Trotti descrisse vividamente la scena che gli si presentava agli occhi:

Nella pagina a fianco e nelle successive: la lettera del Capitano Trotti da Kadi-Koi (di cui viene riportato un ampio stralcio del testo), vivido documento della presa di Sebastopoli da parte delle potenze occidenziali. «Nei giorni 9 e 10 settembre io visitai la Torre Malakoff e Sebastopoli. Quanti morti, quante rovine vid'io? Nella Torre Malakoff ammassati erano i cadaveri russi, zuavi, algerini, fanteria di linea, tutti gli uni sopra gli altri addossati. La terra era talmente percossa dalle bombe che difficilmente sarebbesene trovato un palmo intatto. Le palle d'ogni specie ed i frantumi di bombe a centinaia di migliaia coprivano il prato. La Torre, quella torre diventata così celebre in questa guerra, la vidi parimenti sotterrata da tre parti e scoperta solo verso la città; la sua altezza è di tre metri circa, per cui quasi la si crederebbe piuttosto anziché una torre, un basamento qualsiasi. Il numero dei morti è immenso da ambo le parti; i francesi tra i feriti e i morti ne ebbero più di seimila, oltre ad un numero grandissimo di ufficiali, e 14 generali, su diciannove che erano al combattimento; gl'inglesi n'ebbero 2380 e 150 ufficiali, più del terzo delle truppe che presero parte all'azione. Ma la nostra brigata Cialdini, la quale fu mandata alla trincea, ebbenché non abbia partecipato al combattimento, ebbe tuttavia 37 feriti e 4 morti. Piola, Generale dello Stato Maggiore, che era con essa, fu leggermente ferito alla mano sinistra. Le perdite dei russi non si contano, ma da quanto dicono i disertori, furono grandissime; in Sebastopoli lasciarono 1000 e più feriti, dei quali più di 50 furono trovati morti per essere rimasti oltre due giorni senza soccorsi. Essi sono ora al di là ed occupano i forti del Nord, Sukerman e il Plateau Makenzie, dove da quanto vociferasi andremo quanto prima (...) siamo 100.000 uomini di truppe animate da buona volontà contro 80.000 scoraggiati e demoralizzati per le continue sconfitte, la vittoria non può far a meno di essere nostra (...)».

E ancora scriveva:

«Sebastopoli, povera città! Le case furono pei tre quarti rovinate dalle artiglierie, quelle che rimasero in piedi furono dai russi incendiate. L'incendio durò tre giorni e si spense da sé per mancanza d'alimento giacché il disboscamento per la maggior parte era stato fatto dai russi per costruirne ripari e batterie. La città è ben situata e vasta quanto Alessandria (...). Quello però che merita maggiore attenzione sono gli stabilimenti militari, quartieri, dochs (ndr: Sic nel testo) (zona del porto ove si svolgono le operazioni di carico e scarico delle navi, n.d.A.), arsenale, tutto colossale e ben costrutto. I forti furono in gran parte ruinati».
I Carabinieri Reali si distinsero in varie occasioni, quali quella, ad esempio, dell'incendio che divampò una notte nel bazar di Kadi-Koi: una pattuglia di carabinieri diede subito l'allarme e accorsero rinforzi per domare le fiamme. Per la prontezza del loro intervento, per la rapidità e l'intensità dei soccorsi, fu risparmiato un danno assai grave a quello che era un vasto deposito di merci varie. Scriveva il generale Giovanni Durando, Comandante del Corpo di Spedizione in Oriente ad interim in quel periodo, il 21 gennaio 1856: «Meritano lode in questa circostanza, come in tutte, i nostri reali carabinieri principalmente per lo zelo e la vigilanza che spiegano costantemente (...)».

Il 'luogotenente' Gaetano Picco, Comandante dei Carabinieri della 1a Divisione della spedizione sarda in Crimea. Ai 4 ufficiali e 52 militari partiti con un primo invio si aggiunsero un altro ufficiale e 13 uomini, portando il contingente a 70 unità, a regime. Rimpatriarono con il Corpo di Spedizione 4 ufficiali e 54 carabinieri. Escludendo gli ufficiali, l'età dei carabinieri che operarono in Crimea era molto bassa: mediamente dai ventuno ai trent'anni. Uno solo ne aveva più di quaranta.
I componenti il contingente ebbero anche delle decorazioni: il capitano Emanuele Trotti fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e nominato Cavaliere della Legion d'Onore francese il 17 giugno 1856; Trotti ebbe anche una Medaglia di Sua Maestà Britannica. Il tenente dei carabinieri, Antonio Frutteri di Costigliole fu insignito come Luogotenente dei Bersaglieri, più tardi transitato nei Carabinieri. Altri 4 componenti il Distaccamento ebbero delle Medaglie Militari francesi. Onorificenze inglesi furono date a 4 ufficiali e a 33 componenti il Distaccamento dei Carabinieri Reali, che erano stati molto apprezzati per il loro comportamento non solo all'interno del Corpo di Spedizione ma anche dagli alleati.
I militari dell'Arma furono stimati anche dal Sultano a Costantinopoli: infatti, a causa della difficile situazione dell'ordine pubblico in quella città, Francia, Inghilterra, Sardegna, Austria e Grecia decisero di promuovere, il 29 ottobre del 1855, facendo intervenire anche il delegato della Polizia ottomana, l'adozione di qualche misura straordinaria, specialmente nei quartieri di Pera e Galata. Non sarebbe stato l'ultimo «controllo» alleato a Costantinopoli: alla fine del primo conflitto mondiale la città ne avrebbe sperimentato uno ancora più rigoroso, effettuato verso un nemico vinto, e non come un'offerta di «collaborazione» e assistenza.
Il 'luogotenente' Carlo Ceva di Nuceto, Comandante dei Carabinieri della 2a Divisione della spedizione sarda in Crimea. Fu così richiesta la «collaborazione» dei Carabinieri Reali aggregati al piemontese Comando d'Armi in Costantinopoli: essi furono protagonisti, sempre insieme alla Polizia turca, di pattugliamenti e di arresti importanti. Azioni che avrebbero avuto notevoli ripercussioni sull'ordine pubblico, tanto che «ne ebbero lodi sia dal nostro Signor Ministro in questa città che dalle autorità turche», come scriveva il Comandante d'Armi Camillo Della Chiesa della Torre, il 3 gennaio del 1856.

Dal punto di vista politico, è interessante notare quanto appunto sottolineava quel Comandante nella stessa lettera. Egli teneva a precisare che si escludeva «ogni questione internazionale» nel progetto di assistenza alla Polizia turca: si dava invece a questa istituzione la possibilità di esercitare il controllo anche su esercizi o dimore abitati da europei, dove, sempre per gli accordi capitolari, la giurisdizione turca non era ammessa, essendo quei cittadini sotto la protezione delle rispettive Legazioni di appartenenza.
Si affermava così, con questa missione e con questo tipo di assistenza tecnica, la fama dei Carabinieri all'estero, fama per la quale sarebbero stati più volte richiesti per la riorganizzazione di polizie locali.