1995-1996. A Mostar con la Missione della Ueo: Weupol

Mostar, 1995: i Carabinieri partecipano alla missione della UEO.Il 5 luglio 1994 gli Stati dell'Unione Europea e alcuni leader delle fazioni in lotta in Bosnia firmarono un Protocollo d'Intesa (Memorandum of Understanding) per istituire formalmente nella città di Mostar, con il passaggio delle competenze dell'Unprofor (United Nations Protection Forces, Forze di Protezione delle Nazioni Unite) ad Ifor (Implementation Force, Forza di Implementazione), una Amministrazione sotto l'egida dell'Europa Unita, la Euam (European Union Administration of Mostar). Mostar era divisa fra croati cattolici (in prevalenza) e Musulmani (Ndr: occorre qui specificare che per Musulmani, in questo caso, si intendono gli abitanti della Bosnia di religione musulmana: la parola serbo-croata Bosanci (agg.: bosanski) designa tutti gli abitanti della Bosnia, indipendentemente dalla loro appartenenza etnica, e quella Bosnjaci (agg.: bosnjacki) indica gli abitanti della Bosnia di tradizione religiosa musulmana. Costoro sono stati chiamati Musulmani (sempre indicati con la maiuscola, mentre musulman i con la minuscola si riferisce alla loro religione), fino al 1993, quando hanno adottato ufficialmente il nome di Bosnjaci. In italiano non è possibile fare la stessa distinzione per far comprendere la differenza: pertanto con la parola Bosniaci si intendono tutti i cittadini della Bosnia, che possono essere serbi, croati o bosniaci di religione musulmana. Di conseguenza, nelle fonti scritte italiane riferite alla Bosnia, anche dopo il 1993, si è preferito sempre indicare i bosniaci di religione musulmana come Musulmani): era vivamente sentita l'esigenza di smilitarizzare un centro abitato che aveva avuto pesanti perdite e danni dalla guerra che vi si era svolta per lungo tempo.
Il conflitto armato era scoppiato in quella città nell'aprile del 1992: croati e Musulmani si erano uniti per difendersi dai serbi. Nel maggio del 1993, però, la loro alleanza era venuta meno, e Mostar si era divisa in due, con il fiume che agiva da confine geografico: a est i Musulmani e a ovest i croati. Azioni di "pulizia etnica" si susseguirono da ambo le parti. Nel 1994, con la mediazione delle Nazioni Unite, le parti contendenti firmarono una tregua e, come sempre avviene in questi casi, per raffreddare le tensioni ed evitare nuove ostilità fu creata una zona smilitarizzata. Occorrevano, per mantenere la sicurezza e una duratura calma sociale, Forze di Polizia fornite dagli Stati dell'Unione Europea, che avrebbero affiancato quelle locali, cercando nel contempo di arrivare a formare una Polizia comune, croata e bosniaco-musulmana.
Per la prima volta l'Europa si impegnava in una missione di ricostituzione delle istituzioni civili di una città, ivi comprese quelle giudiziarie: vi era dunque la necessità di avviare un serio programma per una Forza di Polizia efficiente, non corrotta e rappresentativa di tutte le istanze, etniche e religiose del territorio, ma in forma unificata.

Mostar, aprile 1996: una veduta della città. in primo piano, alcune abitazioni distrutte dai bombardamenti.Nel novembre del 1994 il Ministero degli Affari Esteri, per il tramite del Ministero della Difesa, chiese all'Arma dei Carabinieri la disponibilità ad inviare a Mostar del proprio personale, per contribuire a organizzare in quella città una Polizia Unificata e per assisterla nell'addestramento. Questo rientrava nell'ambito del mandato che l'Unione Europea Occidentale (Ueo) - alla quale era stata affidata l'amministrazione di Mostar dalla International Conference on Former Yugoslavia (Icfy, Conferenza Internazionale per la ex-Jugoslavia) -, svolgeva nella città. In particolare era stato deciso che il fulcro dell'azione della Ueo (Ndr: l'Ueo ha delle forze a disposizione e un numero di formazioni multinazionali assegnatele permanentemente: Eurocorps; Multinational Division Central, Forze anfibie anglo-olandesi; Eurofor (l'Italia partecipa); Euromarfor (l'Italia partecipa); il Quartier Generale del 1° Corpo Tedesco-Olandese e una Forza anfibia italo-spagnola) a Mostar sarebbe stato un contingente di Polizia europeo con un doppio obbiettivo: prima di tutto costituire e addestrare la Polizia croato-bosniaco-musulmana (Upfm, Unified Police Force in Mostar, Forza di Polizia Unificata in Mostar), e contestualmente con finalità operative per il mantenimento dell'ordine pubblico.

Sulla strada per Mostar, un mezzo blindato serbo: è stato realizzato con un trattore.Al momento in cui veniva richiesto un contributo professionale all'Arma, erano già presenti da tempo a Mostar contingenti della Polizia tedesca, francese, olandese e spagnola e delle Gendarmerie belga e lussemburghese: un totale di circa 120 unità. Erano giunti in un secondo momento anche poliziotti britannici e portoghesi. La costituenda Polizia Unificata croato-bosniaco-musulmana in un primo tempo sarebbe stata integrata dalle Polizie locali e dalle unità europee, sotto la direzione di un Comandante della Polizia (Police Commissioner) olandese, alle dirette dipendenze dell'Amministratore europeo di Mostar, un tedesco al tempo dell'inizio della missione.
Una nucleo ricognitivo dell'Arma si recò a Mostar nel dicembre del 1994 e verificò che vi erano sufficienti condizioni di sicurezza per inviare delle unità e che la missione era fattibile anche dal punto di vista della logistica. Fu fatto presente alle autorità europee che i Carabinieri desideravano poter contare su posti di rilievo nell'organizzazione di Comando del Corpo di Polizia Ueo, allo scopo di poter ben fornire la competenza della propria particolare organizzazione, quella di Polizia a status militare. È evidente che con un apporto notevole di professionalità ed esperienze si richiedesse una certa visibilità dell'Italia a livello internazionale .
La diplomazia italiana ben seppe rappresentare questa istanza ai portoghesi, che in quel momento avevano la Presidenza Ueo, e agli altri Paesi europei. Le premure diplomatiche e soprattutto la conoscenza che a livello europeo si aveva per l'Istituzione e per la professionalità maturata dagli appartenenti all'Arma nello specifico settore, fecero ottenere quanto desiderato, allo scopo di un miglior rendimento dell'impegno profuso in un obbiettivo, chiaramente, di notevole difficoltà operativa. Quindi furono assegnati al Comandante del contingente italiano l'incarico di Capo Sezione Pianificazione (Planning Cell) e ad altri due ufficiali quello di Vice Capo Sezione Personale e, successivamente, quello di Responsabile del Settore Addestramento.
I compiti erano stati precedentemente stabiliti dal Memorandum d'Intesa del 9 giugno 1994, siglato dagli Stati membri dell'Ueo e dalle parti in causa con la costituenda Amministrazione dell'Unione Europea in Mostar; dagli articoli 12 e 13 di un ulteriore documento operativo redatto, ex articolo 12 del Memorandum, relativo alla costituzione di una Polizia Unificata per Mostar, e dalle Procedure Operative Standard (S.Op.S, Standard Operating Procedures), stabilite in accordo e normalmente definite nelle missioni di Polizia Civile.
Per poter formare e preparare in tempi brevi il contingente da inviare, il Comando Generale avviò rapidamente la selezione del personale, al quale, insieme alla volontarietà, sempre considerata fondamentale per la riuscita di questo genere di missioni, erano richiesti requisiti di professionalità, quali una esperienza maturata in compiti simili e una buona conoscenza delle lingue, che sono sempre stati gli elementi preferenziali per la scelta.