Non tutti sanno che...

SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA (I Carabinieri)

Il Quartiere Generale dell'Esercito piemontese a S. Salvatore (Alessandria) durante la Seconda Guerra d'Indipendenza (1859).Alle origini della Seconda Guerra d'Indipendenza italiana, svoltasi nel 1859, sta la Convenzione stipulata a Plombières nei giorni 20-22 luglio 1858 fra Napoleone III ed il conte di Cavour, ministro del re di Sardegna.
In base a tale accordo la Francia avrebbe aiutato la Sardegna ad annettersi la Lombardia e il Veneto, occupate dagli Austriaci, ottenendo in cambio la Savoia e possibilmente la contea di Nizza allo scopo di rafforzare la frontiera sud-est della Francia. I patti di Plombières furono convenuti oralmente e nella massima segretezza per volontà di Napoleone III.
Il motivo occasionale per l'inizio delle ostilità scaturì dalla risposta negativa data dal Governo Sardo all'ultimatum con quale l'Austria gli imponeva di rimettere l'Esercito sul piede di pace e di licenziare i volontari affluiti in Piemonte. Iniziata il 26 aprile 1859, la campagna fu contrassegnata dalle brillanti vittorie franco-piernontesi di Magenta, Solferino e S. Martino ed ebbe termine l'11 luglio successivo con il trattato di Villafranca.
I Carabinieri vi parteciparono - agli ordini del comandante superiore colonnello Ferdinando Martin Montù Beccaria - con le consuete formazioni di drappelli mobilitati addetti al Quartier Generale principale ed ai Quartieri Generali delle Grandi Unità per i normali servizi di polizia militare, ma non per quelli di guida e di scorta, che - per non sottrarre i Carabinieri all'impiego essenziale nel servizio informativo - furono affidati ad uno squadrone tratto dai Reggimenti di Cavalleria.

Di estrema importanza apparve infatti, in questa campagna, il disimpegno di una accurata ed estesa attività informativa diretta a seguire le mosse del nemico, per la quale venne costituita un'apposita Sezione presso il Corpo di Stato Maggiore, che dislocò ufficiali dei Carabinieri nei presumibili posti di passaggio delle colonne avversarie.
Scrive in proposito lo storico dell'Arma, generale Ruggero Denicotti - che quand'era ancora maggiore pubblicò nel 1914 il volume "Delle vicende dell'Arma dei Carabinieri Reali in un secolo dalla Fondazione del Corpo":
"(...) A coadiuvare quegli ufficiali erano già stati scelti, prima della guerra, alcuni sottufficiali e carabinieri fra i più intelligenti che, in abito borghese, erano stati mandati in alcune località lungo le probabili strade d'invasione del nemico. Detti militari adempirono con intelligenza e con valore alle difficili missioni, trattenendosi alle spalle dell'esercito austriaco e dando continuamente utilissime informazioni.

Particolare con un carabiniere affardellato.Concorsero altresì al servizio informativo le Stazioni normali, e sino dal 24 gennaio 1859 quella di S. Martino Siccomario (Pavia) era stata incaricata di vegliare, con la massima diligenza e cautela, sulle mosse delle truppe austriache affinché, in caso di sconfinamento, si piegassero le portiere del ponte di Mezzana Corti dove ogni giorno dovevasi comandare un servizio fisso di due carabinieri, pronti ai segnali della Stazione. In caserma fu pur tenuto pronto un carabiniere col cavallo sellato, sì di giorno che di notte, per poter portare ad ogni momento gli avvisi occorrenti.
Analoghi incarichi ebbero altre Stazioni nei punti più importanti, come quelle di Trecate (Novara), per proteggere i telegrafi prossimi alla frontiera, e della Cava (Pavia) per segnalare d'urgenza tutte le novità d'importanza. E nei punti di passaggio del Po da Magenta a Trecate e Novara, da Abbiategrasso a Vigevano e Cassolnuovo, da Pavia a Grevellone ecc., sia sulla destra che sulla sinistra del fiume, si dislocarono marescialli d'alloggio ed altri sottufficiali di minor grado, scelti fra i più zelanti ed intelligenti, e vestiti in borghese, per iscrutare le mosse del nemico sotto la direzione di ufficiali di Stato Maggiore.

Detti graduati, lasciandosi oltrepassare dalle colonne austriache, dovevano numerarne le forze e poi, per mezzo di carabinieri in borghese o di guardie di finanza, dovevano spedire - sfilate le colonne - dalla prima stazione telegrafica ancora in servizio un dispaccio al Ministero della Guerra.
Venne anche stabilita una catena di posti di Carabinieri fra Pallanza e Biella per la corrispondenza.
Copiose furono le notizie date dall'Arma ai singoli comandi sull'andamento delle cose della guerra. Due carabinieri al comando del brigadiere Garello, appostati a Carbonara, presenziarono in incognito il 29 aprile il passaggio di una forte colonna austriaca, dando utilissime informazioni. Il brigadiere, denunciato da una spia, fu fatto prigioniero. Anche i carabinieri vennero ricercati, ma riuscirono ad evadere ed a fare il loro rapporto (...)
".

I militari dell'Arma furono adoperati anche nelle ricognizioni a cavallo, come avvenne l'8 maggio per perlustrare l'itinerario assegnato alla Divisione di Cavalleria diretta verso Cavaglià e Santhià e quando, in quegli stessi giorni, altro drappello montato fu incaricato di assumere notizie sul nemico nel territorio di Biella.
Meritevole di particolare menzione fu il comportamento di un brigadiere inviato dal generale Cialdini, comandante la 4^ Divisione, ad assumere notizie sul nemico di là dal fiume Sesia. Il sottufficiale attraversò coraggiosamente da solo in una barchetta il fiume in piena e ne guadagnò la sponda opposta, portando pienamente a termine la missione affidatagli.

Nell'opera citata, il Denicotti riporta il testo di alcuni rapporti di sottufficiali dell'Arma, redatti con sobrietà e chiarezza rimarchevoli e diretti al Capo di Stato Maggiore dell'Armata, a quello della 2^ Divisione oppure al superiore diretto nel corso del cruciale mese di maggio.
Il concorde apprezzamento dell'opera svolta dai Carabinieri espresso dai comandanti delle truppe in campagna si compendia nel seguente rapporto inviato dal tenente colonnello di S.M. Govone, capo dell'ufficio informazioni, al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito:
"Occimiano, 18 maggio 1859.
Onde essere esattamente informati delle prime mosse dell'armata austriaca sul territorio piemontese, era stato ordinato che fossero collocati lungo il confine, nei siti presumibili di passaggio, graduati e carabinieri, i quali si lasciassero oltrepassare dalle colonne nemiche, le valutassero e rendessero informata la S. V. coi mezzi più pronti.

La S. V. essendo disposta a proporre a S.M. ricompense per coloro che resero in tale occasione più utili servizi, dopo avere interpellato il comandante generale dell'Arma dei Reali Carabinieri, ho l'onore di riferire alla S. V. quanto segue:
A Cava, presso Gravellone erano stati collocati. il brigadiere Castelli 6° Giacomo; il carabiniere Fontana 6° Giacomo; il carabiniere Maragliano 1° Pietro.
Il brigadiere Castelli compì esattamente il suo mandato. Assisté il 29 ed il 30 aprile allo sfilare delle truppe nemiche, mescolandosi con loro, ed il 30 a sera spedì il carabiniere Fontana a Voghera con un dispaccio, che fu trasmesso per telegrafo a Torino. Egli non abbandonò la Cava che il 1° maggio mattino.
Il carabiniere Maragliano 1°, sebbene sia rimasto al suo posto, non si espose come i precedenti e non è altrettanto meritevole come il Fontana.

Il brigadiere Castelli accettò poi un nuovo incarico che non poté compiere, perché respinto dagli avamposti nemici ed il carabiniere Fontana penetrò una seconda volta fino a Novara per Gattinara e Oleggio con grave pericolo e non fu di ritorno ad Occimiano che stanotte, con alcune utili informazioni, non potendo avanzarsi fino a Vigevano per i gravi ostacoli che incontrò.
Il brigadiere Castelli e il carabiniere Fontana paiono quindi al sottoscritto meritevoli della medaglia d'argento al valore militare, il carabiniere Maragliano di una menzione onorevole con una gratificazione che potrebbe portarsi a 500 franchi.
A Carbonara erano stati collocati:
il brigadiere Garello; il carabiniere Casale 3° Pietro; il carabiniere Salvetti 5° Giovanni.

Il brigadiere Garello, denunziato, fu arrestato dal nemico. I due carabinieri avvertiti in tempo ebbero campo ad evadersi. Essi non avendo adempiuto il loro incarico, ma avendo incorso grave pericolo, parrebbero meritevoli di una menzione onorevole con una gratificazione di 500 franchi.
A Vigevano ora stato collocato il maresciallo d'alloggio Petterino.
Egli spiegò molta intelligenza: lasciò sfilare la colonna di una brigata che passò per il ponte di Vigevano, collocò un contrabbandiere al porto di Cassolnuovo ove passò altra brigata, spedì lo stesso contrabbandiere a dare avviso dei tutto; e si fu per improvvisa malattia e caduta di due suoi messi che non poté constatare esattamente il valore della colonna passata al ponte gettato a Bereguardo.
Per tutti i servizi resi dal maresciallo Petterino e per lo zelo con cui s'impegnò di poi per spedire messi fra il nemico, esso sarebbe meritevole di medaglia d'argento al valor militare.

Rimane forse ancora nel campo nemico il brigadiere Tosco che era stato collocato a Trecate. Fu spedito a Trecate alcuni giorni orsono un messo con informazioni e si ha luogo di credere, dalle parole convenzionali del messaggio, che possano provenire da uno dei piantoni collocati allora. Mi riservo quindi di riferire alla S. V. quando io abbia più certe notizie riguardo al brigadiere Tosco ed a quelle altre persone che si impiegarono utilmente per il servizio delle informazioni dell'esercito con loro pericolo
".

Oltre che all'espletamento dei servizi informativi, i Carabinieri dei reparti addetti alle Grandi Unità ebbero occasione di distinguersi nei fatti d'arme di Montebello, Palestro, Magenta e S. Martino. Al termine delle ostilità vennero concesse ai militari dei Corpo 20 Medaglie d'Argento e 25 di Bronzo al Valor Militare.