Carabinieri nel cinema sonoro

di Enrico Lancia

Massimo Girotti con Sandro Urzi in "In nome della legge", regia di Pietro Germi, 1949

Sembra impossibile ma è vero: dall'avvento del sonoro, nel 1930, negli anni successivi, i carabinieri, figure così importanti nella società, sono del tutto assenti o quasi nei film di quegli anni. E quale spiegazione si può fornire?

Forse soltanto questa: che il Fascismo non amava molto l'Arma così fedele alla Monarchia oppure perché non se ne sollecitava l'intervento in quanto.... non esistevano delinquenti, ladruncoli, persone di malaffare, tutto era limpido e pulito da poter tenere le... porte aperte. 0 forse perché nel periodo del cosiddetto 'Tentennio Nero" si realizzavano, film storici, biografie di persone famose, commedie brillanti o melodrammi in cui il carabiniere aveva poca importanza e poteva apparire solo di scorcio come in qualche film processuale o del genere bellico. Ed infatti di scorcio appare un maresciallo dei carabinieri, impersonato da Pietro Bigerna, nel film "La Bella Addormentata" (1942) di Luigi Chiarini, che è tratto dalla commedia di Rosso di San Secondo ambientata oltretutto nella Sicilia di fine Ottocento.

Anni Quaranta. E' soltanto verso la fine degli anni Quaranta che la figura del carabiniere viene presentata sullo schermo in maniera del tutto positiva ed esemplare. Nel 1949 infatti due film mostrano tale figura in tutta la sua azione morale. In uno, "La fiamma che non si spegne" il carabiniere è il vero protagonista ed è rappresentato dapprima nel suo sereno e pulito ambiente familiare per diventare poi il vero eroe. Il film si ispira alla figura del giovane Salvo D'Acquisto anche se appare con un nome diverso, Luigi Manfredi, che sacrifica sé stesso facendosi arrestare da un commando tedesco, dopo l'8 settembre del 1943, dichiarandosi colpevole dell'uccisione di due soldati germanici, per salvare molte persone del suo paese prese come ostaggi e destinate alla fucilazione. E' il periodo del tremendo ordine delle SS "Dieci italiani per un tedesco".

Nell'altro film di quell'anno, "In nome della Legge", diretto da Pietro Germi e tratto dal romanzo "Piccola Pretura" di Giuseppe Guido Loschiavo, un maresciallo dei carabinieri, impersonato da un efficace e bravissimo Saro Urzì (così aderente al ruolo da meritarsi uno dei primi premi assegnati nel dopoguerra), si adopera umanamente e con dedizione ad aiutare un pretore in una difficile inchiesta in una cittadina della Sicilia dove predomina l'omertà, la paura, e lo strapotere feudatario. Un altro film di quel periodo è "Patto col diavolo" di Chiarini ed è doveroso citarlo per la presenza di un ufficiale dei carabinieri, l'ottimo Guido Celano, che conduce efficacemente un'inchiesta su un delitto causato dalla faida sanguinaria fra due famiglie divise da contrasti d'interesse in una zona remota della Calabria.

Amedeo Nazzari e Mario Ferrari in "Tormento", regia di Raffaello Matarazzo, 1950

Anni Cinquanta. Negli anni Cinquanta la figura del carabiniere, onesto e leale, vero tutore della legge, appare più frequentemente sugli schermi italiani anche se talvolta è solo una figura come in alcuni film processuali fra i quali "E' primavera" "Tormento", "Il tradimento" o "Pietà per chi cade" nei quali i carabinieri stanno accanto all'accusato di turno, e lo stesso dicasi per l'episodio "Il processo di Frine" " inserito in "Altri tempi" di Blasetti in cui Gina Lollobrigida attende con un sorriso ineffabile una sentenza a lei favorevole guardata a vista sullo scanno degli accusati da due impettiti carabinieri.