Nino Frassica

Certo che interpretare un ruolo accanto ad un prete buono come Don Matteo mi ha insegnato che la solidarietà di certi religiosi e la solidarietà dei Carabinieri spesso vanno di pari passo. Magari la figura dell'uomo delle forze dell'ordine, in Italia è vista diversamente rispetto a quella visione che si può avere in altri paesi. «Guardi, i Carabinieri sono solo in Italia. Altrove non ci sono Forze dell'ordine con la storia, le tradizioni, il bagaglio culturale che ha la nostra Arma. Non dimentichiamo che questa è nata col paese, che ne ha difeso i confini, che ha comunque combattuto, con pesanti perdite, per la sua libertà.».

Nino Frassica

Una vita fatta di dedizione, quasi esclusivamente di questo?
«Sì, direi di sì. Quando abbiamo cominciato a girare la fiction Don Matteo, ho cominciato a guardare attentamente i Carabinieri. Entrano subito nell'immaginario collettivo come i buoni, come quelli che arrivano in soccorso dei giusti e dei deboli».
Un'altra caratteristica che spesso contraddistingue le fiction che parlano dei carabinieri è quella familiarità che si incontra nelle azioni, anche sul posto di lavoro.
«Sì, le caserme diventano un po' la seconda casa, col maresciallo al quale capita magari di andare ad arrestare una persona che conosce e qui scatta la molla dei sentimenti».

Parliamone…
«Importantissimi, perché nessuno ne tiene tanto conto quanto i carabinieri. Per loro i sentimenti sono importanti, fanno parte della loro stessa essenza. Pensi solo alla loro fedeltà. Nei secoli fedele, significa nei secoli fedele. Non è uno scherzo. Essere fedeli è un giuramento, è un valore, ma per me è soprattutto un sentimento che deve essere curato, amorevolmente, ogni giorno».

Indossare l'uniforme l'ha cambiata in qualche modo?
«Sembrerà banale, forse non vero, ma sono sincero quando dico che, al momento di vestirmi per recitare la parte, mi sentivo più buono. Era come se ci fosse una voce dentro di me che mi ripeteva in continuazione: sii buono, sii buono, fai le tue azioni pensando che c'è sempre qualcuno al mondo che ha bisogno di te. Io credo che quello che io pensavo e sentivo nella finzione scenica i carabinieri veri lo sentano davvero. Lo sentano come un qualcosa di vivo, di stimolante, di superiore».

Che cosa l'ha colpita maggiormente nell'atteggiamento degli uomini dell'Arma?
«Penso alla forza, al coraggio, alla capacità di essere al posto giusto al momento giusto. Non mancano mai quando c'è bisogno di loro e di questa presenza hanno fatto una bandiera, un modo di vivere. E poi penso alla loro spontanea capacità di stare vicino ai piccoli, agli anziani, alle donne che non riescono a difendersi, insomma ai più deboli».

Renato Minore