Introduzione

Copertina del mese

Copertina del libro
In principio fu Giuseppe Tosi, un omone grande e grosso, maresciallo dei Corazzieri, che nel 1948 - alle Olimpiadi di Londra - vinse la medaglia d'argento nel lancio del disco. Un risultato straordinario, in qualche modo offuscato da una circostanza (peraltro positiva): che a vincere quella gara fu un altro italiano entrato nella leggenda, Adolfo Consolini. Tosi era un grande campione, e alla vigilia delle Olimpiadi godeva - più del suo compagno di squadra - i favori del pronostico, in ragione degli eccellenti risultati ottenuti fino ad allora in carriera.
Un cronista del tempo lo descrisse così: «Tosi migliora a vista d'occhio: 1,93 per 119 chili, stilisticamente migliore di Consolini, nonostante l'apparenza, sempre allegro e gioviale, ma non per questo poco serio Parigi 1900nell'allenamento, era nato il 25 maggio 1916 a Borgo Ticino (in provincia di Novara) ma viveva a Roma. Aveva iniziato col peso nei Carabinieri e nel 1939 provò il disco toccando i 36 metri. Figlio di agricoltori, era nel frattempo passato nel corpo dei Corazzieri».
A Londra fece il suo esordio olimpico un altro atleta entrato nella storia, un giovane ufficiale dell'Arma, Raimondo D'Inzeo, che nella sua lunga e inimitabile carriera avrebbe collezionato altre sette presenze olimpiche. Tosi fu il primo a salire sul podio; Raimondo il primo a occupare il gradino più alto, a Roma, nel 1960.


St. Luis 1904In questo libro raccontiamo la storia dei Carabinieri nello sport. Una storia importante, testimoniata dalle 54 medaglie olimpiche conquistate (20 d'oro, 19 d'argento e 23 di bronzo), per non parlare della messe di allori conseguiti nei campionati mondiali ed europei, nei mondiali militari, nelle universiadi, nelle competizioni italiane.
Una storia con molti protagonisti straordinari, e tanti comprimari che hanno lavorato nell'ombra, con passione, competenza, rigore.
Tosi e D'Inzeo - con rispetto parlando - ottennero i loro primi successi nella preistoria. Perché il Centro Sportivo nacque più tardi, nel 1964, favorito anche dalla vittoria di Raimondo a Piazza di Siena in quel pomeriggio di settembre di quattro anni prima.
Londra 1908Adesso la struttura è suddivisa in dieci sezioni, specializzate per settore, dislocate in diverse città d'Italia, ciascuna delle quali cura una diversa disciplina sportiva. Le sezioni ospitate a Roma (judo, Karate, scherma, pentathlon moderno e tiro a segno) sono raggruppate in un Distaccamento Atleti: fa eccezione quella di equitazione, che opera all'interno del Centro Ippico del Reggimento a Cavallo. Le altre Sezioni sono inserite nell'ambito dei battaglioni che le ospitano e del Centro Addestramento Alpino. Tutte le Sezioni dipendono esclusivamente dall'Ufficio attività sportiva del Comando Generale.
La Sezione Atletica Leggera ha sede a Bologna, gli Sport Invernali (sci, fondo, biathlon, slittino, bob) sono a Selva di Val Gardena, il Nuoto a Napoli, il Paracadutismo Sportivo a Livorno, mentre - come si è accennato - Equitazione, Tiro a Segno, Judo, Karate, Scherma e Pentathlon Moderno sono tutti raccolti a Roma.


Stoccolma 1912Al Duca di Wellington, l'uomo che sconfisse Napoleone, viene attribuita una frase che potrebbe figurare nel frontespizio di ogni pubblicazione dedicata ai rapporti fra militari e sport. Disse il Duca: «La battaglia di Waterloo fu vinta sui campi da gioco di Eton». L'Inghilterra educava allora i giovani all'attività fisica e alla pratica sportiva. Gli allenamenti, la preparazione atletica, lo spirito agonistico, erano stati il terreno di coltura dei ragazzi che inflissero all'Armé la sconfitta decisiva nel 1815. Quella che segnò una svolta epocale nei destini del continente europeo e del mondo intero.
L'Arma riconosce ufficialmente questi valori: «L'attività sportiva è strettamente connaturata allo stile di vita militare, essendo questo sintesi di preparazione fisica, Anversa 1920culturale e spirito di sacrificio». E, quindi, «considerando l'attività sportiva insostituibile strumento di miglioramento fisiopsichico, indispensabile per porre il carabiniere nelle migliori condizioni per svolgere i propri gravosi compiti, l'Arma interviene essenzialmente in tre settori: attività addestrativa; attività agonistica di alto livello; attività sportiva di massa».
Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire a questo punto: alcuni graffiti murali rinvenuti nel Medio Egitto, e databili a circa cinquemila anni fa, dimostrano infatti che lungo il Nilo i militari si impegnavano, a scopo di addestramento, in gare di lotta, pugilato e scherma.


Parigi 1924Il mito di Olimpia risale all'anno 884 avanti Cristo, quando il re dell'Elide, Ifito, consultò l'oracolo di Delfi (la famosa Pizia) per farsi indicare un modo per tenere le sue terre estranee alle guerre che - a quei tempi - insanguinavano la Grecia. «Occorre ripristinare i Giochi cari agli dei», avrebbe risposto l'oracolo. Perché di quei Giochi si favoleggiava già a quei tempi. Una leggenda voleva che le Olimpiadi fossero state indette da Zeus per celebrare la vittoria sul proprio padre Saturno (quello che aveva la pessima abitudine di mangiare i figli), e che i primi campioni fossero stati Apollo nella corsa (davanti a Mercurio) e, naturalmente, Marte nel pugilato.
Altre leggende s'intrecciavano a questa, attribuendo l'iniziativa a Ercole, reduce da una delle dodici fatiche, o a Pelope, figlio di Tantalo, re di Lidia, e bisnonno di Agamennone e Menelao. Nient'affatto provata storicamente è anche la storia di Amsterdam 1928Ifito. Le prime Olimpiadi di cui si abbia notizia certa si svolsero nell'anno 776 avanti Cristo (23 anni prima della fondazione di Roma). Da quell'anno parte la cronologia ufficiale greca, e da quell'anno le gare furono disputate ogni quattro anni, fino al 393 dopo Cristo (edizione numero 293) quando furono abolite con un editto dell'imperatore romano Teodosio.
Le prime Olimpiadi durarono pochi minuti e si esaurirono in una sola gara, una corsa di circa 200 metri che fu vinta da un certo Koroibos, un pastore, cittadino dell'Elide, il cui nome fu inciso a lettere d'oro nel marmo dello stadio di Olimpia.
Olimpia (che sorgeva ai piedi del monte Olimpo, dove abitavano gli dei) non era una vera e propria città, quanto piuttosto un agglomerato di edifici sacri e di palestre riservate alle attività sportive. Al centro, lo stadio, in grado di ospitare cinquantamila spettatori. La pista rettilinea era lunga seicento piedi (192,97 metri) e larga circa trenta, il che consentiva di gareggiare a una ventina di atleti contemporaneamente.
Los Angeles 1932Più in alto - a dominare la scena - sorgeva il tempio di Zeus, in marmo bianco, che aveva le stesse dimensioni del Partenone, e conteneva la statua del padre degli dei, scolpita da Fidia, e considerata una delle sette meraviglie del mondo: alta tredici metri, scolpita in oro e avorio, con il dio seduto su un trono di marmo ed ebano.
Berlino 1936Nel 472 avanti Cristo (quando si era giunti alla edizione numero 76 dei Giochi) il programma occupava cinque giornate, tre riservate alle gare e due alla premiazione degli atleti vincitori e alle cerimonie di apertura e chiusura. Che erano molto diverse da quelle di oggi: niente fuochi d'artificio ed effetti speciali, concerti di musica pop e sfilate folcloristiche, immagini virtuali e discorsi ufficiali, ma soltanto ringraziamenti e sacrifici agli dei, che di Olimpia erano, in qualche modo, i padroni di casa. Londra 1948
Le gare anticipavano i programmi moderni, sia pure con minore varietà. Tre gare di corsa: lo stadio (192 metri), il diaulo (il doppio), il dolico (una corsa di resistenza, su una distanza variabile fra i 1.300 e i 4.500 metri). La lotta aveva diverse varianti che andavano dal pugilato (con la mano destra coperta da un guanto di strisce di cuoio, che appesantiva i pugni, invece di alleggerirli come i moderni guantoni) alla lotta, al pancrazio (una specie di kickboxing, senza esclusione di colpi, violentissimo e spesso mortale). C'erano poi i salti in alto e in lungo, il lancio del disco, e una specie di pentathlon, che racchiudeva specialità diverse. E le gare riservate ai cavalieri.
Le Olimpiadi si svolgevano nel periodo più caldo dell'anno, in pieno agosto, e non furono rari i casi di atleti uccisi dalla fatica. Le insolazioni colpivano anche gli spettatori: il filosofo Talete morì per un malore mentre assisteva ai Giochi del 548 avanti Cristo.


Helsinki 1952A differenza delle Olimpiadi moderne, quelle antiche s'avviarono al declino quando divennero "internazionali" aprendosi ad atleti provenienti da regioni diverse: quando furono ammessi alle gare i romani, gli egiziani, i cartaginesi, gli etruschi. I romani non avevano lo stesso culto del corpo che aveva contraddistinto la civiltà greca. Davano alle gare un'importanza di gran lunga minore: erano attratti dallo spettacolo, più che dalle prestazioni degli atleti (come dimostrarono poi con le manifestazioni circensi). Non solo: il mondo romano era più corrotto, e capitava che la corsa delle quadrighe fosse vinta dall'imperatore Nerone, agevolato dal ritiro di tutti gli altri concorrenti. Nel 393 Teodosio decretò la fine delle Olimpiadi, bollandoli come spettacoli sacrileghi e orgiastici.


Melbourn 1956La fiaccola fu accesa di nuovo 1503 anni più tardi, ad Atene, per volontà del barone de Coubertin. E da allora - dal 1896 - lo sport ha riconquistato un posto importante nella società. La prima Olimpiade moderna fu riservata esclusivamente agli uomini: de Coubertin voleva che i Giochi fossero in tutto e per tutto simili a quelli dell'antichità, che soffrivano di misoginia. E qualche militare s'affacciò al proscenio fin da allora. Per esempio, i cronisti del tempo testimoniano che la partenza "all'americana" (in posizione rannicchiata) per le gare di velocità fu un'invenzione di un generale americano, un certo Charles Sherrill, a testimonianza di un rapporto che si sarebbe stretto sempre di più, con il passare degli anni.
Roma 1960Ad Atene, nel 1896, non era presente una rappresentativa ufficiale italiana. La sconfitta di Adua era fresca, e nessuno aveva voglia di occuparsi delle Olimpiadi. Vi furono alcune partecipazioni a titolo individuale. Carlo Airoldi, uno dei favoriti della maratona, non fu ammesso alla gara perché accusato di "professionismo" per aver accettato, un anno prima, il rimborso del biglietto del treno. Furono ammessi, invece, due schermidori, due tiratori, tre ciclisti, ma con risultati mediocri. Tokyo 1964
Andò meglio, per gli azzurri, nel 1900 a Parigi. Antonio Conte (un militare) vinse la medaglia d'oro nella sciabola riservata ai maestri d'arme (i professionisti dell'epoca). Antonio Trissino si aggiudicò nell'equitazione la gara di salto in alto (con metri 1,85).
In quella seconda Olimpiade moderna la presenza degli atleti in uniforme era sancita da gare specifiche a loro riservate. Nel programma figuravano nove concorsi di tiro a segno riservati ai militari (carabina tre posizioni, carabina in piedi, carabina in ginocchio, carabina a terra, carabina a squadre, fucile individuale e a squadre da 200-1000 yards e da 300 metri).
Città del Messico 1968Fra gli italiani in gara si distinse, vincendo una medaglia d'argento (l'unico a salire sul podio oltre ai due vincitori già citati), Federico Caprilli nella prova di salto in lungo di equitazione (con la misura di 5,70 metri). Caprilli si era diplomato all'Accademia Militare di Modena, mettendo in luce le sue qualità di cavaliere. Nel 1892 era stato chiamato come istruttore nella Scuola Militare di Cavalleria di Pinerolo (che l'anno prima aveva aperto una sezione distaccata a Tor di Quinto, a Roma). Caprilli è considerato il teorico e il padre dell'equitazione moderna. Nel 1902 presentò al Concorso ippico di Torino il suo "sistema naturale" («il cavallo avanti nella mano, leggero alla mano, distaccato dalla mano», raccomandava ai suoi discepoli): un'autentica rivoluzione copernicana che ribaltava il rapporto fra cavallo e cavaliere, imponendo al secondo di adeguarsi al primo, e non viceversa. Monaco 1972
L'altra disciplina all'avanguardia fra i militari era, naturalmente, la scherma. Nel 1860 erano state istituite due scuole militari di scherma, una a Modena, e una a Parma. Nel 1889 fu creata a Roma la Scuola Magistrale Militare di Scherma che ebbe, fra i suoi primi allievi, Agesilao Greco, un mito dello sport italiano. Nel 1908 tre giovani ufficiali - Alessandro Pirzio Biroli, Sante Ceccherini e Marcello Bertinetti - fecero parte della squadra di sciabola che si aggiudicò la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Londra.
Nel 1919, a Parigi - per iniziativa del generale John Joseph Per-shing, comandante in capo delle truppe americane in Europa durante la prima guerra mondiale - si svolsero le prime Olimpiadi Militari.


Montreal 1976Il medagliere del Centro sportivo Carabinieri è imponente. Venti volte atleti dell'Arma sono saliti sul gradino più alto del podio alle Olimpiadi, diciannove volte hanno conquistato la medaglia d'argento, ventitré volte si sono classificati terzi. Sarebbero sufficienti queste tre cifre per testimoniare il successo del duro lavoro svolto in questi anni nelle Sezioni sportive.
Nei Mondiali il palmares comprende 106 medaglie d'oro, 80 d'argento, 87 di bronzo. Nei Campionati Europei 78 sono state le medaglie d'oro, 115 quelle d'argento, 129 quelle di bronzo. 225 sono state le vittorie nei Mondiali Militari, 155 i secondi posti e 170 i terzi. Nei Giochi del Mediterraneo le medaglie sono state rispettivamente 41, 33 e 27; nelle Universiadi 38, 19 e 29. Ricchissimo, infine, il bilancio nei Campionati Italiani: 1655 medaglie d'oro, 1401 d'argento e 1312 di bronzo.


Mosca 1980L'Arma è orgogliosa di aver contribuito in misura determinante ai successi sportivi dell'Italia in campo internazionale. Lo sport è un veicolo di conoscenza e di dialogo, uno strumento di pace: fin dai tempi antichi, quando - in occasione delle Olimpiadi - si interrompevano le guerre che opponevano le diverse città greche. Il Consiglio Internazionale dello Sport Militare (organismo al quale aderisce, insieme con le altre Forze Armate italiane, il Centro Sportivo dell'Arma) si pone come obiettivo primario proprio quello di promuovere la pace attraverso lo sport. Che non è un'utopia.
Los Angeles 1984Con l'attività sportiva i Carabinieri hanno ulteriormente approfondito quello che è uno degli aspetti precipui della loro attività: il radicamento nel tessuto sociale nazionale, proponendosi come costante punto di riferimento non solo per le Istituzioni ma anche, e soprattutto, per i cittadini.
Nell'Arma lo sport è anche volto a garantire un miglioramento delle attività strettamente attinenti al servizio istituzionale, assicurando nei vari comparti la presenza di personale altamente qualificato, capace di operare nelle condizioni ambientali peculiari di alcune zone della penisola e di affrontare con sicurezza, determinazione e competenza, le diverse situazioni che il servizio può presentare.


Seul 1988Questa sezione si apre con cinque storie esemplari. Cinque atleti in uniforme che hanno lasciato il segno. Li abbiamo scelti con criteri forse opinabili (è sempre opinabile qualsiasi raffronto nello sport: era più forte Coppi o Merckx? Giocava meglio Maradona o Pelé? Più grande, e più veloce, Juan Manuel Fangio o Michael Schumacher?), ispirati unicamente al desiderio di raccontare il profilo di cinque campioni comunque indimenticabili.
Raimondo D'Inzeo perché l'oro conquistato alle Olimpiadi di Roma del 1960 fece scoprire a una buona parte degli italiani la leggerezza del binomio uomo-cavallo, e ad un'altra parte il fascino dell'uniforme. Superava gli ostacoli con incomparabile eleganza.
Barcellona 1992Michele Maffei perché alle ragazze di allora (che oggi sono madri di famiglia, e qualcuna si dedica già ai nipotini) sembrò che somigliasse a Zorro, o ad uno dei moschettieri. Biondo e con gli occhi chiari, la divisa bianca e immacolata, le sue stoccate colpivano al cuore.
Atlanta 1996Alberto Tomba perché è Tomba, l'atleta più popolare (al mondo, non solo in Italia) tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta: Tomba la bomba, Tomba l'imbattibile, Tomba il mostro. E che altro si dovrebbe aggiungere?
Marcello Guarducci perché è stato il primo nuotatore italiano delle nuove generazioni, quelle dei campioni, quelle che hanno riscattato le brutte figure di alcuni decenni, quando il mondo intero si domandava come mai un Paese che si sporge sul mare non avesse atleti in grado di competere con gli americani, con gli australiani, con gli scandinavi.
Sydney 2000Gianluca Tiberti perché è stato l'esponente di spicco di una specialità povera e poco conosciuta - il pentathlon - che richiede però doti da campioni autentici: versatilità, spirito di sacrificio, disciplina e temperamento. Tutto quel che si richiede a un buon militare.
Cinque storie da leggere. Come tutto il libro, che dello sport ha tentato di mettere in luce aspetti epici e umani, vicende fascinose, risvolti appassionanti, più che cifre e albi d'oro.

  


MEDAGLIA D'ORO

  • Raimondo D'Inzeo, equitazione, salto ostacoli individuale (ROMA 1960)
  • Paul Hildegartner e Walter Plaikner, slittino doppio (SAPPORO, 1972)
  • Michele Maffei e Mario Tullio Montano, sciabola a squadre (MONACO, 1972)
  • Paul Hildegartner, slittino singolo (SARAJEVO, 1984)
  • Mauro Numa, fioretto individuale e fioretto a squadre (LOS ANGELES, 1984)
  • Alberto Tomba, slalom gigante e slalom speciale (CALGARY, 1988)
  • Alberto Tomba, slalom gigante (ALBERTVILLE, 1992)
  • Wilfried Huber, slittino doppio (LILLEHAMMER, 1994)
  • Silvio Fauner, 4x10 km sci di fondo (LILLEHAMMER, 1994)
  • Alessandro Puccini, fioretto individuale (ATLANTA, 1996)
  • Angelo Mazzoni, spada a squadre (ATLANTA, 1996)
  • Guenther Huber e Antonio Tartaglia, bob a due (NAGANO, 1998)
  • Angelo Mazzoni e Alfredo Rota, spada a squadre (SIDNEY, 2000)
  • Armin Zoeggeler, slittino (SALT LAKE, 2002)

MEDAGLIA D'ARGENTO

  • Giuseppe Tosi, lancio del disco (LONDRA, 1948)
  • Raimondo D'Inzeo, salto ostacoli individuale e a squadre (MELBOURNE, 1956)
  • lvatore Oppes, salto ostacoli a squadre (MELBOURNE, 1956)
    Stefano Simoncelli e Carlo Montano, fioretto a squadre (MONTREAL, 1976)
  • Mario Tullio Montano e Tommaso Montano, sciabola a squadre (MONTREAL, 1976)
  • Paul Hildegartner, slittino singolo (LAKE PLACID, 1980)
  • Karl Brunner, slittino doppio (LAKE PLACID, 1980)
  • Gianluca Tiberti, pentathlon moderno a squadre (SEUL, 1988)
  • Silvio Fauner, 4x10 km sci di fondo (ALBERTVILLE, 1992)
  • Alberto Tomba, slalom speciale (ALBERTVILLE, 1992)
  • Norbert Huber, slittino doppio (LILLEHAMMER, 1994)
  • Alberto Tomba, slalom speciale (LILLEHAMMER, 1994).
  • Silvio Fauner, 4x10 km sci di fondo (NAGANO, 1998)
  • Armin Zoeggeler, slittino (NAGANO, 1998)
  • Giorgio Di Centa e Pietro Piller Cottrer, 4x10 km sci di fondo (SALT LAKE, 2002)

MEDAGLIA DI BRONZO

  • Raimondo D'Inzeo e Antonio Oppes, salto ostacoli a squadre (ROMA, 1960)
  • Raimondo D'Inzeo, salto ostacoli a squadre (TOKIO, 1964)
  • Raimondo D'Inzeo, salto ostacoli a squadre (MONACO, 1972)
  • Herbert Plank, discesa libera (INNSBRUCK, 1976)
  • Roberto Ferraris, pistola automatica individuale (MONTREAL, 1976)
  • Angelo Mazzoni, spada a squadre (LOS ANGELES, 1984)
  • Johann Passler, biathlon 20 km individuale (CALGARY, 1988)
  • Johann Passler e Andreas Zingerle, biathlon 4 x 7,5 km (CALGARY, 1988)
  • Norbert Huber, slittino doppio (ALBERTVILLE, 1992)
  • Gianluca Tiberti, pentathlon moderno a squadre (BARCELLONA, 1992)
  • Giovanni De Benedictis, marcia 20 km (BARCELLONA, 1992)
  • Armin Zoeggeler, slittino singolo (LILLEHAMMER, 1994)
  • Silvio Fauner, sci fondo 15 km tecnica libera combinata (LILLEHAMMER, 1994)
  • Guenther Huber, bob a due (LILLEHAMMER, 1994)
  • Raffaello Caserta e Luigi Tarantino, sciabola a squadre (ATLANTA, 1996)
  • Silvio Fauner, sci fondo 30 km tecnica classica (NAGANO, 1998)
    Davide Rummolo, nuoto 200 rana (SIDNEY, 2000)
  • Daniele Crosta, Salvatore Sanzo e Matteo Zennaro, fioretto a squadre (SIDNEY 2000)