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Scherma

Le stoccate vincenti dei nostri campioni

MedagliereL'ultimo trionfo è venuto dal fioretto, il 28 ottobre 2001, domenica, campionati del mondo di scherma, a Nimes, in Francia. Protagonista Salvatore Sanzo, detto "Toti", carabiniere scelto, 26 anni, un ricco medagliere alle spalle, ma anche qualche cocente delusione come - per esempio - i Giochi Olimpici del 2000.
Sidney andò così: Salvatore era nettamente in testa nell'incontro di quarto di finale contro il russo Chevchenko. Conduceva 14 a L'urlo di Salvatore Sanzo dopo la stoccata finale.10. Perse 15 a 14, con due stoccate di penalità per essere uscito dalla pedana (la prima, oltretutto, era molto discutibile). A Nimes, Sanzo si è preso la rivincita. Con una piccola nemesi: nei quarti, contro il cubano Gregory, ha subito la rimonta fino a 14-13, ma stavolta è stato il suo avversario a subire una penalità per un fallo di piede. La finale, contro il francese Attelly, è stata da cardiopalmo. Salvatore ha recuperato dal punteggio di 3 a 8 fino a portarsi in vantaggio per 14 a 10, ma poi ha subito la rimonta fino al 14 pari. «È stato un contrattacco, lui cercava il ferro in prima. L'esperienza di Sidney mi ha aiutato: ho ragionato sul colpo da mettere. Quando ero avanti, stavo ripetendo l'errore di farmi ossessionare da quel gradino che mancava».
La prima persona che ha abbracciato, scendendo dalla pedana, è stata la fidanzata, Frida Scarpa, che il giorno dopo avrebbe vinto l'oro nel fioretto femminile a squadre, con la Vezzali, la Trillini e la Bianchedi. Erano quindici anni che l'Italia aspettava l'oro mondiale nel fioretto maschile (Andrea Borella, 1986, Nimes: era destino!). E a chi gli rammenta questo particolare, Sanzo replica: «Voglio essere il successore di Numa e di Puccini». Una promessa per Atene 2004.

Alessandro Puccini esulta dopo aver conquistato l'oro olimpico del fioretto ad Atlanta.Atlanta 1996. È la terza giornata delle Olimpiadi. Il carabiniere Alessandro Puccini, toscano di Cascina, 28 anni, sale sul più alto gradino del podio nella prova individuale di fioretto. Negli incontri conclusivi si libera, nell'ordine, dell'ucraino Bryzgalov (15-12), del polacco Sobcziak (15-4), del coreano Kim Dong (15-14, dopo averlo rimontato da 12-14). In semifinale Puccini supera il francese Boidin (15-13).
La finale lo vede affrontare un altro francese, Lionel Plumenail. Inizia bene Alessandro, che si porta in vantaggio 4-0; il francese recupera fino al 7-7. Ancora fasi alterne fino all'11-11. Nelle battute finali l'esperienza e il talento dell'azzurro fanno la differenza.
Il risultato finale è limpido: 15-12.

Puccini è uno schermidore con un passato ricco di risultati importanti. Vanta un terzo posto ai mondiali giovanili del 1988, la medaglia d'oro a squadre nei Mondiali del 1990 e 1994, il secondo posto nei Mondiali del 1994 e un identico piazzamento nella Coppa del Mondo dello stesso anno, quattro titoli italiani assoluti (1992, 1993, 1994 e 1995). Dopo Atlanta è tornato sul podio nel 1997 (terzo posto a squadre nel Campionati del Mondo) e nel 1999 (medaglia d'oro a squadre agli Europei).
Angelo Mazzoni con Sandro Cuomo e Maurizio Randazzo.I successi degli schermidori dell'Arma ad Atlanta non si esaurirono nell'oro di Puccini. Il giorno dopo salirono sulla pedana gli spadisti Sandro Cuomo, Maurizio Randazzo e Angelo Mazzoni (i primi due agenti della Polizia di Stato, il terzo carabiniere). La fase finale del torneo è tutta da raccontare. Il primo assalto dei tre moschettieri è contro gli Stati Uniti, padroni di casa. Il tempo regolamentare finisce 44-44. Nel minuto suppletivo è Cuomo a tirare la stoccata vincente. In semifinale ci tocca la fortissima Germania, considerata la favorita assoluta. Al suono finale della sirena, anche stavolta, è parità: 42-42. Tocca ancora a Cuomo la responsabilità di giocarsi il metallo della medaglia. Nel minuto supplementare Cuomo e Schmitt si toccano tre volte ciascuno, ed è di nuovo pareggio. In questi casi il regolamento prevede che la vittoria venga assegnata in base alla precedenza fornita dal computer. La fortuna ci assiste. Nella finale siamo in vantaggio contro i russi 40-35: sembra un margine rassicurante. Mazzoni, contro Beketov, subisce tre stoccate di fila, e il risultato diventa incerto. Si riprende, e piazza a sua volta tre colpi vincenti. Quando mancano appena sei secondi alla fine, sul punteggio di 44-43, Angelo subisce un colpo durissimo sulla maschera, che gli spacca l'arcata sopracciliare destra. Interviene il medico con un cerotto che toglie parzialmente al nostro atleta la visione dell'avversario. Riprende l'incontro: Beketov si lancia all'attacco, Mazzoni para, risponde e tocca Beketov. Erano trentasei anni - dalle Olimpiadi di Roma del 1960 - che la squadra azzurra di spada non conquistava la medaglia d'oro. Anche nella sciabola, i Carabinieri tornano da Atlanta con una medaglia: Luigi Tarantino e Raffaello Caserta conquistano il bronzo a squadre, insieme con l'atleta delle Fiamme Oro Tonhi Terenzi.
A Sidney, nel 2000, un campione si è ripetuto: Angelo Mazzoni ha vinto di nuovo l'oro a squadre nella spada (del team faceva parte, stavolta, un altro carabiniere, Alfredo Rota). Mazzoni è entrato così nella leggenda, salendo per la terza volta sul podio di Olimpia, sedici anni dopo il bronzo a squadre conquistato a Los Angeles.

Mario Aldo Montanaro.La Sezione Sportiva Scherma del Centro Sportivo Carabinieri è nata nel 1964 per soddisfare le richieste dei numerosi appassionati di questa disciplina, da sempre tenuta in grande considerazione all'interno dell'Arma. Il primo direttore tecnico fu il Maestro Elio Pietrolati, capitano dell'Esercito. Alla sua morte, nel 1973, gli successe il maresciallo Palmiero, che tre anni prima aveva conquistato il titolo di Campione del Mondo di spada a squadre nella categoria Maestri. Nel 1976 la prima affermazione di gruppo della Sezione, con la vittoria di squadra nel Gran Premio Assoluti. E nel 1981 la squadra di fioretto del Centro Sportivo (Fabio Dal Zotto, Mauro Numa, Carlo Montano e Angelo Scuri) si aggiudicò la Coppa Europa riservata ai club, la prima affermazione del genere ottenuta dall'Italia.
Già da alcuni anni, tuttavia, alcuni atleti della Sezione avevano scalato i vertici internazionali. Nel 1972, alle Olimpiadi di Monaco di Baviera, Michele Maffei e Mario Tullio Montano (in squadra conRolando Rigoli, Mario Aldo Montano e Cesare Salvadori) avevano vinto l'oro nella sciabola. Nel 1976, alle Olimpiadi di Montreal, Stefano Simoncelli (attuale vicepresidente della Federazione Scherma) e Carlo Montano (in squadra con Fabio Dal Zotto, non ancora in forza all'Arma, Attilio Calatroni e Giambattista Coletti) conquistarono la medaglia d'argento nel fioretto a squadre. Nel 1977 Carlo Montano vinse la Coppa del Mondo di fioretto.

Negli anni Ottanta e Novanta furono numerose le vittorie in campo internazionale. Oltre ai successi di Numa (definito Mauro Numa in un disegno di Walter Molino."nato per vincere" dalla rivista Escrime, organo ufficiale della Federazione francese di scherma) vale la pena di citare la vittoria (1982) in Coppa del Mondo di spada di Angelo Mazzoni (bronzo ai Campionati del Mondo del 1983), la vittoria nel Campionato del Mondo di fioretto di Federico Cervi (1986). Cervi (con Numa) è stato Campione del Mondo a squadre di fioretto nel 1985,1986 e nel 1990. Nel 1989 Angelo Mazzoni era capitano della squadra di Spada Campione del Mondo (successo ripetuto nel 1990 e nel 1993) e vincitrice delle Universiadi nel 1989. Raffaello Caserta e Luigi Tarantino vinsero l'oro nei Mondiali di sciabola nel 1995 (e Tarantino fu terzo nella classifica individuale). Nel 1997 Salvatore Sanzo, Daniele Crosta e Alessandro Puccini furono terzi nei Campionati Mondiali di fioretto a squadre; Tarantino secondo in quelli individuali di sciabola. L'anno successivo Tarantino vinse la Coppa del Mondo di sciabola.

L'urlo di Mauro Numa a Los Angeles.L'urlo di Numa. È il 3 agosto 1984, Olimpiadi di Los Angeles. In pedana per la finale del fioretto si affrontano Mauro Numa e il tedesco Mathias Behr. Behr è un atleta fortissimo, che si porta dentro un incubo: due anni prima una fatalità aveva voluto che la punta del suo fioretto si infilasse nelle maglie della maschera di Vladimir Smirnov, il sovietico che aveva vinto la medaglia d'oro di Mosca. La morte di Smirnov aveva indotto Behr a ritirarsi dalle gare. Ma prima delle Olimpiadi aveva deciso di tornare in pedana, con la speranza di onorare la memoria del grande avversario raccogliendone l'eredità. Numa - giunto alla finale dopo aver sconfitto il suo amico Stefano Cerioni in un assalto rocambolesco e combattutissimo - gli impedì la realizzazione del sogno. L'incontro fu entusiasmante. Quando mancava un solo minuto al tempo limite, Numa era sotto di quattro stoccate: 3-7. Nessuno - neppure il suo maestro livornese, il celebre Di Rosa - avrebbe scommesso un centesimo sulla sua vittoria. E invece Mauro fece il miracolo recuperando e portandosi in vantaggio 9-8 a tre secondi dal termine. Ma Behr, con un'impennata d'orgoglio, piazzò un'incredibile stoccata all'indietro. Si giocarono tutto su un'unica stoccata, e fu Numa a piazzarla. Poi si inginocchiò, e lanciò un urlo, rimasto nelle orecchie di tutti gli appassionati di scherma. La liberazione, la gioia, la rabbia, l'emozione.

Non aveva ancora 23 anni, Numa, quando salì sul gradino più alto del podio olimpico per ascoltare sull'attenti le note dell'Inno di Mameli. Era già sposato, e aveva un figlio. «Dedico questa vittoria a mia moglie Laura e a mio figlio Alessandro», dichiarò ai giornalisti. «Quanti sacrifici ho fatto per arrivare a questa medaglia. Quest'anno ho pensato solo alle Olimpiadi: ho lasciato la Coppa del Mondo, che detenevo , a Cerioni perché era questo di oggi il successo a cui tenevo, il più importante della mia carriera». I tecnici lo considerano il più grande fiorettista di tutti i tempi. A 17 anni, nel 1978, si laureò per la prima volta campione del Mondo Giovani (titolo che avrebbe riconquistato tre anni più tardi). Nel 1979 e nel 1981 fu medaglia d'argento nel Campionato del Mondo a squadre. Nel 1981 conquistò l'oro nella Coppa Europa a squadre. L'anno seguente conquistò l'oro nella Coppa del Mondo. il 1983 fu un anno speciale: oro nella CoppaMichele Maffei nell'assalto contro Kovac Thomas nella finale della sciabola alle Olimpiadi di Monaco del 1972.del Mondo, nel Campionato d'Europa individuale, nelle Universiadi e nel Giochi del Mediterraneo; oro nelle Universiadi a squadre. Nel 1984 la consacrazione definitiva con il doppio oro olimpico. Oltre a quello individuale, Numa si aggiudica anche quello di squadra, insieme con Stefano Cerioni, Andrea Borella, Angelo Scuri e Andrea Cipressa. Nel 1985 torna a vincere la Coppa del Mondo (che aveva "trascurato" l'anno precedente per concentrarsi sulle Olimpiadi) e si aggiudica il Campionato del Mondo individuale e quello a squadre. Si aggiudica il Master del 1985, conquista il bronzo nel Campionato del Mondo del 1986 e l'oro nel Campionato del Mondo a squadre nel 1990.

Rimarrebbe da parlare di un altro grande campione - Michele Maffei - che ha lasciato un ricordo indelebile fra gli appassionati e la gente comune. Il ritratto che gli abbiamo dedicato in questo libro è un omaggio alla sua grande personalità.
   

  LE TRE ARMI DELLA SCHERMA

Apparentemente molto simili fra di loro (almeno per i profani), le tre armi richiedono doti diverse. Il fioretto è un'arma che può colpire solo di punta. Il bersaglio valido corrisponde al busto dell'atleta, fino all'inguine, con l'esclusione di braccia, gambe e testa. La spada è un'arma che può colpire solo di punta. La zona di bersaglio valida comprende tutto il corpo dell'avversario. Gli incontri richiedono una concentrazione molto particolare. Con la sciabola si può colpire di punta, di taglio e con la parte posteriore della lama. Gli incontri sono estremamente vivaci. Alle Olimpiadi, la sciabola è riservata agli uomini. L'impugnatura è diversa da quella del fioretto e della spada, la guardia è rivolta in avanti e lievemente inclinata verso l'esterno.