Non tutti sanno che...




CABRUNA ERNESTO

Tenente Ernesto Cabruna. Tenente dei Carabinieri (Tortona, Alessandria, 2 giugno 1889 - Rapallo, Genova, 9 gennaio 1960) - Aveva appena diciotto anni quando, il 18 ottobre 1907, varcò la soglia della Legione Allievi Carabinieri di Roma.
Era già vice brigadiere quando nel 1911, volontario, partecipò alla campagna italo-turca e alle operazioni che, nel maggio 1912, un contingente di nostre truppe condusse nell'Egeo per la occupazione delle isole di Rodi e Coo.
Lo scoppio della Grande Guerra, nel 1915, trovò Cabruna nel grado di brigadiere, comandante della Stazione di Salbertrand in Piemonte, sul confine francese. Ancora una volta volontario, venne assegnato alla 10' Compagnia Carabinieri Mobilitata, con cui raggiunse il fronte il 5 ottobre 1915.
Nel maggio del 1916 chiese di diventare aviatore ed il 12 luglio venne assegnato al Deposito dell'Aeronautica di Torino. Dopo tre mesi era pilota di apparecchio Farman 14 e il 10 dicembre 1916 era già in zona di guerra, assegnato alla 29' Squadriglia aeroplani da ricognizione Farman, impegnata in un'intensa, febbrile attività quotidiana di ricognizione; erano le giornate che preparano la nona e la decima battaglia dell'Isonzo.

Nel giugno dei 1917, Cabruna, promosso nel frattempo maresciallo d'alloggio, era di nuovo al Deposito dell'Aeronautica di Torino, dove conseguì il brevetto di pilota dei Nieuport biplani. Tomato subito in prima linea, venne assegnato alla 84a Squadriglia da caccia, per poi passare all'80a e infine alla gloriosa 77a sui campi di Aiello e di Marcon, con velivoli Nieuport e Spaad.
Dal libretto di volo risultano al suo attivo in quel periodo novecento ore di volo di guerra, otto velivoli avversari abbattuti ed altri due incendiati su un campo nemico, un draken-ballon nemico distrutto.
Cabruna si rese celebre soprattutto per la sua audacia che assunse spesso toni di leggenda e che trovò consacrazione nelle motivazioni delle ricompense al valore che gli furono conferite.
Per il ciclo di operazioni portate a termine nei cieli del Carso e del Piave Cabruna ottenne la Medaglia d'Argento al Valor Militare: "Pilota da caccia abile e ardimentoso - si legge nella motivazione - dimostrava, in ogni circostanza, calma e sangue freddo ammirevoli eseguendo importanti e numerosi voli di guerra".

Il 1918, segnò la fase più intensa e più proficua dell'aviazione italiana che, riaffermando il proprio dominio dell'aria, offrì un contributo notevole alla vittoria decisiva delle nostre armi. In questo quadro, Cabruna compì gesta estremamente ardimentose.

Il 29 marzo 1918 avvistò, nel cielo di Conegliano, un apparecchio da bombardamento austriaco e dieci caccia di scorta che stavano per inoltrarsi al di sopra del territorio nazionale. Accettò la sfida e, passando con straordinaria abilità attraverso i cacciatori avversari, attaccò il velivolo del capostormo, abbattendolo. I gregari, allora, si dispersero e ripiegarono sulla loro base, rinunciando alla missione. Sul modulo per la relazione del volo sono annotate queste parole: "Affrontati, da solo, undici apparecchi nemici abbattutone uno, messi in fuga gli altri - Cielo dei Piave 29 marzo 1918".

Il Bollettino ufficiale del Comando Supremo dei 25 giugno 1918 riporta la motivazione della sua promozione per meriti di guerra a sottotenente dei Carabinieri in servizio permanente con anzianità 4 aprile 1918: "Avvistato e raggiunto, da solo, nel cielo di Conegliano un apparecchio nemico scortato da dieci caccia, fra i quali tre rossi, che si ritiene siano montati dai migliori "Assi" austro-germanici, rinunciò di darsi colà all'avventura pazza di affrontarli, cosa che però fece non appena li vide decisi a volgersi in territorio nostro, dando con sublime temerarietà combattimento, sempre da solo, a tutti undici, riuscendo, mercé abilissime manovre, ad isolare il rosso "capo pattuglia" e scompigliare e disperdere i rimanenti dieci, che, tutti alla spicciolata fuggirono planando in loro territorio rinunciando definitivamente ad effettuare la ricognizione o il bombardamento".

L'impresa fornì lo spunto al famoso illustratore Achille Beltrame del "La Domenica del Corriere" per una copertina a colori apparsa sul settimanale milanese nel settembre 1918, dal titolo "1 contro 11".

L'intensa attività di volo e le vittorie riportate fece guadagnare nel 1918 al Cabruna la seconda Medaglia d'Argento al Valor Militare: "Audacissimo pilota da caccia - dice la motivazione - con tenace volontà ed ardire prodigò l'opera sua instancabile e meravigliosa con zelo ed entusiasmo".

Il 26 settembre a Cabruna venne affidato un importante servizio di crociera sulle posizioni tenute dagli austriaci dal Piave al Trentino. Decollando dalla base di Marcon presso Mestre, egli risalì tutto il Piave, sorvolando gli altipiani e quindi, giunto al termine del suo compito di osservazione, si diresse su Brescia per atterrare nel campo di Castenedolo. Stava già planando, quando d'improvviso si ruppe una tubazione della pompa dell'olio. Il liquido spruzzò ovunque colpendo al viso il pilota che, accecato, perse per alcuni instanti il controllo dell'apparecchio che urtò contro la terra molle di un seminato e si capovolse. Cabruna venne ricoverato presso l'ospedale militare di Brescia con commozione cerebrale grave, frattura della clavicola destra ed escoriazioni in più partì del corpo. Dopo un mese appena era di nuovo in squadriglia.

Il 31 ottobre, in volo di crociera sulle difese austriache, si spinse fino al suo vecchio campo di Aiello, ormai in mano avversaria, ed attaccò una squadriglia di caccia mentre rullava per il decollo: riuscì a colpire due apparecchi che si incendiarono. Fu la sua ultima impresa. Per l'azione, particolarmente meritoria perché compiuta in condizioni fisiche assai precarie, venne insignito della Croce di Guerra al Valor Militare.

Al termine del conflitto a Cabruna venne concessa, in commutazione della seconda Medaglia d'Argento, la Medaglia d'Oro al Valor Militare:
«Magnifico asso cacciatore dell'aviazione, nella perfetta esecuzione di ordini, come in arditissime iniziative, in combattimenti sostenuti e vinti con incredibile audacia anche da solo contro un numero stragrande di temuti e ben agguerriti avversari, spesso in stato cagionevole di salute, prodigò in ogni circostanza di guerra la sua meravigliosa instancabile attività con tempra di romano eroismo. Nell'ultima grande offensiva, cui volle ad ogni costo partecipare, uscendo dall'ospedale ove era degente per ferita, pur avendo ancora il braccio destro immobilizzato e dolorante e perciò trovandosi in condizioni di assoluta inferiorità, con inarrivabile tenacia di volere ed animosità, attaccava in lontano campo d'aviazione vari apparecchi nemici pronti a partire e ne incendiava due. In altra occasione si lanciava in mezzo a un gruppo di trenta apparecchi nemici, abbattendone uno ed ostacolando agli altri il raggiungimento del loro obiettivo, essendo per lui la superiorità numerica del nemico stimolo ad ingaggiare la lotta. Nelle più varie e difficili circostanze, compiendo in complesso oltre 900 ore di volo, senza esitare di fronte alle più audaci imprese, rese alla Patria grandi e segnalati servizi. - Aiello, ottobre 1918 - Cielo del Piave, giugno, luglio, novembre 1918».

Alla sua memoria è intitolata, dal 29 maggio 2011, il Comando Stazione Carabinieri di Marcon (VE).