Da citare inoltre il Capitano dell'Arma, impersonato da Attilio Dottesio, e il maresciallo (Tino Buazzelli) che conducono una severa indagine sulle gesta nefande di un giovane che lotta per il separatismo della Sicilia e divenuto poi bandito, nel brutale ma di ottimo contenuto sociale "I fuorilegge" (1950) in cui il giovane (ispirato direttamente dalla figura di Salvatore Giuliano) verrà poi ucciso in un conflitto a fuoco proprio dal carabinieri, che potranno ristabilire l'ordine Gina Lollobrigida e Roberto Risso in "Pane, amore e fantasia", regia di Luigi Comencini, 1953Capitano dell'Arma, impersonato da Attilio Dottesio, e il maresciallo (Tino Buazzelli) che conducono una severa indagine sulle gesta nefande di un giovane che lotta per il separatismo della Sicilia e divenuto poi bandito, nel brutale ma di ottimo contenuto sociale "I fuorilegge" (1950) in cui il giovane (ispirato direttamente dalla figura di Salvatore Giuliano) verrà poi ucciso in un conflitto a fuoco proprio dal carabinieri, che potranno ristabilire l'ordine.

Un personaggio del tutto simile al bandito del film precedente è quello fornito dal pastore Francesco Dominici (Raf Vallone) nell'ottimo "Non c'è pace tra gli ulivi" di De Santis, in cui l'uomo, tornato dalla guerra, trova che ogni sua cosa gli è stata rubata. Cercando di farsi giustizia da sé, viene arrestato ma evade tempo dopo, inseguito dai carabinieri ai quali si consegnerà spontaneamente dopo che il colpevole è caduto per la paura in un burrone. Un film di notevole spessore in cui la figura del maresciallo dei carabinieri (Michele Riccardini), anche se di supporto, è sinonimo di giustizia e di pace. E pure nel tragico "Proibito" (1954) tratto dal romanzo "La madre" di Grazia Deledda e diretto da Mario Monicelli, sono presenti due importanti ed imponenti figure di un tenente dei carabinieri (Antonio Gradoli) e del suo subalterno brigadiere Taddei (Paolo Ferrara) i quali si trovano ad affiancare un sacerdote che cerca, in un clima di odi e di vendette, di porre fine alle ostilità fra due famiglie di un paese sardo.

Ma è il biennio 1953-54 a fornire e rendere popolarmente simpatica una, o meglio, tre figure straordinarie del "Carabiniere", sì, con la C maiuscola. Si tratta dei divertenti e brillanti "Pane, amore e fantasia" e del suo sequel "Pane, amore e gelosia" diretti entrambi da Luigi Comencini su una fresca e briosa sceneggiatura che descrive armoniosamente le figure del maresciallo Carotenuto, impersonato con fresca disinvoltura da un Vittorio De Sica in stato di grazia, simpaticamente contagioso e bonariamente galante. Un esuberante maresciallo, magnifico protagonista cui fanno da contraltare altre due straordinarie figure, il carabiniere Pietro Stelluti (Roberto Risso) timido e impacciato innamorato di una scatenata paesanella, e il più saggio e posato carabiniere Baiocco (Memmo Carotenuto). Due grandi successi, due importanti star-vehicles per la popolarità simpatica e affettuosa verso i componenti dell'Arma.

Vittorio De Sica e Totò in "I due Marescialli", regia di Sergio Corbucci, 1961Nel 1953, inoltre, nel film "Siamo donne" sono i carabinieri i veri protagonisti dell'episodio che vede Anna Magnani litigiosa e debordante, diretta da Luchino Visconti, in un raccontino che descrive l'attrice finita in una caserma di galanti e simpatici carabinieri; intervenuti a placare un contenzioso fra lei e un tassista che vuol farle pagare un supplemento sul taxi per aver trasportato anche un cane bassotto che lei definisce "un cagnolino da grembo". Un raccontino vivace e gradevole cui partecipano, divertenti e divertiti, parecchi rappresentanti dell'Arma (veri o figuranti ?).

Qualche anno dopo, esattamente nel 1958, il personaggio del timido Pietro Stelluti si riaffaccia sugli schermi italiani nel film di Carlo Ludovico Bragaglia "E' permesso, maresciallo?" il cui titolo è ispirato ad una canzone napoletana di quel periodo, "Tuppe, tuppe, marescià", ed in cui il timido ragazzotto (sempre Roberto Risso) è divenuto maresciallo in una caserma di un paesino del Meridione affiancato dall'ineffabile carabiniere Baiocchi (sempre Memmo Carotenuto) ora divenuto brigadiere. Ed anche in questo film di discreta accoglienza l'imbranato Stelluti, pur se maresciallo, è alle prese con la sua esasperante timidezza che gli impedisce di dichiararsi alla ragazza che ama e che gestisce un bar.

E sempre nel 1958, sul versante della solita commedia brillante, nel film di Luigi Zampa "Ladro lui, ladra lei" c'è un altro mattatore dello schermo italiano, Alberto Sordi, a indossare la divisa del carabiniere, anzi a travestirsi da carabiniere - lui un ladruncolo della periferia romana - che vuol derubare un orefice ma che un vero brigadiere della Benemerita condurrà, smascherandolo. in prigione.