per le armi corte.

Dopo vari esperimenti si decise di rivolgersi alla Pietro Beretta di Gardone Val Trompia (BS), antica ditta armiera affermata sia pure per armi da caccia ma in grado comunque di realizzare i suoi modelli interamente in proprio, senza affidarne ad altri alcuna componente. La fabbrica gardonese dette incarico al progettista capo officina Tullio Marengoni di applicarsi al progetto di una nuova pistola che rispondesse alle specifiche del Regio Esercito. Il prototipo, di meccanica ridotta all'essenziale e di conseguente facile costruzione, vide la luce nel 1915 e fu brevettato il 29 giugno di quell'anno, da qui il nome completo di Pistola Automatica Beretta brevetto 1915.


La pistola Beretta Brevetto 1915.
Si trattava in sostanza di un'arma semiautomatica (l'automatismo vero e proprio distingue solo i mitra, siano essi fucili, pistole o mitragliatrici), con canna in acciaio solcata da sei righe destrorse, in calibro 9 mm. Glisenti , recante anteriormente un anello su cui sporgeva il mirino e posteriormente un piolo verticale incavato che la fissava al castello. A protezione della canna stessa vi era un carrello otturatore con un'apertura munita di unghia per l'espulsione dei bossoli ed un'altra più grande per lo smontaggio della canna; sotto al carrello, un manicotto consentiva il passaggio dell'asta guidamolla di recupero ed all'interno era situato il percussore, la cui testa sporgeva in una cavità che consentiva il movimento del cane.


Particolare della pistola Beretta Brevetto 1915.
La tacca di mira era posta sopra l'estremità posteriore del carrello, il quale scorreva sulle apposite guide del castello tramite due fresature; solchi verticali posti sul retro delle due facce consentivano una migliore presa per arretrare il carrello stesso ed armare manualmente la pistola. La levetta della sicura si trovava sul lato sinistro ed il relativo perno azionato dall'asta guidamolla bloccava e sbloccava contestualmente il grilletto e serviva da ritegno per la canna, mentre la levetta era in grado di bloccare il carrello otturatore in apertura per permettere lo smontaggio dell'arma. Un'altra sicura stava posteriormente sul carrello e serviva per bloccare il cane in posizione di armamento. Il meccanismo di scatto constava di un cane interno che ruotava su un perno fissato al castello, spinto da una molla a spirale intorno ad un'asta terminante con un premimolla a forcella che, a sua volta, premeva su di un traversino che poggiava sul cane.

Il grilletto era collegato ad una leva che andava a spostare una piastrina sulla sinistra dell'impugnatura, la quale superiormente incastrava una sporgenza della leva di scatto. La chiusura, del tipo cosiddetto a massa, era assicurata dall'inerzia del castello otturatore, dalla molla di recupero e dalla molla del cane. Il caricatore, capace di otto cartucce, si inseriva dal basso nell'impugnatura ed era trattenuto da un apposito ritegno. Il primo sparo avveniva così: spostando manualmente indietro il carrello e rilasciandolo sfilava, come per la mod. 1910, la prima cartuccia dal caricatore e la introduceva in canna; la pressione sul grilletto provocava lo svincolo del cane che, urtando sul percussore, lo mandava a colpire il fondello del bossolo provocando l'esplosione; i gas determinavano di nuovo l'arretramento del carrello secondo una procedura già descritta nel complesso generale per il precedente mod. 1910, sinché, terminate le cartucce, l'arma restava in apertura.