Non tutti sanno che...

MODENA E PARMA (I Carabinieri nei Ducati di)

Dragone dei Ducati di Modena e Parma.L'inopinata conclusione della 2^ Guerra d'Indipendenza con il Trattato di Villafranca (11 luglio 1859) suscitò reazioni analoghe, pur con situazioni diverse, nei Ducati di Modena e Parma, nel Granducato di Toscana (v. Toscana, i Carabinieri in) e nelle Romagne (v.Romagne, i Carabinieri delle), cioè negli Stati che, per le clausole del Trattato, avrebbero dovuto fare ritorno ai "principi legittimi" ma senza intervento straniero. In ciascuno di tali principati i patrioti insorsero, chiedendo l'annessione al regno di Vittorio Emanuele II, che aveva ratificato quello stesso trattato precisando però, nelle parole "pour ce qui me concerne" che precedevano la sua firma, l'intenzione di non assumere impegni per il futuro assetto politico dell'Italia centrale.

In effetti, a Modena, il Commissario Regio Carlo Farini, dimessosi dall'ufficio per non fare ritorno in Piemonte, divenne dittatore per proclamazione popolare il 28 luglio di quell'anno ed a Parma il Commissario Regio Palliera cedette i poteri all'avvocato Giuseppe Manfredi, che, previa consultazione popolare dei 15 agosto, determinò l'adesione di Parma alla dittatura modenese dei Farini.

Già nel giugno 1859 era stato inviato a Modena il maggiore dei Carabinieri Giuseppe Formenti, che aveva provveduto allo scioglimento dei locali Dragoni ed alla costituzione di una Guardia municipale caratterizzata da tutte le attribuzioni dei Corpo dei Carabinieri.

Alla situazione esistente negli Stati suddetti prima del Trattato si riferisce la lettera che si trascrive:
"30 Giugno 1859 - Dal Comando Gen. le dei Carabinieri Reali Al Ministero della Guerra;
Conviene grado grado dare il cambio ai Gendarmi nei Ducati di Parma e Piacenza con Carabinieri giacché non ponno i primi dopo le avvenute mutazioni politiche rendere colà utili servizj essendo scaduti alquanto nell'opinione pubblica.
Il Maggiore del Corpo colà comandato fa istanza che gli si inviino alcuni Carabinieri per formare il nucleo della forza del Corpo da stabilirsi in quelle nuove nostre possessioni...
".

Poiché in esecuzione delle clausole di Villafranca il Piemonte avrebbe dovuto ritirare dall'Italia centrale tutti i propri funzionari civili ed i contingenti militari, il Farini fece presente al maggiore Formenti che il rientro dei Carabinieri dell'Emilia avrebbe pregiudicato gli intenti unitari del suo Governo e le condizioni della sicurezza pubblica. L'ufficiale, sensibile a tale situazione, ne informò il Comandante Generale del Corpo, luogotenente generale Federico Costanzo Lovera Di Maria, che gli rispose con la lettera seguente:

"Dal Comandante Generale del Corpo dei Carabinieri Reali Torino addì 29 luglio 1859.
Al Signor Maggiore Comandante la Divisione Carabinieri Reali in Modena:

Le interpellanze di V. S. Ill. ma contenute nel controdistinto foglio furono ventilate in Consiglio de' Ministri e vinse il partito che, cessando l'azione del Governo, a causa delle condizioni contenute nel Trattato di pace, su codesto Ducato, per cui tutti gli impiegati sì civili che militari devono sgombrare, i Carabinieri preposti alla tutela del buon ordine sarebbe meglio che rimanessero al loro posto, mettendosi a disposizione dell'Autorità Superiore stata per acclamazione di popolo elevata al Reggimento della cosa pubblica.

Il Governo nostro non può ciò ordinare all'Arma, ma ove questa volontariamente nell'interesse di codeste popolazioni preferisse di rimanere al suo posto, il Ministero le sarebbe grato e dà arra di conservare a ciascun Uffiziale, Bass'uffiziale e Carabiniere la loro posizione e la loro anzianità come se fossero nelli Regi Stati.
Questi riflessi io comunico a V. S. 111. ma pregandola di ponderarli e di abbracciare quel partito, rimanendo o recandosi co' suoi dipendenti a Parma, come più le aggrada.

Se resta fa un atto di generosità, se si ritira è nel suo diritto.
Quale sia poi per essere la sua determinazione pregola di significarmela e siccome questa sera si agiterà nuovamente al prefato Consiglio la questione, se qualche variante a queste disposizioni verrà fatta mi affretterò di farla a VS. Ill.ma subito conoscere
".

La decisione dei maggiore Formenti fu immediata:
"Dal Comandante la Divisione Carabinieri Reali in Modena
Modena, lì 31 luglio 1859.
Al Sig. Luogotenente Gen.le Com.te il Corpo - Torino:
Scorgendo dall'ossequiato Dispaccio di VS. Illma relativo alla posizione dell'Arma in Modena che le interpellanze da me subordinatamente rassegnatele furono ventilate nel Consiglio dei Ministri... io mi onoro farle conoscere come sino ad ordine in contrario li Uffiziali, Bass'uffiziali e Carabinieri stanziati nelle diverse frazioni del Ducato non muoveranno dal loro posto e seguiteranno ad eseguire, il servizio della sicurezza pubblica.

Li Uffiziali da me dipendenti a cui credei del caso di comunicare il contenuto della riverentissima succitata di Lei lettera, meco si uniscono nel divisamento di non muovere dal posto a noi assegnato, soltanto protestano ed io con loro che per qualunque cambiamento politico avvenuto o che possa avvenire in questo Ducato tutti intendiamo di non voler passare al servizio d'altro Governo o Sovrano, ed essere ferma nostra intenzione di continuare fedelmente a servire S.M. il Re Nostro Vittorio Emanuele e nella sua Armata ove ognun di noi da tant'anni cominciò a desiderare por fine alla Militare Carriera.
Tanto mi onoro parteciparle in riscontro dell'ossequiato di Lei foglio
".

La presenza "non ufficiale" dei Carabinieri in Modena non diede luogo a recriminazioni sul trattato e favorì poi il regolare svolgimento del plebiscito d'annessione al Piemonte (18 marzo 1860), in seguito al quale venne costituita la Divisione Carabinieri di Modena, formata in gran parte dagli uomini della disciolta Guardia municipale, già selezionati dal maggiore Formenti.

L'apprezzamento dell'opera prestata dai Carabinieri in quell'estate è documentata, tra l'altro, dalla seguente lettera inviata dal Farini al colonnello piemontese Ludovico Frapolli, rimasto al suo fianco dopo il rimpatrio delle truppe sarde:
"Caro Frapolli, cercate che siano dati i viveri di campagna al Corpo dei Carabinieri. Ho bisogno di tenerli ben soddisfatti, ed è giustizia. E prestano servigi che nissun altro potrebbe.
Addio. Vostro aff.mo Farini
".

Tra le 19 Divisioni nelle quali si articolò lo scompartimento del Corpo dei Carabinieri fissato con dispaccio del 24 gennaio 1860 figuravano quelle emiliane di Modena e Parma. Esattamente un anno dopo, con il nuovo ordinamento dell'Arma che istituì 13 Legioni territoriali, esse passarono a far parte della 5^ Legione, avente sede in Bologna.