1999-2000. A Timor Est per l'Operazione "Stabilise".

Timor Est, ottobre 1999: richiesto dal Comando Interfet, un plotone dei Carabinieri è inserito nella Compagnia Internazionale di Polizia Militare.Il 22 dicembre 1999, con legge n. 487, il Parlamento italiano convertiva con modificazioni il decreto legge del 25 ottobre 1999, n. 371, che garantiva la proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali di pace, nonché autorizzava a posteriori, come spesso è avvenuto anche per altre missioni "fuori area", l'invio di un contingente di 600 militari in Indonesia e in Australia per la Missione Internazionale di pace a Timor Est (Unamet, United Nations Mission in East Timor).
Nel settembre precedente, su richiesta delle Nazioni Unite, era iniziata la pianificazione della presenza italiana alla Interfet (International Force in East Timor, Forza Internazionale di pace a Timor Est, conosciuta come Operazione Stabilise-Stabilizzazione). Erano stati previsti: un contingente navale; un contingente dell'Esercito, a livello di Gruppo tattico pari a circa 200 militari, della Brigata "Folgore", con una aliquota del Reggimento "Tuscania"; una componente aerea e un'unità a livello di Nucleo per il supporto logistico. Lo schieramento sul territorio doveva avvenire per il 18 ottobre successivo.
La missione era stata autorizzata dal Consiglio di Sicurezza con la risoluzione n. 1264 del 15 settembre 1999, basata sul Capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite. L'operazione contemplava, dunque, se fosse stato necessario, l'uso della forza, come previsto da quel capitolo. La Interfet doveva essere considerata una Forza di interposizione tra la milizia anti-indipendentistica e il Fronte Nazionale Indipendentista, nei confronti delle Filippine, che avevano scatenato a Timor Est una violenta guerriglia.
L'Australia si propose, e fu accettata, come nazione guida della forza multinazionale, che veniva stimata in 7.500 uomini su due Brigate, fornendo come proprio contributo una delle Brigate e la base per il Quartier Generale. L'Italia si dichiarò disponibile a partecipare alla forza multinazionale, e inviò un Nucleo Avanzato di Ricognizione (Survey Team) di 8 persone nel periodo dal 16 al 22 settembre presso il Comando Strategico (Strategic Command) australiano a Canberra e successivamente presso il Comando Operativo australiano della Base di Darwin, per acquisire elementi concreti e completi di informazione e elaborare la relativa pianificazione, in merito alle necessità rappresentate.
Il contingente italiano doveva concorrere, nell'ambito della forza multinazionale, a garantire condizioni di sicurezza tali da permettere l'assistenza umanitaria alle popolazioni e fornire protezione e supporto alla Missione delle Nazioni Unite a Timor Est (Unamet), al fine di consentire il ritorno all'ordine e all'efficienza necessari per la stabilità dell'area. L'Italia partecipò con una solida componente dell'Esercito, della Marina Militare e dell'Aeronautica Militare: in tutto 600 uomini (complessivamente si schierarono a Timor Est circa 12.200 unità, provenienti da 18 diverse nazioni). La durata prevista della missione era di 6 mesi.
Del Gruppo tattico "Folgore" (circa 200 unità), che partì il 20 settembre, fecero parte anche 6 marescialli e 15 appuntati dei Carabinieri. Inoltre il contingente del "Tuscania" partecipò con un Plotone di paracadutisti (30 carabinieri paracadutisti con un ufficiale) e 2 o 3 elementi per la Polizia Militare, per fornire assistenza tecnico-giuridica al Comandante del contingente, per l'impiego nelle particolari missioni di Polizia Militare in ambiente nazionale e internazionale ed eventualmente monitorizzare e sostenere l'azione degli organi di Polizia locale e internazionale, se venivano previsti.

Partecipa alla missione di pace Unamet anche un plotone di Carabinieri paracadutisti, con compiti operativi.Il Plotone di carabinieri paracadutisti (un ufficiale, 8 marescialli, un brigadiere e 22 fra appuntati e carabinieri), con compiti operativi, ad eccezione di due marescialli con compiti esclusivi di polizia militare e di un ufficiale (tenente) responsabile per le relazioni esterne, inizialmente venne impiegato come riserva per le seguenti possibilità: sostenere, alimentare e sostituire i diversi Plotoni della Compagnia Paracadutisti; fare attività proprie della Polizia Militare per il contingente italiano; garantire la sicurezza e il controllo del traffico nell'area assegnata; garantire su ordine la scorta e la sicurezza dei personaggi che andavano in visita nella zona; garantire la disponibilità di un Nucleo di tiratori scelti; garantire la disponibilità di un Nucleo di piloti per i veicoli corazzati da combattimento (Vcc); in caso di disordini, fornire un supporto tecnico alle altre unità; monitorizzare e sostenere l'attività delle Forze di Polizia locali. Questi erano compiti indubbiamente complessi, m a che ormai rientravano nella consuetudine delle responsabilità affidate agli elementi dell'Arma nel quadro delle missioni di supporto alla pace.
La professionalità dell'Arma, già più volte ormai dimostrata in campo internazionale - le Unità Specializzate Multinazionali (Msu) nei Balcani e le altre presenze internazionali del periodo 1995-1999 (v. pag. 110 e segg.) erano molto conosciute tra gli addetti ai lavori - fece sì che il Generale Comandante della Interfet chiedesse, nell'ottobre 1999, al Comandante del contingente italiano la disponibilità di un ulteriore Plotone di carabinieri per inserirlo nella Compagnia Internazionale di Polizia Militare da costituirsi, alle sue dipendenze.
È ovvio che la richiesta di inserimento di un Plotone di carabinieri paracadutisti in una Compagnia di Polizia Militare multinazionale contribuiva ulteriormente all'immagine dell'Arma in un contesto internazionale. L'impiego proposto indubbiamente poneva l'Italia anche in una posizione di maggiore visibilità all'interno della forza multinazionale a Timor Est e in campo internazionale, se pure, nel 1999, ancora ve ne fosse stato bisogno.
Pochi giorni prima, il Dipartimento per le Operazioni di Mantenimento della Pace delle Nazioni Unite (Department of Peace-Keeping Operations, Dpko) aveva avviato un sondaggio informale con le autorità italiane per un contributo alla Forza Speciale di Polizia prevista nell'ambito della Unamet. La missione delle Nazioni Unite, infatti, aveva avuto un allargamento del suo mandato e pianificava di formare una Unità Speciale di Polizia (Special Police Unit) della Unamet oltre ad una Polizia Civile, una Polizia di Frontiera e una Polizia Marittima per mantenere, per un limitato periodo di tempo, l'ordine e la legalità nell'isola di Timor Est, mentre si procedeva alla organizzazione e all'addestramento di una Polizia locale.
L'Arma, nonostante in quel momento fosse presente all'estero con ben 914 uomini, e a Timor Est in particolare con 33 unità del Reggimento "Tuscania", dimostrò la massima disponibilità a fornire una componente per la Polizia richiesta dalle Nazioni Unite. Il progetto però non fu attuato a livello internazionale e decadde l'esigenza di approntare un nuovo contributo di professionalità per la comunità internazionale.
Il ritiro del contingente italiano doveva iniziare il 15 febbraio 2000 e terminare prevedibilmente entro la fine del mese di marzo. Per il 17 marzo infatti, fu programmato il ritorno della task force della "Folgore", e quindi rientrarono anche i Carabinieri Paracadutisti del "Tuscania".