Prefazione

Copertina del libro
di Laura Delli Colli

Gli italiani? Popolo di santi, navigatori, eroi. Ma nella fiction televisiva che fa impennare gli indici di ascolto e battere il cuore di milioni di telespettatori raccontando semplicemente la realtà, il nostro è anche e soprattutto un Paese di preti, medici. E Carabinieri. E' un carabiniere il popolarissimo Maresciallo Rocca di Gigi Proietti, e lo è in chiave ancora più genuina Nino Frassica al fianco di Terence Hill-Don Matteo. E se la fiction più popolare ha cucito la divisa della Benemerita anche per una new entry al femminile come Manuela Arcuri, non si può dimenticare che proprio un carabiniere era stato il protagonista di una delle prime serie televisive di grande popolarità: I racconti del Maresciallo, un'idea di Mario Soldati portata sul teleschermo da protagonisti come Turi Ferro, all'alba della tv, o Arnoldo Foà a metà degli anni Ottanta. In qualche modo il protagonista di quella prima serie diretta da Mario Landi alla fine degli anni Sessanta era un maresciallo Rocca ante litteram.

Si chiamava Gigi (proprio come Proietti) Arnaudi, con lo stesso cognome del personaggio inventato dalla penna di Soldati. Era un uomo dell'Arma certamente, ma soprattutto un personaggio, interpretato da un grande Turi Ferro, in grado di arrivare al cuore dei telespettatori, e dei cittadini, per quelle doti di grande umanità palesi soprattutto di fronte agli enigmi dei sei racconti televisivi: casi costruiti, più che secondo i canoni del giallo e del racconto d'indagine, sulla quotidianità di una comunità, e sui sentimenti, i problemi, la vita della gente comune. Quel programma fu un successo. Tanto che a metà degli anni Ottanta fu il figlio di Mario Soldati, Giovanni, a riprendere in mono il progetto in una seconda versione, con Arnoldo Foà al posto di Turi Ferro, e un racconto a colori che non fece rimpiangere nulla della poesia e della buona qualità del vecchio bianco e nero di un tempo. Il motivo del successo? Carabinieri protagonisti come eroi vicini alla gente comune. Carabinieri dal volto umano, e non solo professionale, nella costruzione di un modello popolare e insieme rassicurante. Ma perché tanti Carabinieri, perché tante divise di così grande successo popolare sul piccolo schermo? Forse la risposta migliore la da proprio in queste pagine il carabiniere televisivo per eccellenza, il popolarissimo Maresciallo Rocca di Gigi Proietti: i carabinieri in tv sono diventati degli eroi popolari perché incarnano l'italianità. Tutto, dice Proietti, dalla divisa, all'atteggiamento, al modo di fare di un carabiniere, rappresenta gli ideali ma soprattutto i valori, i pensieri, le parole degli italiani.

E così quella miscela unica di privato e vita professionale, eroismo e dedizione, e al tempo stesso di umanità, è diventata vincente agli occhi del pubblico. Un pubblico che ama Rocca come un eroe popolare, e segue le sue storie conquistato sì dalla simpatia dei protagonisti e dalla buona scrittura del racconto, ma soprattutto dai valori di un'Arma della quale avverte il coraggio e, insieme, lo spirito di sacrificio. La grande forza d'animo, insomma, in un racconto segnato, più che dalla cronaca o dall'azione, dalle emozioni e dall'umanità dei protagonisti. Rocca, per citare ancora la fiction televisiva più seguita tra le tante ispirate dall'Arma dei Carabinieri o dedicate ai suoi eroi, è un carabiniere ma è anche un uomo, con i problemi, qualche debolezza, e le piccole gioie quotidiane della gente comune. E' insieme il protagonista delle grandi operazioni, è il coraggio, il sacrificio, e un simbolo di bene, di ordine, di legalità. E' qualcuno con cui i telespettatori, tutti gli italiani, si identificano. Non un eroe costruito al computer o dalla penna degli sceneggiatori, insomma, ma un personaggio reale, uno che lotta per un ideale di equità e di giustizia. E che fa della vita quotidiana una missione, in nome dell'impegno morale e civile che la divisa esprime con i valori più alti della Benemerita. Se la televisione ha scelto di puntare un riflettore su questi eroi nati dalla realtà quotidiana, lo ha fatto, senza dubbio, perché la loro storia è la storia di un'Arma che, forse grazie alla mediazione del cinema e della televisione, ancora di più che attraverso i giornali, ha conquistato nel tempo anche la simpatia, e non solo la stima, degli italiani.

Una simpatia dimostrata dagli ascolti milionari, e dunque dal consenso popolare dei personaggi che sul piccolo schermo -proprio com'è avvenuto per mezzo secolo al cinema - hanno suscitato emozione, partecipazione e anche un pìzzico di divertimento, entrando nella storia o nella cronaca quotidiana del Paese e, soprattutto, nel cuore della gente. Eroi quotidiani e popolarissimi, è scritto nelle pagine di questo libro dove i protagonisti di tanti successi televisivi raccontano in prima persona le loro esperienze, le sensazioni, e la sintonia con i valori dell'Arma. Non solo: Nino Frassica, contraltare del prete umbro Don Matteo, il Padre Brown all'italiana in azione a Gubbio, ha incarnato, con la sua interpretazione, il carabiniere forse più familiare "vestito" dalla tv: e il fatto che proprio indossando quella divisa sul set abbia dichiarato di sentirsi più buono non meraviglia più di tanto chi legge, ora, le sue piccole confessioni di carabiniere per fiction. Credo proprio, ha raccontato Frassica, che quello che ho pensato e sentito nella finzione scenica i veri carabinieri lo sentano davvero. Che sentano la loro missione, la loro capacità di essere al posto giusto nel momento giusto, di essere sempre pronti al fianco dei cittadini, come qualcosa di vivo, di stimolante e insieme di superiore. Una capacità che ora, sul piccolo schermo come nella realtà, è diventata anche al femminile.

La prova? E'nel felice debutto nella fiction di Manuela Arcuri e in quella divisa che ha aggiunto un pizzico di familiarità in più al suo fascino e anche alle sue curve. Manuela, nella fiction per Mediatrade, si chiama Paola Vitali: è una ragazza come tante. Poteva avere una vita tranquilla dietro il bancone della farmacia di casa, forse sogna un matrimonio, una famiglia, un futuro al femminile. Ma riesce a coniugare le sue aspirazioni con una sfida più forte di ogni convenzione: l'arruolamento nell'Arma per essere la prima donna carabiniere, a dispetto della famiglia e forse anche di tante convenzioni. La sua tenacia, la sua voglia di parità pur conquistata all'interno di un racconto segnato dalla fragilità delle emozioni e, a tratti, anche dalla vulnerabilità dei sentimenti propri di una psicologia femminile, è un segno dei tempi. Tempi che cambiano per i Carabinieri e anche per la fiction televisiva, che non ha bisogno di rincorrere alcun effetto propagandistico quando racconta la realtà e i suoi protagonisti, senza concessioni all'autoreferenzialità o alle tentazioni celebrative. Certo, l'ambiente in cui Manuela Arcuri si muove non è quello delle grandi emergenze cittadine, e il tono che sigla l'intreccio di ogni episodio è più quello della commedia, del giallorosa, che del nero che segna tante fiction televisive ispirate dalla cronaca.

Ma la Arcuri carabiniere di oggi sta all'Arma, e alla fiction televisiva, esattamente come il maresciallo di Vittorio de Sica in Pane, amore e fantasia stava alla storia, alla realtà e al mondo dei Carabinieri nel cinema degli anni Cinquanta. Un segno dei tempi. E, del resto, prima di lei, la donna carabiniere in tv non si era mai vista anche se, a proposito di donne, proprio la fiction ha ben rappresentato negli anni non solo l'immagine del carabiniere, ma anche la realtà di chi gli sta accanto: come nella realtà mogli, figlie, sorelle hanno sempre condiviso, pur senza la divisa, una vita spesso segnata dal sacrificio, dalla pazienza, dall'abnegazione, e dal rischio. Alla televisione, che ha sottolineato quella linea rossoblù che attraversa il Paese rendendo più visibile una storia di grandi e piccoli eroismi lontani da ogni tentazione di clamore e protagonismo, va riconosciuto il merito di aver raccontato attraverso i Carabinieri non solo una divisa ma le persone che la indossano, con la loro umanità e, insieme, con i valori cardine di un Paese che deve all'Arma il senso morale di un impegno costruito sul sacrificio e sulla dedizione quotidiana.

Quanto all'Arma, che questo libro, attraverso la televisione, racconta senza alcuna tentazione di agiografia o autoreferenzialità, proprio attraverso il piccolo schermo ha saputo cogliere un'occasione in più per avvicinarsi agli italiani entrando nelle loro case in punta di piedi, come un amico discreto e generoso, diventando più familiare e offrendo di sé e dei suoi valori, anche sulle corde della comicità, il volto più sinceramente genuino e popolare. Un dato di fatto confermato dalle risposte con le quali, a sorpresa, i giovani italiani hanno disegnato l'identikit dei nuovi eroi: nella mitologia contemporanea non sono più finti o irreali, ma umani, vulnerabili e dotati, proprio come tanti Carabinieri che anche la televisione racconta nella fiction, di una buona dose di ironia. Un merito da non sottovalutare ora che grazie a Rocca e ai suoi fratelli e sorelle televisivi, il carabiniere è sempre più uno di noi.