Il romantico elegante "Spencer"

Giorgio Cantelli, 'Tenente dei Carabinieri in uniforme ordinaria con spencer' (1873).
Forse nessun capo d'abbigliamento militare ha mai avuto un fascino tanto immediato e durevole quanto lo "spencer", quella specie di giubbotto guarnito e foderato di pelliccia d'astrakan, gradito tanto ai rudi ma raffinati ufficiali di cavalleria "fin de siècle", quanto alle signore della "buona società" che, con assidua ricorrenza, specie nei paesi freddi, ne hanno decretato il successo quale indumento alla moda.

Difatti esso amalgama in sé diversi, forse anche contrastanti, canoni estetici: è pratico e confortevole, imbottito e pur attillato, non appesantisce la persona, anzi, la snellisce, se indossato alla ussara (appoggiato su una spalla) ha un qualcosa di spavaldamente elegante, sportivo e di gran classe al tempo stesso, ha stile inconfondibile ma, soprattutto, non ha età e sembra godere di eterna giovinezza. Ci si può immaginare il "tenentino" degli acquerelli "belle époque", a spasso con la damina tra il verde del Pincio o del Valentino, così come l'austero colonnello, dalla figura imponente e autoritaria, in arcioni sul suo "morello" scalpitante.


Un raro esemplare autentico di 'spencer' ad un solo petto del 1875 circa (collezione G. Cantelli).
Lo "spencer" deriva il nome da Sir George John, 2° conte Spencer (Winbledon 1758 - Althorp 1834), illustre bibliofilo inglese, la cui collezione di incunaboli costituisce tuttora il nucleo della John Rylands Library di Manchester, il quale evidentemente faceva largo uso di quel capo. La sua origine però ci porta verso le pianure dell'Europa centrale e precisamente in Ungheria, nella seconda metà del XVII secolo. Infatti proprio in quell'epoca comparvero nelle file dell'esercito imperiale asburgico gli "Houzards" (Ussari), truppe di cavalleria leggera inizialmente impiegate contro i turchi e specializzate in azioni di perlustrazione e ricognizione.

Questi abilissimi cavalieri, provenienti dalla "puszta" magiara, erano vestiti con il loro costume tradizionale: un attillato farsetto guarnito di brandeburghi e alamari, con un mantello cortissimo indossato trasversalmente "alla moschettiera" ed appoggiato, nelle giornate di maltempo, sull'una o sull'altra spalla a seconda del lato donde veniva la pioggia. Dopo il 1690, i reggimenti di Ussari furono istituiti presso altri eserciti europei, in particolare quello francese, di cui la loro uniforme, pur conservando gli elementi originari, assunse il gusto e la moda.


Così il farsetto divenne lo smagliante "dolman" ed alla mantellina venne sostituita la "pellisse" (pelliccia), che poi altro non era se non lo "spencer", ornata di brandeburghi ad intreccio d'oro, d'argento od in cordone di seta, con risvolti, bordure e fodere di montone nero, bianco o di morbida volpe per gli ufficiali, sempre negligentemente gettata su di una spalla, alla maniera tipica dell'ussaro baffuto e rutilante che siamo abituati a vedere raffigurato nell'iconografia dell'esaltante epopea napoleonica.


Carlo Ademollo, 'Ufficiale dei Carabinieri a cavallo con spencer' (1873). Olio su tela, proprietà del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
La Cavalleria dell'Armata Sarda, così dal settecentesco "ancient régime" come dalla Restaurazione, non ha mai avuto in linea reparti di Ussari, quindi lo "spencer" le era estraneo. Esso fu adottato in epoca risorgimentale, con Dispaccio ministeriale del 27 settembre 1848, per gli ufficiali di Cavalleria ed esteso, tra il gennaio ed il novembre 1849, a quelli di Artiglieria Treno di Provianda (Trasporti e Vettovagliamento), ai Generali e agli ufficiali di Stato Maggiore Generale.

Come si è accennato, lo "spencer" era una specie di giubbotto confezionato, per l'esercito piemontese, con panno turchino scuro, foderato di lana nera; aveva taglio ampio al fine di potersi indossare sopra la tunica (giubba), della quale era poco più lungo, completa di spalline.


Spencer visto da lato destro
Era di foggia a doppio petto e chiuso da una doppia fila di 5 alamari con "olive" in seta nera (bottoni tondi simili ad olive, quasi uguali a quelli dell'attuale "montgomery"); aveva 4 tasche: due sul petto, tagliate orizzontalmente, due sulle falde, in linea verticale. Ovviamente, orli, risvolti, colletto, paramani e bordure delle tasche erano ricoperti di astrakan, come pure l'apertura praticata a metà della falda, sul fianco sinistro, per consentire l'aggancio della sciabola.

Quando veniva indossato semplicemente poggiandolo sulle spalle, si allacciava mediante un cordone di seta nera, lungo circa mm. 1250, che si partiva dal lato sinistro del colletto; anche le cuciture posteriori, dall'orlo inferiore al centro del busto, sulla linea della vita, erano ornate con uguali cordonature ad intreccio, fermate ciascuna da un'oliva al centro. L'uso dello "spencer" era facoltativo e limitato alla sola "piccola montura" (bassa uniforme), fuori servizio o, durante la stagione fredda, nei servizi in cui il mantello poteva risultare scomodo (normalmente nei servizi interni di caserma, di corriere o durante alcune operazioni di campagna).

Ai Carabinieri venne consentito tale soprabito con determinazione n. 205 "Varianti alla piccola uniforme ed alla uniforme ordinaria degli ufficiali dei Carabinieri Reali" del 26 ottobre 1873. Il tipo era sempre quello a doppio petto, del modello stabilito dall'Istruzione del 31 agosto 1864, praticamente uguale a quello già descritto e, naturalmente, con il colletto fregiato dalle stellette adottate dall'Esercito Italiano nel 1871.


Tenente dei Carabinieri in uniforme ordinaria con 'spencer'. La sciabola e la relativa dragona sono modello 1871.
Tra il 1891 e il 1897 lo "spencer" sarà accordato a tutti gli ufficiali di ogni Arma e specialità dell'Esercito, tranne quelli dei Corpi invalidi e del Commissariato Contabile. Esso aveva subíto qualche modifica: leggermente più lungo, orlature di pelliccia e cordonature maggiorate, copertura delle cuciture posteriori, già cordonate, con astrakan e tasche tutte orizzontali. Infine, essendo l'uso di tale capo facoltativo, sarà consentito di portarlo anche foggiato ad un solo petto anziché due (atto n.101 del 16 maggio 1895); le diversità rispetto all'altro modello consistono, oltre al diverso taglio, in una differente dimensione degli alamari, che in quest'ultimo sono doppi ma più corti e di grandezza decrescente dal petto verso la vita, con allacciatura centrale realizzata mediante "olive" fissate sull'occhiello esterno di ciascun alamaro destro.

Sino al 1903 anche lo "spencer" ad un petto, come quello a due, avrà il lungo cordone doppio per consentire di portarlo alla ussara, ma, a partire da tale anno, il cordone verrà abolito per questo modello e si deve presumere che il capo potesse indossarsi solamente infilato, sia pure sbottonato con una punta di "nonchalanche".


Ufficiale è in uniforme ordinaria con 'spencer' e carabiniere in tenuta di servizio a cavallo con mantello e pellegrina.
Dopo "averla fatta da padrone" per tutta l'epoca umbertina, il nostro elegante "spencer" sopravviverà indenne anche al primo conflitto mondiale ed ancora, pervicacemente, non sarà scalfito neppure dal fascismo chiassone e scamiciato degli anni '20. Solo il "perfido" (simpaticamente detto, sia chiaro) Baistrocchi con la sua riforma, che nel 1934 decreterà la fine dei colletti rigidi del grigioverde del Piave e delle uniformi nere da campagna alamarate, riuscirà "finalmente" ad averne ragione.


E così, dopo circa 86 anni di onorato servizio, finirà in naftalina l'ultimo rappresentante di un tempo ormai entrato nelle favole della nonna. D'altra parte l'Esercito è fatto anche di tradizioni, non è una novità, ed esse sono bene o male legate ad elementi esteriori, oggetti tangibili. Se è giusto e logico, quindi, evolvere tecniche e costumi nuovi, è ugualmente comprensibile provare ammirazione per i simboli di quei "tempi eroici", in cui appunto si sono formate le tradizioni stesse.